domenica 26 gennaio 2014

Prefazione di Primo Levi al suo romanzo- testimonianza "Se questo è un uomo"

Per mia fortuna, sono stato deportato ad Auschwitz solo nel 1944, e cioè dopo che il governo tedesco, data la crescente scarsità di manodopera, aveva stabilito di allungare la vita media dei prigionieri da eliminarsi, concedendo sensibili miglioramenti nel tenor di vita e sospendendo temporaneamente le uccisioni ad arbitrio dei singoli. 
Perciò questo mio libro, in fatto di particolari atroci, non aggiunge nulla a quanto è ormai noto ai lettori di tutto il mondo sull'inquietante argomento dei campi di distruzione. Esso non è stato scritto allo scopo di formulare nuovi capi di accusa; potrà piuttosto fornire documenti per uno studio pacato di alcuni aspetti dell'animo umano. A molti, individui o popoli, può accadere di ritenere, più o meno consapevolmente, che "ogni straniero è nemico". Per lo più questa convinzione giace in fondo agli animi come una infezione latente; si manifesta solo in atti saltuari e incoordinati, e sta all'origine di un sistema di pensiero. Ma quando questo avviene, quando il dogma inespresso diventa premessa maggiore di un sillogismo, allora, al termine della catena, sta il Lager. Esso è il prodotto di una concezione del mondo portata alle sue conseguenze con rigorosa coerenza: finché la concezione sussiste, le conseguenze ci minacciano. La storia dei campi di distruzione dovrebbe venire intesa da tutti come un sinistro segnale di pericolo. 
Mi rendo conto e chiedo venia dei difetti strutturali del libro. Se non di fatto, come intenzione e come concezione  esso è nato fin dai giorni di Lager. Il bisogno di raccontare agli "altri", di fare gli "altri" partecipi, aveva assunto fra noi, prima della liberazione e dopo, il carattere di un impulso immediato e violento, tanto da rivaleggiare con altri bisogni elementari: il libro è stato scritto per soddisfare a questo bisogno; in primo luogo quindi a scopo di liberazione interiore. Di qui il suo carattere frammentario: i capitoli sono stati scritti non in successione logica, ma per ordine di urgenza. Il lavoro di raccordo e di fusione è stato svolto su piano, ed è posteriore.
Primo Levi, Prefazione a "Se questo è un uomo"


La lingua manca di parole per esprimere la demolizione di un uomo

Allora per la prima volta ci siamo accorti che la nostra lingua manca di parole per esprimere quest'offesa, la demolizione di un uomo. In un attimo, con intuizione quasi profetica, la realtà ci si è rivelata: siamo arrivati in fondo. Più già di così non si può andare: condizione umana più misera non c'è, e non è pensabile. Nulla è più nostro: ci hanno tolto gli abiti, le scarpe, anche i capelli; se parleremo, non ci ascolteranno, e se ci ascoltassero, non ci capirebbero. Ci toglieranno anche il nome: e se vorremo conservarlo, dovremo trovare in noi la forza di farlo, di fare si che dietro al nome, qualcosa ancora di noi, di noi quali eravamo, rimanga. 
Primo Levi, "Se questo è un uomo"
                                                   




Considerate se questo è un uomo


Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripeterle ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.

-Primo Levi, versi introduttivi del romanzo "Se questo è un uomo", scritto tra il dicembre 1945 e il gennaio 1947.

Il Memoriale della Shoah

  Mosaico di nomi dedicato a 1.500.000 bambini deportati nel periodo della Shoah creato da Yad Vashem
"Il ricordo è protezione delle suggestioni ideologiche, dalle ondate di odio e sospetti. La memoria è il vaccino culturale che ci rende immuni dai batteri dell'antisemitismo e del razzismo".
- Ferruccio De Bortoli, Presidente della Fondazione Memoriale della Shoah
Il Memoriale della Shoah, situato sotto la Stazione Centrale di Milano, è un progetto nato con il fine di realizzare un luogo di memoria e un luogo di dialogo e incontro tra religioni, etnie e culture diverse.
Sotto il binario21, dove erano caricati e scaricati i treni postali, centinaia di ebrei venivano caricati su vagoni bestiame diretti ai campi di Auschwitz - Birkenau, Mauthausen, Bergen Belsen, Fossoli e Bolzano. Il Memoriale è stato inaugurato il 27 gennaio 2013, è stato promosso dalla Fondazione Memoriale delle Shoah, presieduta da Ferruccio De Bortoli.

