"Sono seduta in silenzio pensandoti a squarciagola.”
Frida Kahlo
Ognuno di noi a un certo punto della sua vita ha due problemi. Il prima viene dalla consapevolezza che il tempo da vivere non è più tanto grande. Il secondo è che il tempo vissuto ha consumato equivoci e incertezze. Se ti guardi bene la tua condizione è chiara, chiaro il pozzo in cui ti trovi. Ognuno di noi sa che sta scivolando in un imbuto. Cambiano le situazioni, c'è chi deve gestire successi e chi deve gestire fallimenti, ma la condizione di fondo è la stessa: siamo buttati dentro una solitudine irrimediabile e anche dentro un'incomprensione radicale. Gli esseri umani sono fatti essenzialmente per non comprendersi. Ci aggiriamo per il mondo con un buco al centro del petto e quello che buttiamo dentro per colmarlo non serve a niente. Il buco si riempie a volte in forma illusoria per epifanie impreviste e improvvise. Ognuno ha le sue. Bisogna capire che sono provvisorie. La realtà quotidiana è fatta di sfregamenti, con noi stessi e con gli altri. Forse la nostra non è una società liquida. Viviamo in un'età fricativa. Ogni cosa deve farsi spazio tra mille altre. Un sentimento per qualcuno produce un risentimento per qualcun'altro. Non c'è nessuna strada libera, posti di blocco ovunque. Nessuno ti perdona niente, specialmente i peccati che non hai commesso. Quelli sono i più facili da condannare, proprio perché l'accusatore può dargli la misura che vuole. L'attrito è in famiglia, è con gli amici, è con il tuo luogo di residenza, è col tuo passato e col tuo futuro. L'ansia non è altro che l'attrito al futuro. L'ansioso immagina un male che non è ancora avvenuto. Per rimuovere gli ostacoli che stanno in mezzo alla nostra vita il primo esercizio è riconoscerli, parlarne. Ci sono persone che passano intere settimane col muso storto e invece potrebbero dire le cose che tolgono aria al al bene. La vita delle persone nel tempo che viene deve partire dall'idea che non siamo una cosa, ma un evento in corso. Noi non siamo un tavolo, siamo una faccia del mondo, sotto di noi c'è tutto il mondo, non siamo staccati da niente. La pandemia almeno questa cosa dovrebbe avercela insegnata. Dovremmo capire di più e meglio che noi siamo vicende. Perfino i morti sono vicende. L'invisibile è gremito di eventi. L'invisibile deve circolare tra di noi, dobbiamo usarlo per distanziarci con dolcezza, per evitare lo sfregamento, l'attrito. La vita è viva quando ci sono cose che guizzano, quando scappiamo di mano a noi stessi. Può essere utile raccogliersi, acciuffarsi, ma poi devi aprire nuovamente il pugno, allargare le dita.
-Franco Arminio
"Attribuiamo al corpo tentazioni,
ma il chiasso dei desideri viene
dalla mente"
- Erri De Luca, "Aceto, arcobaleno"
“E’ facile amare qualcun altro, ma amare ciò che sei, quella cosa che coincide con te, è esattamente come stringere a sé un ferro incandescente: ti brucia dentro, ed è un vero supplizio. Perciò amare in primo luogo qualcun altro è immancabilmente una fuga da tutti noi sperata, e goduta, quando ne siamo capaci. Ma alla fine i nodi verranno al pettine: non puoi fuggire da te stesso per sempre, devi fare ritorno, ripresentarti per quell’esperimento, sapere se sei realmente in grado d’amare. È questa la domanda – sei capace d’amare te stesso? – e sarà questa la prova.”
– Carl Gustav Jung
Adesso ci sono i soldi della guerra. Quella che promette aiuti. È diventata buona la guerra, umana, generosa, compassionevole, umanitaria? No, ma deve farlo credere. È fondamentale creare consenso alla guerra, far vedere che belle cose produce. Ci avevano già provato in Kosovo. L'idea della 'guerra umanitaria' si è formata sostanzialmente in quell'occasione: quando si decide di bombardare, di ammazzare, conviene garantire che dopo arriveranno gli aiuti. Certo si tratta di molto danaro, ma in fondo costa quanto un giorno o due di guerra, è un costo aggiuntivo che vale la spesa: è pubblicità, è comunicazione. E il mondo 'umanitario', in buona misura, è stato al gioco .
- Gino Strada, Buskashì- Viaggio dentro la guerra
Professore: Lei promette bene, le dicevo, e probabilmente sbaglio, comunque voglio darle un consiglio, lei ha una qualche ambizione?
Nicola: Ma... Non...
Professore: E allora vada via... Se ne vada dall'Italia. Lasci l'Italia finché è in tempo. Cosa vuol fare, il chirurgo?
Nicola: Non lo so, non... non ho ancora deciso...
Professore: Qualsiasi cosa decida, vada a studiare a Londra, a Parigi, vada in America, se ha le possibilità, ma lasci questo Paese. L'Italia è un Paese da distruggere: un posto bello e inutile, destinato a morire.
Nicola: Cioè, secondo lei tra un poco ci sarà un'apocalisse?
Professore: E magari ci fosse, almeno saremmo tutti costretti a ricostruire... Invece qui rimane tutto immobile, uguale, in mano ai dinosauri. Dia retta, vada via...
Nicola: E lei, allora, professore, perché rimane?
Professore: Come perché?! Mio caro, io sono uno dei dinosauri da distruggere.
La meglio gioventù, (2003) diretto da Marco Tullio Giordana, con Luigi Lo Cascio e Alessio Boni
«Non mi sono mai sentita la prima della classe, neanche a scuola. Credo che l’umiltà, che non vuol dire falsa modestia, sia la qualità migliore per imparare sempre».
Meryl Streep