giovedì 30 giugno 2022

Oriana Fallaci

 "Cresci placidamente nel rumore degli altri, ricordati che la pace può esistere solo nel tuo silenzio, non ti arrendere mai, ma va' d'accordo con tutti. 

Esponi la tua verità in modo serio e tranquillo.

Ascolta il parere altrui con cuore aperto e liberamente anche se gli altri sono più stupidi e ignoranti di te".


"Niente e così sia", Oriana Fallaci



Oriana Fallaci

 "A restare incinte, a morire partorendo e abortendo o non abortendo siamo noi donne, che vi piaccia o meno. Abbiamo sfidato per millenni il vostro inferno e lo faremo ancora".

Oriana Fallaci in una puntata del programma " AZ: un fatto, come e perché " 1976.



Giacomo Leopardi

 “Il piacere umano […] si può dire che è sempre futuro, non è se non futuro, consiste solo nel futuro. L'atto proprio del piacere non si dà. Io spero un piacere, e questa speranza in moltissimi casi si chiama piacere.”


Giacomo Leopardi, gennaio 1821 , Zibaldone




martedì 28 giugno 2022

Il sabato del villaggio

 XXV


IL SABATO DEL VILLAGGIO


La donzelletta vien dalla campagna,

In sul calar del sole,

Col suo fascio dell’erba; e reca in mano

Un mazzolin di rose e di viole,

Onde, siccome suole,

Ornare ella si appresta

Dimani, al dì di festa, il petto e il crine.

Siede con le vicine

Su la scala a filar la vecchierella,

Incontro là dove si perde il giorno;

E novellando vien del suo buon tempo,

Quando ai dì della festa ella si ornava,

Ed ancor sana e snella

Solea danzar la sera intra di quei

Ch’ebbe compagni dell’età più bella.

Già tutta l’aria imbruna,

Torna azzurro il sereno, e tornan l’ombre

Giù da’ colli e da’ tetti,

Al biancheggiar della recente luna.

Or la squilla dà segno

Della festa che viene;

Ed a quel suon diresti

Che il cor si riconforta.

I fanciulli gridando

Su la piazzuola in frotta,

E qua e là saltando,

Fanno un lieto romore:

E intanto riede alla sua parca mensa,

Fischiando, il zappatore,

E seco pensa al dì del suo riposo.

 

Poi quando intorno è spenta ogni altra face,

E tutto l’altro tace,

Odi il martel picchiare, odi la sega

Del legnaiuol, che veglia

Nella chiusa bottega alla lucerna,

E s’affretta, e s’adopra

Di fornir l’opra anzi il chiarir dell’alba.

 

Questo di sette è il più gradito giorno,

Pien di speme e di gioia:

Diman tristezza e noia

Recheran l’ore, ed al travaglio usato

Ciascuno in suo pensier farà ritorno.

 

Garzoncello scherzoso,

Cotesta età fiorita

E’ come un giorno d’allegrezza pieno,

Giorno chiaro, sereno,

Che precorre alla festa di tua vita.

Godi, fanciullo mio; stato soave,

Stagion lieta è cotesta.

Altro dirti non vo’; ma la tua festa

Ch’anco tardi a venir non ti sia grave.


Piazza Sabato del villaggio, Recanati



Giacomo Leopardi

 " Nulla è più raro al mondo, che una persona abitualmente sopportabile. "


-Leopardi, Pensieri LXXVI




Giacomo Leopardi

 Autografo de "L' infinito" di Giacomo Leopardi,  Biblioteca Nazionale di Napoli.



Sei personaggi in cerca d'autore

 "Abbiamo tutti dentro un mondo di cose: ciascuno un suo mondo di cose! E come possiamo intenderci, signore, se nelle parole ch'io dico metto il senso e il valore delle cose come sono dentro di me; mentre chi le ascolta, inevitabilmente le assume col senso e col valore che hanno per sé, del mondo com'egli l'ha dentro? Crediamo di intenderci; non ci intendiamo mai!“ 

—  Luigi Pirandello, Sei personaggi in cerca d'autore


Luigi Pirandello

 "Hai mai pensato di andare via e non tornare mai più? Scappare e far perdere ogni tua traccia, per andare in un posto lontano e ricominciare a vivere, vivere una vita nuova, solo tua, vivere davvero? 

