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mercoledì 9 luglio 2014

Storie d'amore

« Devo dire che mi ha dato moltissimo: mi ha aiutato a uscir fuori dai valori della borghesia, a guardarli con un occhio critico, con un occhio più sagace. Mi è stata accanto nei momenti più difficili della mia esistenza, al tempo della discriminazione razziale, durante gli anni più duri della guerra e dell'occupazione tedesca. In cambio le ho dato sicurezza. Nel '36 era una ragazza con cui la vita non era stata clemente. Da allora in poi, a tutt'oggi, ha potuto fare tutto quello che ha voluto: non ha più avuto bisogno di lavorare per vivere. E credo che questo, per uno scrittore, sia moltissimo. »
- Alberto Moravia su Elsa Morante

domenica 6 luglio 2014

(Lettera di Frida Kahlo a Diego Rivera - Città del Messico 12 settembre 1939. Mai spedita)

(Lettera di Frida Kahlo a Diego Rivera - Città del Messico 12 settembre 1939. Mai spedita)
"La mia notte mi strema. Sa bene che mi manchi e tutta la sua oscurità non basta a nascondere quest’evidenza che brilla come una lama nel buio, la mia notte vorrebbe avere ali per volare fino a te, avvolgerti nel sonno e ricondurti a me. Nel sonno mi sentiresti vicina e senza risvegliarti le tue braccia mi stringerebbero. La mia notte non porta consiglio. La mia notte pensa a te, come un sogno a occhi aperti. La mia notte si intristisce e si perde. La mia notte accentua la mia solitudine, tutte le solitudini. Il suo silenzio ascolta solo le mie voci interiori. La mia notte è lunga, lunga, lunga. La mia notte avrebbe paura che il giorno non appaia più ma allo stesso tempo la mia notte teme la sua apparizione, perché il giorno è un giorno artificiale in cui ogni ora vale il doppio e senza di te non è più veramente vissuta. La mia notte si chiede se il mio giorno somiglia alla mia notte. Cosa che spiegherebbe la mia notte, perché tempo anche il giorno. La mia notte ha voglia di vestirmi e di spingermi fuori per andare a cercare il mio uomo. Ma la mia notte sa che ciò che chiamano follia, da ogni ordine, semina-disordine, è proibito. La mia notte si chiede cosa non sia proibito. Non è proibito fare corpo con lei, questo, lo sa, ma si irrita nel vedere una carne fare corpo con lei sul filo della disperazione. Una carne non è fatta per sposare il nulla. La mia notte ti ama fin nel suo intimo, e risuona anche del mio. La mia notte si nutre di echi immaginari. Essa, può farlo. Io, fallisco. La mia notte mi osserva. Il suo sguardo è liscio e si insinua in ogni cosa. La mia notte vorrebbe che tu fossi qui per insinuarsi anche dentro di te con tenerezza. La mia notte ti aspetta. Il mio corpo ti attende. La mia notte vorrebbe che tu riposassi nell’incavo della mia spalla e che io riposassi nell’incavo della tua. La mia notte vorrebbe essere spettatrice del mio e del tuo godimento, vederti e vedermi fremere di piacere. La mia notte vorrebbe vedere i nostri sguardi e avere i nostri sguardi pieni di desiderio. La mia notte vorrebbe tenere fra le mani ogni spasmo. La mia notte diventerebbe dolce. La mia notte si lamenta in silenzio della sua solitudine al ricordo di te. La mia notte è lunga, lunga, lunga. Perde la testa ma non può allontanare la tua immagine da me, non può dissipare il mio desiderio. Sta morendo perché non sei qui e mi uccide. La mia notte ti cerca continuamente. Il mio corpo non riesce a concepire che qualche strada o una qualsiasi geografia ci separi. Il mio corpo diventa pazzo di dolore di non poter riconoscere nel cuore della notte la tua figura o la tua ombra. Il mio corpo vorrebbe abbracciarti nel sonno. Il mio corpo vorrebbe dormire in piena notte e in quelle tenebre essere risvegliato al tuo abbraccio. La mia notte urla e si strappa i veli, la mia notte si scontra con il proprio silenzio, ma il tuo corpo resta introvabile. Mi manchi tanto, tanto. Le tue parole. Il tuo colore.
Fra poco si leverà il sole."