I RISULTATI DEL SONDAGGIO DELLA SETTIMANA: IL MIGLIOR FILM DEL 2013

La grande bellezza di Paolo Sorrentino
  72 (35%)
La vita di Adele di Abdellatif Kechiche
  12 (5%)
Philomena di Stephen Frears
  15 (7%)
Still Life di Uberto Pasolini
  5 (2%)
 Blue Jasmine di Woody Allen
  8 (3%)
Gravity di Alfonso Cuarón
  6 (2%)
La migliore offerta di Giuseppe Tornatore
  38 (18%)
La mafia uccide solo d'estate di Pif
  16 (7%)
Spring Breakers di Harmony Korine
  0 (0%)
Django Unchained di Quentin Tarantino
  22 (10%)
Rush di Ron Howard
  8 (3%)
The Master di Paul Thomas Anderson
  0 (0%)
Il Lato Positivo di David O. Russell
  9 (4%)
Lo Hobbit - La desolazione di Smaug di Peter Jackson
  8 (3%)
Miele di Valeria Golino
  2 (0%)
Un castello in Italia di Valeria Bruni Tedeschi
  0 (0%)
Venere in pelliccia di Roman Polanski,
  5 (2%)
Il Grande Gatsby di Baz Luhrmann
  11 (5%)
Educazione Siberiana di Gabriele Salvatores
  17 (8%)


Il senso da dare alla lettura in silenzio e solitudine

"Noi siamo abituati a dare a parole come "silenzio" e "solitudine" un significato di malinconia, negativo. Nel caso della lettura non è così, al contrario quel silenzio e quella solitudine segnano la condizione orgogliosa dell'essere umano solo con i suoi pensieri, capace di dimenticare per qualche ora "ogni affanno".
- Corrado Augias, "Leggere. Perchè i libri ci rendono migliori, più allegri e più liberi"



26 gennaio 1917: Ungaretti compone "Mattina"

Santa Maria La Longa il 26 gennaio 1917

M'illumino 
d'immenso

                                     Santa Maria La Longa, monumento dedicato a Ungaretti

Mattina è costituita da una sinestesia, che riproduce un'esperienza quotidiana e insieme straordinaria (anche per le circostanze drammatiche in cui è vissuta): un'esperienza di illuminazione e di immensità, indotta dalla luce mattutina  del sole, un canto di gioia alla vita, un'inno alla creazione divina. La matrice religiosa è di primaria importanza: l'infinità dello spazio, che si manifesta al poeta e nel poeta in forma di luce, coinvolgendolo e riassorbendolo in sé, sembra richiamare il Paradiso di Dante e la sua teologia della luce.
La lirica, nella sua prima versione, era intitolata Cielo e mare e si presentava in forma meno sintetica e incisiva:

M'illumino 
d'immenso
con un breve 
moto
di sguardo

Il complemento indiretto limitava la forza espressiva dei primi due versi. Al contrario, la stesura definitiva è memorabile per l'estrema concisione verbale (due sole parole: un verbo e un aggettivo sostantivato) capace di riprodurre un'indefinita ampiezza concettuale. I due termini sono inoltre legati a livello fonico tramite l'allitterazione delle nasali e l'assonanza i-o, e a livello metrico tramite l'enjambement che unisce i due trisillabi, ed è frutto della divisione in due versi di un settenario, procedimento che ricorre spesso nelle liriche di Ungaretti.

