"Che tu sia una lupa nera, una grigia settentrionale, una rossa meridionale o una bianca artica, nell’immaginario sei la purissima creatura istintuale. Se alcuni preferiscono che ti comporti bene e non ti arrampichi sui mobili per gioco o ti butti sulle persone per accoglierle festosamente, tu fallo lo stesso. Qualcuno si allontanerà timoroso o disgustato. Però il tuo amante amerà questo tuo nuovo aspetto, se è quello giusto per te. Ad alcuni non piacerà se andrai annusando per sapere di che si tratta. E, per carità! non metterti sdraiata supina con i piedi per aria. Bambina cattiva. Lupa cattiva. Cane cattivo. Giusto? Sbagliato. Vai avanti. Divertiti."
Clarissa Pinkola Estés, "Donne che corrono coi lupi"
giovedì 5 novembre 2015
Oriana Fallaci
Incredibile come il dolore dell’anima non venga capito. Se ti becchi una pallottola o una scheggia si mettono subito a strillare “Presto-barellieri-il-plas ma!”, se ti rompi una gamba te la ingessano, se hai la gola infiammata ti danno le medicine. Se hai il cuore pezzi e sei così disperato che non ti riesce aprir bocca, invece, non se ne accorgono neanche. Eppure il dolore dell’anima è una malattia molto più grave della gamba rotta e della gola infiammata, le sue ferite sono assai più profonde e pericolose di quelle procurate da una pallottola o da una scheggia. Sono ferite che non guariscono, quelle, ferite che ad ogni pretesto ricominciano a sanguinare.
— Oriana Fallaci
— Oriana Fallaci
martedì 3 novembre 2015
Alice Munro
"Cercò di metterci una pietra sopra, ma quella si rifiutava di far da coperchio al passato."
(Alice Munro)
(Alice Munro)
Isabella Santacroce
Voglio che il mio cuore batta per sempre e voglio la vita addosso, il cielo sopra, la sabbia sotto e l’amore sempre tra le mani come un gelato al limone mangiato in riva al mare in un pomeriggio di maggio quando il più bello sta per cominciare e continuare come prima, così veloce e così immortale.
(Fluo - Isabella Santacroce)
Photo by Norman Parkinson, 1965
(Fluo - Isabella Santacroce)
Photo by Norman Parkinson, 1965
lunedì 2 novembre 2015
Il Gattopardo
“Era lei, la creatura bramata da sempre che veniva a prenderlo: strano che così giovane com’era si fosse arresa a lui; l’ora della partenza del treno doveva essere vicina. Giunta faccia a faccia con lui sollevò il velo e così, pudica ma pronta ad essere posseduta, gli apparve più bella di come mai l’avesse intravista negli spazi stellari. Il fragore del mare si placò del tutto.”
—
Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa
—
Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa
"Pasolini, un uomo scomodo", di Oriana Fallaci
"Ventiquattr’ore prima che ti sbranassero, venni a Roma con Panagulis. Ci venni decisa a vederti, risponderti a voce su ciò che mi avevi scritto. Era un venerdì. E Panagulis ti telefonò a casa ma, alla terza cifra, si inseriva una voce che scandiva: «Attenzione. A causa del sabotaggio avvenuto nei giorni scorsi alla centrale dell’EUR, il servizio dei numeri che incominciano col 59 è temporaneamente sospeso». L’indomani accadde lo stesso. Ci dispiacque perché credevamo di venire a cena con te, sabato sera, ma ci consolammo pensando che saremmo riusciti a vederti domenica mattina.
Per domenica avevamo dato appuntamento a Giancarlo Pajetta e Miriam Mafai in piazza Navona: prendiamo un aperitivo e poi andiamo a mangiare. Così verso le dieci ti telefonammo di nuovo. Ma, di nuovo, si inserì quella voce che scandiva: attenzione, a causa del sabotaggio il numero non funziona. E a piazza Navona andammo senza di te. Era una bella giornata, una giornata piena di sole. Seduti al bar Tre Scalini ci mettemmo a parlare di Franco che non muore mai, ed io pensavo: mi sarebbe piaciuto sentir Pier Paolo parlare di Franco che non muore mai.