martedì 3 giugno 2014

Storie d'amore

« Caro Signor Rossellini,
ho visto i suoi film Roma città aperta e Paisà e li ho apprezzati moltissimo. Se ha bisogno di un'attrice svedese che parla inglese molto bene, che non ha dimenticato il suo tedesco, non si fa quasi capire in francese, e in italiano sa dire solo 'ti amo', sono pronta a venire in Italia per lavorare con lei.
Ingrid Bergman »


Lettere a Milena

Se tu volessi venire da me, se dunque volessi abbandonare tutto il mondo per scendere da me...non dovresti scendere, bensì sorpassare in modo sovrumano te stessa, in alto, oltre te stessa, talmente che dovresti forse dilaniarti, precipitare, scomparire (certo anche io con te). E tutto ciò per arrivare in un punto che non ha niente di allettante.
....
Ciò che tu sei per me, Milena, per me al di là di tutto il mondo in cui viviamo, non è detto nei quotidiani brandelli di carta che ti ho scritto.
....
Decisiva è la mia incapacità di arrivare al di là delle lettere...e decisiva è la voce irresistibilmente forte, come dire la voce tua che mi esorta a stare zitto.
....
Domenica saremo insieme, cinque, sei ore, troppo poco per parlare, abbastanza per tacere, per tenerci per mano, per guardarci negli occhi.

Franz Kafka - Lettere a Milena


giovedì 22 maggio 2014

Victor-Marie Hugo (Besançon, 26 febbraio 1802 – Parigi, 22 maggio 1885)

Quando due anime infine si sono trovate, si sono scoperte compatibili e complementari, hanno compreso di essere fatte l'una per l'altra, di essere, dunque, simili, si stabilisce tra loro per sempre un legame, ardente e puro, proprio come loro, un legame che inizia sulla terra e continua per sempre nei cieli. É questo l'amore che tu ispiri in me.
(Victor Hugo ad Adèle Foucher , 1821)

mercoledì 30 aprile 2014

Lettera di Pio La Torre alla moglie Giuseppina

E' stata una lotta magnifica che tu hai affrontato tanto serenamente ed ora il nostro bimbo è una realtà viva e palpitante. Tutta la realtà nel suo sviluppo è una lotta continua di cui il protagonista in funzione attiva è ciò che nasce e che si vuole affermare. Lungo e doloroso è stato il parto attraverso cui nostro figlio è venuto alla luce. Nella stessa notte del 9 novembre all'Assemblea Regionale Siciliana si svolgeva una battaglia pure lunga e penosa a conclusione della quale veniva partorito un articolo importante della legge per la riforma agraria della Sicilia. Può essere simbolica l'eventuale coincidenza di un fatto che di per sé è tanto importante ma, a parte l'eventuale coincidenza, una cosa è chiara: nostro figlio è frutto di volontà, gioia, energia e di sacrifici. Egli è una forza nuova che si afferma, così, attraverso una lunga lotta dei contadini siciliani che incominciano a conquistare, palmo a palmo, la terra da lavorare. Noi, con i nostri ideali, siamo protagonisti di ambedue gli eventi. E proprio perché siamo protagonisti anche del nostro evento, la lotta dei contadini, di tutto il popolo per la terra e la libertà, che la nascita di nostro figlio è considerata dal nostro partito e dai nostri compagni più cari un grande evento. Noi dobbiamo essere orgogliosi di ciò. Qualche giorno prima che Filippo vedesse la luce tu mi scrivevi che la sua venuta avrebbe rappresentato un nuovo poderoso elemento di forza e di resistenza per noi. Siamo in tre a lottare, nostro figlio sta a dirci che nonostante tutto si va avanti. Ciò che deve nascere, viene alla luce e ciò che deve affermarsi finisce col vin­cere. Con questa certezza, in ogni momento potremo vin­cere ogni debolezza ed ogni eventuale smarrimento. Quando ti sentirai sola, potrai abbracciare il nostro bimbo. Quando mi sentirò preso dallo sconforto penserò più intensamente a te ed al nostro piccolo tesoro, e mi convincerò che la vita prevale sulla morte, e ciò che è nuovo distrugge ciò che è già invecchiato, e che alla fine nella storia prevale la verità.