Perchè i libri ci rendono migliori secondo Corrado Augias

I libri sono per loro natura strumenti democratici e critici: sono molti, spesso si contraddicono, consentono di scegliere e di ragionare. Anche per questo sono sempre stati avversati dal pensiero teocratico, censurati, proibiti, non di rado bruciati sul rogo insieme ai loro autori.
Corrado Augias, "Leggere. Perchè i libri ci rendono migliori, più allegri e più liberi"


sabato 25 gennaio 2014

La pericolosità degli imbecilli

L'imbecillità rappresenta, ahinoi, una risorsa utile per il sistema: se non ci fossero tanti imbecilli in giro non sarebbe così facile trovare un furbone che li seduce. Ecco perchè un imbecille è molto più pericoloso di un mascalzone.
Corrado Augias



Torna "Una notte al museo"

Dalle 20.00 alle 24.00 di oggi, sabato 25 gennaio 2014, tutti i musei e luoghi culturali d'eccellenza statali resteranno aperti al pubblico in occasione del settimo appuntamento di "Una notte al museo", evento promosso dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali.

Mina e le parole di Gaber

Non esiste l'italianità, così come forse non esiste neppure l'Italia. Sugli euro ci abbiamo messo Dante, l'uomo di Leonardo, la Venere di Botticelli e altri simboli di un'Italia che è definitivamente morta. Culturalmente siamo diventati la periferia povera, colonizzata dalla barbarie. Così, in punta di piedi, mi metto dalla parte di Gaber, che amava così tanto questo Paese, da non sentirlo più come suo. Così innamorato dell'Italia e di un'appartenenza che non trovava, da dichiararsi anti- italiano. E, come posso, ricanto le parole della sua ultima canzone: "Mi scusi Presidente, non è colpa sua, ma questa nostra patria non so che cosa sia".
Mina (La Stampa, 01/02/2013)


Seta, di Alessandro Baricco

"Questo non è un romanzo. E neppure un racconto. Questa è una storia. Inizia con un uomo che attraversa il mondo, e finisce con un lago che se ne sta lì, in una giornata di vento. L'uomo si chiama Hervè Joncour. Il lago non si sa. Si potrebbe dire che è una storia d'amore. Ma se fosse soltanto quello, non sarebbe valsa la pena di raccontarla. Ci sono nel mezzo dei desideri, e dei dolori, che sai benissimo cosa sono, ma un nome vero, per dirli, non ce l'hai.."
Alessandro Baricco


La lettera di Virginia Woolf al marito Leonard

Il 28 marzo del 1941, Virginia Woolf si riempì le tasche di sassi e si gettò nel fiume Ouse vicino casa, lasciando una struggente lettera al marito Leonard :
“Carissimo. Sono certa che sto impazzendo di nuovo. Sono certa che non possiamo affrontare un altro di quei terribili momenti. Comincio a sentire voci e non riesco a concentrarmi. Quindi, faccio quella che mi sembra la cosa migliore da fare. Tu mi hai dato la più grande felicità possibile. Sei stato in ogni senso tutto quello che un uomo poteva essere. So che ti sto rovinando la vita. So che senza di me potresti lavorare e lo farai, lo so… Vedi non riesco neanche a scrivere degnamente queste righe… Voglio dirti che devo a te tutta la felicità della mia vita. Sei stato infinitamente paziente con me. E incredibilmente buono. Tutto mi ha abbandonata tranne la certezza della tua bontà. Non posso continuare a rovinare la tua vita. Non credo che due persone avrebbero potuto essere più felici di quanto lo siamo stati noi”



Virginia Woolf

Quando siamo troppo allegri, in realtà siamo infelici. Quando parliamo troppo, in realtà siamo a disagio. Quando urliamo, in realtà abbiamo paura. In realtà, la realtà non è quasi mai come appare. Nei silenzi, negli equilibri, nelle "continenze" si trovano la vera realtà e la vera forza. 
Virginia Woolf

Virginia Woolf, "Una stanza tutta per sé"

“Nell’ozio, nei sogni, la verità sommersa viene qualche volta 

galla”.


Virginia Woolf 




Buon compleanno, Alessandro Baricco!

