venerdì 24 gennaio 2014

Amedeo Modigliani (Livorno, 12 luglio 1884 – Parigi, 24 gennaio 1920)


Quando nel 1906, Amedeo Modigliani, appena ventiduenne, giungeva a Parigi, era già in possesso di una notevole cultura letteraria e artistica. Quest'ultima spaziava soprattutto dall'arte gotica italiana a quella rinascimentale, con particolare riferimento a Simone Martini e a Botticelli, dai quali l'artista  aveva appreso il significato della linea di contorno che definisce l'oggetto rappresentato, lo costruisce e, al tempo stesso, è di per sè mezzo espressivo; di essi adotta anche l'allungamento delle figure, elemento funzionale sia alla continuità lineare che all'idealizzazione del soggetto. Modigliani aveva iniziato i suoi studi pittorici sotto una guida di un allievo di Fattori; in seguito si era iscritto alla "Scuola libera del nudo" dell'Accademia di Firenze e aveva frequentato lo studio di Giovanni Fattori , che aveva convalidato la sua naturale inclinazione al disegno e col quale condivideva le idee sociali. Dal 1903 frequenta la "Scuola del nudo " all'Accademia di Venezia: sono anni di studio intenso , che gli forniscono la base di preparazione tecnica e teorica dalla quale potrà sviluppare la sua personalità artistica. Nel 1906, Modigliani è maturo per recarsi a Parigi ed entrare nel vivo dei problemi artistici di quel periodo. E' un momento fervido di novità, discussioni, creazioni. Nel 1905, al Salon d'Automne, era esplosa la fiammata dei fauves e poco prima dell'arrivo a Parigi di Modigliani, era morto Cezànne, la mostra postuma parigina del 1907, rendendone evidente la grandezza, è una lezione per tutti. Il  1907 è anche l'anno delle Demoiselles d'Avignon, mentre nel 1908 si parla per la prima volta di cubismo. Tutto ciò influisce su Modigliani: dai fauves apprende la carica espressionista del colore, e, da Matisse in particolare, il ritmo della linea sinuosa, da Cezànne  e dal cubismo ricava la forza costruttiva. E' importante anche il suo incontro con Brancusi, il grande scultore rumeno e, più tardi, con un altro scultore, il polacco Lipchitz. Modigliani infatti non è soltanto pittore, ma è anche scultore, anzi la sintesi volumetrica è scultorea anche nelle opere di pittura; il disegno stesso ha la definizione della scultura. Sono degli anni intorno al 1910 alcune mirabili sculture: si tratta di teste fortemente stilizzate, allungatissime e sottili, dal profilo tagliente come la prora di una nave o più compatte e costruite, ma altrettanto stilizzate.

 In queste teste tutto è ridotto all'essenza: dal piano del volto , sfuggente verso i lati, emergono la fronte convessa , il crinale triangolare del naso con la bocca sottostante e, al di sopra, le due arcate sopracciliari formanti una linea unica con il naso, mentre gli occhi sono a mandorla, come nell'arte medievale. Troppo povero per acquistare il materiale per scolpire, Modigliani era costretto a rubare di notte le pietre nei cantieri e le  traversine della metropolitana. Ben presto però dovette smettere (1914- 1915) a causa di una salute declinante che non gli permetteva di sostenere lo sforzo fisico necessario ( era gravemente malato di tubercolosi); d'altra parte, egli non concepiva altro tipo di scultura che quella in pietra. Da questo momento Modigliani intensifica l'attività pittorica, peraltro mai interrotta. Nasce in pochi anni una serie di mirabili ritratti: non sono ritratti di committenti, persone estranee conosciute occasionalmente, ma di persone che gli sono state vicine, che lo hanno amato, che hanno sofferto insieme a lui. 

Le figure sono solidamente costruite con una linea energica e con gli stacchi tonali del colore; apparentemente monotoni, perchè seduti, inerti, si differenziano invece per le acute notazioni psicologiche. Ognuno di essi esprime un'infinita, dolcissima malinconia: la malinconia che Modigliani stesso vede in tutte le cose. Anche  in questi ritratti, come nelle sculture, le forme si allungano "innaturalisticamente", talvolta in maniera incredibile, e si deformano espressionisticamente. La realtà, che pure resta il fondamento della concezione di Modigliani, ne risulta trasfigurata, in una superiore perfezione stilistica  che si trova anche nella serie dei nudi, seduti o , per lo più, languidamente sdraiati come moderne "Veneri" tizianesche, anch'essi costruiti con la linea e il colore, casti proprio per la straordinaria trasfigurazione artistica.



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