Ci hai mai pensato?”

(Luigi Pirandello – Il fu Mattia Pascal)



Luigi Pirandello

 Io son figlio del Caos; e non allegoricamente, ma in giusta realtà, perché son nato in una nostra campagna, che trovasi presso ad un intricato bosco denominato, in forma dialettale, Càvusu dagli abitanti di Girgenti, corruzione dialettale del genuino e antico vocabolo greco "Kaos". 

(Luigi Pirandello)



I veçchi e i giovani

 “Non ti tracciar vie da seguire, figliuolo mio; né abitudini, né doveri; va’, va’, muoviti sempre; scròllati di tratto in tratto d’addosso ogni incrostatura di concetti; cerca il tuo piacere e non temere il giudizio degli altri e neanche il tuo, che puoi stimar giusto oggi e falso domani.”

( Luigi Pirandello,"I vecchi e i giovani", 1° edizione originale 1913)



Luigi Pirandello

 A quanti uomini, presi nel gorgo d'una passione, oppure oppressi, schiacciati dalla tristezza, dalla miseria, farebbe bene pensare che c'é sopra il soffitto il cielo, e che nel cielo ci sono le stelle.

- "Quaderni di Serafino Gubbio operatore", Luigi Pirandello



Il turno

 Giovane d’oro, sì sì, giovane d’oro, Pepè Alletto! – Il Ravì si sarebbe guardato bene dal negarlo; ma quanto a concedergli la mano di Stellina, no via: non voleva che se ne parlasse neanche per ischerzo.

– Ragioniamo!

Gli sarebbe piaciuto maritare la figlia col consenso popolare, come diceva: e andava in giro per la città, fermando amici e conoscenti per averne un parere. Tutti però, sentendo il nome del marito che intendeva dare alla figliuola, strabiliavano, trasecolavano:

– Don Diego Alcozèr?

Il Ravì frenava a stento un moto di stizza, si provava a sorridere e ripeteva, protendendo le mani:

– Aspettate… Ragioniamo!

Ma che ragionare! Alcuni finanche gli domandavano se lo dicesse proprio sul serio:

– Don Diego Alcozèr?

E sbruffavano una risata.

Da costoro il Ravì si allontanava indignato dicendo:

– Scusate tanto, credevo che foste persone ragionevoli.

Perché lui, veramente, ci ragionava su quel partito, ci ragionava con la più profonda convinzione che fosse una fortuna per la figliola. E s’era intestato a persuaderne anche gli altri, quelli almeno che gli permettevano di sfogare l’esasperazione crescente di giorno in giorno. 

(Luigi Pirandello, Il turno)



Uno, nessuno, centomila

 C’è una maschera per la famiglia, una per la società, una per il lavoro. E quando stai solo, resti nessuno.


—  Luigi Pirandello, "Uno, nessuno, centomila".



Luigi Pirandello

 La civiltà vuole che si auguri il buon giorno a uno che volentieri si manderebbe al diavolo; ed essere bene educati vuol dire appunto esser commedianti.


—  Luigi Pirandello, L'uomo, la bestia e la virtù



Edvard Munch

 Edvard Munch, I solitari (1899), olio su tela ( Oslo, Munchmuseet).



Luigi Pirandello

 Fare i cinici è pure un modo di dare leggerezza alla vita quando comincia a pesare.

—  Luigi Pirandello, Diana e la Tuda



Luigi Pirandello

  Prima di giudicare la mia vita o il mio carattere, mettiti le mie scarpe, percorri il cammino che ho percorso io, vivi il mio dolore, i miei dubbi, le mie risate, vivi gli anni che ho vissuto io, e cadi là dove sono caduto io, e rialzati come ho fatto io. Ognuno ha la propria storia. E solo allora mi potrai giudicare.

Luigi Pirandello 



Le Maschere nell' Arte

 Felice Casorati, "Maschere", 1921, olio su tela dimensioni 110 x 80 cm - "Galleria d' Arte Narciso", Torino.