Alessandro Baricco nasce a Torino il 25 gennaio 1958. Dopo la laurea in filosofia lavora per alcuni anni come copywriter (redattore di testi pubblicitari) e si dedica a studi sulla musica. Nel 1994 fonda la Scuola Holden - dal nome del protagonista  del celebre romanzo del 1951, Il giovane Holden, di Jerome David Salinger - nella quale insegna tecniche di scrittura narrativa. Fra le sue opere: il monologo teatrale Novecento (1994), che racconta la vita di uno straordinario pianista nato su una nave nel 1900 e mai sceso da essa, e i romanzi Castelli di rabbia (1991),Oceano mare (1993) Seta (1996), City (1999) Senza sangue (2002), Questa storia (2005), Emmaus (2009), Mr Gwyn (2011), Tre volte all'alba (2012). La prosa di Baricco, lontanissima da qualunque deformazione sperimentale o espressionistica, è semplice , chiara ed elegante, modellata su una sintassi di tipo paratattico, essenziale e lineare. Lo scopo  è di facilitare la comprensione del lettore, aprendogli le porte, mediante una calcolata seduzione affabulatoria, di una sorta di fiabesco postmoderno: si pensi, in particolare, all'uso delle ripetizioni, che servono a creare, nelle intenzioni dello scrittore, un'atmosfera "magica" di vaga indeterminatezza.

Adeline Virginia Woolf, nata Stephen (Londra, 25 gennaio 1882 – Rodmell, 28 marzo 1941)

"Per secoli le donne hanno avuto la funzione di specchi dal potere magico e delizioso di riflettere la figura dell’uomo ingrandita fino a due volte le sue dimensioni normali. Senza quel potere la terra forse sarebbe ancora tutta giungla e paludi. Le glorie di tutte le nostre guerre sarebbero sconosciute. Staremmo ancora a graffiare la sagoma di un cervo sui resti di ossa di montone e a barattare selci con pelli di pecora o con qualsiasi semplice ornamento attraesse il nostro gusto non sofisticato. Non sarebbero mai esistiti Superuomini o Figli del Destino. Lo Zar o il Kaiser non avrebbero mai portato corone sul capo né le avrebbero perdute. Quale che sia l’uso che se ne fa nelle società civili, gli specchi sono indispensabili ad ogni azione violenta od eroica. E’ questa la ragione per la quale sia Napoleone che Mussolini insistono con tanta enfasi sulla inferiorità delle donne, perché, se queste non fossero inferiori, verrebbe meno la loro capacità di ingrandire. Ciò serve a spiegare in parte la necessità che tanto spesso gli uomini hanno delle donne. E serve anche a spiegare perché gli uomini diventano così inquieti quando vengono criticati da una donna; e come sia impossibile per una donna dire loro questo libro è brutto, questo dipinto è debole, o qualunque altra cosa, senza procurargli molto più dolore e suscitare molta più rabbia di quanta non ne susciterebbe un uomo che facesse la stessa critica.Perché se lei comincia a dire la verità, la figura nello specchio si rimpicciolisce; la capacità maschile di adattarsi alla vita viene sminuita. Come farebbe lui a continuare ad emettere giudizi, a civilizzare indigeni, a promulgare leggi, a scrivere libri, a vestirsi elegante e pronunciare discorsi nei banchetti, se non fosse più in grado di vedere se stesso, a colazione e a cena, ingrandito almeno due volte la stessa taglia? A questo pensavo, mentre riducevo il pane in briciole e giravo il caffè e di tanto in tanto guardavo la gente che passava per strada."

Virginia Woolf, Una stanza tutta per sè


                                            Virginia Woolf, Calle del perdon, Venezia

venerdì 24 gennaio 2014

"Quando parla Gaber. Pensieri e provocazioni per l'Italia di oggi"

"Il razzismo in Italia? Certo che esiste, e non mi piace, mi spaventa, anche se riconosco che l’Italia è molto lunga, il che fa sì che esistano radici culturali diverse, che vanno prese in considerazione. Quarant’anni fa, più o meno, nasceva la televisione e si sosteneva che sarebbe servita ad amalgamare la penisola, a renderla più omogenea. Invece è avvenuto il contrario: l’appiattimento televisivo ha fatto peggiorare l’umanità rendendola forse più intollerante, più superficiale, più egoista". 
( Giorgio Gaber - "Quando parla Gaber", a cura di Guido Harari )


