“Subisco senza adattarmi, persevero senza abituarmi: sempre sconsolato, mai scoraggiato; sono un pupazzo Daruma, un misirizzi senza gambe a cui si danno continuamente dei buffetti, ma che alla fine si ritrova sempre in piedi, grazie a un equilibrio interiore. E’ ciò che dice una poesia popolare che accompagna questi pupazzi giapponesi:
Così è la vita:
Cadere sette volte
E rialzarsi otto.
Roland Barthes, Frammenti di un discorso amoroso
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sabato 25 aprile 2020
domenica 9 dicembre 2018
Roland Barthes
"Io non saprò mai niente di lui; il mio linguaggio sarà sempre confuso e io non potrò mai produrre altro che una parola vuota. Nella mia vita, io incontro milioni di corpi; di questi milioni io posso desiderarne delle centinaia; ma, di queste centinaia, io ne amo uno solo. Mi si dice: questa specie di amore non dà frutti. Ma come poter valutare ciò che fruttifica? Perchè ciò che dà frutti è un bene? Perchè durare è meglio che bruciare?
E poi vi è quest'abbraccio, che è una stretta immobile: siamo ammaliati, stregati: siamo nel sonno, senza dormire. Tutto rimane sospeso: il tempo, la legge, la proibizione. Niente si esaurisce, niente si desidera.
Ogni volta sul suo volto leggo la sua innocenza – egli non sa il male che mi fa, o, per dirla con meno enfasi, i problemi che mi crea. Non si muore di dolore, altrimenti morirei in quest'istante. Sto aspettando un arrivo, un ritorno, un segnale promesso. L'attesa è un incantesimo: io ho avuto l'ordine di non muovermi. “Sono innamorato? Sì, poiché sto aspettando."
martedì 10 luglio 2018
Frammenti di un discorso amoroso
Nella mia vita, io incontro milioni di corpi; di questi miloni io posso desiderarne delle centinaia; ma di queste centinaia, io ne amo uno solo. L'altro di cui io sono innamorato mi designa la specialità del mio desiderio. Per trovare l'Immagine che, tra migliaia, si confà al mio desiderio, ci sono volute molte combinazioni, molte sorprendenti coincidenze (e forse molte ricerche). E' un enigma che io non riuscirò mai a risolvere: perchè mai desidero il Tale? Perchè lo desidero persistentemente, languidamente? E' tutto lui che desidero (una sagoma, una forma, un'aria)? O è solamente una parte di quel corpo? E, in tal caso, che cos'è che, in quel corpo amato, ha per me il valore del feticcio? Quale porzione, per quanto esigua sia, quale sua caratteristica? Il taglio di un'unghia, un dente leggermente rotto di sbieco, una ciocca di capelli, un certo modo di muovere le dita mentre parla, mentre fuma? Di tutte queste caratteristiche del corpo, ho voglia di dire che sono adorabili. Adorabile vuol dire: questo è il mio desiderio, in quanto esso è unico: "E' questo! E' esattamente questo (che io amo)!". Tuttavia più provo la specialità del mio desiderio, meno sono in grado di precisarla; alla precisione di ciò che voglio dire corrisponde uno sfocamento del nome; il proprio del desiderio non può che produrre un improprio dell'enunciato. Di questo fallimento linguistico, resta soltanto una traccia: la parola adorabile (la buona traduzione di adorabile sarebbe l'ipse latino: proprio lui in persona).
Roland Barthes, "Frammenti di un Discorso Amoroso"
Roland Barthes, "Frammenti di un Discorso Amoroso"
sabato 28 aprile 2018
Roland Barthes, Frammenti di un discorso amoroso
“Subisco senza adattarmi, persevero senza abituarmi: sempre sconsolato, mai scoraggiato; sono un pupazzo Daruma, un misirizzi senza gambe a cui si danno continuamente dei buffetti, ma che alla fine si ritrova sempre in piedi, grazie a un equilibrio interiore. E’ ciò che dice una poesia popolare che accompagna questi pupazzi giapponesi:
Così è la vita:
Cadere sette volte
E rialzarsi otto.