(Lettera di Pio La Torre, segretario regionale del PCI siciliano, assassinato il 30 aprile 1982 a causa del suo forte impegno contro le mafie, alla moglie Giuseppina)

lunedì 28 aprile 2014

Antonio Gramsci, lettera alla moglie

"Mia carissima, vorrei baciarti gli occhi, per asciugare le lacrime che mi pare di vedere, che mi pare di sentire sulle mie labbra, come altre volte, quando la mia cattiveria ti ha fatto piangere. Ci facciamo male, ci tormentiamo a vicenda, perché siamo lontani l’uno dall’altra e non possiamo vivere così."
Antonio Gramsci, lettera alla moglie Julca (6 Marzo 1924)

lunedì 24 marzo 2014

Dario Fo e Franca Rame

E' mancata tra le mie braccia, talmente bella da intimidirmi.
Lei era in camera che mi faceva la valigia e come al solito mi sgridava, mi diceva che sono distratto e imbranato. Poi la sua voce si è affievolita, sono andato in camera e l'ho trovata sul letto che ansimava. Le ho fatto la respirazione bocca a bocca. Non so per quanto tempo, so solo che quando se n'è andata avevo il suo volto tra le mani, come in tutti i sessant'anni passati insieme.
- Dario Fo su Franca Rame






Dario Fo

Non ho la ricetta del matrimonio perfetto. Se ce l’avessi, l’avrei lanciata sul mercato. Io e Franca siamo stati fortunati. Di crisi ce ne sono state, ne abbiamo avute di continuo. Molte però sono liti che prevedono solo quattro risate. È difficile dire cosa serve per una buona convivenza, non ci sono ricette. Forse, nel nostro caso, l’aver fatto lo stesso mestiere ha aiutato.La riuscita di un rapporto d’amore è un fatto misterioso, sempre sorprendente, non c’è una legge. Credo che nel nostro caso, il successo della nostra unione sia aver diviso responsabilità ed aver condiviso progetti da realizzare. Se non si producono battaglie insieme, è difficile reggere.” 
-Dario Fo



venerdì 21 marzo 2014

La vita è bella

In "La vita è bella" il film  che cosa svela del vostro privato? 
"I due si innamorano con un colpo di fulmine, preceduto da molti indizi. Lei gli cade tra le braccia, lui le dice "Buongiorno principessa". La gente - donne, uomini e bambini - ora mi ferma per strada, e dice: " Buongiorno principessa". Due parole dedicate a me da Roberto".
- Nicoletta Braschi







venerdì 14 febbraio 2014

Storie d'amore

Erano passati quasi vent' anni da quando si erano lasciati. Alain Delon venne avvertito della morte improvvisa di Romy e si precipitò da lei. Non le aveva mai scritto una lettera. Quel giorno volle restare per diverse ore da solo con la donna che aveva sempre amato (anche se avevano vissuto assieme solo cinque anni). Le scrisse :"Ti guardo dormire. Sono accanto a te, sei vestita di una lunga tunica nera e rossa, ricamata sul petto. Sono fiori, credo, ma non li guardo. Ti dico addio, il più lungo degli addii, mia Puppelé . È così che ti chiamavo, "Piccola bambola" in tedesco. Non guardo i fiori ma il tuo viso e penso che sei bella, e che forse non lo sei mai stata così tanto. Per la prima volta nella mia vita - e nella tua - ti vedo serena, in pace. Come sei calma, come sei bella. Sembra che una mano abbia dolcemente cancellato dal tuo viso tutte le angosce"

