Macbeth- Atto V
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mercoledì 22 aprile 2020
domenica 31 luglio 2016
Franca Valeri
Per me la tristezza non esiste. E’ solo una pausa per riprender fiato tra una battuta e l’altra. Serve a riordinare le idee, come un sorso di whisky per l’alcolista o la rosa dal gambo lungo per una signora ancien régime.
Franca Valeri
Franca Valeri
Franca Valeri
"La vita in parte si vive, in parte si inventa. Bisogna scegliere cosa ricordare".
— | Franca Valeri Auguri di buon compleanno a Franca Valeri, attrice sceneggiatrice e regista nata a Milano il 31 luglio 1920 |
giovedì 27 marzo 2014
Franca Rame
“C’è un momento della mia infanzia che spesso mi ritorna in mente. Sto giocando con delle compagne di scuola sul balcone e sento mio padre che parla con la mamma: “È ora che Franca incominci a recitare, ormai è grande”. Avevo tre anni.”
— Franca Rame - Una vita all’improvvisa
— Franca Rame - Una vita all’improvvisa
Gigi Proietti
Ringraziamo Iddio, noi attori, che abbiamo il privilegio di poter continuare i nostri giochi d'infanzia fino alla morte, che nel teatro si replica tutte le sere.
- Gigi Proietti
- Gigi Proietti
27 marzo 2014 - Giornata mondiale del Teatro
Oggi, 27 marzo 2014, si celebra la "Giornata mondiale del Teatro". Istituita a Vienna nel 1961 nel IX Congresso mondiale dell'Istituto Internazionale del Teatro su proposta di Arvi Kivimaa a nome del Centro Finlandese, dal 27 marzo 1962 la Giornata è celebrata dagli Istituti Nazionali del Teatro che esistono in tutto il mondo, ai fini di " incoraggiare gli scambi internazionali nel campo della conoscenza e della pratica delle Arti della Scena, stimolare la creazione ed allargare la cooperazione tra le persone di teatro, sensibilizzare l'opinioni pubblica alla presa in considerazione della creazione artistica nel campo dello sviluppo, approfondire la comprensione reciproca per partecipare al rafforzamento della pace e dell'amicizia tra i popoli, associarsi alla difesa degli ideali e degli scopi definiti dall'U. N. E. S.C.O.".
domenica 16 marzo 2014
"Le voci di dentro" di Eduardo De Filippo
“Le voci di dentro” di Eduardo De Filippo
Regia: Toni Servillo, scene Lino Fiorito, costumi Ortensia De Francesco, luci Cesare Accetta, suono Daghi Rondanini, aiuto regia Costanza Boccardi. Una produzione Teatri Uniti / Piccolo Teatro di Milano - Teatro d’Europa / Teatro di Roma. Dop
MODENA Teatro Storchi dal 06 al 09 febbraio 2014
PISA Teatro Verdi 11,12 febbraio 2014
PRATO Teatro Metastasio dal 13 al 16 febbraio 2014
PERUGIA Teatro Morlacchi dal 19 al 23 febbraio 2014
BARI Teatro Petruzzelli dal 25 al 27 febbraio 2014
AVELLINO Teatro Gesualdo dal 28 febbraio al 2 marzo 2014
PADOVA Teatro Verdi dal 4 al 9 marzo 2014
GENOVA Teatro della Corte dall’11 al 16 marzo 2014
TORINO Teatro Carignano dal 18 al 23 marzo 2014
IMOLA Teatro Stignani dall’1 al 6 aprile 2014
CREMONA Teatro Ponchielli 8 e 9 aprile 2014
FERRARA Teatro Comunale dal10 al 13 aprile 2014
RAVENNA Teatro Alighieri dal 14 al 17 aprile 201
VENEZIA Teatro Goldoni dal 23 al 27 aprile 2014
MADRID Teatros del Canal 15,16,17 maggio 2014
TORINO Teatro Carignano dal 27 maggio al 1 giugno 2014
lunedì 3 marzo 2014
Accadde oggi
3 marzo 1875: debutta all'Opéra - Comique di Parigi la "Carmen" di George Bizet. Inizialmente l'opera non ebbe grande successo così che Bizet, morto tre mesi dopo la rappresentazione, non potè vederne la fortuna.
mercoledì 26 febbraio 2014
Andrea Camilleri
"Bisognerebbe far capire che andare a teatro o leggere un libro non è un passatempo: in realtà è anche un passatempo se vogliamo, ma è anche qualcosa di più, cioè a dire un crescere da uomini, da cittadini, un capire il mondo, un conoscere l'infinita quantità di cose che ignoriamo, cioè un continuo arricchimento".
