"Qui vivono per sempre gli occhi che furono chiusi alla luce perché tutti li avessero aperti per sempre alla luce” — Giuseppe Ungaretti, Per i morti della Resistenza
“Tornano in alto ad ardere le favole. Cadranno colle foglie al primo vento. Ma venga un altro soffio, ritornerà scintillamento nuovo.” Giuseppe Ungaretti, Stelle, da "Sentimento del tempo", 1927
Giuseppe Ungaretti nasce nel 1888 ad Alessandria d'Egitto. Dopo i primi studi, insoddisfatto dell'ambiente culturale della città. nel 1912 si trasferisce a Parigi: qui conosce i principali artisti e letterati del periodo e frequenta la Sorbona, pur senza laurearsi. Alla vigilia della Prima Guerra Mondiale si sposta in Italia, dove si arruola volontario: mandato a combattere sul Carso, durante le pause dei combattimenti scrive le poesie del Porto Sepolto. Terminato il conflitto, lavora come corrispondente da Parigi per il quotidiano fascista "Il popolo d'Italia". Dopo il trasferimento a Roma, entra a far parte del vivace ambiente culturale della città e nel 1936 accetta l'incarico come insegnante di lingua e letteratura italiana all'università di San Paolo del Brasile. Nel 1942 torna in Italia e ottiene una cattedra analoga all'università di Roma. Nel secondo dopoguerra la fama di Ungaretti cresce sempre di più e gli fa ottenere diversi riconoscimenti. Muore a Milano nel 1970, dopo un viaggio negli Stati Uniti. Di animo profondamente religioso, Ungaretti ritiene che compito della poesia sia esprimere il mistero celato nell'universo in ciascun uomo e che solo un rigoroso e paziente "lavoro" letterario possa dare voce alla realtà. Egli considera inoltre la poesia come una "traduzione" della vita profonda dell'anima, in cui gli eventi biografici si riflettono per trasformarsi in sentimenti ed emozioni. L'Allegria . Il primo nucleo dell'opera, pubblicata nel 1919, è costituito dalle poesie scritte durante i combattimenti sul Carso e pubblicate nel 1916 con il titolo "Il Porto Sepolto". Continuamente rimaneggiata e modificata, la raccolta assume il titolo attuale (L'Allegria) nel 1931, mentre l'edizione definitiva è del 1942: settantaquattro liriche sono suddivise in cinque sezioni, che sostanzialmente rispettano l'ordine cronologico di composizione. Per di più, di ciascuna poesia sono indicati il luogo e la data di composizione, quasi a sottolineare l'intento diaristico dell'opera. Il significato del titolo rimanda all' " attaccamento alla vita" che l'uomo scopre quando si trova vicino alla morte; e fra i temi della raccolta, centrale è quello della guerra, vista come caos e orrore. Importante è anche il sentimento di profonda fratellanza con gli altri uomini, oltre che il valore rivelatore della poesia, che sola permette di esprimere la verità profonda dell'anima. Ungaretti ritocca continuamente le proprie liriche, con un paziente labor limae che procede nella direzione dell'essenzialità. Le sue poesie sono brevi, la sintassi è semplificata, la punteggiatura abolita. Innovativo è anche l'uso del verso libero, di solito molto breve o addirittura costituito da una sola parola. Da notare, comunque, che spesso i versicoli ungarettiani si succedono in modo tale da ricordare l'andamento ritmico dei versi tradizionali. Sentimento del tempo ( 1933) a detta dello stesso autore, è scandita in due parti: la prima, dedicata alla scoperta di Roma e all'estate, la seconda alla fragilità dell'uomo. Suddivisa in sette sezioni, affronta, sebbene in toni più pacati, gli stessi motivi esistenziali dell'Allegria: la solitudine, la pena di vivere, la presenza della morte, l'angoscia e la speranza. Diversamente dalla precedente raccolta, qui ci sono una ripresa delle strutture metriche tradizionali, una versificazione più larga e distesa ( anche con un ritorno all'endecasillabo). Il lessico è "alto"e la sintassi è resa più complessa dall'uso dell'analogia. Il Dolore (1947), terzo "capitolo" della "biografia" di Ungaretti, è una raccolta costituita da sole sedici poesie, suddivise in sei sezioni e composte fra il 1937 e il 1946, dopo la morte del fratello e del figlio. Ma oltre al dolore privato, c'è anche l'eco del dolore pubblico dovuto alla Seconda Guerra Mondiale. Nonostante gli eventi funesti che le ispirano, le liriche approdano a una dimensione metafisico-religiosa, a un dialogo con Dio. Dal punto di vista stilistico, come nel Sentimento del Tempo, il linguaggio è "alto" e classicamente sostenuto.
“Scompare a poco a poco, amore, il sole ora che sopraggiunge lunga sera. Con uguale lentezza dello strazio farsi lontana vidi la tua luce per un non breve nostro separarci.” Giuseppe Ungaretti, La tua luce(1968)
Il vero amore è come una finestra illuminata in una notte buia. Il vero amore è una quiete accesa. Giuseppe Ungaretti, Silenzio in Liguria, in "Sentimento del tempo"
“Ci si accorge dell’azzurro - è verità - quando l’amore non può essere che malinconia, quando ogni luogo pare non ospitare più se non malinconia.” — Giuseppe Ungaretti, Un grido e Paesaggi
Santa Maria La Longa il 26 gennaio 1917 M'illumino d'immenso
Santa Maria La Longa, monumento dedicato a Ungaretti Mattina è costituita da una sinestesia, che riproduce un'esperienza quotidiana e insieme straordinaria (anche per le circostanze drammatiche in cui è vissuta): un'esperienza di illuminazione e di immensità, indotta dalla luce mattutina del sole, un canto di gioia alla vita, un'inno alla creazione divina. La matrice religiosa è di primaria importanza: l'infinità dello spazio, che si manifesta al poeta e nel poeta in forma di luce, coinvolgendolo e riassorbendolo in sé, sembra richiamare il Paradiso di Dante e la sua teologia della luce. La lirica, nella sua prima versione, era intitolata Cielo e mare e si presentava in forma meno sintetica e incisiva: M'illumino d'immenso con un breve moto di sguardo Il complemento indiretto limitava la forza espressiva dei primi due versi. Al contrario, la stesura definitiva è memorabile per l'estrema concisione verbale (due sole parole: un verbo e un aggettivo sostantivato) capace di riprodurre un'indefinita ampiezza concettuale. I due termini sono inoltre legati a livello fonico tramite l'allitterazione delle nasali e l'assonanza i-o, e a livello metrico tramite l'enjambement che unisce i due trisillabi, ed è frutto della divisione in due versi di un settenario, procedimento che ricorre spesso nelle liriche di Ungaretti.