lunedì 10 marzo 2014

Buon compleanno a...

"A volte bisogna morire un poco per rinascere"
- Sharon Stone
BUON CINQUANTASEIESIMO COMPLEANNO A SHARON STONE, NATA IL 10 MARZO 1958 A MEADVILLE

domenica 9 marzo 2014

Bukowski

Attenti ai predicatori
attenti ai sapienti
attenti a quelli che leggono sempre libri
attenti a quelli che o detestano
la povertà o ne sono orgogliosi
attenti a quelli pronti a elogiare
poichè hanno bisogno di elogi in cambio
attenti a quelli veloci nel censurare
perché hanno paura di ciò che non sanno
attenti a quelli che cercano continuamente
la folla; da soli non sono nessuno
attenti agli uomini comuni alle donne comuni
attenti al loro amore il loro è un amore comune
che mira alla mediocrità

ma c'è il genio nel loro odio
c'è abbastanza genio nel loro odio per ucciderti,
per uccidere chiunque
non volendo la solitudine
non concependo la solitudine
cercheranno di distruggere
tutto ciò che si differenzia da loro stessi
non sapendo creare l'arte
non capiranno l'arte
considereranno il loro fallimento come creatori
solo come un fallimento del mondo
non essendo in grado di amare pienamente
crederanno Il tuo Amore Incompleto
e poi odieranno te
e il loro odio sarà perfetto

come un diamante splendente
come un coltello
come una montagna
come una tigre
come cicuta

la loro arte più raffinata.


(Charles Bukowski)

Bukowski

Lo stile è una risposta a tutto.
Un nuovo modo di affrontare un giorno noioso o pericoloso
fare una cosa noiosa con stile è meglio che fare una cosa pericolosa senza stile.
Fare una cosa pericolosa con stile è ciò che io chiamo arte.
Boxare può essere arte.
Amare può essere arte.

Aprire una scatola di sardine può essere arte.
Non molti hanno stile.
Non molti possono mantenere lo stile.
Ho visto cani con più stile degli uomini,
Sebbene non molti cani abbiano stile.
I gatti ne hanno in abbondanza.

Quando Hemingway si è fatto saltare le cervella con un fucile, quello era stile.
Alcune persone ti insegnano lo stile.
Giovanna d'Arco aveva stile.
Giovanni il Battista.
Gesù
Socrate.
Cesare.
García Lorca.
In cella ho conosciuto uomini con stile.
Ho conosciuto più uomini con stile in prigione che fuori.
Lo stile è una differenza, un modo di fare, un modo di esser fatto.
Sei aironi tranquilli in uno specchio d'acqua o tu, nuda, mentre esci dal bagno senza
vedermi.

Charles Bukowski



Bukowski

Paradossalmente la gente che crede di sapere sempre tutto è proprio quella che non capisce mai un cavolo.
— Charles Bukowski
 


Bukowski

“La vita va avanti amando chi non ci ama e essendo amati da chi non ameremo mai.”
Charles Bukowski - A sud di nessun nord



Bukowski

Sentiremo il sapore delle isole del mare

So che una certa notte
in qualche camera da letto
presto
passerò
le dita
tra
capelli
soffici e puliti

canzoni che nessuna radio
trasmette

tutta la tristezza si scioglierà
in un sorriso.

Charles Bukowski


Bukowski

C’è abbastanza perfidia, odio,
violenza,
assurdità nell’essere umano, medio,
per fornire qualsiasi esercito in qualsiasi,
giorno.
E i migliori assassini sono
quelli che predicano contro.
E i migliori a odiare sono
Quelli che predicano amore.
E i migliori in guerra , in definitiva,
sono quelli che predicano pace.
Quelli che predicano Dio
hanno bisogno di Dio.
Quelli che predicano pace
non hanno pace.
Quelli che predicano amore
non hanno amore,
attenti ai predicatori.
Attenti ai sapienti.
Attenti a quelli che leggono
sempre libri
Attenti a quelli che o detestano la
povertà o ne sono orgogliosi.
Attenti a quelli pronti a elogiare
poiché hanno loro bisogno di
elogi in cambio.
Attenti a quelli pronti a censurare:
hanno paura di quello che non sanno.
Attenti a quelli che cercano continuamente
la folla;
da soli non sono nessuno.