- Lettera aperta di Andrea Camilleri
- Lettera aperta di Andrea Camilleri
martedì 25 febbraio 2014
Teatro dell'opera di Roma. Continua la protesta
Non si ferma l'agitazione sindacale al Teatro dell'Opera di Roma, e per questo forse la prima della Manon Lescaut diretta dal Maestro Riccardo Muti - che dovrebbe andare in scena domani giovedì 27 - salterà.
Tutte le organizzazioni sindacali aderenti a questa protesta -preoccupate per il futuro del teatro - hanno indetto per domani una conferenza stampa al Centro Congressi Cavour contro quello che definiscono " il grave progetto di destrutturazione e declassamento del teatro che ha già portato all'annullamento della prima rappresentazione del dittico di Ravel del 30 gennaio e del Concerto sinfonico corale del 31 gennaio 2014" .
Tutte le organizzazioni sindacali aderenti a questa protesta -preoccupate per il futuro del teatro - hanno indetto per domani una conferenza stampa al Centro Congressi Cavour contro quello che definiscono " il grave progetto di destrutturazione e declassamento del teatro che ha già portato all'annullamento della prima rappresentazione del dittico di Ravel del 30 gennaio e del Concerto sinfonico corale del 31 gennaio 2014" .
La riforma della commedia dell'arte
Goldoni è un professionista del teatro, che vive dei proventi del proprio lavoro e le cui opere sono inserite in un circuito commerciale: andando a teatro e pagando il biglietto il pubblico decreta il maggiore o minore successo delle commedie. Per queste ragioni durante la sua lunga carriera Goldoni si impegna nella riforma della commedia tradizionale, dovendo ottenere il consenso del pubblico, ma sarà anche degli impresari e degli attori, senza l'appoggio dei quali non sarebbe possibile introdurre alcuna novità.
Goldoni affida il suo pensiero sul teatro a due testi del 1750. Ne "Il teatro comico" mette in scena una compagnia teatrale durante le prove di una commedia, illustrando così, con un esempio di teatro nel teatro, i principi della riforma : la sostituzione del canovaccio, in base al quale gli attori improvvisano, con un testo scritto per intero; la presentazione di luoghi e persone reali; la semplificazione della trama, non più costruita su equivoci, scambi di persone ecc. Questi concetti sono ribaditi nella Prefazione alla prima raccolta delle commedie, in cui Goldoni esplicita i suoi modelli di riferimento: il Mondo e il Teatro, cioè la realtà viva e autentica degli uomini e la finzione scenica. La soppressione della maschera è un processo lento, che il commediografio veneziano inizia già nel 1738 con il Momolo cortesan, per cui il protagonista scrive tutti i dialoghi. Allo stesso tempo opera il riscatto delle figure femminili, liberate dalla rigidità del ruolo fisso di servetta: emblema di questo percorso è Mirandolina, protagonista della Locandiera (1753). Goldoni, inoltre, ritrae spesso la borghesia veneziana, in cui il pubblico può riconoscersi; anche il popolo, però, specialmente dalla fine degli anni Cinquanta, diventa fonte di ispirazione: si pensi a Il campiello (1756) o a Le baruffe chiozzotte ( 1760). L'esigenza di realismo fa scegliere a Goldoni il veneziano come lingua privilegiata, tanto più che a Venezia tutti, dai ceti popolari alle classi più colte, si esprimono in dialetto. Ma non mancano testi in cui usa l'italiano o, negli anni trascorsi a Parigi, il francese.