Poi si avvicinò un ragazzo che vendeva «l’Unità» e disse a Pajetta: «Hanno ammazzato Pasolini». Lo disse sorridendo, quasi annunciasse la sconfitta di una squadra di calcio. Pajetta non capì. O non volle capire? Alzò una fronte aggrottata, brontolò: «Chi? Hanno ammazzato chi?». E il ragazzo: «Pasolini». E io, assurdamente: «Pasolini chi?». E il ragazzo: «Come chi? Come Pasolini chi? Pasolini Pier Paolo». E Panagulis disse: «Non è vero». E Miriam Mafai disse: «È uno scherzo». Però allo stesso tempo si alzò e corse a telefonare per chiedere se fosse uno scherzo. Tornò quasi subito col viso pallido. «È vero. L’hanno ammazzato davvero». In mezzo alla piazza un giullare coi pantaloni verdi suonava un piffero lungo. Suonando ballava alzando in modo grottesco le gambe fasciate dai pantaloni verdi, e la gente rideva. «L’hanno ammazzato a Ostia, stanotte» aggiunse Miriam. Qualcuno rise più forte perché il giullare ora agitava il piffero e cantava una canzone assurda. Cantava: «L’amore è morto, virgola, l’amore è morto, punto! Così io ti piango, virgola, così io ti piango, punto!».
Non andammo a mangiare. Pajetta e la Mafai si allontanarono con la testa china, io e Panagulis ci mettemmo a camminare senza sapere dove. In una strada deserta c’era un bar deserto, con la televisione accesa. Si entrò seguiti da un giovanotto che chiedeva stravolto: «Ma è vero? È vero?». E la padrona del bar chiese: «Vero cosa?». E il giovanotto rispose: «Di Pasolini. Pasolini ammazzato». E la padrona del bar gridò: «Pasolini Pier Paolo? Gesù! Gesummaria! Ammazzato! Gesù! Sarà una cosa politica!». Poi sullo schermo della televisione apparve Giuseppe Vannucchi e dette la notizia ufficiale. Apparvero anche i due popolani che avevano scoperto il tuo corpo. Dissero che da lontano non sembravi nemmeno un corpo, tanto eri massacrato. Sembravi un mucchio di immondizia e solo dopo che t’ebbero guardato da vicino si accorsero che non eri immondizia, eri un uomo. Mi maltratterai ancora se dico che non eri un uomo, eri una luce, e una luce s’è spenta?".
Tratto da "Pasolini, un uomo scomodo", di Oriana Fallaci, Rizzoli, 2015
Antonia Storace - "Donne al quadrato"
Ci sono le Donne. E poi ci sono le Donne Donne. E quelle non devi provare a capirle, sarebbe una battaglia persa in partenza. Le devi prendere e basta. Devi prenderle e baciarle, e non dare loro il tempo di pensare. Devi spazzare via, con un abbraccio che toglie il fiato, quelle paure che ti sapranno confidare una volta sola, una soltanto, a bassa, bassissima voce. Perché si vergognano delle proprie debolezze e, dopo avertele raccontate, si tormenteranno - in un'agonia lenta e silenziosa - al pensiero che, scoprendo il fianco, e mostrandosi umane e fragili e bisognose per un piccolo fottutissimo attimo, vedranno le tue spalle voltarsi ed tuoi passi allontanarsi. Perciò prendile e amale. Amale vestite, che a spogliarsi son brave tutte. Amale indifese e senza trucco, perché non sai quanto gli occhi di una donna possano trovare scudo dietro un velo di mascara. Amale addormentate, un po' ammaccate quando il sonno le stropiccia. Amale sapendo che non ne hanno bisogno: sanno bastare a sé stesse. Ma, appunto per questo, sapranno amare te come nessuna prima di loro.
