lunedì 20 novembre 2023

Olivia Ninotti

 《L’assassinio di Giulia ci ha colpito forse più di qualsiasi altro perché le immagini centuplicate non sono di una giovane donna acqua e sapone, una laureanda, ma di una ragazzina che aveva perso la madre, una sorella, una figlia , poteva essere la nostra  e invece non sarà più niente.

Il niente è intollerabile.

L’identificazione proiettiva è esplosa potentissima, oltre all’umana compassione per una vita stroncata in modo assurdo.

Una morte così sentita deve diventare un simbolo perchè possa avere un significato.

L'uomo è un animale addomesticato che per secoli ha comandato sugli altri con la frode, la violenza e la crudeltà, sono parole di Charlie Chaplin.

Esistono i mostri? Sì. Ma sono pochi, il resto è la banalità del male.

I tempi non sono diventati più violenti. E’ la violenza di oggi che quando detona in eventi efferati diventa più visibile e immediata. Il quarto potere della comunicazione mediatica è enorme e della stessa portata violenta.

Lo dimentichiamo.

Per ogni femminicidio ,ci sono nascosti centomila atti di violenza senza differenza di genere, età e condizione ,chi fa il nostro mestiere lo sa ed è su questo che la prevenzione ha senso.

Quello che mi scandalizza è come l’ondata emotiva  dilaghi sul pensiero, sul contesto e sull’integrazione di informazioni. Come tutto si trascenda sempre e si polarizzi in concetti vuoti ma, nel paradosso, rassicuranti.

Il patriarcato è colpevole seguendo l'altra onda emotiva già partita con il film della Cortellesi, per la legge della nuvola che sembra un elefante.

La Morante ha scritto: il potere e la violenza sono tutt’uno. Ma non il Potere codificato.

La biologia rende le femmine, i bambini e gli anziani più deboli e dove c’è debolezza fisica, è facile che culturalmente si instauri la legge del più forte che si espande su ogni aspetto della vita.

Tuttavia è vero anche che quando un debole prende il potere, sia anche momentaneo, la violenza di cui può essere capace è molto più crudele e imprevedibile del forte che sa di esserlo.

In questo nostro tempo di grave scissione narcisistica dobbiamo essere tutti potenti e avulsi da ogni male ma dobbiamo volerci bene e rispettare le debolezze (meglio altrui che nostre). Se i nostri figli falliscono un esame, non va bene, si traumatizzano, però dobbiamo educarli che non ci rimangano male se la ragazza li molla o se il ragazzo le tradisce.

Così creiamo disfunzionali e in questo famiglia e società hanno un peso. Ma alcune volte, in alcuni individui più predisposti di altri, i bisogni narcisistici slittano perversamente su un essere umano perché quell’essere umano ci soddisfa, ci specchia e alla fine ci deforma.

Siamo animali addomesticati e la domesticazione intesa come educazione psico-affettiva e sociale può fallire o potenziare in peggio.

All’improvviso quel momento di rabbia, frustrazione detonante, disperazione si trasforma in una lama di potere accecante.

Se questo è un uomo, non è il patriarcato o lo stato.

 E' la  banalità del male》 .


- Olivia Ninotti, neuropsichiatra infantile, psicoterapeuta e scrittrice



Renè Magritte

 《Il quadro non è la rappresentazione delle idee seguenti: quando noi pronunciamo la parola memoria, noi vediamo che corrisponde all’immagine di una testa umana. Se la memoria può occupare un posto nello spazio, non può essere che all’interno della testa. Allora la macchia di sangue può suggerire in noi la supposizione che la persona di cui vediamo il viso sia stata vittima di un incidente mortale. Infine, si tratta di un avvenimento del passato, che resta presente nel nostro spirito grazie alla memoria》.

