Fra il 1459 e il 1460, dopo molte indecisioni, Andrea Mantegna finisce con l'accettare l'invito, più volte ripetuto, del marchese Ludovico Gonzaga e si trasferisce a Mantova dove, salvo qualche breve viaggio, resterà per tutta la vita. A gloria dei Gonzaga il Mantegna affresca una sala del Palazzo Ducale, quella " camera picta" , meglio nota come Camera degli Sposi, l'opera più complessa e matura del pittore giunta fino a noi. Su una delle due pareti contigue è rappresentata la famiglia Gonzaga con la propria corte. A sinistra il marchese, con una lettera aperta in mano, si volta a parlare con il suo segretario; non sappiamo se la lettera voglia indicare un fatto preciso: secondo alcuni si riferirebbe all'annuncio della nomina del figlio Francesco a cardinale; secondo altri, all'annuncio del prossimo ritorno a Mantova di questi. Sulla parete attigua, infatti, il marchese Ludovico accoglie in campagna, alla presenza di alcuni familiari e cortigiani, il cardinale Francesco.
Mantegna riesce a trasformare la narrazione ( il cui interesse è limitato alla famiglia Gonzaga) da cronaca di fatti coevi in storia: il pittore, pur rappresentando persone usuali, delle quali non esita a rendere anche i difetti fisici, dà loro un tono monumentale, le eterna privandole di qualsiasi caratteristica contingente.
La famiglia sovrana è collocata in primo piano ma qui Mantegna apre le pareti allargando artificialmente lo spazio della sala; nel soffitto, "sfonda" addirittura la volta dipingendo un oculo a pozzo in prospettiva, sul quale figurano, con scorci audacissimi, putti alati e dal quale si affacciano altri putti, un volatile e alcune donne, fra le quali una di colore con la testa avvolta in un panno a strisce.
L'idea del rapporto di reciproca integrazione fra chiuso e aperto , fra il fato costruito e il dato naturale è rinascimentale e la sua realizzazione è così sicura e perentoria che avrà un largo seguito non soltanto nel Cinquecento ma addirittura nell'età barocca. Il punto di vista dell'intero complesso è unitario e calcolato rispetto ad uno spettatore che si trovi al centro della sala. Il sottinsù dà grandiosità a tutti i personaggi, sovrani o cortigiani, mentre il colore, persi gli aspri risentimenti lapidei giovanili, è caldo e contribuisce alla maestosa pacatezza delle figure.
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