"La luce in fondo al tunnel" di Greta Sollazzo


“Non pensate che l’anoressia sia un capriccio o sia
una malattia semplice da superare, comporta non
solo problemi fisici ma anche mentali"
(Greta Sollazzo, "La luce in fondo al tunnel")


"La luce in fondo al tunnel" è un libro autobiografico in cui l' autrice  si racconta a partire dalla sua tenera età fino ad oggi, soffermandosi a descrivere maggiormente gli anni dell'adolescenza durante i quali attraversa un momento difficilissimo, comune purtroppo a tanti ragazzi e ragazze. Un periodo buio, dal quale ne esce con forza e determinazione mettendo la sua esperienza dolorosa al servizio della scrittura.
Il libro vuole essere di aiuto a tutte le persone che soffrono di disturbi del comportamento alimentare, che  non riescono a trovare una via di salvezza.




Greta Sollazzo nasce a Gioia Tauro (RC) il 3 Novembre 1986, trascorre i suoi anni  a Galatro (RC) dove vive ancora oggi. Dopo aver conseguito, con tanto impegno e costanza, il diploma, si laurea nel 2011 in matematica all’Università della Calabria con sede in Arcavacata di Rende (CS). E’ proprio durante gli anni universitari che scopre la passione per la scrittura. Oggi è  un' affermata insegnante di matematica.

"Memorie di Adriano" di Marguerite Yourcenar

"Animula vagula, blandula, 
Hospes comesque corporis, 
Quae nunc abibis in loca
Pallidula, rigida, nudula,
Nec, ut soles, dabis iocos...."
P. Aelius Hadrianus, IMP.



"Mi sentivo responsabile della bellezza del mondo. Volevo che le città fossero splendide, piene di luce, irrigate d’acque limpide, popolate di esseri umani il cui corpo non fosse deturpato né dal marchio della miseria o della schiavitù, né dal turgore di una ricchezza volgare….” dice di sè Adriano, uomo totalmente immerso nella sua epoca e vicinissimo al tormento dell'uomo di tutti i tempi, nell'accanita ricerca di un'accordo tra la razionalità e la felicità, tra il destino e l'intelligenza.

Edith Wharton (New York, 24 gennaio 1862 – Saint-Brice-sous-Forêt, 11 agosto 1937)

La felicità è un'opera d'arte. Trattatela con cura.
 (da "Il canto delle muse")


“Modigliani, Soutine e gli artisti maledetti. La collezione Netter“ in mostra a Roma



"Modigliani, Soutine e gli artisti maledetti"
Fino al 6 Aprile 2014
Indirizzo:Via del Corso, 320
Via di Montecatini, 18 Roma
Acquisto online: www.ticket.it/modiglianiroma
Email: didattica@arthemisia.it (info didattica)
Sito web: www.mostramodigliani.it
Telefono: +39 06 98373328 infoline
Twitter: https://twitter.com/search?q=%23modigliani
Orario Dal 14 novembre 2013 al 6 aprile 2014
Lun ore 14.00-20.00
Mar-dom ore 10.00-20.00
Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura


Amedeo Modigliani (Livorno, 12 luglio 1884 – Parigi, 24 gennaio 1920)