- Da "Donne al quadrato", di Antonia Storace
- Da "Donne al quadrato", di Antonia Storace
Pier Paolo Pasolini
In questo mondo colpevole, che solo compra e disprezza,
il più colpevole son io, inaridito dall’amarezza.
Pier Paolo Pasolini
il più colpevole son io, inaridito dall’amarezza.
Pier Paolo Pasolini
Alda Merini
Mi sento un po’ come il mare, abbastanza calma per intraprendere nuovi rapporti umani ma periodicamente in tempesta per allontanare tutti, per starmene da sola.
Alda Merini
Alda Merini
sabato 31 ottobre 2015
Alda Merini
Potresti anche telefonarmi e dirmi, in un soffio di vita, che hai bisogno del mio racconto: favole di una bimba che legge i sospiri, favole di una donna che ha bisogno di amare.
-- Alda Merini
-- Alda Merini
Alda Merini
"Mi piace il verbo sentire..
Sentire il rumore del mare, sentirne l’odore.
Sentire il suono della pioggia che ti bagna le labbra, sentire una penna che traccia sentimenti su un foglio bianco.
Sentire l’odore di chi ami, sentirne la voce e sentirlo col cuore.
Sentire è il verbo delle emozioni, ci si sdraia sulla schiena del mondo e si sente…"
Alda Merini
Alda Merini
“Coloro che pensano che la poesia sia disperazione, non sanno che la poesia è una donna superba e ha la chioma rossa.”
— Alda Merini
— Alda Merini
Alda Merini
“La cattiveria è degli sciocchi, di quelli che non hanno ancora capito che non vivremo in eterno”
— Alda Merini
— Alda Merini
Alda Merini
Ho bisogno di silenzio
come te che leggi col pensiero
non ad alta voce
il suono della mia stessa voce
adesso sarebbe rumore
non parole ma solo rumore fastidioso
che mi distrae dal pensare.
Ho bisogno di silenzio
esco e per strada le solite persone
che conoscono la mia parlantina
disorientate dal mio rapido buongiorno
chissà, forse pensano che ho fretta.
Invece ho solo bisogno di silenzio
tanto ho parlato, troppo
è arrivato il tempo di tacere
di raccogliere i pensieri
allegri, tristi, dolci, amari,
ce ne sono tanti dentro ognuno di noi.
Gli amici veri, pochi, uno ?
sanno ascoltare anche il silenzio,
sanno aspettare, capire.
Chi di parole da me ne ha avute tante
e non ne vuole più,
ha bisogno, come me, di silenzio.
Alda Merini
come te che leggi col pensiero
non ad alta voce
il suono della mia stessa voce
adesso sarebbe rumore
non parole ma solo rumore fastidioso
che mi distrae dal pensare.
Ho bisogno di silenzio
esco e per strada le solite persone
che conoscono la mia parlantina
disorientate dal mio rapido buongiorno
chissà, forse pensano che ho fretta.
Invece ho solo bisogno di silenzio
tanto ho parlato, troppo
è arrivato il tempo di tacere
di raccogliere i pensieri
allegri, tristi, dolci, amari,
ce ne sono tanti dentro ognuno di noi.
Gli amici veri, pochi, uno ?
sanno ascoltare anche il silenzio,
sanno aspettare, capire.
Chi di parole da me ne ha avute tante
e non ne vuole più,
ha bisogno, come me, di silenzio.
Alda Merini
Alda Merini
A tutti i giovani raccomando:
aprite i libri con religione,
non guardateli superficialmente,
perché in essi è racchiuso
il coraggio dei nostri padri.
E richiudeteli con dignità
quando dovete occuparvi di altre cose.
Ma soprattutto amate i poeti.
Essi hanno vangato per voi la terra
per tanti anni, non per costruivi tombe,
o simulacri, ma altari.