(Charles Bukowski )


Bukowski

Ho avuto tanti coltelli bloccati dentro di me.
Quando mi danno in mano un fiore, non riesco a capire di cosa si tratta. Ci vuole tempo.
(Charles Bukowski)


Charles Bukowski

Volevo ricordarti che l’amore è rimanere e non sparire per vedere se uno poi ci tiene.
(C. Bukowski)



Charles Bukowski

"Ci sono volte che ti alzi dal letto la mattina e pensi: "non ce la posso fare", ma dentro ridi ricordandoti quante volte ti sei sentito nello stesso modo."

Charles Bukowski


Charles Bukowski

"Aspettando abbiamo scattato qualche foto e poi ci siamo salutati e siamo saliti, e abbiamo fatto anche i saluti dal finestrino mentre il treno partiva. Se ti importa di qualcuno, questo è uno degli avvenimenti più tristi della vita e degli esseri viventi, e il trucco migliore è fingere di essere annoiati, altrimenti può diventare imbarazzante, e poi il treno non si ferma nè inverte il senso di marcia, non là comunque, e quindi è un pò come morire lentamente, per niente bello, è meglio entrare nello scompartimento e sedersi a cercare carte geografiche e sigarette, a controllare che i bagagli non ci cadano in testa, a vedere se i braccioli si possono piegare in modo da potersi allungare, a controllare il passaporto e la stitichezza, poi pensare a come e quando riuscire a conquistarsi il primo drink.”
- Charles Bukowski,  "Shakespeare non l'ha mai fatto"

Charles Bukowski

Quello che più mi piace, mi sa, è che nel tempo tutto si risolve, si aggiusta, si cicatrizza, indipendentemente da quel che penso o faccio.
- Charles Bukowski

Charles Bukowski

E così vorresti fare lo scrittore?
Se non ti esplode dentro
a dispetto di tutto,
non farlo
a meno che non ti venga dritto
dal cuore e dalla mente e dalla bocca
e dalle viscere,
non farlo.
se devi startene seduto per ore
a fissare lo schermo del computer
o curvo sulla macchina da scrivere
alla ricerca delle parole,
non farlo.
se lo fai solo per soldi o per fama,
non farlo
se lo fai perchè vuoi
delle donne nel letto,
non farlo.
Se devi startene lì a
scrivere e riscrivere,
non farlo.
se è già una fatica il solo pensiero di farlo,
non farlo.
se stai cercando di scrivere come qualcun altro,
lascia perdere.
se devi aspettare che ti esca come un ruggito,
allora aspetta pazientemente.
se non ti esce mai come un ruggito,
fai qualcos’altro
se prima devi leggerlo a tua moglie
o alla tua ragazza o al tuo ragazzo
o ai tuoi genitori o comunque a qualcuno,
non sei pronto.
non essere come tanti scrittori,
non essere come tutte quelle migliaia di
persone che si definiscono scrittori,
non essere monotono o noioso e
pretenzioso, non farti consumare dall’autocompiacimento
le biblioteche del mondo
hanno sbadigliato
fino ad addormentarsi per tipi come te
non aggiungerti a loro
non farlo
a meno che non ti esca
dall’anima come un razzo,
a meno che lo star fermo
non ti porti alla follia o
al suicidio o all’omicidio,
non farlo
a meno che il sole dentro di te stia
bruciandoti le viscere,
non farlo.
quando sarà veramente il momento,
e se sei predestinato,
si farà da sè e continuerà finchè tu morirai o morirà in te.
Non c’è altro modo
e non c’è mai stato.

Charles Bukowski

sabato 8 marzo 2014

Natalia Aspesi

Se le mogli non riuscivano ad avere figli era solo colpa loro ed erano donne mancate. Se le donne diventavano madri senza essere sposate erano disonorate e i genitori cacciavano di casa. Se le donne non volevano quel figlio e tentavano clandestinamente di interrompere la gravidanza potevano morire. Le mogli allevavano da sole i figli ma la patria potestà era del marito. Il solo scopo delle donne era essere madri rinunciando ad essere donne. Il rapporto delle donne con la maternità è sempre stato gestito e approvato da leggi, idee, paure, maschili. Ma le donne molto hanno ottenuto e ancora più sognano. Vorrebbero, alla rinfusa: essere persone prima che madri; scegliere di essere o non essere madri; accedere alle tecniche di inseminazione eterologa; essere aiutate sin dall’adolescenza a non trovarsi madri per puro caso; essere madri di quanti figli desiderano senza dover rinunciare alla carriera o scegliere di rinunciarci per essere del tutto madri; avere accanto un uomo-padre come loro sono donna-madre, malgrado il lavoro e l’organizzazione domestica; essere madri di figli maschi e saperli far crescere affinché imparino ad amare, rispettare, aiutare le donne della loro vita; essere madri di figlie femmine che imparino a rispettare il proprio corpo, la propria intelligenza, il proprio valore, impedendo a chiunque di irriderle perché in grado di star sedute sulla propria fortuna.
Natalia Aspesi