"Il compleanno" di Marc Chagall

“Non ti muovere. Resta ferma dove sei…”.
Ho ancora i fiori tra le mani. Non so dove metterli. Vorrei immergerli nell’acqua. Potrebbero appassire. Ma, ben presto, me ne dimentico.
Ti sei gettato sulla tela, che trema fra le tue mani. Premi i colori dai tubetti e intingi i pennelli: rosso, bianco, nero, blu. E mi trascini nel torrente dei colori. Ad un tratto, mi sollevi da terra, e tu stesso prendi slancio con un piede, come se la stanzetta fosse troppo angusta per te. T’innalzi e ti distendi, fluttuando fino al soffitto. La tua testa gira intorno alla mia. Sfiori le mie orecchie sussurrando qualcosa…
Ascolto la melodia della tua voce dolce e grave. Perfino nei tuoi occhi intendo quel canto e tutti e due insieme, lentamente, ci solleviamo sulla camera adorna e ci involiamo. Arriviamo alla finestra e vogliamo attraversarla.
Fuori ci chiamano le nuvole e il cielo blu. I muri con tutti i miei scialli variopinti girano intorno a noi e ci fanno girare la testa. Ora voliamo abbracciati nel cielo e i campi di fiori, le case, i tetti, i cortili e la chiese sembrano galleggiare sotto di noi…
“Ti piace il mio quadro?”. Ecco che torni improvvisamente sulla terra.
Guardi la tua tela, mi guardi. Ti allontani dal cavalletto, ti riavvicini.
“C’è ancora molto da fare? Non potresti lasciarlo così? Dove puoi ancora ritoccarlo?”. Parli con te stesso. Aspetti e hai paura di ciò che andrò a dire.
“Oh! È bello. È bello come ti sei involato… Lo chiameremo ‘Il Compleanno’!”.
Il tuo cuore si placa.
“Tornerai domani? Prenderò un’altra tela e ci involeremo…”.

Bella Chagall, nel Diario sentimentale, descrive la genesi del dipinto ‘Il Compleanno’ di Marc Chagall


Storie d'amore

"Ha una bella nuca, potrebbe fare del cinema". Così disse, nel 1957, Michelangelo Antonioni dalla cabina di regia, il giorno in cui conobbe l'attrice Monica Vitti mentre lei stava doppiando Dorian Gray ne "Il grido".






Storie d'amore

Anaïs, sei stata tu a dare il via allo scorrere della linfa. Non sono più responsabile di ciò che dico e che faccio. Ascolta, riceverai la lettera e forse ne resterai delusa. È un così piccolo frammento di quello che avrei da dirti, e ancora mi manca il coraggio che dovrei avere. Perché, accidenti, perché? Tu mi hai dato il permesso. Ma te l’aspetti tutto quello che ho da dirti? Mi hai letto tutti i tuoi appunti – sì, sì c’è differenza fra ciò che dico e ciò che faccio, diciamo che c’era. Anaïs, vengo di continuo interrotto. Cercherò di continuare a casa. La gente intorno si incuriosisce del fatto che molto spesso io sia qui intento a scrivere. Pensano che io sia uno che va in cerca di punizioni. Mi chiedono perché non me ne vado a casa. Anaïs, potrei restare qui tutta la notte a scriverti. Ti ho continuamente davanti agli occhi, il capo chino, le lunghe ciglia abbassate. E mi sento umilissimo. Non capisco perché tu abbia dovuto scegliere me, non riesco a venirne a capo. Ma non ho voglia di andare troppo a fondo. Mi hai messo il fuoco dentro e adesso non potrò più essere quello che ero, semplicemente tuo amico. Ma sono mai stato soltanto tale? Ho l’impressione che fin dal primissimo inizio, da quando ho aperto l’uscio e mi hai porto sorridendo la mano, io sono rimasto preso, ero tuo. Anche June l’ha avvertito. Ha detto subito che eri innamorata di me o che io lo ero di te. Ma per quanto mi riguardava non ignoravo che fosse amore. Parlavo di te con calore, senza riserve. Henry
Henry Miller a Anaïs Nin