Quando nel 1906, Amedeo Modigliani, appena ventiduenne, giungeva a Parigi, era già in possesso di una notevole cultura letteraria e artistica. Quest'ultima spaziava soprattutto dall'arte gotica italiana a quella rinascimentale, con particolare riferimento a Simone Martini e a Botticelli, dai quali l'artista  aveva appreso il significato della linea di contorno che definisce l'oggetto rappresentato, lo costruisce e, al tempo stesso, è di per sè mezzo espressivo; di essi adotta anche l'allungamento delle figure, elemento funzionale sia alla continuità lineare che all'idealizzazione del soggetto. Modigliani aveva iniziato i suoi studi pittorici sotto una guida di un allievo di Fattori; in seguito si era iscritto alla "Scuola libera del nudo" dell'Accademia di Firenze e aveva frequentato lo studio di Giovanni Fattori , che aveva convalidato la sua naturale inclinazione al disegno e col quale condivideva le idee sociali. Dal 1903 frequenta la "Scuola del nudo " all'Accademia di Venezia: sono anni di studio intenso , che gli forniscono la base di preparazione tecnica e teorica dalla quale potrà sviluppare la sua personalità artistica. Nel 1906, Modigliani è maturo per recarsi a Parigi ed entrare nel vivo dei problemi artistici di quel periodo. E' un momento fervido di novità, discussioni, creazioni. Nel 1905, al Salon d'Automne, era esplosa la fiammata dei fauves e poco prima dell'arrivo a Parigi di Modigliani, era morto Cezànne, la mostra postuma parigina del 1907, rendendone evidente la grandezza, è una lezione per tutti. Il  1907 è anche l'anno delle Demoiselles d'Avignon, mentre nel 1908 si parla per la prima volta di cubismo. Tutto ciò influisce su Modigliani: dai fauves apprende la carica espressionista del colore, e, da Matisse in particolare, il ritmo della linea sinuosa, da Cezànne  e dal cubismo ricava la forza costruttiva. E' importante anche il suo incontro con Brancusi, il grande scultore rumeno e, più tardi, con un altro scultore, il polacco Lipchitz. Modigliani infatti non è soltanto pittore, ma è anche scultore, anzi la sintesi volumetrica è scultorea anche nelle opere di pittura; il disegno stesso ha la definizione della scultura. Sono degli anni intorno al 1910 alcune mirabili sculture: si tratta di teste fortemente stilizzate, allungatissime e sottili, dal profilo tagliente come la prora di una nave o più compatte e costruite, ma altrettanto stilizzate.

 In queste teste tutto è ridotto all'essenza: dal piano del volto , sfuggente verso i lati, emergono la fronte convessa , il crinale triangolare del naso con la bocca sottostante e, al di sopra, le due arcate sopracciliari formanti una linea unica con il naso, mentre gli occhi sono a mandorla, come nell'arte medievale. Troppo povero per acquistare il materiale per scolpire, Modigliani era costretto a rubare di notte le pietre nei cantieri e le  traversine della metropolitana. Ben presto però dovette smettere (1914- 1915) a causa di una salute declinante che non gli permetteva di sostenere lo sforzo fisico necessario ( era gravemente malato di tubercolosi); d'altra parte, egli non concepiva altro tipo di scultura che quella in pietra. Da questo momento Modigliani intensifica l'attività pittorica, peraltro mai interrotta. Nasce in pochi anni una serie di mirabili ritratti: non sono ritratti di committenti, persone estranee conosciute occasionalmente, ma di persone che gli sono state vicine, che lo hanno amato, che hanno sofferto insieme a lui. 

Le figure sono solidamente costruite con una linea energica e con gli stacchi tonali del colore; apparentemente monotoni, perchè seduti, inerti, si differenziano invece per le acute notazioni psicologiche. Ognuno di essi esprime un'infinita, dolcissima malinconia: la malinconia che Modigliani stesso vede in tutte le cose. Anche  in questi ritratti, come nelle sculture, le forme si allungano "innaturalisticamente", talvolta in maniera incredibile, e si deformano espressionisticamente. La realtà, che pure resta il fondamento della concezione di Modigliani, ne risulta trasfigurata, in una superiore perfezione stilistica  che si trova anche nella serie dei nudi, seduti o , per lo più, languidamente sdraiati come moderne "Veneri" tizianesche, anch'essi costruiti con la linea e il colore, casti proprio per la straordinaria trasfigurazione artistica.



giovedì 23 gennaio 2014

"Amore e Psiche. La favola dell'anima" alla Reggia di Monza

AMORE E PSICHE. La favola dell’Anima
Reggia di Monza
Serrone della Reggia di Monza e Rotonda Appiani (Viale Brianza 1)
24 gennaio – 4 maggio 2014
Orari: Lunedì chiuso; da martedì a domenica 10.00 – 20.00
Biglietti: intero € 10,00; ridotto € 8.00; scuole € 5,00
Info: 0392312185 – info@fondazionednart.it

