giovedì 13 febbraio 2014

Storie d'amore

Umberto Eco  ed Enza Sampò si conobbero nel 1958 nella sede della Rai a Torino.Nel libro di Aldo Cazzullo, "I ragazzi di via Po", lo racconta la celebre giornalista:"Sembravamo i fidanzatini di Peynet. Umberto mi parlava di politica e di letteratura. Un giorno incontrammo un corteo socialista e mi tenne una lezione sulla lotta di classe. Lui mi faceva leggere La noia e Lolita, mia madre si infuriò e cercò di convincermi a lasciarlo. Allora lui le scrisse una lettera, per spiegarle che era importante che io leggessi tutti i libri, anche quelli". Nel 1961, il rapporto tra Enza Sampò ed Umberto Eco comincia ad incrinarsi.
"Allora non me ne rendevo pienamente conto, ma cominciavo a sentirmi inadeguata,non alla sua altezza. E' un sentimento che ho messo a fuoco soltanto con gli anni. Lui mi dava un senso d'inferiorità. Gli volevo bene, lo stimavo, lo ammiravo, ma lo sentivo sempre più lontano. Credo che avesse bisogno di una moglie devota. Erano tempi in cui la donna non entrava in competizione con l'uomo!"









Peter Gabriel

"Penso che un amico sia qualcuno con cui puoi dividere le tue emozioni più intime, qualcuno che è disposto a rischiare l'amicizia pur di dirti quello che pensa tu non dovresti fare...un vero amico è qualcuno che ci tiene tanto da dirmi cose che non voglio sentire".
-Peter Gabriel

13 febbraio 1903: nasce lo scrittore George Simenon

Scrivere non è una professione, ma una vocazione di infelicità.
- George Simenon






Il gusto della lettura secondo Tullio De Mauro

Leggere, potere leggere, avere il gusto di leggere, è un privilegio. È un privilegio della nostra intelligenza, che trova nei libri l’alimento primo dell’informazione e gli stimoli al confronto, alla critica, allo sviluppo. È un privilegio della fantasia, che attraverso le parole scritte nei secoli si apre il varco verso l’esplorazione fantastica dell’immaginario, del mareggiare delle altre possibilità tra le quali si è costruita l’esperienza reale degli esseri umani. È un privilegio della nostra vita pratica, perfino economica: chi ha il gusto di leggere non è mai solo e, con spesa assai modesta, può intessere i più affascinanti colloqui, assistere agli spettacoli più fastosi. Non c’è cocktail party, non c’è terrazza, non happening, non premiere che offra quello che chi ha gusto di lettura può trovare solo allungando la mano verso un qualsiasi modesto palchetto di biblioteca. Non c’è Palazzo che valga quello di Armida, o quell’hegeliano castello del sapere dalle cento e cento porte, dove suonano solo le quiete voci della conoscenza e della fantasia. E mentre altre esperienze si consumano nel ripetersi, nel leggere, invece, come ha detto una volta un poeta, dieci e dieci volte possiamo tornare sullo stesso testo, ogni volta riscoprendone un nuovo senso, un più sottile piacere.

- Tullio De Mauro, Il gusto della lettura

"Fuori quadro", nuovo programma di arte su rai3 in onda a partire dal 16 febbraio

Da domenica 16 febbraio, andrà in onda su Rai 3 alle 13.20 - proprio nella fascia oraria in cui era trasmesso "Passepartout" di Philippe Daverio - "Fuori quadro", un nuovo programma dedicato al mondo dell'arte, ideato e condotto dal critico d'arte e accademico curatore Achille Bonito Oliva.

La Camera degli Sposi di Andrea Mantegna - Mantova, Palazzo Ducale

Fra il 1459 e il 1460, dopo molte indecisioni, Andrea Mantegna finisce con l'accettare l'invito, più volte ripetuto, del marchese Ludovico Gonzaga e si trasferisce a Mantova dove, salvo qualche breve viaggio, resterà per tutta la vita. A gloria dei Gonzaga il Mantegna affresca una sala del Palazzo Ducale, quella " camera picta" , meglio nota come Camera degli Sposi, l'opera più complessa e matura del pittore giunta fino a noi. Su una delle due pareti contigue è rappresentata la famiglia Gonzaga con la propria corte. A sinistra il marchese, con una lettera aperta in mano, si volta a parlare con il suo segretario; non sappiamo se la lettera voglia indicare un fatto preciso: secondo alcuni si riferirebbe all'annuncio della nomina del figlio Francesco a cardinale; secondo altri, all'annuncio del prossimo ritorno a Mantova di questi. Sulla parete attigua, infatti, il marchese Ludovico accoglie in campagna, alla presenza di alcuni familiari e cortigiani, il cardinale Francesco.
Mantegna riesce a trasformare la narrazione ( il cui interesse è limitato alla famiglia Gonzaga) da cronaca di fatti coevi in storia: il pittore, pur rappresentando persone usuali, delle quali non esita a rendere anche i difetti fisici, dà loro un tono monumentale, le eterna privandole di qualsiasi caratteristica contingente.
La famiglia sovrana è collocata in primo piano ma qui Mantegna apre le pareti allargando artificialmente lo spazio della sala; nel soffitto, "sfonda" addirittura la volta dipingendo un oculo a pozzo in prospettiva, sul quale figurano, con scorci audacissimi, putti alati e dal quale si affacciano altri putti, un volatile e alcune donne, fra le quali una di colore con la testa avvolta in un panno a strisce.
L'idea del rapporto di reciproca integrazione fra chiuso e aperto , fra il fato costruito e il dato naturale è rinascimentale e la sua realizzazione è così sicura e perentoria che avrà un largo seguito non soltanto nel Cinquecento ma addirittura nell'età barocca. Il punto di vista dell'intero complesso è unitario e calcolato rispetto ad uno spettatore che si trovi al centro della sala. Il sottinsù dà grandiosità  a tutti i personaggi, sovrani o cortigiani, mentre il colore, persi gli aspri risentimenti lapidei giovanili, è caldo e contribuisce alla maestosa pacatezza delle figure.

Jacopo da Ponte, detto Jacopo Bassano (Bassano del Grappa, 1510 circa – 13 febbraio 1592)

Jacopo Bassano, Ultima cena, 1546 circa, Roma, Galleria Borghese.