Pensate che potete camminare su di noi
come su dei grandi tappeti
e volare oltre questa triste realtà
quotidiana.
da "La vita facile"- Alda Merini
aprite i libri con religione,
non guardateli superficialmente,
perché in essi è racchiuso
il coraggio dei nostri padri.
E richiudeteli con dignità
quando dovete occuparvi di altre cose.
Ma soprattutto amate i poeti.
Essi hanno vangato per voi la terra
per tanti anni, non per costruivi tombe,
o simulacri, ma altari.
Pensate che potete camminare su di noi
come su dei grandi tappeti
e volare oltre questa triste realtà
quotidiana.
da "La vita facile"- Alda Merini
Alda Merini
Beati coloro che si baceranno sempre al di là delle labbra, varcando il confine del piacere, per cibarsi dei sogni.
Alda Merini
Alda Merini
giovedì 29 ottobre 2015
Roberto Benigni
Su, su, svelti, veloci, piano, con calma, non vi affrettate.
Non scrivete subito poesie d’amore che sono le più difficili, aspettate almeno un’ottantina di anni.
Scrivete su un altro argomento, che ne so… sul mare, vento, un termosifone, un tram in ritardo.
Non esiste una cosa più poetica di un’altra. La poesia non è fuori, è dentro.
Cos’è la poesia? Non chiedermelo più, guardati allo specchio, la poesia sei tu.
Vestitele bene le poesie.
Cercate bene le parole, dovete sceglierle.
A volte ci vogliono otto mesi per trovare una parola.
Scegliete, perchè la bellezza è cominciata quando qualcuno ha cominciato a scegliere, da Adamo ed Eva. Lo sapete quanto c’ha messo Eva prima di scegliere la foglia di fico giusta? Ha sfogliato tutti i fichi del paradiso terrestre.
Innamoratevi.
Se non vi innamorate è tutto morto.
Vi dovete innamorare e diventa tutto vivo, si muove tutto.
Dilapidate la gioia, sperperate l’allegria.
Siate tristi e taciturni con l’esuberanza.
Fate soffiare in faccia alla gente la felicità.
Per trasmettere la felicità, bisogna essere felici e per trasmettere il dolore bisogna essere felici.
Siate felici.
Dovete patire, stare male, soffrire.
Non abbiate paura a soffrire. Tutto il mondo soffre.
E se non vi riesce, non avete i mezzi, non vi preoccupate, tanto per fare poesia una sola cosa è necessaria: tutto.
E non cercate la novità. La novità è la cosa più vecchia che ci sia.
E se il verso non vi viene da questa posizione, da questa, da così, buttatevi in terra, mettetevi così.
E’ da distesi che si vede il cielo. Guarda che bellezza, perchè non mi ci sono messo prima?!
Cosa guardate? I poeti non guardano, vedono.
Fatevi obbedire dalle parole.
Se la parola è “muro” e “muro” non vi dà retta, non usatela più per otto anni, così impara!
Questa è la bellezza come quei versi là che voglio che rimangano scritti lì per sempre..
Forza, cancellate tutto!
Monologo di Roberto Benigni , tratto dal film "La tigre e la neve"
Non scrivete subito poesie d’amore che sono le più difficili, aspettate almeno un’ottantina di anni.
Scrivete su un altro argomento, che ne so… sul mare, vento, un termosifone, un tram in ritardo.
Non esiste una cosa più poetica di un’altra. La poesia non è fuori, è dentro.
Cos’è la poesia? Non chiedermelo più, guardati allo specchio, la poesia sei tu.
Vestitele bene le poesie.
Cercate bene le parole, dovete sceglierle.
A volte ci vogliono otto mesi per trovare una parola.
Scegliete, perchè la bellezza è cominciata quando qualcuno ha cominciato a scegliere, da Adamo ed Eva. Lo sapete quanto c’ha messo Eva prima di scegliere la foglia di fico giusta? Ha sfogliato tutti i fichi del paradiso terrestre.