Il fu Mattia Pascal

 Le anime hanno un loro particolare modo d'intendersi, d'entrare in intimità, fino a darsi del tu, mentre le nostre persone sono tuttavia impacciate nel commercio delle parole comuni, nella schiavitù delle esigenze sociali. Han bisogni lor proprii e le loro proprie aspirazioni le anime, di cui il corpo non si dà per inteso, quando veda l'impossibilità di soddisfarli e di tradurle in atto. E ogni qualvolta due che comunichino fra loro così, con le anime soltanto, si trovano soli in qualche luogo, provano un turbamento angoscioso e quasi una repulsione violenta d'ogni minimo contatto materiale, una sofferenza che li allontana, e che cessa subito, non appena un terzo intervenga. Allora, passata l'angoscia, le due anime sollevate si ricercano e tornano a sorridersi da lontano.


Luigi Pirandello, Il fu Mattia Pascal



L' umorismo, il sentimento del contrario

 Luigi Pirandello, L' umorismo, Parte seconda, II (1908)



Le lettere di Pirandello a Maria Antonietta Portulano

 In me son quasi due persone. Tu già ne conosci una; l’altra, neppur la conosco bene io stesso. Soglio dire, ch’io consto d’un gran me e d’un piccolo me: questi due signori sono quasi sempre in guerra tra di loro; l’uno è spesso all’altro sommamente antipatico. Il primo è taciturno e assorto continuamente in pensieri, il secondo parla facilmente, scherza e non è alieno dal ridere e dal far ridere. Quando questi ne dice qualcuna un po’ scema, quegli va allo specchio e se lo bacia. Io son perpetuamente diviso tra queste due persone. Ora impera l’una, ora l’altra. Io tengo naturalmente moltissimo di più alla prima, voglio dire al mio gran me; mi adatto e compatisco la seconda, che è in fondo un essere come tutti gli altri, coi suoi pregi comuni e coi comuni difetti. 


Quale dei due amerai di più, Antonietta mia? 


In questo consisterà in gran parte il segreto della nostra felicità.


Da una lettera di Pirandello del 1894 indirizzata alla futura moglie Antonietta



La vita variopinta

 Vasilij Kandinskij,  La vita variopinta, tempera su tela (130×162,5 cm) 1907 -  Städtische Galerie im Lenbachhaus , Monaco



L' artefice della fortuna critica di Pirandello

 «La tragedia di Enrico IV è la tragedia della vita in forma esemplare, tale appunto essendo la tragedia della vita per Pirandello: doversi necessariamente dare forma e non potersene contentare, chè sempre, presto o tardi, la vita paga il fio della forma che si è data o lasciata dare. Il centro del dramma pirandelliano è qui: in questo scontrarsi della vita con la forma in cui l’individuo l’ha incanalata o in cui per lui l’hanno incanalata gli altri. Pirandello sceglie i suoi personaggi nel comune materiale della vita, il meno eroico, il più consuetudinario e ordinario possibile: impiegati professionisti professori commercianti borghesucci. Li sceglie, cioè, nella classe in cui è più viva la preoccupazione delle regole delle convenienze delle forme delle finzioni delle apparenze delle maschere sociali. Dà loro un corpo sgraziato o infelice, con qualche particolarità del viso o del corpo o qualche tic ripugnante o antipatico o curioso. Li colloca negli ambienti più banali e piccolo borghesi che si possono immaginare. E, attraverso una preparazione lenta minuziosa secca arida ingrata, fatta di battute in apparenza disordinate e confuse, ma dalle quali a poco a poco, per una serie di accenni più o meno indiretti, s’incomincia a delinear la vicenda, li conduce al momento in cui tra la loro spontaneità vitale e la maschera che o si erano volontariamente posta o si erano lasciata porre sul volto si determina una opposizione violenta o quando, affacciandosi come in uno specchio nella costruzione che gli altri si sono fatta di loro, non vi si riconoscono e delirano di dolore e di orrore al dirsi : questo sono io».