Cadere sette volte
E rialzarsi otto.
domenica 12 novembre 2017
Frammenti di un discorso amoroso
La resistenza del legno varia a seconda del punto in cui si conficca il chiodo: il legno non è isotropo. neanch’io lo sono; ho i miei “punti delicati”. Io solo conosco la mappa di questi punti ed è in base ad essa che io guido me stesso, evitando, ricercando questo o quello, conformemente a dei comportamenti esteriormente enigmatici; vorrei che questa mappa di agopuntura morale venisse preventivamente distribuita ai miei nuovi conoscenti (che, del resto, potrebbero utilizzarla anche per farmi soffrire di più).
— Roland Barthes- Frammenti di un discorso amoroso
— Roland Barthes- Frammenti di un discorso amoroso
sabato 12 agosto 2017
Frammenti di un discorso amoroso
Nella mia vita, io incontro milioni di corpi; di questi milioni io posso desiderarne centinaia; ma, di queste centinaia, io ne amo uno solo.
- R.Barthes, Frammenti di un discorso amoroso
- R.Barthes, Frammenti di un discorso amoroso
mercoledì 28 dicembre 2016
Roland Barthes
È pazzesco quante cose tremende bisogna sopportare, moltiplicare le relazioni, le uscite, gli intrighi, per conoscere una o due persone vagamente desiderabili.
Roland Barthes
Roland Barthes
sabato 12 novembre 2016
Roland Barthes
La resistenza del legno varia a seconda del punto in cui si conficca il chiodo: il legno non è isotopo. Neanch’io lo sono; ho i miei “punti delicati”. Io solo conosco la mappa di questi punti ed è in base ad essa che io guido me stesso, evitando, ricercando questo o quello, conformemente a dei comportamenti esteriormente enigmatici; vorrei che questa mappa di agopuntura morale venisse preventivamente distribuita ai miei nuovi conoscenti (che, del resto, potrebbero utilizzarla anche per farmi soffrire di più).
- R. Barthes, Frammenti di un discorso amoroso
Wooden Heart by Dimitri Tsykalov
- R. Barthes, Frammenti di un discorso amoroso
Wooden Heart by Dimitri Tsykalov
giovedì 12 novembre 2015
Roland Barthes
SCORTICATO: speciale sensibilità del soggetto amoroso, che lo rende vulnerabile, esposto anche alle ferite più lievi.
- Roland Barthes, Frammenti di un discorso amoroso
- Roland Barthes, Frammenti di un discorso amoroso
martedì 22 luglio 2014
Frammenti di un discorso amoroso
L’attesa è un incantesimo: io ho avuto l’ordine di non muovermi.
L’attesa di una telefonata si va intessendo di una rete di piccoli divieti, all’infinito, fino alla vergogna…
proibisco a me stesso di uscire dalla stanza, di andare al gabinetto, addirittura di telefonare (per non tenere occupato l’apparecchio):
per la stessa ragione io soffro se qualcuno mi telefona..
l’idea di dover uscire tra poco, correndo così il rischio di essere assente al momento dell’eventuale chiamata riconfortante, del ritorno della madre, mi tormenta.
Tutti questi diversivi sono dei momenti perduti per l’attesa, delle impurità d’angoscia, poiché, nella sua purezza, l’angoscia dell’attesa esige che io me ne stia seduto in una poltrona con il telefono a portata di mano.. senza far niente.
L’attesa di una telefonata si va intessendo di una rete di piccoli divieti, all’infinito, fino alla vergogna…
proibisco a me stesso di uscire dalla stanza, di andare al gabinetto, addirittura di telefonare (per non tenere occupato l’apparecchio):
per la stessa ragione io soffro se qualcuno mi telefona..
l’idea di dover uscire tra poco, correndo così il rischio di essere assente al momento dell’eventuale chiamata riconfortante, del ritorno della madre, mi tormenta.
Tutti questi diversivi sono dei momenti perduti per l’attesa, delle impurità d’angoscia, poiché, nella sua purezza, l’angoscia dell’attesa esige che io me ne stia seduto in una poltrona con il telefono a portata di mano.. senza far niente.
