Alla domanda "Che cos' è la pop art?", Roy Lichtenstein ( New York, 1923 - ivi, 1997), in un'intervista del 1963 rispondeva: " Servirsi dell'arte commerciale, credo". E' questa la chiave per capirlo: egli coglie uno dei lati più appariscenti dell'immagine contemporanea, il fumetto. Fra gli innumerevoli fumetti sceglie quelli più commerciali, quelli di più vasta produzione su scala mondiale, quelli che accompagnano ormai da molti decenni la vita di ragazzi e di adulti:i fumetti di Walt Disney, con i suoi eroi popolari Topolino e Paperino, oppure i fumetti avventurosi, ove il protagonista è il superuomo onesto e leale, sempre vincitore del male, secondo il mito americano in cui molti vorrebbero riconoscersi e che ciascuno immagina di essere nei propri sogni. Mentre nei primi anni Sessanta i temi di Lichtenstein erano i fumetti, poco dopo, intorno al 1965 e soprattutto dal 1970 in poi, l'artista si rivolge alle opere d'arte ( soprattutto quelle moderne) inserendole nelle proprie composizioni o imitandole. Questi soggetti vengono ingranditi , "straniati", riprodotti imitando a mano la tecnica tipografica e ottenendo qualcosa di quasi surreale. Spesso Lichtenstein ingrandisce anche il retino fotografico, il tratteggio a linee parallele, cosicchè questi mezzi che in dimensione normale vengono percepiti dall'occhio in sintesi ed evocano la realtà, così ingranditi e uniformi rivelano invece la propria meccanicità e "analizzano" l'immagine spersonalizzandola.
I colori utilizzati sono pochi, per lo più primari (giallo, rosso, blu) e qualche secondario ( verde), distesi in superficie senza chiaroscuro e violenti come la pubblicità che quotidianamente ci bombarda.
Modern Head by Roy Lichtenstein
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