Adriano Tilgher, Studi sul teatro contemporaneo, Roma, Libreria di Scienze e Lettere, 1923


lunedì 27 giugno 2022

Il romanzo d'esordio di Pirandello

 Delle frasi d’amore non s’era curata, o ne aveva riso, come di superfluità galanti e innocue. S’era insomma impegnata tra loro due una polemica puramente sentimentale e quasi letteraria, la quale era durata circa tre mesi, e di cui forse, sì, si era un po’compiaciuta, nell’ozio, nella solitudine in cui la lasciava il marito. […]

A ogni donna onesta, che non fosse brutta, poteva capitare facilmente di vedersi guardata con strana insistenza da qualcuno; e se colta all’improvviso, turbarsene; se prevenuta della propria bellezza, compiacersene. Ora a nessuna donna onesta, nel segreto della propria coscienza, sarebbe sembrato di commettere peccato in quell’istante di turbamento o compiacenza, carezzando col pensiero quel desiderio suscitato, un’altra vita, un altro amore… Poi la vista delle cose attorno richiamava, ricomponeva la coscienza del proprio stato, dei propri doveri; e tutto finiva lì… Momenti! Non si sentiva forse ciascuno guizzar dentro, spesso, pensieri strani, come sorti da un’anima diversa da quella che normalmente ci riconosciamo? Poi quei guizzi si spengono, ritorna l’ombra uggiosa o la calma luce consueta.

Luigi Pirandello, L 'esclusa



Luigi Pirandello

 Luigi Pirandello, lettera al professor Ernesto Monaci, Bonn - 7 settembre 1890


"Ho condotto a fine la mia dissertazione di laurea e mi sento in dovere di dargliene notizia. Attendo ora che il professor Forster ritorni  a Bonn per fargliela esaminare ancora una volta. Ho seguito sempre la via da lui tracciatami; e ho dovuto in molte parti allontanarmi dallo Seheegans e però anche dal Meyer-Lubke, specialmente nel trattare della dittongazione dell’è e nei paesi dell’interno della provincia di Girgenti, come per esempio Casteltermini. Credo di aver fatto bene…”.


Lettera senza data di Pirandello, sempre indirizzata al professor Monaci:

“Il professor Forster è finalmente tornato a Bonn. Egli non ha ritrovato molto da ridire sul mio lavoro, onde io seguendo l’ordine di lui indicatomi e fatte le correzioni suggeritemi, potrò in breve dare alle stampe”.



Gli amori difficili

 «Mi accorgo che correndo verso Y ciò che desidero non è trovare Y al termine della mia corsa: voglio che sia Y a correre verso di me, è questa la risposta di cui ho bisogno, cioè ho bisogno che lei sappia che io sto correndo verso di lei ma nello stesso tempo ho bisogno di sapere che lei sta correndo verso di me».


Italo Calvino, “Gli amori difficili”



domenica 26 giugno 2022

Helen Keller

 "Le cose migliori e più belle di questo mondo non possono essere viste e nemmeno ascoltate, ma devono essere sentite col cuore“.

 —  Helen Keller



Lalla Romano

 “Le parole sono importanti se sono poche".

Lalla Romano



Claudio Abbado

 《Mio papà Michelangelo, violinista e insegnante al conservatorio, mi ha insegnato la disciplina. Da ragazzo odiavo certe sue durezze, ma crescendo ho capito l' importanza di quell' impostazione. Facevo il liceo e parallelamente studiavo musica: composizione, pianoforte, direzione d' orchestra... Alle due di notte non mi lasciava andare a letto se non avevo terminato tutto. Grazie a lui ho imparato che le cose cominciate vanno concluse e non rinviate》.

Claudio Abbado



Claudio Abbado

 "La cultura permette di distinguere tra bene e male, di giudicare chi ci governa. La cultura salva".

Claudio Abbado (Milano, 26 giugno 1933 – Bologna, 20 gennaio 2014)



Don Lorenzo Milani

 I montanari 


Barbiana, quando arrivai, non mi sembrò una scuola. Nè cattedra, nè lavagna, nè banchi. Solo grandi tavoli intorno a cui si faceva scuola e si mangiava. 