Innamoratevi.
Se non vi innamorate è tutto morto.
Vi dovete innamorare e diventa tutto vivo, si muove tutto.
Dilapidate la gioia, sperperate l’allegria.
Siate tristi e taciturni con l’esuberanza.
Fate soffiare in faccia alla gente la felicità.
Per trasmettere la felicità, bisogna essere felici e per trasmettere il dolore bisogna essere felici.
Siate felici.
Dovete patire, stare male, soffrire.
Non abbiate paura a soffrire. Tutto il mondo soffre.
E se non vi riesce, non avete i mezzi, non vi preoccupate, tanto per fare poesia una sola cosa è necessaria: tutto.
E non cercate la novità. La novità è la cosa più vecchia che ci sia.
E se il verso non vi viene da questa posizione, da questa, da così, buttatevi in terra, mettetevi così.
E’ da distesi che si vede il cielo. Guarda che bellezza, perchè non mi ci sono messo prima?!
Cosa guardate? I poeti non guardano, vedono.
Fatevi obbedire dalle parole.
Se la parola è “muro” e “muro” non vi dà retta, non usatela più per otto anni, così impara!
Questa è la bellezza come quei versi là che voglio che rimangano scritti lì per sempre..
Forza, cancellate tutto!
Monologo di Roberto Benigni , tratto dal film "La tigre e la neve"
Il lavoro di vestirsi - Maria Mercedes Carranza
IL LAVORO DI VESTIRSI - María Mercedes Carranza
Improvvisamente
quando mi sveglio la mattina
mi ricordo di me,
cautamente apro gli occhi
e inizio a vestimi.
Prima sistemo il mio gesto
di persona per bene.
Poi metto le buone
maniere, l'amore
filiale, il decoro, la morale,
la fedeltà coniugale:
ed alla fine lascio i ricordi.
Lavo accuratamente
il mio viso di buona cittadina
vista la mia deteriorata speranza,
mi metto in bocca le parole
spazzolo la bontà
e la indosso come un sombrero
e negli occhi
quello sguardo così affabile.
Improvvisamente
quando mi sveglio la mattina
mi ricordo di me,
cautamente apro gli occhi
e inizio a vestimi.
Prima sistemo il mio gesto
di persona per bene.
Poi metto le buone
maniere, l'amore
filiale, il decoro, la morale,
la fedeltà coniugale:
ed alla fine lascio i ricordi.
Lavo accuratamente
il mio viso di buona cittadina
vista la mia deteriorata speranza,
mi metto in bocca le parole
spazzolo la bontà
e la indosso come un sombrero
e negli occhi
quello sguardo così affabile.
lunedì 26 ottobre 2015
Anna Magnani
" L’importante è non avere le grinze al cervello. Quelle in faccia prima o poi t’aspettano al varco".
Anna Magnani
Anna Magnani
giovedì 22 ottobre 2015
Isabella Borghese
Esistono persone e alcune di loro ci affiancano a lungo nella vita.
La loro esistenza nella nostra ha un valore, un rilievo. Sono una unicità. Il nostro inconscio le insignisce di poteri che vanno al di là delle possibilità umane.
Dev’essere questo ruolo che noi conferiamo a pochi eletti per stima, per amore, per il salvarci dalla crudeltà e dalle macerie della vita, a destabilizzarci in tal modo davanti alla loro perdita improvvisa.
Isabella Borghese, Gli amori infelici non finiscono mai
La loro esistenza nella nostra ha un valore, un rilievo. Sono una unicità. Il nostro inconscio le insignisce di poteri che vanno al di là delle possibilità umane.
Dev’essere questo ruolo che noi conferiamo a pochi eletti per stima, per amore, per il salvarci dalla crudeltà e dalle macerie della vita, a destabilizzarci in tal modo davanti alla loro perdita improvvisa.