Goldoni affida il suo pensiero sul teatro a due testi del 1750. Ne "Il teatro comico" mette in scena una compagnia teatrale durante le prove di una commedia, illustrando così, con un esempio di teatro nel teatro, i principi della riforma : la sostituzione del canovaccio, in base al quale gli attori improvvisano, con un testo scritto per intero; la presentazione di luoghi e persone reali; la semplificazione della trama, non più costruita su equivoci, scambi di persone ecc. Questi concetti sono ribaditi nella Prefazione alla prima raccolta delle commedie, in cui Goldoni esplicita i suoi modelli di riferimento: il Mondo e il Teatro, cioè la realtà viva e autentica degli uomini e la finzione scenica. La soppressione della maschera è un processo lento, che il commediografio veneziano inizia già nel 1738 con il Momolo cortesan, per cui il protagonista scrive tutti i dialoghi. Allo stesso tempo opera il riscatto delle figure femminili, liberate dalla rigidità del ruolo fisso di servetta: emblema di questo percorso è Mirandolina, protagonista della Locandiera (1753). Goldoni, inoltre, ritrae spesso la borghesia veneziana, in cui il pubblico può riconoscersi; anche il popolo, però, specialmente dalla fine degli anni Cinquanta, diventa fonte di ispirazione: si pensi a Il campiello (1756) o a Le baruffe chiozzotte ( 1760). L'esigenza di realismo fa scegliere a Goldoni il veneziano come lingua privilegiata, tanto più che a Venezia tutti, dai ceti popolari alle classi più colte, si esprimono in dialetto. Ma non mancano testi in cui usa l'italiano o, negli anni trascorsi a Parigi, il francese.
Carlo Osvaldo Goldoni (Venezia, 25 febbraio 1707 – Parigi, 6 febbraio 1793)
Carlo Goldoni nasce nel 1707 a Venezia in una famiglia borghese. Compie i primi studi di grammatica, retorica e filosofia e, nonostante i suoi interessi riguardino il teatro ( legge i comici antichi e segue gli spettacoli della commedia dell'arte), si iscrive a giurisprudenza. Nel 1730 esordisce in teatro con due intermezzi, ma a causa della morte del padre, per provvedere alle proprie necessità economiche, esercita la professione di avvocato. Non abbandona comunque la sua passione per le scene e compie una tournèè con la compagnia Imer. Tra il 1737 e il 1741 diventa direttore del teatro di San Giovanni Crisostomo e nel 1748 firma un contratto con Medebach, capocomico del teatro Sant'Angelo. Ha inizio in questi anni la polemica con Pietro Chiari, che accusa Goldoni di aver decretato la fine della commedia a soggetto in maschera. Nel 1762 si trasferisce a Parigi per dirigere la Comdédie Italienne, ma non trova un ambiente e un pubblico favorevoli alle sue innovazioni. Essendo ancora impegnato con il teatro San Luca di Venezia, mostra una grande versatilità : produce recite a soggetto per il pubblico francese e, partendo dai medesimi temi, testi interamente scritti per le scene veneziane. Grazie all'incarico a corte come precettore ottiene una pensione, che gli viene però revocata con lo scoppio della rivoluzione francese. Muore a Parigi di povertà nel 1793, il giorno prima che venga approvata la reintegrazione del vitalizio.
lunedì 17 febbraio 2014
Grande teatro in onda il lunedì su Rai5
Stasera 17 febbraio alle 21.15 su Rai5 andrà in onda "L'uomo dal fiore in bocca" di Luigi Pirandello, con Vittorio Gassman, Gennaro Di Napoli e la regia di Maurizio Scaparro. A seguire, sempre su Rai5, sarà trasmesso "Cecè", atto unico di Luigi Pirandello con Carlo Giuffrè, Franco Scandurra e Olga Karlatos e la regia di Andrea Camilleri.
110 anni fa esordiva Madame Butterfly di Puccini
« Alle due siamo andati a letto e non posso chiudere occhio; e dire che tutti eravamo tanto sicuri! Giacomo, poverino, non l'abbiamo mai veduto perché non si poteva andare sul palcoscenico. Siamo arrivati in fondo non so come. Il secondo atto non l'ho sentito affatto e, prima che l'opera finisse, siamo scappati dal teatro. »
(una delle sorelle di Puccini, Ramelde, in una lettera al marito)
17 febbraio 1904: 110 anni fa avvenne il clamoroso Fiasco alla Scala di Milano per la prima dell'opera in tre atti di Giacomo Puccini, Madame Butterfly.