Miriam Mafai

Corri, bambina, corri…, tu che hai buona la testa, le gambe e il cuore.
Corri senza rallentare davanti agli ostacoli, alla stanchezza, alla nostalgia (che pure talvolta ti coglie) del tempo della lentezza e della protezione.
Corri per arrivare dove avevi deciso, per soddisfare il tuo sogno e la tua ambizione. La modestia, la rinuncia alle proprie ambizioni, se pure riuscirono, segretamente, a nutrirle, fu il connotato delle donne delle generazioni che ti hanno preceduto, donne educate alla modestia e alla rassegnazione, a mettersi al servizio dell’ ambizione del maschio della famiglia, fosse il marito, il fratello, il figlio. Tu sei diversa, tu hai deciso di arrivare dove ti sei proposta.
Tra le donne che oggi hanno successo, molte portano nomi illustri. Hanno successo, dunque, per diritto ereditario. Tu non hai un nome illustre, né una famiglia importante alle spalle, ma hai buona la testa, le gambe e il cuore.
E hai diritto a correre, e ad arrivare prima se la corsa non sarà truccata.
Noi, della generazione che è venuta prima di te, una generazione che si è impegnata nella corsa, che spesso ha vinto, che più spesso ha perso, ti daremo una mano, se ce la chiederai. Ma tu devi sapere che hai diritto a una corsa non truccata, che hai diritto al successo.

Miriam Mafai, 8 marzo 2011






Anaïs Nin

Ho pianto perché il processo grazie al quale sono divenuta donna è stato doloroso. 
Ho pianto perché non sono più una bambina con la fede cieca di una bambina. 
Ho pianto perché i miei occhi sono aperti sulla realtà. 
Ho pianto perché non posso più credere e io amo credere. 
Posso ancora amare appassionatamente anche senza credere. 
Questo significa che amo umanamente.
Ho pianto perché d’ora in avanti piangerò meno.
Ho pianto perché ho perso il mio dolore e non sono
ancora abituata alla sua assenza.

Anaïs Nin


Gae Aulenti, la signora dell'architettura italiana che progettò opere in tutto il mondo

«L'architettura è un mestiere da uomini ma ho sempre fatto finta di nulla»
- Gae Aulenti

Evita Peròn

Gli uomini di governo, i dirigenti politici, gli ambasciatori, gli uomini d'affari, gli intellettuali, ecc. che mi fanno visita sogliono chiamarmi "Signora"; alcuni perfino mi dicono pubblicamente: "Eccellentissima o Degnissima signora" e addirittura, "Signora Presidentessa". In me non vedono altro che Eva Peròn. I descamisados, invece, non mi conoscono se non come "Evita". (...) Quando un bambino mi dice "Evita" mi sento madre di tutti i bambini, di tutti i deboli e i diseredati della mia terra. Quando un operaio mi chiama "Evita" mi sento con gioia "compañera" di tutti gli uomini che lavorano, nel mio Paese e nel mondo intero. Quando una donna della mia Patria mi dice "Evita" mi sembra di esser sorella di quella e di tutte le donne dell'umanità.
-Evita Perón


Dacia Maraini

Donne mie che siete pigre, angosciate, impaurite, sappiate che se volete diventare persone e non oggetti, dovete fare subito una guerra dolorosa e gioiosa, non contro gli uomini, ma contro voi stesse che vi cavate gli occhi con le dita per non vedere le ingiustizie che vi fanno. Una guerra grandiosa contro chi vi considera delle nemiche, delle rivali, degli oggetti altrui; contro chi vi ingiuria tutti i giorni senza neanche saperlo, contro chi vi tradisce senza volerlo, contro l’idolo donna che vi guarda seducente da una cornice di rose sfatte ogni mattina e vi fa mutilate e perse prima ancora di nascere, scintillanti di collane, ma prive di braccia, di gambe, di bocca, di cuore, possedendo per bagaglio solo un amore teso, lungo, abbacinato e doveroso(il dovere di amare ti fa odiare l’amore, lo so), un’amore senza scelte, istintivo e brutale.
Da questo amore appiccicoso e celeste dobbiamo uscire, donne mie, stringendoci fra noi per solidarietà di intenti, libere infine di essere noi intere, forti, sicure, donne senza paura.
(Dacia Maraini)