Isabella Borghese, Gli amori infelici non finiscono mai
Doris Lessing
Quei due erano uguali, si corrispondevano, erano della stessa specie; di loro si doveva dire, come raramente si dice di una coppia: sono due metà di tutt'uno, appartengono l'uno all'altra.
Doris Lessing, Il nuovo caffè
Doris Lessing, Il nuovo caffè
martedì 20 ottobre 2015
Seurat - Van Gogh - Mondrian
SEURAT-VAN GOGH-MONDRIAN. IL POST-IMPRESSIONISMO IN EUROPA
28-10-2015 - 13-03-2016
Genere
Arte contemporanea
Arte contemporanea
Struttura
Palazzo della Gran Guardia
Piazza Bra
37100 Verona (Verona)
Palazzo della Gran Guardia
Piazza Bra
37100 Verona (Verona)
Info
045 8538186
045 8538186
Costo: 12,50€ - 14,50€
Note
Prezzi comprensivi di prevendita
Prezzi comprensivi di prevendita
Isabella Borghese
"Io lo so che le donne si muovono per motivazioni inaccessibili qualche volta. Il loro star mute, quello che a noi può sembrare tanto banale e privo di senso, per una donna può nascondere volumi interi di significati".
- Isabella Borghese, Gli amori infelici non finiscono mai
Elsa Morante
E allora mi sono guardato negli occhi. Raramente ci si guarda, con se stessi, negli occhi, e pare che in certi casi questo valga per un esercizio estremo. Dicono che, immergendosi allo specchio nei propri occhi – con attenzione cruciale e al tempo stesso con abbandono – si arrivi a distinguere finalmente in fondo alla pupilla l'ultimo Altro, anzi l'unico e vero Sestesso, il centro di ogni esistenza e della nostra, insomma quel punto che avrebbe nome Dio. Invece, nello stagno acquoso dei miei occhi, io non ho scorto altro che la piccola ombra diluita (quasi naufraga) di quel solito niño tardivo che vegeta segregato dentro di me. Sempre il medesimo, con la sua domanda d'amore ormai scaduta e inservibile, ma ostinata fino all'indecenza.
Christa Wolf
Gli vidi il viso solo per un attimo, quando con un soffio spense la fiamma che nuotava in un bagno d’olio accanto alla porta. Il nostro segno di riconoscimento fu e rimase la sua mano sulla mia guancia, la mia guancia nella sua mano. Ci dicemmo poco più che i nostri nomi, non avevo mai udito una poesia d’amore più bella. Enea Cassandra. Cassandra Enea. Quando la mia pudicizia incontrò la sua timidezza, i nostri corpi persero ogni freno. Non avrei mai potuto immaginare come avrebbero risposto le mie membra alle domande delle sue labbra, quali sconosciute sensazioni mi avrebbe donato il suo odore. E di che voce sarebbe stata capace la mia gola.
Julio Cortazàr
Ti amo per le ciglia, per i capelli, ti dibatto nei corridoi
bianchissimi dove si giocano le fonti delle luci,
ti discuto a ogni nome, ti svelo con delicatezza di cicatrice,
ti metto sui capelli ceneri di lampo
e nastri che dormivano nella pioggia.
Non voglio che tu abbia una forma, che tu sia
esattamente ciò che è dietro la tua mano,
perché l’acqua, considera l’acqua, e i leoni
quando si dissolvono nello zucchero della favola,
e i gesti, questa architettura del nulla,
che accendono le loro lampade a metà dell’incontro.
Ogni mattina è la lavagna dove ti invento e ti disegno,
pronto a cancellarti, così non sei, neppure con questi
capelli lisci, questo sorriso.
Cerco la tua somma, il bordo della coppa dove il vino
è anche la luna e lo specchio,
cerco questa linea che fa tremare un uomo
in una galleria di museo.
Per di più ti amo, e fa tempo e freddo.
bianchissimi dove si giocano le fonti delle luci,
ti discuto a ogni nome, ti svelo con delicatezza di cicatrice,
ti metto sui capelli ceneri di lampo
e nastri che dormivano nella pioggia.
