venerdì 31 gennaio 2014
Rosario Centorrino, A passo di tartaruga
Non è facile spiegare i rapporti che si instaurano tra le persone. C'è sempre qualcuno per cui faresti la qualsiasi e altri per cui non muoveresti neanche un muscolo...
Rosario Centorrino, "A passo di tartaruga"
Rosario Centorrino, "A passo di tartaruga"
Edoardo Sanguineti
Edoardo Sanguineti (1930 -2010), genovese, è uno dei più prestigiosi protagonisti della svolta letteraria della Neoavanguardia. Laureatosi nel 1956 a Torino, Sanguineti alterna all'impegno accademico come studioso di letteratura italiana con la scrittura di singificativi testi poetici e narrativi.
Negli anni Sessanta Sanguineti elabora una poetica che fa proprie alcune tesi della filosofia neo - hegeliana e neo - marxista della scuola di Francoforte, contaminandole con le più recenti teorie letterarie di tipo formalista e strutturalista: egli sostiene infatti che lo scrittore debba rispondere al capitalismo non soltanto scegliendo una politica rivoluzionaria, ma anche operando una destrutturazione all'interno del sistema, cioè delle sue norme e delle sue strutture linguistiche. Frutto delle riflessioni di tale periodo sono i saggi raccolti in Ideologia e linguaggio (1965), che giustificano sul piano teorico l'impegno attivo nella Neoavanguardia. La poetica di Sanguineti andrà poi orientandosi verso una graduale ricomposizione del linguaggio, mentre la sua visione del mondo si farà meno "apocalittica", lasciando spazio a una militanza politica non radicale. I suoi testi tenderanno si a diventare più comunicativi, ma resteranno pur sempre caratterizzati da uno sperimentalismo linguistico basato sulla contaminazione dei registri stilistici e su una sintassi franta e disgregata.
Già nel 1956 Sanguineti dà alle stampe il poemetto Laborintus (dai due termini latini labor, ossia "fatica", e intus,"dentro", che uniti richiamano labyrinthus, vale a dire "labirinto"), alcune parti del quale appariranno, cinque anni dopo, nell'antologia I novissimi. Definito dall'autore sincera trascrizione di un esaurimento nervoso a sfondo storico, al cui interno domina l'immagine del Palus Putredinis, la "Putrida Palude", che allude in parte, attraverso una simbologia alchemica e junghiana, all'oscurità dell'inconscio, in parte alla società contemporanea dominata dall'impossibilità di comunicare, il poemetto è caratterizzato da originali scelte formali. I versi sono lunghi e cadenzati, in modo irregolare, spesso spezzati da enjambements, la sintassi è frantumata da continue inserzioni parentetiche e da ripetizioni; il linguaggio varia da un andamento onirico - simbolico e un procedere più esplicitamente colloquiale, non senza una fitta trama di riferimenti colti ed eruditi e un uso frequente di un registro comico ed ironico.
Nel 1960 Sanguineti ripubblica il poemetto in Opus metricum 1951 -1959 , affiancandogli un'altra raccolta poetica, Erotopaegna , in cui si esprime un erotismo acceso, benchè sovente cupo e mesto.
Caratterizzata da un onirismo che richiama quello di Loborintus, sia pure in chiave più pacata e meno duramente sperimentale, è l'opera poetica successiva, Triperuno ( 1964).
Una prima raccolta complessiva, limitata ai testi poetici degli anni Cinquanta e Sessanta, appare in Catamerone 1951- 1971 (1974); una seconda, comprendente anche le liriche degli anni Settanta, viene ripubblicata nel 1982, con il titolo Segnalibro. Poesie 1951 -1981. Più recenti sono Bisbidis ( voce onomatopeica che indica il cicaleccio), che appare nel 1987, e Senzatitolo (1992): opere in cui tende sempre più a prevalere una dimensione onirica.
