La vera poesia può comunicare anche prima di essere capita.
(Thomas Stearns Eliot, Dante, 1929)
domenica 4 gennaio 2015
giovedì 1 gennaio 2015
L'equazione - G. Gaber
L'equazione - G. Gaber
E quando fuori dalla tua finestra il cielo si fa più grigio.
E quando dentro ai tuoi pensieri si insinua un senso di amarezza.
E quando avverti una crescente mancanza di energia.
E quando ti senti profondamente solo…
Ecco, quello è il giorno dell’appuntamento col bilancio della tua vita.
Generalmente non è un bel giorno… E non tanto perchè il cielo si fa un pò più grigio… quanto perchè tu ti fai un pò più schifo.
Dunque il lavoro… il lavoro… non manca. Voglio dire; c’è anche chi ce l’ha. Ma in genere non gode. L’impegno civile, morale e sociale… meglio lasciar perdere.
La salute: finchè uno ce l’ha non ci pensa. Non resta che l’amore, la sfera dei sentimenti, degli affetti; che forse è la cosa che dentro conta di più. E poi almeno quella ce la scegliamo da noi. Un disastro!
Ma se si fallisce sempre, ci sarà un motivo! Dov’è che si sbaglia? Colpa mia… colpa tua… No, io a queste cose non ci credo. L’errore deve essere prima. Non una cosa recente. Probabilmente da bambino: un errore che ha influenzato tutta la mia vita affettiva: forse il famoso Edipo, forse ‘mamma ce n’è una sola’. Anche troppa. Oppure nonni, fratelli, zii… insomma figure, fotografie dell’infanzia che rimangono dentro di noi per tutta la vita.
Sì, un errore innocente, impercettibile,che poi col tempo si è ripetuto, ingigantito, fino a diventare gravissimo, irreparabile.
Già, ma perchè l’errore si ingigantisce? Dev’essere un pò come quando a scuola facevamo le equazioni algebriche. Cioè, tu fai uno sbaglietto, una svista, un più o un meno, chi lo sa.. E’ che poi te lo porti dietro e nella riga sotto cominci già a vedere degli strani numeri. Va be’, dici, tanto poi si semplifica. E poi numeri sempre più grossi, brutti, sgraziati anche. E poi addirittura enormi, incontenibili, schifosi.
E alla fine: x = 472.827.324 fratto, radice quadrata di 87.225.035 + c
E ora prova un pò a semplificare.
Non c’è niente da fare. La matematica deve avere una sua estetica: x=2.
Bello, la semplicità.
Forse, per fare bene un’equazione è sufficiente avere delle buone basi. Ma per fare una storia d’amore vera e duratura è necessario essere capaci di scrostare quella vernice indelebile con cui abbiamo dipinto i nostri sentimenti.
Rita Levi Montalcini
"Il messaggio che invio, e credo anche più importante di quello scientifico, è di affrontare la vita con totale disinteresse alla propria persona, e con la massima attenzione verso il mondo che ci circonda, sia quello inanimato che quello dei viventi. Questo, ritengo, è stato il mio unico merito. Io dico ai giovani: non pensate a voi stessi, pensate agli altri. Pensate al futuro che vi aspetta, pensate a quello che potete fare, e non temete niente. Non temete le difficoltà: io ne ho passate molte, e le ho attraversate senza paura, con totale indifferenza alla mia persona."
Rita Levi Montalcini
Rita Levi Montalcini
Giorgio Gaber
“Quando sarò capace d’amare mi piacerebbe un amore che non avesse alcun appuntamento col dovere. Un amore senza sensi di colpa, senza alcun rimorso, egoista e naturale come un fiume che fa il suo corso. Senza cattive o buone azioni, senza altre strane deviazioni che se anche il fiume le potesse avere, andrebbe sempre al mare.”
— Giorgio Gaber
mercoledì 31 dicembre 2014
Felice 2015!
“Primo proposito, rinnovabile 365 giorni all’anno: commettere errori di felicità.”
— Massimo Bisotti
— Massimo Bisotti
Letto inter nos
Da qualche parte nell'Universo esiste un mondo non visibile agli occhi in cui si aggirano sagome vibranti di luce. Sono le anime degli Innamorati Eterni e palpitano a coppie, trovando l'una nell'altra le ragioni del proprio splendore.
- Chiara Gamberale e Massimo Gramellini, Avrò cura di te
- Chiara Gamberale e Massimo Gramellini, Avrò cura di te
venerdì 26 dicembre 2014
Storie d'amore
Anaïs, sei stata tu a dare il via allo scorrere della linfa. Non sono più responsabile di ciò che dico e che faccio. Ascolta, riceverai la lettera e forse ne resterai delusa. È un così piccolo frammento di quello che avrei da dirti, e ancora mi manca il coraggio che dovrei avere. Perché, accidenti, perché? Tu mi hai dato il permesso. Ma te l’aspetti tutto quello che ho da dirti? Mi hai letto tutti i tuoi appunti – sì, sì c’è differenza fra ciò che dico e ciò che faccio, diciamo che c’era. Anaïs, vengo di continuo interrotto. Cercherò di continuare a casa. La gente intorno si incuriosisce del fatto che molto spesso io sia qui intento a scrivere. Pensano che io sia uno che va in cerca di punizioni. Mi chiedono perché non me ne vado a casa. Anaïs, potrei restare qui tutta la notte a scriverti. Ti ho continuamente davanti agli occhi, il capo chino, le lunghe ciglia abbassate. E mi sento umilissimo. Non capisco perché tu abbia dovuto scegliere me, non riesco a venirne a capo. Ma non ho voglia di andare troppo a fondo. Mi hai messo il fuoco dentro e adesso non potrò più essere quello che ero, semplicemente tuo amico. Ma sono mai stato soltanto tale? Ho l’impressione che fin dal primissimo inizio, da quando ho aperto l’uscio e mi hai porto sorridendo la mano, io sono rimasto preso, ero tuo. Anche June l’ha avvertito. Ha detto subito che eri innamorata di me o che io lo ero di te. Ma per quanto mi riguardava non ignoravo che fosse amore. Parlavo di te con calore, senza riserve. Henry
Henry Miller a Anaïs Nin
Henry Miller a Anaïs Nin
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