Marcela Serrano

"Noi donne non siamo come l'economia di mercato o i regimi totalitari, non ci possono cambiare, nè sostituire, nè azzerare. Il nostro è un processo irreversibile, ecco perchè siamo la vera rivoluzione." 
Marcela Serrano


Dacia Maraini

Il pudore sociale che tu credi naturale
vuole che tu sia ritrosa, ambigua, dolce
Il pudore vero sta rinchiuso come il tuorlo
dentro l’uovo, ricco, fiammante, vitale.
Questo pudore ti insegna il senso della tua integrità
di cuore, bada bene, non di una carne fatta
Simbolo sociale. Sii tu a baciarlo, a spogliarlo,
ad accarezzarlo, senza per questo rifiutare le sue
carezze e i suoi baci. Che sia chiaro, chiarissimo
lampante che siete in due a fare l’amore, non uno solo
sopra l’altro, contro l’altro, a danno dell’altro.
Rifiuta il gioco del corri e scappa che può
divertire ma alla fine ti porterà alla trappola.
La civetteria è un ‘arma così povera ad infelice
che poi quando sei incastrata contro un muro
non ti rimane che sorridere e acconsentire.
Ma non c’è niente da nascondere, lo vuoi capire.
Devi prenderti il tuo piacere da lui come
lui lo prende da te, senza infingimenti;
con pari entusiasmo e passione. Fagli la corte,
inseguilo, parlagli apertamente. Decidi tu
quando vuoi fare l’amore, non lasciarlo mai
pregare e supplicare, perché poi quando decidessi
non sarà più una decisione ma un cedimento
e subito lui urlerà di essere il tuo padrone
e avrà ragione perché sarai stata vinta e
non vincitrice, avrai accettato la regola
del cacciatore che corre appresso alla preda.
Dacia Maraini

Meryl Streep

Più che femminista amo definirmi umanista; perchè amo, senza alcuna distinzione, l'intera umanità.
- Meryl Streep




Marguerite Yourcenar

“La memoria delle donne somiglia a certi loro antichi tavolini da lavoro per cucire. Ci sono dei cassetti segreti: ce ne sono di chiusi da molto tempo che non si possono più aprire; ci sono dentro fiori secchi che sono ormai solo polvere di rose; e ci si ritrovano anche matasse imbrogliate, a volte qualche spillo”.
— Marguerite Yourcenar



Lella Costa

“O troppo alta, o troppo bassa
Le dici magra, si sente grassa
Son tutte bionde, lei e’ corvina
Vanno le brune, diventa albina
Troppo educata, piaccion volgari
Troppo scosciata per le comari
Sei troppo colta preparata
Intelligente, qualificata
Il maschio e’ fragile, non lo umiliare
Se sei piu’ brava non lo ostentare
Sei solo bella ma non sai far niente
Guarda che oggi l’uomo e’ esigente
L’aspetto fisico piu’ non gli basta
Cita Alberoni e butta la pasta
Troppi labbroni non vanno piu’
Troppo quel seno, buttalo giu’
Bianca la pelle, che sia di luna
Se non ti abbronzi, non sei nessuna
L’estate prossima con il cotone
Tornan di moda i fianchi a pallone
Ma per l’inverno la moda detta
Ci voglion forme da scolaretta
Piedi piccini, occhi cangianti
Seni minuscoli, anzi giganti
Alice assaggia, pilucca, tracanna
Prima e’ due metri, poi e’ una spanna
Alice pensa, poi si arrabatta
Niente da fare, e’ sempre inadatta
Alice morde, rosicchia, divora
Ma non si arrende, ci prova ancora
Alice piange, trangugia, digiuna
E’ tutte noi, e’ se stessa, e’ nessuna.”
— Lella Costa



Rita Levi Montalcini

"Il futuro del pianeta dipende dalla possibilità di dare a tutte le donne l'accesso all'istruzione e alla leadership. E' alle donne, infatti, che spetta il compito più arduo, ma più costruttivo, di inventare e gestire la pace".
- Rita Levi Montalcini