D'ogni libro c'era una copia sola. I ragazzi gli si stringevano sopra. Si faceva fatica a accorgersi che uno era un po' più grande e insegnava. 


Il più vecchio di quei maestri aveva sedici anni. Il più piccolo dodici e mi riempiva di ammirazione. Decisi fin dal primo giorno che avrei insegnato anch'io.


La vita era dura anche lassù. Disciplina e scenate da far perdere la voglia di tornare. 


Però chi era senza basi, lento o svogliato si sentiva il preferito. Veniva accolto come voi accogliete il primo della classe. Sembrava che la scuola fosse tutta solo per lui. Finchè non aveva capito, gli altri non andavano avanti.


Non c'era ricreazione. Non era vacanza nemmeno la domenica. 


Nessuno di noi se ne dava gran pensiero perchè il lavoro è peggio. Ma ogni borghese che capitava a visitarci faceva una polemica su questo punto. 


Un professorone disse: «Lei reverendo non ha studiato pedagogia. Polianski dice che lo sport è per il ragazzo una necessità fisiopsico...». 


Parlava senza guardarci. Chi insegna pedagogia all'Università, i ragazzi non ha bisogno di guardarli. Li sa tutti a mente come noi si sa le tabelline. 


Finalmente andò via e Lucio che aveva 36 mucche nella stalla disse: «La scuola sarà sempre meglio della merda».


Don Lorenzo Milani,  Lettera a una professoressa



Don Lorenzo Milani

 Cara signora,

lei di me non ricorderà nemmeno il nome. Ne ha bocciati tanti.

Io invece ho ripensato spesso a lei, ai suoi colleghi, a quell'istituzione che chiamate scuola, ai ragazzi che «respingete».

Ci respingete nei campi e nelle fabbriche e ci dimenticate.


Due anni fa, in prima magistrale, lei mi intimidiva.

Del resto la timidezza ha accompagnato tutta la mia vita. Da ragazzo non alzavo gli occhi da terra. Strisciavo alle pareti per non esser visto.

Sul principio pensavo che fosse una malattia mia o al massimo della mia famiglia. La mamma è di quelle che si intimidiscono davanti a un modulo di telegramma. Il babbo osserva e ascolta, ma non parla.

Più tardi ho creduto che la timidezza fosse il male dei montanari. I contadini del piano mi parevano sicuri di sè. Gli operai poi non se ne parla.

Ora ho visto che gli operai lasciano ai figli di papà tutti i posti di responsabilità nei partiti e tutti i seggi in parlamento.

Dunque son come noi. E la timidezza dei poveri è un mistero più antico. Non glielo so spiegare io che ci son dentro. Forse non è nè viltà nè eroismo. È solo mancanza di prepotenza.

 Don Lorenzo Milani, Lettera a una professoressa


sabato 25 giugno 2022

L' ultima intervista a Pier Paolo Pasolini

 Furio Colombo: Tu sai benissimo che i tuoi interventi e il tuo linguaggio hanno un po’ l’effetto del sole che attraversa la polvere. È un’immagine bella ma si può anche vedere (o capire) poco.

 Pier Paolo Pasolini  Grazie per l’immagine del sole, ma io pretendo molto di meno. Pretendo che tu ti guardi intorno e ti accorga della tragedia. Qual è la tragedia? La tragedia è che non ci sono più esseri umani, ci sono strane macchine che sbattono l’una contro l’altra. E noi, gli intellettuali, prendiamo l’orario ferroviario dell’anno scorso, o di dieci anni prima e poi diciamo: ma strano, ma questi due treni non passano di li, e come mai sono andati a fracassarsi in quel modo? O il macchinista è impazzito o è un criminale isolato o c’è un complotto. Soprattutto il complotto ci fa delirare. Ci libera da tutto il peso di confrontarci da soli con la verità. Che bello se mentre siamo qui a parlare qualcuno in cantina sta facendo i piani per farci fuori.  Il fascista di Salò, il nazista delle SS, l’uomo normale, con l’aiuto del coraggio e della coscienza, riesce a respingerlo, anche dalla sua vita interiore (dove la rivoluzione sempre comincia). Ma adesso no. Uno ti viene incontro vestito da amico, è gentile, garbato, e «collabora» (mettiamo alla televisione) sia per campare sia perché non è mica un delitto. L’altro – o gli altri, i gruppi – ti vengono incontro o addosso – con i loro ricatti ideologici, con le loro ammonizioni, le loro prediche, i loro anatemi e tu senti che sono anche minacce. Sfilano con bandiere e con slogan, ma che cosa li separa dal «potere»?


