sabato 5 settembre 2015
Banana Yoshimoto
"Non capivo perché, ma venivo presa da una nostalgia così lancinante che, anche se mi trovavo a casa mia, sentivo che esisteva un posto, da qualche parte, dove dovevo tornare.”
— Banana Yoshimoto
— Banana Yoshimoto
venerdì 4 settembre 2015
Ennio Flaiano
"Basta alzarsi una mattina alle sette e uscire per capire che abbiamo sbagliato tutto.”
-Ennio Flaiano
-Ennio Flaiano
Mario Benedetti
Ai giovani
Che cosa resta da fare ai giovani in questo mondo di pazienza e nausea? Solo graffiti? Rock? Scetticismo? Ancora resta di non dire amen, di non lasciare che gli uccidano l’amore, recuperare la parola e l’utopia, essere giovani senza fretta e con memoria, situarsi in una storia che è la loro, non trasformarsi in vecchi prematuri. Che cosa resta da fare ai giovani in questo mondo di routine e rovina? Cocaina? Birra? Bravate? Resta loro respirare, aprire gli occhi, scoprire le radici dell’orrore, inventar pace anche in modo disordinato, trovare armonia con la natura, e con la pioggia ed i lampi, e col sentimento e con la morte, quella matta da legare e slegare. Che cosa resta da fare ai giovani in questo mondo di consumo e fumo? Vertigine? Assalti? Discoteche? Resta loro anche discutere con Dio, tanto se esiste che se non esiste tendere mani che aiutano, aprire porte tra il proprio cuore e quello dell’altro; soprattutto, resta loro fare futuro nonostante i meschini del passato e i saggi ipocriti del presente.
Mario Benedetti
Che cosa resta da fare ai giovani in questo mondo di pazienza e nausea? Solo graffiti? Rock? Scetticismo? Ancora resta di non dire amen, di non lasciare che gli uccidano l’amore, recuperare la parola e l’utopia, essere giovani senza fretta e con memoria, situarsi in una storia che è la loro, non trasformarsi in vecchi prematuri. Che cosa resta da fare ai giovani in questo mondo di routine e rovina? Cocaina? Birra? Bravate? Resta loro respirare, aprire gli occhi, scoprire le radici dell’orrore, inventar pace anche in modo disordinato, trovare armonia con la natura, e con la pioggia ed i lampi, e col sentimento e con la morte, quella matta da legare e slegare. Che cosa resta da fare ai giovani in questo mondo di consumo e fumo? Vertigine? Assalti? Discoteche? Resta loro anche discutere con Dio, tanto se esiste che se non esiste tendere mani che aiutano, aprire porte tra il proprio cuore e quello dell’altro; soprattutto, resta loro fare futuro nonostante i meschini del passato e i saggi ipocriti del presente.
Mario Benedetti
Emily Dickinson
ualcosa in un giorno d'estate
mentre lentamente i suoi fuochi consuma
sospende i miei pensieri.
Qualcosa in un meriggio d'estate -
un'intensità - un Azzurro - un profumo -
che va oltre l'estasi.
Ed anche in una notte d'estate
qualcosa che così radiosamente rapisce
applaudo nel vederla -
Poi nascondo il mio viso curioso
per paura che una tale sottile - luccicante grazia
fluttui lontana da me -
Le dita magiche non riposano mai -
Nel petto il purpureo ruscello
logora incessante il suo scomodo letto -
Ancora alza l’Oriente la sua ambrata Bandiera -
Guida sempre il sole lungo la Rupe
la sua Rossa Carovana -
E così - la notte - mentre il mattino
conclude la lieta meraviglia -
Dalla rugiada uscito vado incontro
ad un altro Giorno d’estate!
Emily Dickinson (1830 – 1886)
mentre lentamente i suoi fuochi consuma
sospende i miei pensieri.
Qualcosa in un meriggio d'estate -
un'intensità - un Azzurro - un profumo -
che va oltre l'estasi.
Ed anche in una notte d'estate
qualcosa che così radiosamente rapisce
applaudo nel vederla -
Poi nascondo il mio viso curioso
per paura che una tale sottile - luccicante grazia
fluttui lontana da me -
Le dita magiche non riposano mai -
Nel petto il purpureo ruscello
logora incessante il suo scomodo letto -
Ancora alza l’Oriente la sua ambrata Bandiera -
Guida sempre il sole lungo la Rupe
la sua Rossa Carovana -
E così - la notte - mentre il mattino
conclude la lieta meraviglia -
Dalla rugiada uscito vado incontro
ad un altro Giorno d’estate!
Emily Dickinson (1830 – 1886)
Entrare in contatto con le persone
Si può entrare in contatto con le persone anche senza parlare.[...] c'è un modo di entrare in contatto tra esseri umani più percettivo e affidabile della parola, fatto di sguardi, silenzi, gesti e messaggi ancora più sottili; è il modo in cui un essere umano nel suo intimo risponde al richiamo di un altro, quella silenziosa complicità che nel momento del pericolo dà alla muta domanda una risposta più inequivocabile di qualsiasi confessione o argomentazione, e il cui senso è semplicemente questo: io sono dalla tua parte, anch'io la penso così, condivido la tua preoccupazione, noi due siamo d'accordo.
Sándor Márai
Sándor Márai
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