Sibilla Aleramo

Non so se sono stata donna, non so se sono stata spirito. Son stata amore. Il poco che una donna riesce a realizzare nel campo della poesia è il risultato di una tensione infinitamente più tremenda della tensione virile. La società non mi perdona proprio questo, non mi perdona che io vada sola ed indifesa, io donna, e che così condanni implicitamente, anche in silenzio il suo modo d’essere, le sue corazze, i suoi pugnali, i suoi veleni. Non mi perdona, e si vendica, ed è logico. II canto si è sprigionato da me tardi, tanto tardi, quando mi son trovata per la prima volta lontana da ogni soggezione spirituale, lontana da tutti, sola, con tanto amore in petto, ma libera, nessuno vicino che potesse udire la mia voce, nessuno più che mi tenesse, timida, muta. E gli uomini han creduto che io perseguissi l’arte, la libertà, la voluttà… Ma nello stesso tempo vedevano su di me il segno ineffabile di qualcosa che trascendeva tutto ciò.
Ali intorno alla fronte…
Aliante mondo inespresso…
Parole che furon visioni e ancor non dissi…
Sono tutti motivi che ritornano nei miei poemi a grandi distanze.
Diversa da ogni altra, insostituibile, sola e di me stessa signora.
Perché io son nata poeta, non santa.

Sibilla Aleramo - lettera dell’11 luglio 1927

Donne che corrono coi lupi

Se cambiamento interiore deve esserci, ogni donna deve farlo. Se deve esserci cambiamento nel mondo, noi donne abbiamo il nostro modo per aiutare a raggiungerlo.
Usate il vostro amore e i vostri buoni istinti per sapere quando ringhiare, assalire, colpire violentemente, quando uccidere, ritirarsi, latrare fino all’alba. Una donna deve scuotere più la testa, traboccare di più, avere più intuito, più vita creativa, più solitudine, più compagnia di donne, più vita naturale, più fuoco, più cucina di parole e di idee. Più circoli di cucito terroristi e più ululati. Molto più canto hondo.
Possiamo tutte affermare di essere socie del clan delle cicatrici, possiamo scrivere segreti sui muri, rifiutare di vergognarci. Non spendiamo troppo in collera. Da essa facciamoci potenziare.

Ovunque voi siate venite allo scoperto. Lasciate orme profonde. Siate la vecchia sulla sedia a dondolo che culla l’idea finchè non torna di nuovo giovane. Siate la donna paziente e coraggiosa dell’Orso della luna crescente che impara a vedere attraverso l’illusione.
Non distraetevi ad accendere fiammiferi e fantasie come la piccola fiammiferaia.

Resistete fino a trovare coloro cui appartenete come il brutto anatroccolo. Purificate il fiume creativo affinchè la Llorona possa trovare quel che le appartiene. Come la fanciulla senza mani lasciatevi condurre dal cuore in salvo nella foresta. Come la Loba raccogliete le ossa di preziosi valori perduti e cantate per riportarli in vita.

Perdonate quando potete, dimenticate un poco e create molto.

Quel che fate oggi influenzerà la vostra discendenza femminile in futuro. Le figlie delle vostre figlie delle vostre figlie probabilmente vi ricorderanno e seguiranno le vostre tracce.