(una delle sorelle di Puccini, Ramelde, in una lettera al marito)
17 febbraio 1904: 110 anni fa avvenne il clamoroso Fiasco alla Scala di Milano per la prima dell'opera in tre atti di Giacomo Puccini, Madame Butterfly.
mercoledì 12 febbraio 2014
12 febbraio 1737: viene inaugurato il Teatro San Carlo di Napoli
( Stendhal, sul Teatro San Carlo nel 1817)
Il 12 febbraio 1737, a Napoli venne inaugurato il Real Teatro di San Carlo, più noto come Teatro San Carlo.
E' il più antico teatro d'opera in Europa ancora attivo, nonchè uno dei più capienti teatri all'italiana della penisola. Può ospitare più di duemila spettatori e conta un'ampia platea ( 22x 28x23 m), cinque ordini di palchi disposti a ferro di cavallo più un ampio palco reale, un loggione ed un palcoscenico ( 34x33 m). Data la sua dimensione e struttura, è stato il modello per i successivi teatri d'Europa. Affacciato sull'omonima via e, lateralmente su piazza Trieste e Trento, il teatro, in linea con le altre grandi opere architettoniche del periodo, quali le grandi regge borboniche, fu il simbolo di una Napoli che rimarcava il suo status di grande capitale europea.
lunedì 10 febbraio 2014
Philip Seymour Hoffman
Philip Seymour Hoffman, attore premio oscar scomparso il 2 febbraio a soli 46 anni, aveva interpretato a teatro nel 2012 il ruolo del sessantatreenne Willy Loman in "Morte di un commesso viaggiatore" di Arthur Miller per la regia di Mike Nichols.
mercoledì 29 gennaio 2014
Anton Cechov, le opere
L'attività di Cechov scrittore, oltre al reportage sull'isola Sachalin, si svolse per intero nell'ambito del racconto e del teatro. Fin dal 1880, quando ancora frequentava la facoltà di medicina, Anton Cechov aveva preso a pubblicare brevi racconti umoristici su varie riviste della capitale, tra le quali in particolare "Le schegge", diretta da N. A. Lejkin, cui contribuì assiduamente dal 1882 al 1887. Nel 1881 si era cimentato per la prima volta nella composizione drammatica, completando la stesura di un interminabile dramma in quattro atti, che sperò invano di far rappresentare al Teatro Malyi, e che venne pubblicato postumo e privo di titolo nel 1920. A partire dal 1884 Cechov prese a raccogliere in volume i racconti che era andato pubblicando con crescente successo: i primi due volumi - Le fiabe di Melpomene (1884) e Racconti variopinti ( 1886) - recano ancora lo pseudonimo di Antoscia Cechontè dietro il quale egli si era fino ad allora trincerato; ma già il terzo volume - Nel crepuscolo (1887), che gli varrà il Premio Puskin dell'Accademia Imperiale delle Scienze - reca il suo vero nome, così come lo recheranno l'unico romanzo che egli scrisse ( Una caccia tragica), e da allora in poi tutta la copiosissima produzione di racconti che lo rese celebre sia presso il vasto pubblico che nei circoli letterari, e nel cui ambito vanno citati almeno - per gli echi autobiografici e per la rilevanza dei contenuti, oltre che per le qualità poetiche - La steppa( 1887), La corsia n. 6 (1892), La mia vita (1892), Una storia noiosa (1893), La casa col mezzanino (1895), La signora col cagnolino (1898), Il vescovo (1902).
Al teatro , dopo la non compiuta esperienza del 1881, Cechov tornò nel 185 con un atto unico - Sulla via maestra - tratto da un proprio racconto, ma bocciato dalla censura zarista che ne definì le vicende "lugubri e sordide", cui seguirono sette atti unici (l'ultimo è del 1892, e i più noti sono Il canto del cigno e il monologo Il tabacco fa male!) e sei composizioni maggiori in quattro atti.