Nell'ambito della prosa narrativa Sanguineti esordisce con il romanzo Capriccio italiano (1963): esso racconta le vicende di una coppia di coniugi che, dopo la nascita del terzo figlio, ritrovano l'unità e l'armonia che avevano perduto. L'opera tuttavia non ha alcuna velleità realistica e punta piuttosto a tracciare lo schema di una sorta di viaggio iniziatico, tratteggiato secondo le simbologie della psicologia junghiana. La sintassi tende a comporsi secondo modalità ripetitive e paratattiche, che vogliono riprodurre cadenze espressive di tipo onirico e alogico.
Altri testi narrativi di Sanguineti sono Il giuoco dell'oca (1967), e Il giuoco del Satyricon (1970), ispirato al romanzo del latino Petronio. Per il teatro scrive K. e altre cose (1962), Storie naturali (1971) e Faust. Un travestimento (1985).
Molto vasta la produzione di Sanguineti nel campo della critica letteraria: significativi i suoi studi su Dante e quelli sui crepuscolari; di particolare rilievo è infine la riscoperta di Gian Pietro Lucini, cui Sanguineti attribuisce un posto di assoluto rilievo nell'antologia da lui curata Poesia del Novecento.
Negli anni Sessanta Sanguineti elabora una poetica che fa proprie alcune tesi della filosofia neo - hegeliana e neo - marxista della scuola di Francoforte, contaminandole con le più recenti teorie letterarie di tipo formalista e strutturalista: egli sostiene infatti che lo scrittore debba rispondere al capitalismo non soltanto scegliendo una politica rivoluzionaria, ma anche operando una destrutturazione all'interno del sistema, cioè delle sue norme e delle sue strutture linguistiche. Frutto delle riflessioni di tale periodo sono i saggi raccolti in Ideologia e linguaggio (1965), che giustificano sul piano teorico l'impegno attivo nella Neoavanguardia. La poetica di Sanguineti andrà poi orientandosi verso una graduale ricomposizione del linguaggio, mentre la sua visione del mondo si farà meno "apocalittica", lasciando spazio a una militanza politica non radicale. I suoi testi tenderanno si a diventare più comunicativi, ma resteranno pur sempre caratterizzati da uno sperimentalismo linguistico basato sulla contaminazione dei registri stilistici e su una sintassi franta e disgregata.
Già nel 1956 Sanguineti dà alle stampe il poemetto Laborintus (dai due termini latini labor, ossia "fatica", e intus,"dentro", che uniti richiamano labyrinthus, vale a dire "labirinto"), alcune parti del quale appariranno, cinque anni dopo, nell'antologia I novissimi. Definito dall'autore sincera trascrizione di un esaurimento nervoso a sfondo storico, al cui interno domina l'immagine del Palus Putredinis, la "Putrida Palude", che allude in parte, attraverso una simbologia alchemica e junghiana, all'oscurità dell'inconscio, in parte alla società contemporanea dominata dall'impossibilità di comunicare, il poemetto è caratterizzato da originali scelte formali. I versi sono lunghi e cadenzati, in modo irregolare, spesso spezzati da enjambements, la sintassi è frantumata da continue inserzioni parentetiche e da ripetizioni; il linguaggio varia da un andamento onirico - simbolico e un procedere più esplicitamente colloquiale, non senza una fitta trama di riferimenti colti ed eruditi e un uso frequente di un registro comico ed ironico.
Nel 1960 Sanguineti ripubblica il poemetto in Opus metricum 1951 -1959 , affiancandogli un'altra raccolta poetica, Erotopaegna , in cui si esprime un erotismo acceso, benchè sovente cupo e mesto.
Caratterizzata da un onirismo che richiama quello di Loborintus, sia pure in chiave più pacata e meno duramente sperimentale, è l'opera poetica successiva, Triperuno ( 1964).