“Siamo tutti in pericolo”. L’ultima intervista

di Furio  Colombo a Pier Paolo Pasolini 

1 novembre 1975



venerdì 24 giugno 2022

George Orwell

 "Le persone non si rivolteranno. Non alzeranno gli occhi dai loro schermi, non abbastanza per notare cosa sta accadendo.”


(George Orwell “1984")



Sartre

 “Ho voglia d’andarmene, d’andarmene in qualche posto dove sia veramente al mio posto, dove m’ingrani… Ma il mio posto non è in nessun luogo: io sono di troppo.”

La nausea, J.P. Sartre



Sartre

 Alle tre  del pomeriggio è sempre troppo presto o troppo tardi per qualsiasi cosa tu voglia fare.

Jean Paul Sartre, La nausea



Storie d' amore

 “La trovo bella, l'ho sempre trovata bella, perfino se aveva in testa un bruttissimo cappellino, come quando l'ho conosciuta. Volevo assolutamente conoscerla perché era bella. […] Quello che è meraviglioso in Simon de Beauvoir è che ha l'intelligenza di un uomo (e vedete, nel senso in cui parlo qui, sono un po’ schiavista) e la sensibilità d'una donna. Cioè ho trovato in lei tutto quanto io potessi desiderare […] Eravamo l'un per l'altro degli uguali, non potevamo concepire altro.

Avevo trovato una donna uguale a ciò che ero io come uomo”


Simon de Beauvoir vista da Jean-Paul Sartre




martedì 21 giugno 2022

Patrizia Cavalli

 "Ho sempre scritto poesie, sin da bambina, ma come una specie di atto naturale, non accompagnato da nessuna consapevole ambizione. Poi a un certo punto della mia vita qualcuno di cui mi fidavo mi ha detto che ero poeta. E io ci ho creduto. In un certo senso sono stata obbligata a crederci (o forse a fingere di crederci), e per ragioni che non hanno niente a che fare con la poesia. Comunque m’imbarazza definirmi poeta, c’è qualcosa che non mi torna, preferisco dire che a volte scrivo poesie”.

 - Patrizia Cavalli (Todi, 17 aprile 1947 – Roma, 21 giugno 2022)



lunedì 20 giugno 2022

Saramago

 Perché le parole hanno cessato di comunicare. Ogni parola è detta perché non se ne oda un’altra. La parola, anche quando non afferma, si afferma. La parola non risponde, né domanda: accumula. La parola è l’erba fresca e verde che copre la superficie dello stagno. La parola è polvere negli occhi e occhi bucati. La parola non mostra. La parola dissimula.



Per questo urge mondare le parole perché la semina si muti in raccolto. Perché le parole siano strumento di morte - o di salvezza. Perché la parola valga solo ciò che vale il silenzio dell’atto.

C’è anche il silenzio. Il silenzio, per definizione, è ciò che non si ode. Il silenzio ascolta, esamina, osserva, pesa e analizza. Il silenzio è fecondo. Il silenzio è terra nera e fertile, l’humus dell’essere, la tacita melodia sotto la luce solare. Cadono su di esso le parole. Tutte le parole. Quelle buone e quelle cattive. Il grano e il loglio. Ma solo il grano dà il pane.

José Saramago - Di questo mondo e degli altri

Saramago

 Non dobbiamo avere paura

delle differenze d’opinione.

Se tutti la pensassimo allo stesso modo

il mondo sarebbe molto noioso.

Ma non vale la pena uccidere

per le differenze d’opinione.

Dobbiamo cercare di comprendere l’altro

per una semplice ragione:

perché noi siamo

l’altro dell’altro.