Da DONNE CHE CORRONO COI LUPI di Clarissa Pinkola Estés




Lettera a un bambino mai nato

Sarai un uomo o una donna? Vorrei che tu fossi una donna. Vorrei che tu provassi un giorno ciò che provo io: non sono affatto d’accordo con la mia mamma la quale pensa che nascere donna sia una disgrazia. La mia mamma, quando è molto infelice, sospira: «Ah, se fossi nata uomo!». Lo so: il nostro è un mondo fabbricato dagli uomini per gli uomini, la loro dittatura è così antica che si estende perfino al linguaggio. Si dice uomo per dire uomo e donna, si dice bambino per dire bambino e bambina, si dice figlio per dire figlio e figlia, si dice omicidio per indicare l’assassinio di un uomo e di una donna. Nelle leggende che i maschi hanno inventato per spiegare la vita, la prima creatura non è una donna: è un uomo chiamato Adamo. Eva arriva dopo, per divertirlo e combinare guai. Nei dipinti che adornano le loro chiese, Dio è un vecchio con la barba: mai una vecchia coi capelli bianchi. E tutti i loro eroi sono maschi: da quel Prometeo che scoprì il fuoco a quell’Icaro che tentò di volare, su fino a quel Gesù che dichiarano figlio del Padre e dello Spirito Santo: quasi che donna da cui fu partorito fosse un’incubatrice o una balia. Eppure, o proprio per questo, essere donna è così affascinante. E’ un’avventura che richiede un tale coraggio, una sfida che non annoia mai. Avrai tante cose da intraprendere se nascerai donna. Per incominciare, avrai da batterti per sostenere che se Dio esistesse potrebbe anche essere una vecchia coi capelli bianchi o una bella ragazza. Poi avrai da batterti per spiegare che il peccato non nacque il giorno in cui Eva colse una mela: quel giorno nacque una splendida virtù chiamata disubbidienza. Infine avrai da batterti per dimostrare che dentro il tuo corpo liscio e rotondo c’è un’intelligenza che urla d’essere ascoltata. Essere mamma non è un mestiere. Non è nemmeno un dovere. E’ solo un diritto fra tanti diritti. Faticherai tanto ad urlarlo. E spesso, quasi sempre, perderai. Ma non dovrai scoraggiarti. Battersi è molto più bello che vincere, viaggiare è molto più divertente che arrivare: quando sei arrivato o hai vinto, avverti un gran vuoto. E per superare quel vuoto devi metterti in viaggio di nuovo, crearti nuovi scopi. Sì, spero che tu sia una donna: non badare se ti chiamo bambino. E spero che tu non dica mai ciò che dice mia madre. Io non l’ho mai detto… Il cuore e il cervello non hanno sesso. Nemmeno il comportamento. Se sarai una persona di cuore e  di cervello, ricordalo, io non starò certo tra quelli che ti ingiungeranno di comportarti in un modo o nell’altro in quanto maschio o femmina. Ti chiederò di sfruttare bene il miracolo d’essere nato..
- Oriana Fallaci, Lettera a un bambino mai nato

Margherita Hack

La colpa di Eva è stata quella di voler conoscere, sperimentare, indagare con le proprie forze le leggi che regolano l'universo, la terra il proprio corpo, di rifiutare l'insegnamento calato dall'alto, in una parola Eva rappresenta la curiosità della scienza contro la passiva accettazione della fede.
Margherita Hack, Le mie favole, 2008




Forough Farrokhzad Teheran, 5 gennaio 1935 – Tafresh, 13 febbraio 1967

Ah, anche io sono donna, il cui cuore
nel desiderio di averti avanza e si agita, 
ti amo, immagine delicata, 
ti amo, desiderio impossibile.

Forough Farrokhzad è stata una poetessa persiana che, sfidando le autorità religiose e i letterati conservatori, espresse con fermezza sensazioni e sentimenti della situazione femminile nella società iraniana degli anni ’50-’60, contribuendo in modo decisivo al rinnovamento della letteratura persiana del '900. Il ruolo della donna nel matrimonio convenzionale, le libertà prevaricanti del ruolo di madre e donna libera, il rapporto conflittuale dell’essere donna e non poter godere del proprio corpo liberamente, le diedero la forza di combattere ma le impedirono di godere di una vita normale.
Morì nel 1967 in un incidente stradale, di ritorno da una visita alla madre.


Wislawa Szymborska, Grande numero

Devo molto

a quelli che non amo.

Il sollievo con cui accetto

che siano più vicini a un altro.

La gioia di non essere io

il lupo dei loro agnelli.

Mi sento in pace con loro

e in libertà con loro,

e questo l’amore non può darlo,

nè riesce a toglierlo.

Non li aspetto

dalla porta alla finestra.

Paziente

quasi come una meridiana,

capisco

ciò che l’amore non capisce,

perdono

ciò che l’amore mai perdonerebbe.

Da un incontro a una lettera

passa non un’eternità,

ma solo qualche giorno o settimana.

I viaggi con loro vanno sempre bene,

i concerti sono ascoltati fino in fondo,

le cattedrali visitate,

i paesaggi nitidi.

E quando ci separano

sette monti e fiumi,

sono monti e fiumi

che trovi su ogni atlante.

E’ merito loro

se vivo in tre dimensioni,

in uno spazio non lirico e non retorico,

con orizzonte vero, perchè mobile.

Loro stessi non sanno

quanto portano nelle mani vuote.