Rene Magritte,  riguardo i dipinti intitolati " La memoria"






Malamore, esercizi di resistenza al dolore

 Vorrei poter dire che se devi uscire alle cinque per un impegno improrogabile e alle cinque meno dieci la persona con cui dividi l’esistenza ti pone una questione epocale da cui dipende l’esito della tua giornata, della settimana e della vita, ecco, quella è una prova di forza, una forma sottile di violenza che si esercita nel celebre quesito: dimostrami che cosa è più importante per te.

Perché si sa che l’amore viene prima di tutto, per le donne è certamente così.

Perché se hai interessi fuori, più importante deve essere sempre, tuttavia, l’interesse dentro.

Perché se un uomo può dire “scusami ma ho da fare”, e dimenticarsi l’anniversario, la spesa, la festa di compleanno del bambino, la consegna a domicilio, una donna no, non può farlo.

O meglio: può, ma paga un prezzo.


Concita De Gregorio , Malamore - Esercizi di resistenza al dolore



Michela Murgia

 Il mansplaining, parola resa al meglio in italiano dal neologismo «minchiarimento», è proprio questo: una pratica sessista di superiorità paternalistica esercitata da qualunque uomo che, in una discussione con una donna, si metta a illustrarle le cose in modo accondiscendente e semplificato, dando per scontato che lei ne sappia meno di lui anche quando ci sarebbero abbastanza elementi per supporre il contrario.

[...]

Il minchiarimento si presenta in tante forme, che vanno dalla facilità di interruzione quando a parlare in una conversazione è una donna fino allo spiegone non richiesto, di solito premesso dalla frase «Magari non ti è chiaro…» Questa tecnica produce effetti inconsapevoli. Da un lato conferma il radicatissimo pregiudizio che le donne siano ignoranti e prive di capacità intellettuale.

[...]

È come se un mansplainer avesse scritto in testa, da qualche parte, questo appunto: «Posso accettare che tu, in quanto donna, sappia qualcosa, purché ti sia chiaro che questo qualcosa è comunque meno di quello che so o quindi addio io»


Michela Murgia, Stai zitta e altre nove frasi che non vogliamo sentire più




Se domani non torno...', la poesia di Cristina Torres Cáceres

 




Se domani non rispondo alle tue chiamate, mamma. 


Se non ti dico che vengo a cena. Se domani, il taxi non appare. 


Forse sono avvolta nelle lenzuola di un hotel, su una strada o in una borsa nera. 


Forse sono in una valigia o mi sono persa sulla spiaggia. 


Non aver paura, mamma, se vedi che sono stata pugnalata. 


Non gridare quando vedi che mi hanno trascinata. 


Mamma, non piangere se scopri che mi hanno impalata.


Ti diranno che sono stata io, che non ho urlato, che erano i miei vestiti, l’alcool nel sangue. 


Ti diranno che era giusto, che ero da sola. 


Che il mio ex psicopatico avesse delle ragioni, che ero infedele, che ero una puttana. 


Ti diranno che ho vissuto, mamma, che ho osato volare molto in alto in un mondo senza aria. 


Lo giuro, mamma, sono morta combattendo. 


Lo giuro, mia cara mamma, ho urlato forte così come volavo alto. 


Ti ricorderai di me, mamma, saprai che sono stata io a rovinarlo quando avrai di fronte tutti quelli che urleranno il mio nome. 


Perché lo so, mamma, non ti fermerai. 


Ma, per quello che vuoi di più, non legare mia sorella. 


Non rinchiudere le mie cugine, non privare le tue nipoti. 


Non è colpa tua, mamma, non è stata nemmeno mia. 


Sono loro, saranno sempre loro. 


Combatti per le loro ali, quelle ali che mi tagliarono. 


Combatti per loro, che possano essere libere di volare più in alto di me. 


Combatti per urlare più forte di me. 


Possano vivere senza paura, mamma, proprio come ho vissuto io. 


Mamma, non piangere le mie ceneri. 


Se domani sono io, mamma, se non torno domani, distruggi tutto. 


Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima.


Cristina Torres-Cáceres