venerdì 1 agosto 2014

Cesare Pavese

Ricordo quanti papaveri si vedevano dalla finestra nella campagna, e quelli non me li ero certo sognati. Colori così vivi non si sognano e poi ho sempre osservato che di un sogno non si ricordano i particolari inutili. Ma quei papaveri non servivano a niente e spuntavano sul rialto, dentro la finestra, come una cosa vera. Anzi, ricordo che pensavo: «se tutto questo fosse un sogno, spunterebbe qualcuno in mezzo ai papaveri, succederebbe qualcosa, perché tutto nei sogni ha un significato». Invece, di tanto in tanto che riuscivo a sbirciare fuori della finestra, capivo che nulla vi poteva accadere e trovavo proprio nell’erba e nelle cose un senso incrollabile di fiducia. Era questo, anzi, che mi faceva sorridere.Questo senso di fiducia mi è abbastanza familiare, e mi prende ogni volta che da un luogo chiuso dò un’occhiata al cielo, alle piante, all’aria. È come se per un momento avessi dubitato dell’esistenza delle cose e quello sguardo mi rassicurasse. Un vezzo piuttosto banale. Come pure l’abitudine che ne consegue, di cercare il chiuso per godermi l’istante di liberazione quando metto fuori il naso. Nasce di qua che sono un grande frequentatore di caffè e osterie, e mi piace sedermi negli angoli in penombra, sotto le finestre. Cesare Pavese, Feria d’Agosto


Buon compleanno a...

Auguri di buon compleanno a Giancarlo Giannini, nato a La Spezia il 1°agosto 1942

Luis Sepùlveda

"Disgraziatamente gli umani sono imprevedibili. Spesso con le migliori intenzioni causano i danni peggiori."

Luis Sepúlveda, Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare


J.P. Sartre


“Ho voglia d’andarmene, d’andarmene in qualche posto dove sia veramente al mio posto, dove m’ingrani… Ma il mio posto non è in nessun luogo: io sono di troppo.”
La nausea, J.P. Sartre

Vasco Pratolini

“Lo chiamiamo amore, ma è l’incontro di due creature che vengono di lontano e si prendono la mano per farsi coraggio - siccome il cammino è lungo e bisogna arrivare al confine che introduce all’altra terra, se c’è.”
—Vasco Pratolini, Cronache di poveri amanti

giovedì 31 luglio 2014

Milan Kundera

Ma davvero la pesantezza è terribile e la leggerezza meravigliosa? Il fardello più pesante ci opprime, ci piega, ci schiaccia al suolo. Ma nella poesia d’amore di tutti i tempi la donna desidera essere gravata dal fardello del corpo dell’uomo. Il fardello più pesante è quindi allo stesso tempo l’immagine del più intenso compimento vitale. Quanto più il fardello è pesante, tanto più la nostra vita è vicina alla terra, tanto più è reale e autentica. Al contrario, l’assenza assoluta di un fardello fa si che l’uomo diventi più leggero dell’aria, prenda il volo verso l’alto, si allontani dalla terra, dall’essere terreno, diventi solo a metà reale e i suoi movimenti siano tanto liberi quanto privi di significato. Che cosa dobbiamo scegliere allora? La pesantezza o la leggerezza?
— Milan Kundera, L'insostenibile leggerezza dell'essere

Era d'estate



Ero nuda tra le sue mani
Sotto la gonna alzata
Nuda come non mai
Il mio giovane corpo era tutto una festa
Dalla punta dei miei piedi
ai capelli sulla testa
Ero come una sorgente
Che guidava la bacchetta
del rabdomante
Noi facevamo il male
Il male era fatto bene.

Jacques Prévert, Era d’estate