Una prima raccolta complessiva, limitata ai testi poetici degli anni Cinquanta e Sessanta, appare in Catamerone 1951- 1971 (1974); una seconda, comprendente anche le liriche degli anni Settanta, viene ripubblicata nel 1982, con il titolo Segnalibro. Poesie 1951 -1981. Più recenti sono Bisbidis ( voce onomatopeica che indica il cicaleccio), che appare nel 1987, e Senzatitolo (1992): opere in cui tende sempre più a prevalere una dimensione onirica.
Nell'ambito della prosa narrativa Sanguineti esordisce con il romanzo Capriccio italiano (1963): esso racconta le vicende di una coppia di coniugi che, dopo la nascita del terzo figlio, ritrovano l'unità e l'armonia che avevano perduto. L'opera tuttavia non ha alcuna velleità realistica e punta piuttosto a tracciare lo schema di una sorta di viaggio iniziatico, tratteggiato secondo le simbologie della psicologia junghiana. La sintassi tende a comporsi secondo modalità ripetitive e paratattiche, che vogliono riprodurre cadenze espressive di tipo onirico e alogico.
Altri testi narrativi di Sanguineti sono Il giuoco dell'oca (1967), e Il giuoco del Satyricon (1970), ispirato al romanzo del latino Petronio. Per il teatro scrive K. e altre cose (1962), Storie naturali (1971) e Faust. Un travestimento (1985).
Molto vasta la produzione di Sanguineti nel campo della critica letteraria: significativi i suoi studi su Dante e quelli sui crepuscolari; di particolare rilievo è infine la riscoperta di Gian Pietro Lucini, cui Sanguineti attribuisce un posto di assoluto rilievo nell'antologia da lui curata Poesia del Novecento.
La Pop Art di Roy Lichtenstein
Alla domanda "Che cos' è la pop art?", Roy Lichtenstein ( New York, 1923 - ivi, 1997), in un'intervista del 1963 rispondeva: " Servirsi dell'arte commerciale, credo". E' questa la chiave per capirlo: egli coglie uno dei lati più appariscenti dell'immagine contemporanea, il fumetto. Fra gli innumerevoli fumetti sceglie quelli più commerciali, quelli di più vasta produzione su scala mondiale, quelli che accompagnano ormai da molti decenni la vita di ragazzi e di adulti:i fumetti di Walt Disney, con i suoi eroi popolari Topolino e Paperino, oppure i fumetti avventurosi, ove il protagonista è il superuomo onesto e leale, sempre vincitore del male, secondo il mito americano in cui molti vorrebbero riconoscersi e che ciascuno immagina di essere nei propri sogni. Mentre nei primi anni Sessanta i temi di Lichtenstein erano i fumetti, poco dopo, intorno al 1965 e soprattutto dal 1970 in poi, l'artista si rivolge alle opere d'arte ( soprattutto quelle moderne) inserendole nelle proprie composizioni o imitandole. Questi soggetti vengono ingranditi , "straniati", riprodotti imitando a mano la tecnica tipografica e ottenendo qualcosa di quasi surreale. Spesso Lichtenstein ingrandisce anche il retino fotografico, il tratteggio a linee parallele, cosicchè questi mezzi che in dimensione normale vengono percepiti dall'occhio in sintesi ed evocano la realtà, così ingranditi e uniformi rivelano invece la propria meccanicità e "analizzano" l'immagine spersonalizzandola.
I colori utilizzati sono pochi, per lo più primari (giallo, rosso, blu) e qualche secondario ( verde), distesi in superficie senza chiaroscuro e violenti come la pubblicità che quotidianamente ci bombarda.
Modern Head by Roy Lichtenstein
I colori utilizzati sono pochi, per lo più primari (giallo, rosso, blu) e qualche secondario ( verde), distesi in superficie senza chiaroscuro e violenti come la pubblicità che quotidianamente ci bombarda.
Modern Head by Roy Lichtenstein
giovedì 30 gennaio 2014
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