mercoledì 1 marzo 2023

Umberto Eco

 《I perdenti hanno sempre conoscenze più vaste dei vincenti, se vuoi vincere devi sapere una cosa sola e non perdere tempo a saperle tutte, il piacere dell'erudizione è riservato ai perdenti. Più cose uno sa, più le cose non gli sono andate per il verso giusto》.


Umberto Eco



La prima Bustina di Minerva di Umberto Eco

 Primo pensiero. Sto seguendo il Colombo televisivo, né intendo rubare il mestiere al titolare della rubrica apposita. Semplicemente (e accade ogni qual volta si rilegge la storia di Colombo) stupisce quanto si possa andare lontano con una idea sbagliata. Anzi, con un pacchetto di idee tutte sbagliate: sbagliato il calcolo delle dimensioni della terra, sbagliato il credito dato a certi cartografi, sbagliato il progetto di redenzione dei selvaggi asiatici, sbagliato persino l’investimento economico. Povero Cristoforo finito poi così tristemente. Eppure, la sua scoperta ha rivoluzionato il nostro millennio.


Per questo genere di scoperte, fatte per sbaglio, gli inglesi hanno un termine che non esiste nel nostro lessico se non per ricalco: “serendipità”. È curioso che il termine si formi nel lessico inglese, a causa della storia dei tre principi di Serendip scritta nel Settecento da Horace Walpole. Perché di fatto la storia di questi tre principi, che trovano qualcosa cercando qualcosa d’altro, viene da una antica novella persiana, poi tradotta in italiano nel Rinascimento, poi passata alle altre culture europee, come anche ci ripeteva Carlo Ginzburg nel suo famoso saggio sul paradigma indiziario.


Il fatto è che tutte le grandi scoperte avvengono per una certa qual forma di serendipità. E non sto solo pensando a Madame Curie che lascia la pecblenda sul comodino per disattenzione, o allo sciagurato Bertoldo il Nero che cerca la polvere di proiezione e scopre la polvere da sparo. Ogni grande scoperta avviene perché lo scienziato (o il filologo, o il detective) invece di seguire le vie normali di ragionamento si diverte a pensare che cosa succederebbe se si ipotizzasse una legge del tutto inedita e puramente possibile, la quale però fosse capace di giustificare - se fosse vera - i fatti curiosi a cui con le leggi esistenti non si riesce a dare spiegazione. Ma questa legge inedita non viene fuori al primo colpo: si va per così dire per farfalle, si passeggia con la mente in territori altrui. In fondo il pensatore creativo è colui che decide di fare, ma scientemente, quello che Colombo ha fatto per sbaglio: «Visto che non trovo una risposta a questo problema, perché non cerco la risposta a un altro problema, magari del tutto extravagante?».

 - Umberto Eco , la sua prima storica Bustina

Di Minerva pubblicata sull' Espresso il 

31 marzo 1985



La setta degli insonni

 Esiste nel mondo una specie di setta della quale fanno parte uomini e donne di tutte le estrazioni sociali, di tutte le età, razze e religioni: è la setta degli insonni, io ne faccio parte da dieci anni. Gli uomini non aderenti alla setta a volte dicono a quelli che ne fanno parte: " se non riesci a dormire puoi sempre leggere, guardare la tv, studiare o fare qualsiasi altra cosa". Questo genere di frasi irrita profondamente i componenti della setta degli insonni. Il motivo è molto semplice; chi soffre d'insonnia ha un'unica ossessione: addormentarsi.

- Titta di Girolamo ( Toni Servillo) ne "Le conseguenze dell'amore", film del 2004 diretto da Paolo Sorrentino




Senza andare a capo

 《La nascita di un figlio, un lutto, un viaggio importante, il divorzio, cambiare casa, cambiare auto, persino perché no? cambiare acconciatura. Sono i fatti della vita, grandi e piccoli, e in loro occasione diciamo spesso “sono cambiato, non sono più lo stesso, ho ricominciato daccapo.”

Parole simili suppongono una svolta, una rinascita, un miracolo, una radicale metamorfosi ma davvero funzioniamo così, come un interruttore o l’uscita da uno svincolo? I fatti della vita possono davvero farci diventare qualcun altro? Non si limitano piuttosto a farci diventare sempre di più noi stessi?

I medesimi fatti interpellano tutti ma tutti rispondiamo in un modo diverso. Siamo un fiume carsico e unico che a volte sparisce ma poi riemerge e non può che sfociare infine nel golfo della conoscenza di sé. Senza mai andare a capo di nulla, incontrando e assimilando milioni di respiri, di persone e di animali, di gesti e paesaggi, fatti parole ed omissioni, alla fine ciò che rimarrà di quei milioni di pulviscoli, sei tu.

Dante la chiamerebbe commedia in quanto ha un lieto fine, per lo più, ciascuno il suo. L’importante è uscire dal limbo di un corpo bruto e inconsapevole.

Queste poesie sono il diario della mia commedia》.

 - Enrico Sartorelli