Andy Warhol starting the day with cereal. With his mother Julia, 1964.
martedì 5 agosto 2014
lunedì 4 agosto 2014
Psychoburroughs. William S. Burroughs"
Psychoburroughs. William S. Burroughs"
Fuori dallo sgabuzzino
e dentro nei musei, biblioteche,
monumenti architettonici,
sale da concerto, librerie,
sale d’incisione e studi cinematografici
di tutto il mondo:
tutto appartiene al ladro ispirato e devoto.
Tutti gli artisti della storia,
dai pittori delle caverne a Picasso,
tutti i poeti e gli scrittori,
i musicisti e gli architetti,
offrono le loro merci,
importunandolo come venditori ambulanti.
Lo supplicano dalle menti annoiate dei bambini delle scuole,
dalle prigioni della venerazione acritica,
dai musei morti e dagli archivi polverosi.
Gli scultori tendono le loro braccia di calcare a ricevere la vita
- e danno trasfusioni di carne quando i loro arti vengono innestati su Mister America.
Mais le voleur n’est pas pressé - il ladro non ha fretta.
Deve assicurarsi della qualità della mercanzia e della sua appropriatezza allo scopo,
prima di impartire il supremo onore e la benedizione del suo furto.
Parole, colori, luci, suoni, pietra, legno, bronzo appartengono all’artista vivente. Appartengono a chiunque sappia usarli.
Saccheggiate il Louvre!
A bas l’originalité, lo sterile e assertivo ego che imprigiona mentre crea.
En haut le vol - puro, sfrontato, totale.
Non siamo responsabili.
Rubate tutto quello che è in vista."
Les voleurs, La scrittura creativa.
Fuori dallo sgabuzzino
e dentro nei musei, biblioteche,
monumenti architettonici,
sale da concerto, librerie,
sale d’incisione e studi cinematografici
di tutto il mondo:
tutto appartiene al ladro ispirato e devoto.
Tutti gli artisti della storia,
dai pittori delle caverne a Picasso,
tutti i poeti e gli scrittori,
i musicisti e gli architetti,
offrono le loro merci,
importunandolo come venditori ambulanti.
Lo supplicano dalle menti annoiate dei bambini delle scuole,
dalle prigioni della venerazione acritica,
dai musei morti e dagli archivi polverosi.
Gli scultori tendono le loro braccia di calcare a ricevere la vita
- e danno trasfusioni di carne quando i loro arti vengono innestati su Mister America.
Mais le voleur n’est pas pressé - il ladro non ha fretta.
Deve assicurarsi della qualità della mercanzia e della sua appropriatezza allo scopo,
prima di impartire il supremo onore e la benedizione del suo furto.
Parole, colori, luci, suoni, pietra, legno, bronzo appartengono all’artista vivente. Appartengono a chiunque sappia usarli.
Saccheggiate il Louvre!
A bas l’originalité, lo sterile e assertivo ego che imprigiona mentre crea.
En haut le vol - puro, sfrontato, totale.
Non siamo responsabili.
Rubate tutto quello che è in vista."
Les voleurs, La scrittura creativa.
domenica 3 agosto 2014
Cuore di tenebra
“Che cosa buffa è la vita, questo misterioso espediente della logica spietata per ottenere un futile scopo. Il massimo che ci si possa attendere da essa è una certa conoscenza di se stessi, che arriva troppo tardi, una messe di inestinguibili rimpianti.”— Joseph Conrad - Cuore di tenebra
Cuore di tenebra
“No, è impossibile, impossibile comunicare ad altri la sensazione viva di un momento qualsiasi della nostra esistenza, quel che ne costituisce la verità, il significato; la sua sottile e penetrante essenza. È impossibile. Si vive come si sogna: perfettamente soli.”
— Joseph Conrad, Cuore di tenebra
— Joseph Conrad, Cuore di tenebra
sabato 2 agosto 2014
Niestzsche
Sono un bosco e una notte di alberi bui: ma chi non teme la mia oscurità, sotto i miei cipressi trova anche pendii di rose.
Friedrich Nietzsche
Friedrich Nietzsche
Dal libro "D'amore e ombra"di Isabel Allende
Dal libro "D'amore e ombra"di Isabel Allende
Senza pensarci Francisco l'attrasse a sè e le cercò le labbra.Fu un bacio casto, tiepido, lieve, tuttavia ebbe l'effetto di una scossa tellurica nei loro sensi. Entrambi percepirono la pelle dell'altro prima mai così precisa e vicina, la pressione delle loro mani, l'intimità di un contatto anelato fin dagli inizi del tempo. Li invase un calore palpitante nelle ossa, nelle vene, nell'anima, qualcosa che non conoscevano o che avevano del tutto scordato, perché la memoria della carne è fragile. [...]A dire il vero fu appena un bacio, la suggestione di un contatto atteso e inevitabile, ma entrambi erano sicuri che quello sarebbe stato l'unico bacio che avrebbero potuto ricordare sino alla fine dei loro giorni e fra tutte le carezze l'unica che avrebbe lasciato una traccia sicura nelle loro nostalgie...
Senza pensarci Francisco l'attrasse a sè e le cercò le labbra.Fu un bacio casto, tiepido, lieve, tuttavia ebbe l'effetto di una scossa tellurica nei loro sensi. Entrambi percepirono la pelle dell'altro prima mai così precisa e vicina, la pressione delle loro mani, l'intimità di un contatto anelato fin dagli inizi del tempo. Li invase un calore palpitante nelle ossa, nelle vene, nell'anima, qualcosa che non conoscevano o che avevano del tutto scordato, perché la memoria della carne è fragile. [...]A dire il vero fu appena un bacio, la suggestione di un contatto atteso e inevitabile, ma entrambi erano sicuri che quello sarebbe stato l'unico bacio che avrebbero potuto ricordare sino alla fine dei loro giorni e fra tutte le carezze l'unica che avrebbe lasciato una traccia sicura nelle loro nostalgie...
venerdì 1 agosto 2014
Cesare Pavese
Ricordo quanti papaveri si vedevano dalla finestra nella campagna, e quelli non me li ero certo sognati. Colori così vivi non si sognano e poi ho sempre osservato che di un sogno non si ricordano i particolari inutili. Ma quei papaveri non servivano a niente e spuntavano sul rialto, dentro la finestra, come una cosa vera. Anzi, ricordo che pensavo: «se tutto questo fosse un sogno, spunterebbe qualcuno in mezzo ai papaveri, succederebbe qualcosa, perché tutto nei sogni ha un significato». Invece, di tanto in tanto che riuscivo a sbirciare fuori della finestra, capivo che nulla vi poteva accadere e trovavo proprio nell’erba e nelle cose un senso incrollabile di fiducia. Era questo, anzi, che mi faceva sorridere.Questo senso di fiducia mi è abbastanza familiare, e mi prende ogni volta che da un luogo chiuso dò un’occhiata al cielo, alle piante, all’aria. È come se per un momento avessi dubitato dell’esistenza delle cose e quello sguardo mi rassicurasse. Un vezzo piuttosto banale. Come pure l’abitudine che ne consegue, di cercare il chiuso per godermi l’istante di liberazione quando metto fuori il naso. Nasce di qua che sono un grande frequentatore di caffè e osterie, e mi piace sedermi negli angoli in penombra, sotto le finestre. Cesare Pavese, Feria d’Agosto
Iscriviti a:
Post (Atom)