R. Barthes, Frammenti di un discorso amoroso
Nuovi saggi critici, di Roland Barthes
A cosa serve dunque la letteratura? A cosa serve dire gatto giallo invece di gatto randagio? Definire la vecchiaia viaggiatrice della notte? Parlare delle palizzate formate dagli aranceti di Valenza a proposito di Retz? A cosa serve la testa mozzata della duchessa di Montbazon? Perché trasformare l’umiltà di Rancé (del resto dubbia) in uno spettacolo munito di tutta l’ostentazione dello stile (stile d’essere del personaggio, stile verbale dello scrittore)? Questo insieme di operazioni, questa tecnica, alla cui incongruità (sociale) bisogna sempre far ritorno, serve forse a questo: a soffrire di meno.
Roland Barthes, Nuovi saggi critici
Roland Barthes, Nuovi saggi critici
mercoledì 7 maggio 2014
Frammenti di un discorso amoroso
L’attesa è un incantesimo: io ho avuto l’ordine di non muovermi.
L’attesa di una telefonata si va intessendo di una rete di piccoli divieti, all’infinito, fino alla vergogna…
proibisco a me stesso di uscire dalla stanza, di andare al gabinetto, addirittura di telefonare (per non tenere occupato l’apparecchio):
per la stessa ragione io soffro se qualcuno mi telefona..
l’idea di dover uscire tra poco, correndo così il rischio di essere assente al momento dell’eventuale chiamata riconfortante, del ritorno della madre, mi tormenta.
Tutti questi diversivi sono dei momenti perduti per l’attesa, delle impurità d’angoscia, poiché, nella sua purezza, l’angoscia dell’attesa esige che io me ne stia seduto in una poltrona con il telefono a portata di mano.. senza far niente.
L’attesa di una telefonata si va intessendo di una rete di piccoli divieti, all’infinito, fino alla vergogna…
proibisco a me stesso di uscire dalla stanza, di andare al gabinetto, addirittura di telefonare (per non tenere occupato l’apparecchio):
per la stessa ragione io soffro se qualcuno mi telefona..
l’idea di dover uscire tra poco, correndo così il rischio di essere assente al momento dell’eventuale chiamata riconfortante, del ritorno della madre, mi tormenta.
Tutti questi diversivi sono dei momenti perduti per l’attesa, delle impurità d’angoscia, poiché, nella sua purezza, l’angoscia dell’attesa esige che io me ne stia seduto in una poltrona con il telefono a portata di mano.. senza far niente.
R. Barthes, Frammenti di un discorso amoroso
mercoledì 26 marzo 2014
Roland Barthes
“Un mandarino era innamorato di una cortigiana. “Sarò vostra, - disse lei, - solo quando voi avrete passato cento notti ad aspettarmi seduto su uno sgabello, nel mio giardino, sotto la mia finestra”. Ma, alla novantanovesima notte, il mandarino si alzò, prese il suo sgabello sotto il braccio e se n’andò.”
- Roland Barthes, Frammenti di un discorso amoroso
Roland Barthes (Cherbourg, 12 novembre 1915 – Parigi, 26 marzo 1980)
“Stamattina, devo scrivere con urgenza una lettera “importante” - dalla quale dipende il successo d’una certa iniziativa; scrivo invece una lettera d’amore - che non spedisco. Abbandono allegramente tristi incombenze, ragionevoli scrupoli, comportamenti reattivi imposti dal mondo, a beneficio di un compito inutile, derivato da un Dovere luminoso: il Dovere amoroso. Con discrezione, faccio delle cose pazze; sono l’unico testimone della mia follia.”
- Roland Barthes, Frammenti di un discorso amoroso
Roland Barthes
Sono innamorato? - Sì, poiché sto aspettando”. L’altro, invece, non aspetta mai. Talvolta, ho voglia di giocare a quello che non aspetta; cerco allora di tenermi occupato, di arrivare in ritardo; ma a questo gioco io perdo sempre: qualunque cosa io faccia, mi ritrovo sempre sfaccendato, esatto, o per meglio dire in anticipo. La fatale identità dell’innamorato non è altro che:
io sono quello che aspetta.
(Roland Barthes, "Frammenti di un discorso amoroso")
io sono quello che aspetta.
(Roland Barthes, "Frammenti di un discorso amoroso")
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