lunedì 10 agosto 2020

Lella Costa

 Forse, ogni tanto, bisognerebbe proprio che qualcuno dei bambini che conosciamo – qualche maschietto bello sveglio di sette anni e sei mesi, qualche bambina curiosa e coraggiosa con gli occhi sempre spalancati sul mondo, stufi marci di sentirsi chiedere in continuazione:

“Che cosa vuoi fare da grande? Dimmi che cosa vuoi fare da grande” – ci prendesse in disparte, e senza tanti giri di parole, guardandoci dritto negli occhi ci chiedesse:

“Ma tu, piuttosto tu, si può sapere che cosa hai fatto tu, da grande?

Che cosa ne è stato di quel senso di infinito che ti prendeva ogni anno, alla fine della scuola, davanti alla distesa sterminata di un’intera estate?

Che cosa ne hai fatto dei sogni, ma quelli veri, quelli che contano: gli specchi da attraversare, i mondi alla rovescia, i paesi delle meraviglie, i rifugi segreti, gli amici immaginari, le carte magiche, i voli, tutte quelle cose che ti stanno dentro, e ti nutrono l’anima, e ti fanno sentire voluto bene da te…

Che cosa ne hai fatto, tu, del tuo tempo?”.

Lella Costa



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