“Non devo loro nulla” -

direbbe l’amore

sulla questione aperta.

Wislawa Szymborska, “Grande numero"



da "Zorba il Greco"

"Un mistero spaventoso le donne, hanno una ferita che non si chiude mai. Tutte le ferite si chiudono, quella non si chiude mai... E se una donna ha ottant'anni? La ferita sempre aperta.
- Nikos Kazantzakis,  "Zorba il Greco"

Edith Irene Södergran (San Pietroburgo, 4 aprile 1892 – Raivola, 24 giugno 1923)

Il capriccio di un attimo mi ha rubato il futuro, messo insieme a casaccio. Voglio rifabbricarmelo più bello, come l'ho sempre pensato. Ricostruirlo su terreno solido  ( le mie intenzioni). Risollevarlo su colonne altissime ( i miei ideali). Riaprirvi il passaggio segreto dell'anima mia. Rialzargli la torre scoscesa della mia solitudine...
Edith Södergran


Rose perenni, di Titos Patrikos

La bellezza delle donne che ci hanno cambiato la vita
più profondamente di cento rivoluzioni
non si perde, non dilegua con gli anni
per quanto svaniscano i tratti
per quanto si deformino i corpi.
Resta nei desideri suscitati un tempo
nelle parole giunte anche in ritardo
nell’esplorazione incerta della carne
nei drammi mai venuti alla luce
nel riflettersi delle separazioni,
nelle identificazioni totali.
La bellezza delle donne che cambiano la vita
resta nelle poesie scritte per loro
rose perenni che effondono sempre lo stesso profumo,
rose perenni, come da sempre dicono i poeti.
(Titos Patrikos- Rose perenni)










Ipparchia (in greco: Ἱππαρχία, floruit circa nel 325 a.C.) (Maronia, IV secolo a.C. – circa 300 a.C.)

"Io, Ipparchia,
non scelsi opere di donne dalle ampie vesti,
ma la dura vita dei cinici,
non ebbi scialli ornati di fibbie,
né alte calzature orientali, 
né retine splendenti nei capelli,
ma una bisaccia col bastone,
compagna di viaggio e adatta alla mia vita,
e una coperta per giaciglio."
- Ipparchia, filosofa greca












Ipazia d'Alessandria

"Se mi faccio comprare, non sono più libera, e non potrò più studiare: è così che funziona una mente libera".

Ipazia ( in greco antico: Ὑπατία,  in latino: Hypatia; Alessandria d'egitto, 355/370 d.C - Alessandria d'Egitto, marzo 415 d. C), è stata una matematica, astronoma e filosofa greca antica. Rappresentante della filosofia neo- platonica pagana, la sua uccisione da parte di una folla di cristiani in tumulto, per alcuni autori composta di monaci detti parabolani, l'ha resa una martire del paganesimo e della libertà di pensiero.

8 marzo 1972

Roma,  8 marzo 1972:  in piazza Campo de' Fiori si tenne una manifestazione della giornata della donna.  Decine di donne manifestanti inalberarono cartelli con scritte inconsuete e ritenute all'epoca "scandalose".Alla manifestazione partecipò anche l'attrice statunitense Jane Fonda che pronunciò un  breve discorso di adesione. Le scritte dei cartelli apparvero intollerabili, così che la polizia caricò e manganellò le manifestanti.

venerdì 7 marzo 2014

Pontormo e Rosso Fiorentino in mostra a Firenze

Mostra "Pontormo e Rosso Fiorentino. Divergenti vie della maniera"
Organizzazione: Fondazione Palazzo Strozzi
A cura di : Carlo Falciani e Antonio Natali
Palazzo Strozzi ,  Firenze  -  dall' 8 marzo al 20 luglio 2014
Per le prenotazioni
Da lunedì a venerdì
9.00 - 13.00; 14.00 - 18.00
tel. 0552469600
fax. 055244145
prenotazioni@palazzostrozzi.org






Il piacere di D'Annunzio

"Ella non faceva che evocare memorie, memorie, passate, recenti, con le particolarità più minute, ricordandosi dei gesti più lievi, delle parole più fuggevoli, di tutti i piccoli fatti più insignificanti, che per lei avevano avuto un significato. ' Ti ricordi? Ti ricordi?' mi avrebbe voluto dire. Era una donna piena, piena d'amore e nostalgie per cose che avrebbe voluto che io facessi, e che non ho mai avuto il coraggio di fare".
- Gabriele D'Annunzio, Il piacere

