sabato 13 gennaio 2024

Anais Nin

 “ Il segreto di una vita piena è vivere e rapportarsi agli altri come se domani potessero non esserci più, come se noi potessimo non esserci più domani. Elimina il vizio del procrastinare, il peccato del posporre, le mancate comunicazioni, le mancate comunioni. Questo pensiero mi ha reso più attenta a tutti gli incontri, le conoscenze, le presentazioni, che potrebbero contenere il seme della profondità che potrebbe rischiare di essere trascurato per disattenzione. Questa sensazione è diventata una rarità, ed è ogni giorno più rara ora che abbiamo raggiunto un ritmo più frettoloso e superficiale, ora che crediamo di essere in contatto con un gran numero di persone, con più gente, con più paesi. Questa è un’illusione che rischia di privarci del contatto profondo con la persona che ci respira accanto. Questo momento pericoloso in cui voci meccaniche, radio, telefoni, prendono il posto di un’intimità umana, insieme all’idea di essere a contatto con milioni di persone, porta ad un impoverimento sempre maggiore dell’intimità e di un modo di vedere umano.”


 


Tratto da “Il Diario” di Anais Nin, volume quarto (1944/1947)



James Joyce

 "Ogni vita è una moltitudine di giorni, un giorno dopo l’altro. Noi camminiamo attraverso noi stessi, incontrando ladroni, spettri, giganti, vecchi, giovani, mogli, vedove, fratelli adulterini, ma sempre incontrando noi stessi.”

(James Joyce, Ulisse)



Leonardo Sciascia

 «Non esce mai di casa?»

«Mai, da parecchi anni… Ad un certo punto della mia vita ho fatto dei calcoli precisi: che se io esco di casa per trovare la compagnia di una persona intelligente, di una persona onesta, mi trovo ad affrontare, in media, il rischio di incontrare dodici ladri e sette imbecilli che stanno lì pronti a comunicarmi le loro opinioni sull’umanità, sul governo, sull’amministrazione municipale, su Moravia… Le pare che valga la pena?»”

— Leonardo Sciascia, “A ciascuno il suo”



Umberto Eco

 “Ritengo sia possibile indicare una lista di caratteristiche tipiche di quello che vorrei chiamare l’‘Ur-Fascismo’, o il ‘fascismo eterno’. L’Ur-Fascismo è ancora intorno a noi, talvolta in abiti civili. Sarebbe così confortevole, per noi, se qualcuno si affacciasse sulla scena del mondo e dicesse: ‘Voglio riaprire Auschwitz, voglio che le camicie nere sfilino ancora in parata sulle piazze italiane!’ Ahimè, la vita non è così facile. L’Ur-Fascismo può ancora tornare sotto le spoglie più innocenti. Il nostro dovere è di smascherarlo e di puntare l’indice su ognuna delle sue nuove forme – ogni giorno, in ogni parte del mondo.”


Il fascismo eterno è un breve saggio di Umberto Eco tratto dalla sua esposizione a un simposio tenuto il 25 aprile 1995 alla Columbia University.




Il nome della rosa

 "Ma come si riconosce l'amore buono?” chiesi tremando.


“Cos'è l'amore? Non v'è nulla al mondo né uomo né diavolo, né alcuna cosa, che io non consideri così sospetto come l'amore, ché questo penetra l'anima più di qualunque altra cosa. Non esiste nulla che tanto occupi e leghi il cuore come l'amore. Perciò, a meno di non avere quelle armi che la governano, l'anima precipita per l'amore in una immensa rovina.


— Umberto Eco, II nome della rosa



James Joyce

 Egli osservava la scena e pensava alla vita, e (come sempre accadeva quando pensava alla vita) si faceva triste. Una dolce malinconia s'impossessava di lui e sentiva quanto fosse inutile incaponirsi contro il destino; e in ciò consisteva il fardello di saggezza che i secoli gli avevano tramandato.


James Joyce - Gente di Dublino