José Saramago




sabato 18 giugno 2022

Il sorpasso

 Ah Robbè, che te frega delle tristezze, lo sai qual è l’età più bella?

 Te lo dico io qual è. 

E’ quella che uno c' ha. Giorno per giorno".


(Da "Il sorpasso", regia Dino Risi  - 1962)



mercoledì 15 giugno 2022

Oriana Fallaci

 E quando mi presentai alla prova scritta, il tema di italiano, non ricordavo neanche chi fosse Dante Alighieri. I miei piedi erano ghiacci, lo stomaco contratto mi rimandava in bocca il sapore dello zabaglione che la mamma mi aveva imposto per 《tirarmi su》, l'angoscia mi  strozzava. Ma poi ci  comunicarono il tema: 《il concetto di patria dalla polis greca ad oggi》. E fu peggio che dar fuoco alle polveri delle mie infantili rivolte, delle mie infantili utopie. Il freddo sparì, insieme al sapore di zabaglione, l' angoscia dileguo'.

Brandii la stilografica, mi gettai come un lupo ringhioso sul foglio protocollo, e questo (più o meno) è il riassunto di ciò che scrissi per otto colonne piene.


<<Patria, che vuol dire patria. La patria di chi? La patria degli schiavi e dei cittadini che possedevan gli schiavi? La patria di Meleto o la patria di Socrate messo a morte con le leggi della patria? La patria degli ateniesi o la patria degli spartani che parlavano la stessa lingua degli ateniesi però si squartavano tra loro come molti secoli dopo avrebbero fatto i fiorentini e i senesi, i veneziani e i genovesi, i fascisti e gli antifascisti? E' da quando ho imparato a leggere che mi si parla di patria: amor patrio, orgoglio patrio, patria bandiera. E ancora non ho capito cosa vuol dire. Anche Mussolini parlava di patria, anche i repubblichini che nel marzo del '44 arrestarono mio padre e fracassandolo di botte gli gridavano se-non-confessi-domattina-ti-fuciliamo-al-Parterre. Anche Hitler. Anche Vittorio Emanuele III e Badoglio. Era patria la loro o la mia? E per i francesi la patria qual è? Quella di De Gaulle o quella di Pétain? E per i russi del '17 qual era? Quella di Lenin o quella dello zar? Io ne ho abbastanza di questa parola in nome della quale si scanna e si muore. La mia patria è il mondo e non mi riconosco nei costumi e nella lingua e nei confini dentro cui il caso mi ha fatto nascere. Confini che cambiano a seconda di chi vince o chi perde come in Istria dove fino a ieri la patria si chiamava Italia sicché bisognava uccidere ed essere uccisi per l'Italia ma ora si chiama Iugoslavia sicché bisogna uccidere ed essere uccisi per la Iugoslavia. Invece di darci il tema sul concetto di questa patria che cambia come le stagioni, perché non ci date un tema sul concetto di libertà. La libertà non cambia a seconda di chi vince e chi perde. E tutti sanno cosa vuol dire. Vuol dire dignità, rispetto di sé stessi e degli altri, rifiuto dell'oppressione. Ce l'hanno ricordato le creature che sono morte in carcere, sotto le torture, nei campo di sterminio, dinnanzi ai plotoni di esecuzione gridando viva la libertà, non viva la patria...>>.

Successe un finimondo. Alcuni dei professori che componevano la commissione esaminatrice sostenevano che ero pazza e immatura, altri che ero savia e insolitamente matura. Vinsero i secondi e mi dettero dieci meno.


Oriana Fallaci



domenica 5 giugno 2022

Nino Manfredi

 "Felicità e contentezza per quello che vogliono veramente significare, occorre faticarsele, disputarsele, conquistarsele giorno per giorno, con una persona a fianco che conosca il significato della parola “amore”.

- Nino Manfredi



Dino Risi

 “Un tale, accortosi che i cretini erano la maggioranza, pensò di fondare il Partito dei Cretini. Ma nessuno lo seguì. Allora cambiò nome al partito e lo chiamò Partito degli Intelligenti. E tutti i cretini lo seguirono.”


 - Dino Risi