Giorgio Caproni


Giorgio Caproni nacque a Livorno nel 1912. Vissuto tra Livorno, Genova e Roma, abbinò la professione di insegnante  elementare all'attività poetica. Le sue prime raccolte (Come un'allegria, Ballo a Fontanigorda, Finzioni, Stanze della funicolare), poi confluite ne " Il passaggio di Enea" (1956), si distinguono per la presenza del sonetto, della canzonetta rimata e per un lessico talora indugiante a certo preziosismo. La figura di Enea si pone come la metafora del viaggio, della ricerca di un'autenticità perduta e di un "oltre" trascendente; è il punto simbolico di convergenza di un'esigenza esistenziale, ma anche il referente della difficile ricostruzione dopo le rovine della guerra.
Nella raccolta successiva, "Il seme del piangere" (1959), il tema centrale si ha nel recupero incantato della figura della madre, immaginata come sarebbe stata da giovane e immortalata in quadretti idillici. Essa diventa una giovinetta che  - puntualizza lo stesso Caproni - " assume il volto che è stato capace di darle la leggenda che io mi ero formato di lei, udendo i discorsi in casa e guardando le fotografie". Il titolo "Il seme del piangere" rimanda al Purgatorio dantesco ( XXXI, 45- 46): "udendo le sirene sie più forte/ pon giù il seme del piangere ed ascolta". Caproni interpreta il momento in cui chiede a se stesso la forza di superare il dolore per la morte della madre e di ascoltare le voci interiori che possano innalzarla nel canto poetico.

Un notevole passo in avanti si ha ne "Il muro della terra(1975), una raccolta costituita da un'intensa versificazione epigrammatica che si salda con tematiche molto profonde, come quelle del viaggio e della ricerca di un'identità. Questi toni brevi e sentenziosi si protrarranno nelle successive raccolte "Il franco cacciatore" (1982) e "Il conte di Kevenhüller" (1986), ove, al di là di ogni forma di  acredine e di sarcasmo, il poeta svolge il tema dell'assenza e dell'impossibiltà per l'uomo di un approdo solido nell'effimero della vita, smarrito in un universo ottenebrato dall'assenza di Dio.Notevoli le sue traduzioni di poeti stranieri, soprattutto dal francese, da Baudelaire a Proust, ad Apollinaire, a Celine. La poesia di Caproni si inserisce nei metri e nelle rime della tradizione, recuperando certi moduli stilistici sabiani e superando in parte l'Ermetismo degli anni Trenta. Il l inguaggio poetico resta estraneo all'eccessiva colloquialità crepuscolare come all'oscurità degli ermetici e si distingue - puntualizza lo stesso Caproni in un'intervista (1965)- per "la chiarezza, l'incisività, la franchezza, il sempre crescente orrore per i giochi puramente sintattico o concettuali". Ciò tuttavia non impedisce la presenza di una disciplina formale e di una intrinseca musicalità, dovute al sapiente recupero della metrica tradizionale e alla capacità di conferire al sonetto alti livelli tecnici. Frequente l'impiego degli enjambements, che arricchiscono e movimentano il tessuto ritmico. Non mancano momenti di tensioni analogiche ed evocative.

Marie-Henri Beyle, noto come Stendhal (Grenoble, 23 gennaio 1783 – Parigi, 23 marzo 1842)

La vita reale è soltanto il riverbero dei sogni dei poeti. La vista di tutto ciò che è bello in arte o in natura, richiama con la rapidità del fulmine il ricordo di chi si ama.
( Henri Beyle Stendhal )

Buon compleanno, Jeanne Moreau!