La carriera teatrale di Cechov fu la più contrastata di quella del narratore, e gli fu causa di molte delusioni che concorsero ad aggravare le sue condizioni di salute. Ivanov, il suo primo lavoro in quattro atti che giunse alle scene, cadde nel 1887 al teatro Kors di Mosca, e si impose solo in una nuova stesura, presentata al Tatro Aleksandrinskij di Pietroburgo l'anno seguente. Irrimediabile invece risultò l'insuccesso di Liesci (1889), dopo il quale Cechov esitò a lungo prima di riaccostarsi al teatro con opere di maggior respiro che non l'atto unico. Ci riprovò comunque nel 1896, presentando all'Aleksandrinskij di Pietroburgo Il gabbiano, letteralmente subissato dal pubblico che si aspettava un'opera comica e che non era riuscito a liberarsi dall'equivoco: violenta e amarissima la delusione di Cechov, che si ripropose di non scrivere più per il teatro. Ma nel 1898, quando Stanislavskij e Nemirovic- Dancenko fondarono il Teatro dell'Arte, Il gabbiano fu ripreso e il suo clamoroso successo - 17 dicembre 1898 - segnò la definitiva affermazione della drammaturgia cechoviana, determinò le sorti del Teatro d'Arte, e costituisce dunque una delle date più importanti e significative della storia del teatro moderno. Ancora al Teatro d'Arte di Stanislavskij e Nemirovic - Dancenko sono legati i tre ultimi capolavori di Cechov: Zio Vania, scritto nel 1897 e approdato al Teatro d'Arte nel 1899 dopo un battesimo in provincia, Le tre sorelle (1901) e Il giardino dei ciliegi (1904) che al Teatro d'Arte ebbero invece la loro prima rappresentazione assoluta.
Cechov legge Il gabbiano agli attori del Teatro d'Arte di Mosca
Al teatro , dopo la non compiuta esperienza del 1881, Cechov tornò nel 185 con un atto unico - Sulla via maestra - tratto da un proprio racconto, ma bocciato dalla censura zarista che ne definì le vicende "lugubri e sordide", cui seguirono sette atti unici (l'ultimo è del 1892, e i più noti sono Il canto del cigno e il monologo Il tabacco fa male!) e sei composizioni maggiori in quattro atti.
La carriera teatrale di Cechov fu la più contrastata di quella del narratore, e gli fu causa di molte delusioni che concorsero ad aggravare le sue condizioni di salute. Ivanov, il suo primo lavoro in quattro atti che giunse alle scene, cadde nel 1887 al teatro Kors di Mosca, e si impose solo in una nuova stesura, presentata al Tatro Aleksandrinskij di Pietroburgo l'anno seguente. Irrimediabile invece risultò l'insuccesso di Liesci (1889), dopo il quale Cechov esitò a lungo prima di riaccostarsi al teatro con opere di maggior respiro che non l'atto unico. Ci riprovò comunque nel 1896, presentando all'Aleksandrinskij di Pietroburgo Il gabbiano, letteralmente subissato dal pubblico che si aspettava un'opera comica e che non era riuscito a liberarsi dall'equivoco: violenta e amarissima la delusione di Cechov, che si ripropose di non scrivere più per il teatro. Ma nel 1898, quando Stanislavskij e Nemirovic- Dancenko fondarono il Teatro dell'Arte, Il gabbiano fu ripreso e il suo clamoroso successo - 17 dicembre 1898 - segnò la definitiva affermazione della drammaturgia cechoviana, determinò le sorti del Teatro d'Arte, e costituisce dunque una delle date più importanti e significative della storia del teatro moderno. Ancora al Teatro d'Arte di Stanislavskij e Nemirovic - Dancenko sono legati i tre ultimi capolavori di Cechov: Zio Vania, scritto nel 1897 e approdato al Teatro d'Arte nel 1899 dopo un battesimo in provincia, Le tre sorelle (1901) e Il giardino dei ciliegi (1904) che al Teatro d'Arte ebbero invece la loro prima rappresentazione assoluta.
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