Non voglio che tu abbia una forma, che tu sia
esattamente ciò che è dietro la tua mano,
perché l’acqua, considera l’acqua, e i leoni
quando si dissolvono nello zucchero della favola,
e i gesti, questa architettura del nulla,
che accendono le loro lampade a metà dell’incontro.
Ogni mattina è la lavagna dove ti invento e ti disegno,
pronto a cancellarti, così non sei, neppure con questi
capelli lisci, questo sorriso.
Cerco la tua somma, il bordo della coppa dove il vino
è anche la luna e lo specchio,
cerco questa linea che fa tremare un uomo
in una galleria di museo.
Per di più ti amo, e fa tempo e freddo.
— Julio Cortàzar, Poema (Le ragioni della collera)
lunedì 19 ottobre 2015
Pier Paolo Pasolini
Prevedo la spoliticizzazione completa dell'Italia: diventeremo un gran corpo senza nervi, senza più riflessi… La strada maestra, fatta di qualunquismo e di alienante egoismo, è già tracciata. Resterà forse, come sempre è accaduto in passato, qualche sentiero: non so però chi lo percorrerà, e come.
Diego De Silva
"Mi sa che è questo il mio limite: mi mancano le conclusioni, nel senso che ho l’impressione che niente finisca mai veramente. Io vorrei, vorrei davvero che i dispiaceri scaduti, le persone sbagliate, le risposte che non ho dato, i debiti contratti senza bisogno, le piccole meschinità che mi hanno avvelenato il fegato, tutte le cose a cui ancora penso, le storie d’amore soprattutto, sparissero dalla mia testa e non si facessero più vedere, ma sono pieno di strascichi, di fantasmi disoccupati che vengono spesso a trovarmi. Colpa della memoria, che congela e scongela in automatico rallentando la digestione della vita e ti fa sentire solissimo nei momenti più impensati."
domenica 18 ottobre 2015
MARC CHAGALL. LOVE AND LIFE
Dal 18 Ottobre 2015 al 14 Febbraio 2016
CATANIA
LUOGO: Castello Ursino
CURATORI: Ronit Sorek
COSTO DEL BIGLIETTO: Intero € 12, Ridotto € 10, Ridotto universitari € 8, Gruppi € 10 (prenotazione obbligatoria), Scuole € 5
TELEFONO PER INFORMAZIONI: +39 095 345830 / 095 8838236
E-MAIL INFO: museocivico.castelloursino@comune.catania.it
SITO UFFICIALE: http://www.comune.catania.it
Saramago
I buoni e i cattivi risultati delle nostre parole e delle nostre azioni si vanno distribuendo, presumibilmente in modo alquanto uniforme ed equilibrato, in tutti i giorni del futuro, compresi quelli, infiniti, in cui non saremo più qui per poterlo confermare, per congratularci o chiedere perdono.
Josè Saramago
Fernando Pessoa
Dicevano gli argonauti che navigare è necessario ma che vivere non è necessario. Noi, gli argonauti della sensibilità estrema, diciamo che è necessario sentire ma non vivere.
— Fernando Pessoa, Il libro dell'inquietudine di Bernardo Soares
Gianni Rodari
Perché si dice: lontano dagli occhi, lontano dal cuore? È un brutto proverbio e dice che quando tu fai una gita non mandi una cartolina alla mamma: il che non è vero. Io voglio bene anche agli eschimesi e non ne ho mai visto neanche uno. Come la mettiamo sior proverbio?
— Gianni Rodari
Oriana Fallaci
Qualsiasi cosa è vera solo in parte, falsa solo in parte, e il giusto e l'ingiusto si mischiano, e coloro che rispetti possono deluderti, coloro che disprezzi possono commuoverti.
— | Oriana Fallaci, Niente e così sia |
venerdì 16 ottobre 2015
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