«
 Ogni volta che me la immagino a distanza la vedo che legge non un giornale ma un libro, perché Jeanne Moreau non fa pensare al flirt ma all'amore. »
(François Truffaut)

L'impressionismo di Manet

Édouard Manet (Parigi23 gennaio 1832 – Parigi30 aprile 1883)
il principale esponente del  " gruppo di Batignolles" , il rinnovatore della pittura francese dopo Courbet, l'artista le cui opere suscitavano sdegno e scandalo nel pubblico e nella critica,era in realtà un uomo alieno dalle grandi battaglie. Uscito da una solida famiglia borghese ( era figlio di un magistrato), ambiva a percorrere la normale carriera del pittore nell'alveo della cultura ufficiale e quindi all'interno del Salon. Apparentemente nella sua concezione non c'è niente di rivoluzionario; anzi, le sue opere rivelano con chiarezza la discendenza dai grandi maestri, studiati nei maggiori musei, come il Louvre, gli Uffizi, il Prado, non soltanto nel senso lato per cui esiste sempre una continuità tra passato e presente, ma addirittura nella composizione, al punti da sembrare un imitatore e da essere accusato di scarsa fantasia. Ma il soggetto non è che un pretesto per  i pittori di Batignolles; ciò che conta è la resa di esso, è l'interpretazione  che ne dà l'artista. E in questo Manet apre strade nuove. E' questa l'autentica attualità di Manet, più ancora che l'uso di rappresentare le persone vestite in abiti moderni. Uno dei quadri che suscitarono maggiori polemiche è il  Dèjeuner sur l'herbe, che apparve agli occhi del pubblico e della critica scandalosamente "indecente". Eppure  non soltanto il nudo è uno dei temi più usuali e accettati nell'arte di tutti i tempi, ma la stessa composizione ( una conversazione all'aria aperta fra una donna nuda seduta e due giovani vestiti) deriva da una nota tela del Louvre, il Concerto campestre di Giorgione o di Tiziano, e le pose dei tre personaggi da una stampa raffaellesca, dunque dai classici del '500. Lo scandalo nasceva non dalla scelta del tema, ma dalla trasposizione del fatto in età moderna, lungo le rive di un fiume, come se una giovane donna contemporanea, recatasi a fare una merenda sull'erba ai bordi della Senna, si fosse completamente denudata ( le vesti giacciono ammucchiate, a  lato= e conversasse indifferentemente con due giovanotti borghesi abbigliati con cura, mentre un'altra ragazza in camicia,si curva per sciacquarsi. La tela, ancor più che Le signorine sulle rive  della Senna di Courbet ( con cui esistono rapporti evidenti), sembrava un'offesa alla morale borghese, provocata a bella posa per giungere alla celebrità. come scrisse qualcuno, attraverso lo scandalo. Manet invece non aveva voluto scandalizzare nessuno; aveva soltanto voluto essere moderno usando vestiti attuali , e sincero : "è la sincerità - scrive - che conferisce alle opere un carattere che può sembrare una protesta, mentre in realtà il pittore ha tentato solamente di esprimere la sua impressione".
Ma forse lo scandalo, più che dal tema, era generato dalle straordinarie novità pittoriche che contraddicevano tutta la tradizione: invece del disegno, invece del volume dolcemente chiaroscurato, i colori semplicemente giustapposti così da esaltarsi vicendevolmente, l'evidenza luminosa del nudo contro i colori scuri degli abiti maschili, la resa realistica degli oggetti posati in terra ( la cesta, i panini, la frutta, le vesti, il cappello di paglia di Firenze con il bel nastro azzurro), lo sfondo abbozzato impressionisticamente. Probabilmente, tutto questo faceva dire a un critico: "il nudo, quando è dipinto da persone volgari, è indecente".
. Opera consultata: Piero Adorno, L'arte italiana. Le sue radici medio - orientali e greco romane. Il suo sviluppo nella cultura europea, Casa editrice D'Anna, (1992)

Edouard Manet, Dejeuner sur l'herbe (Colazione sull'erba); 1863; olio su tela ; m 2,08x 2,64. Parigi, Musèe d'Orsay.
La tela, respinta dalla giuria del Salon del 1863, venne esposta al Salon des Refusès, dove attrasse immediatamente l'attenzione scandalizzata dei frequentatori.