giovedì 29 settembre 2016

Michelangelo Antonioni

Stamane tu dormivi ancora quando mi sono svegliato. A poco a poco uscendo dal sonno, ho sentito il tuo respiro leggero e attraverso i capelli che ti nascondevano il viso ho visto i tuoi occhi chiusi. Ho sentito la commozione che mi saliva dalla gola e avevo voglia di gridare e svegliarti perché la tua stanchezza era troppo profonda e mortale. Nella penombra la pelle della tue braccia e della tua gola era viva e io la sentivo tiepida e asciutta: volevo passarvi sopra le labbra ma il pensiero di poter turbare il tuo sonno e di averti ancora sveglia fra le mia braccia mi tratteneva. Preferivo averti così come una cosa che nessuno poteva togliermi perché ero il solo a possederla, una tua immagine per sempre. Oltre il tuo volto vedevo qualcosa di più puro, di più profondo in cui mi specchiavo: vedevo te in una dimensione che comprendeva tutto il mio tempo da vivere, tutti gli anni futuri e tutti quelli che ho vissuto prima di conoscerti, ma già preparato a incontrarti. Questo era il piccolo miracolo di un risveglio: sentire per la prima volta che mi appartenevi non solo in quel momento e che la notte si prolungava per sempre accanto a te, nel caldo del tuo sangue, dei tuoi pensieri, della tua volontà che si confondeva con la mai. Per un attimo ho capito quanto ti amavo, Lidia; è stata una sensazione così intensa che ne ho avuto gli occhi pieni di lacrime: era perché pensavo che questo non dovrebbe mai finire, che tutta la nostra vita doveva essere come il risveglio di stamane. Sentirti non mia, ma addirittura parte di me, una cosa che respira e che niente potrà distruggere se non la torbida indifferenza di un'abitudine, che vedo come l'unica minaccia. E poi ti sei svegliata e sorridendo ancora nel sonno mi hai baciato e ho sentito che non dovevo temere niente, che noi saremo sempre come in quel momento: uniti da qualcosa che è più forte del tempo e dell'abitudine.
"La notte" (1961) regia Michelangelo Antonioni

Film stasera in tv

Alle 21.00 su Iris sarà trasmesso "La grande bellezza" ,film del 2013 diretto da Paolo Sorrentino.

lunedì 26 settembre 2016

Elsa Morante

“A. mi vuole bene, ma ogni tanto scappa via verso i più lontani paesi. Poi dice che bisogna finirla e poi mi prega di non finirla per carità. Ecc. Ora poi ho scoperto che io non sto stare al mondo e da quel momento siamo diventati una specie di favola perché in qualunque luogo e in mezzo a qualunque consesso rispettabile non finisce mai di farmi delle prediche e di arrabbiarsi a vuoto perché io al mondo non ci saprò mai stare. Vorrei, non so come dirti, fargli sentire delle parole bellissime, una musica tanto potente da riuscire a spiegargli che cosa è la vera bellezza della vita e del mondo. Lo vedo aggirarsi in quella sua specie di sotterraneo, agitarsi, dare schiaffi, annoiarsi e per quanto mi sforzi non riesco a portarlo via di là”. 
(Elsa Morante a proposito di Alberto Moravia in una lettera all'amica Elisa Fantini, 1938)

Alberto Moravia

Non sono mai stato innamorato di Elsa. L’ho amata, questo sì, ma non sono mai riuscito a perdere la testa, cioè appunto non sono stato mai innamorato. Lei l’ha sempre saputo, e questo è stato forse anche il motivo principale della difficoltà del nostro rapporto. Non ero innamorato, ma affascinato da qualcosa di estremo, di straziante e di passionale che c’era nel suo carattere. Così in un’atmosfera di passionalità aggressiva in lei e di affetto difensivo in me, siamo vissuti venticinque anni. Elsa cercava di annullarmi e al tempo stesso, per troppa passione, annullava se stessa.
— Alberto Moravia

Alberto Moravia

Le grandi esperienze della vita sono quelle che non vorremmo fare mai.
- Alberto Moravia

domenica 25 settembre 2016

Zafòn

Era sua abitudine come quella di molti altri, sorridere per lo più quando voleva trattenere le lacrime.
— C.R Zafòn “Il Prigioniero del Cielo”

Colazione da Tiffany

Io vado pazza per Tiffany: specie in quei giorni in cui mi prendono le paturnie.
Vuoi dire quando è triste?
No… Uno è triste perché si accorge che sta ingrassando, o perché piove. Ma è diverso. No, le paturnie sono orribili: è come un'improvvisa paura di non si sa che. È mai capitato a Lei?
- Colazione da Tiffany