Storie d'amore

Yalta, 26 aprile 1901
Cara Olguccia!
Io arriverò i primi giorni di maggio. Non appena ricevi il telegramma, va' subito all'albergo « Dresden » e informati se è libera la stanza n. 45 cioè, in altre parole, fissa una qualsiasi stanzuccia a buon mercato...
Se mi dai parola che non ci sarà a Mosca anima viva che sappia del nostro matrimonio, finché non avrà avuto luogo, allora ti sposo il giorno stesso del mio arrivo. Non so perché, ho una paura terribile degli sposalizi, delle congratulazioni, dello champagne che bisogna tenere in mano e nello stesso tempo sorridere con aria vaga. Dalla chiesa vorrei andare non a casa, ma partire direttamente per Zvenigorod. Oppure sposarci a Zvenigorod. Pensaci, pensaci, tesoro! Sei ben una donna giudiziosa tu, dicono.
A Yalta il tempo è piuttosto lurido. Vento furioso. Le rose fioriscono, ma poco; ma più in là avranno una ricca fioritura. I giaggioli sono splendidi.
Ho tutto in ordine, tutto, all'infuori d'una sciocchezzuola: la salute...
T'abbraccio, Olguccia.
Antòn Cechov


Storie d'amore

"La mia vita non appartiene a me solo. Voi siete sempre me, l'essere stesso del mio essere, il cuore del mio cuore".
(Jean Paul Sartre in una lettera a Simone de Beauvoir)






Storie d'amore

"Dino, provo qualcosa di tanto forte che non so come lo reggerò...Sei tu che mi squassi così? Che cosa m'hai messo nelle vene? E sempre ho negli occhi quella strada col sole, il primo mattino, le fonti dove m'hai fatto bere, la terra che si mescolava ai nostri baci, quell'abbraccio profondo della luce. Dove sei, che mi sento così strappata a me stessa? Mi chiami, o m'hai dimenticata? Oh ti voglio, non ti lascerò ad altri, non sarò d'altri, per la mia vita ti voglio e per la mia morte, Dino, dopo questo non si può esser più nulla, oh, sapere che anche tu lo senti, che rantoli anche tu così....
Mi aspetti, dimmi, mi aspetti, vero? Saremo soli sulla terra. Bruceremo. Hai visto che siamo vergini, che qualcosa non ci fu mai strappato? Per noi. Più a fondo, ci mescoleremo allo spazio, prendimi, tiemmi, io non ti lascio, bruceremo.
Dimmi che mi manca così il respiro perchè mi chiami, perchè mi vuoi...
- Sibilla Aleramo a Dino Campana, "Un viaggio chiamato amore"




Storie d'amore

Nilde Iotti, in un momento di particolare sconforto, gli scrisse: "Forse è bene troncare il nostro rapporto perchè i problemi che esso crea sono tanti e troppo grandi". Ma Palmiro Togliatti tagliò corto, via lettera: "Non ti lascio nemmeno per il partito"







Storie d'amore

"Al primo incontro, mi bastò un suo sguardo per amarla profondamente i successivi trentacinque anni"
( Marc Chagall, parlando di sua moglie Bella Rosenfeld)






giovedì 13 febbraio 2014

Storie d'amore

Quando si conobbero, lei che aveva 21 anni disse di lui: "Sembra un fachiro, somiglia a Gandhi. E' tutt'occhi, occhi profondi, inquieti, indagatori".
Lui, 22 anni, disse di lei: "E' un peperino piccolo piccolo, mi piace tanto, mi fa tanto ridere".
Insieme hanno trascorso mezzo secolo . Sono Federico Fellini e Giulietta Masina.