Piet Mondrian (Amersfoort, 7 marzo 1872 – New York, 1º febbraio 1944)

"Cosa voglio esprimere con la mia opera? Niente di diverso da quello che ogni artista cerca: raggiungere l'armonia tramite l'equilibrio dei rapporti fra linee, colori e superfici. Solo in modo più nitido e più forte".
- Piet Mondrian

Matilde Serao (Patrasso, 7 marzo 1856 – Napoli, 25 luglio 1927)

"Amico lettore, non è mio compito insegnarti l'educazione. Tu, per me, come per gli altri che ti conoscono e ti avvicinano, sei una persona educata. [...] Invece, amico lettore, vi è una seconda educazione che tu, probabilmente, non possiedi; e ciò senza nessuna tua colpa, senza colpa di nessuno che ti consigliò e ti guidò, nella prima età, ma per tante circostanze di famiglia, di posizione, di ambiente. Questa seconda educazione, questo saper vivere, è, anche, una cosa tanto fantastica, tanto bizzarra, cambia di colore, di espressione, di tipo, così facilmente! Questo saper vivere, è così differente, secondo ogni paese, secondo ogni clima, secondo ogni tradizione! Saper vivere, veramente, in società, nel mondo, diventa un'arte talmente difficile! [...] Ed è molto bene per te, amico lettore, che tu, per tuo istinto di equilibrio, per natural gusto eletto, conosca questo saper vivere, e che, in qualunque ora della tua vita, tu non commetta mai uno di quegli errori di condotta, di misura, di scelta, che sembrano piccoli e lievi, ma che, talvolta, portano delle conseguenze meno lievi,e , forse, gravi".
Matilde Serao, introduzione a  "Saper vivere"

Stanley Kubrick (New York, 26 luglio 1928 – Harpenden, 7 marzo 1999)

Il reale va bene, l'interessante è meglio.
(Stanley Kubrick)
- Photo by Stanley Kubrick


Stanley Kubrick (New York, 26 luglio 1928 – Harpenden, 7 marzo 1999)

Talvolta la verità di una cosa non sta tanto nel pensiero di essa quanto nel modo di sentirla.
- Stanley Kubrick
(Photo by Stanley Kubrick)

Anna Magnani

Assicurete de avè le mano pulite bene prima de toccà er core de na persona.
- Anna Magnani

Manlio Sgalambro (Lentini, 9 dicembre 1924 – Catania, 6 marzo 2014)

E' morto ieri a Catania, a 90 anni, il poeta scrittore e filosofo Manlio Sgalambro, autore di molti testi di Franco Battiato, tra cui "La cura".


Anna Magnani

"Io e la gente ci capiamo poco, alle feste preferisco la solitudine, per riempirmi la serata bastano due gatti che giocano sul tappeto".
- Anna Magnani

Anna Magnani (Roma, 7 marzo 1908 – Roma, 26 settembre 1973)

"I tempi felici sono brevi. A sommarne gli attimi in una vita, non fanno una settimana. Eppure, la vita è bella lo stesso".
Anna Magnani



Anna Magnani (Roma, 7 marzo 1908 – Roma, 26 settembre 1973)

"L'amore? Toglietemi pure tutto, l'Oscar, il denaro, la casa, ma l'amore no, non portatemelo via: l'amore è pioggia e vento, è sole e stella. L'amore è respiro e, lo so, lo so, è veleno. Certe sere mi dico: Anna apri l'occhio, questa è la cotta che ti manda al creatore....Perchè, vedi, lo ammetto ho un carattere eccessivo e smodato. Non  mi so frenare, ogni volta che amo mi impegolo fino ai capelli. Sapessi che strazio, poi uscirne vivi, che tragedia scappare! E una mattina ti svegli nel letto e non hai più sangue. Ma poi ricomincia ed è meraviglioso".
Anna Magnani




giovedì 6 marzo 2014

David Gilmour

Non vorrei essere un sottofondo, vorrei che la mia musica fosse l'unica cosa importante, almeno nel tempo in cui la si ascolta.
- David Gilmour

The Division Bell - Pink Floyd

La pioggia cadeva lenta
su tutti i tetti dell'incertezza
Pensavo a te ed agli anni
E tutta la tristezza scivolava via da me
( The Division Bell, EMI, 1994, prodotto da David Gilmour e Bob Ezrin)