Ho sentito tanti ragionamenti da farmi girar la testa, e che hanno fatto giare abbastanza altre teste da farle consentire all’assassinio, che ho capito come tutte le disgrazie degli uomini derivino dal non tenere un linguaggio chiaro.
La peste, Camus
sabato 14 novembre 2015
Victor Hugo
Così si spiega la guerra, fatta dall'umanità contro l'umanità malgrado l'umanità.
— Victor Hugo - I Miserabili
— Victor Hugo - I Miserabili
giovedì 12 novembre 2015
Roland Barthes
SCORTICATO: speciale sensibilità del soggetto amoroso, che lo rende vulnerabile, esposto anche alle ferite più lievi.
- Roland Barthes, Frammenti di un discorso amoroso
- Roland Barthes, Frammenti di un discorso amoroso
mercoledì 11 novembre 2015
Kierkegaard
“Se si domanda a un malinconico quale ragione egli abbia per esser così, cosa gli pesa, risponderà che non lo sa, che non lo può spiegare. In questo consiste lo sconfinato orizzonte della malinconia.”
— Kierkegaard, “Aut-aut”
— Kierkegaard, “Aut-aut”
martedì 10 novembre 2015
Umberto Eco
Una volta gli adulti evitavano le parolacce, se non all’osteria o in caserma, mentre i giovani le usavano per provocazione, e le scrivevano sulle pareti dei gabinetti della scuola. Oggi le nonne dicono “cazzo” invece di perdirindindina; i giovani potrebbero distinguersi dicendo perdirindindina, ma non sanno più che questa esclamazione esistesse. Che tipo di parolacce può usare oggi un giovane, per sentirsi appunto in polemica coi suoi genitori, quando i suoi genitori e i suoi nonni non gli lasciano più alcuno spazio per una inventiva scurrilità?
Avevo quindi ripreso una vecchia “Bustina”, consigliando ai giovani parole desuete ma efficaci come pistola dell’ostrega, papaciugo, imbolsito, crapapelata, piffero, marocchino, morlacco, badalucco, pischimpirola, tarabuso, balengu, piciu, cacasotto, malmostoso, lavativo, magnasapone, tonto, allocco, magnavongole, zanzibar, bidone, ciocco, bartolomeo, mona, tapiro, belinone, tamarro, burino, lucco, lingera, bernardo, lasagnone, vincenzo, babbiasso, saletabacchi, fregnone, lenza, scricchianespuli, cagone, giocondo, asinone, impiastro, ciarlatano, cecè, salame, testadirapa, farfallone, tanghero, cazzone, magnafregna, pulcinella, zozzone, scassapalle, mangiapaneatradimento, gonzo, bestione, buzzicone, cacacammisa, sfrappolato, puzzone, coatto, gandùla, brighella, pituano, pisquano, carampana, farlocco, flanellone, flippato, fricchettone, gabolista, gaglioffo, bietolone, e tanti altri termini bellissimi che lo spazio mi obbliga a tagliare.
Speriamo bene, per la riscoperta dell’idioma gentile.
— | Umberto Eco |
Donne che corrono coi lupi
“Per amare una donna il compagno deve amarne
anche la natura selvaggia.
Se si prende un compagno che non può o
non vuole amare questo lato,
sicuramente sarà in qualche modo demolita e
… lasciata zoppicante a vagare.
Il compagno della donna selvaggia è quello
dotato di tenacia e resistenza,
che sa inviare la sua natura istintiva a
sbirciare sotto la tenda della vita-anima
della donna e comprendere quel che vede e ode.
Il buon compagno è quello che continua a
tornare e non si lascia scoraggiare.
Il compito selvaggio dell’uomo è quello di
non abusare di quella conoscenza che ella possiede
per impadronirsi della donna, ma piuttosto di
apprendere e comprendere la sostanza luminosa di lei,
di cui è fatta, e lasciare che ricada su di lui,
che lo sorprenda, lo traumatizzi,
persino che lo frequenti come fantasma,
ma che resti con quella sostanza.
Le farà brillare gli occhi,
e farà brillare anche i propri occhi.”
— “Donne che corrono coi lupi” _ Clarrissa Pinkola Estés
anche la natura selvaggia.
Se si prende un compagno che non può o
non vuole amare questo lato,
sicuramente sarà in qualche modo demolita e
… lasciata zoppicante a vagare.
Il compagno della donna selvaggia è quello
dotato di tenacia e resistenza,
che sa inviare la sua natura istintiva a
sbirciare sotto la tenda della vita-anima
della donna e comprendere quel che vede e ode.
Il buon compagno è quello che continua a
tornare e non si lascia scoraggiare.
Il compito selvaggio dell’uomo è quello di
non abusare di quella conoscenza che ella possiede
per impadronirsi della donna, ma piuttosto di
apprendere e comprendere la sostanza luminosa di lei,
di cui è fatta, e lasciare che ricada su di lui,
che lo sorprenda, lo traumatizzi,
persino che lo frequenti come fantasma,
ma che resti con quella sostanza.
Le farà brillare gli occhi,
e farà brillare anche i propri occhi.”
— “Donne che corrono coi lupi” _ Clarrissa Pinkola Estés
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