Yalta, 26 aprile 1901
Cara Olguccia!
Io arriverò i primi giorni di maggio. Non appena ricevi il telegramma, va' subito all'albergo « Dresden » e informati se è libera la stanza n. 45 cioè, in altre parole, fissa una qualsiasi stanzuccia a buon mercato...
Se mi dai parola che non ci sarà a Mosca anima viva che sappia del nostro matrimonio, finché non avrà avuto luogo, allora ti sposo il giorno stesso del mio arrivo. Non so perché, ho una paura terribile degli sposalizi, delle congratulazioni, dello champagne che bisogna tenere in mano e nello stesso tempo sorridere con aria vaga. Dalla chiesa vorrei andare non a casa, ma partire direttamente per Zvenigorod. Oppure sposarci a Zvenigorod. Pensaci, pensaci, tesoro! Sei ben una donna giudiziosa tu, dicono.
A Yalta il tempo è piuttosto lurido. Vento furioso. Le rose fioriscono, ma poco; ma più in là avranno una ricca fioritura. I giaggioli sono splendidi.
Ho tutto in ordine, tutto, all'infuori d'una sciocchezzuola: la salute...
T'abbraccio, Olguccia.
Antòn Cechov
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