« Si è sempre dato per scontato che Venezia è la città ideale per una luna di miele ma non solo, ma è un grave errore: vivere a Venezia, o semplicemente visitarla, significa innamorarsene e nel cuore non resta più posto per altro. » |
(Peggy Guggenheim) |
martedì 26 agosto 2014
Peggy Guggenheim (New York, 26 agosto 1898 – Camposampiero, 23 dicembre 1979),
Il gioco del mondo
Tocco la tua bocca,
con il dito tocco il bordo della tua bocca, la disegno come se uscisse dalla mia mano, come se per la prima volta la tua bocca si aprisse, e mi basta chiudere gli occhi per rifarlo tutto e ricominciare, faccio nascere ogni volta la bocca che desidero, la bocca che la mia mano sceglie e ti disegna sulla faccia, una bocca scelta tra tutte, con sovrana libertá scelta da me per disegnarla con la mia mano sulla tua faccia, e che per un caso che non cerco di comprendere coincide esattamente con la tua bocca che sorride da sotto la mia mano che ti disegna. Mi guardi, da vicino mi guardi, sempre piú da vicino, e allora giochiamo al ciclope, ci guardiamo ogni volta piú da vicino e gli occhi si ingrandiscono, si avvicinano, si sovrappongono, ed i ciclopi si guardano, respirando confusi, le bocche si incontrano e lottano debolmente morderdosi le labbra, appoggiando appena la lingua tra i denti, giocando nei suoi recinti dove un’aria pesante va e viene con un profumo vecchio e un silenzio. Allora le mie mani cercano di fondersi nei tuoi capelli, accarezzare lentamente la profonditá dei tuoi capelli mentre ci baciamo come se avessimo la bocca piena di fiori e di pesci, di movimenti vivi, di fragranza oscura. E se ci mordiamo il dolore é dolce, e se ci affoghiamo in un breve e terribile assorbire simultaneo dell’alito, questa istantanea morte é bella. E c’é una sola saliva ed un solo zapore a frutta matura, ed io ti sento tremare contro di me come una luna nell’acqua.
Julio Cortazar, Il gioco del mondo
con il dito tocco il bordo della tua bocca, la disegno come se uscisse dalla mia mano, come se per la prima volta la tua bocca si aprisse, e mi basta chiudere gli occhi per rifarlo tutto e ricominciare, faccio nascere ogni volta la bocca che desidero, la bocca che la mia mano sceglie e ti disegna sulla faccia, una bocca scelta tra tutte, con sovrana libertá scelta da me per disegnarla con la mia mano sulla tua faccia, e che per un caso che non cerco di comprendere coincide esattamente con la tua bocca che sorride da sotto la mia mano che ti disegna. Mi guardi, da vicino mi guardi, sempre piú da vicino, e allora giochiamo al ciclope, ci guardiamo ogni volta piú da vicino e gli occhi si ingrandiscono, si avvicinano, si sovrappongono, ed i ciclopi si guardano, respirando confusi, le bocche si incontrano e lottano debolmente morderdosi le labbra, appoggiando appena la lingua tra i denti, giocando nei suoi recinti dove un’aria pesante va e viene con un profumo vecchio e un silenzio. Allora le mie mani cercano di fondersi nei tuoi capelli, accarezzare lentamente la profonditá dei tuoi capelli mentre ci baciamo come se avessimo la bocca piena di fiori e di pesci, di movimenti vivi, di fragranza oscura. E se ci mordiamo il dolore é dolce, e se ci affoghiamo in un breve e terribile assorbire simultaneo dell’alito, questa istantanea morte é bella. E c’é una sola saliva ed un solo zapore a frutta matura, ed io ti sento tremare contro di me come una luna nell’acqua.
Julio Cortazar, Il gioco del mondo
Il gioco del mondo
Quando ci salutammo eravamo come due bambini che sono diventati terribilmente amici durante una festa di compleanno e continuano a guardarsi mentre i genitori li prendono per mano e li trascinano via, ed è un dolore dolce e una speranza, e si sa che uno si chiama Tony e l’altra Lulù, ed è sufficiente perché il cuore sia come uno zuccherino.
J. Cortazàr, Il gioco del mondo
lunedì 25 agosto 2014
Friedrich Wilhelm Nietzsche (Röcken, 15 ottobre 1844 – Weimar, 25 agosto 1900)
Dipende da noi modellare il nostro temperamento come un giardino. Piantarvi le esperienze, estirparne altre: costruire un tranquillo e bel viale dell’amicizia, conoscere segrete prospettive di silenzio – tenere pronti gli accessi a tutti questi begli angoli del proprio giardino perchè non ci venga a mancare quando ne abbiamo bisogno.
Friedrich Nietzsche, “”Frammenti postumi – Autunno 1880″
domenica 24 agosto 2014
Malamore di Concita De Gregorio
“L’accorato appello, a sostegno delle giovani donne che prima o poi accoglieranno nelle loro vite quei trentenni, è rivolto alle madri. Si potrebbe cominciare dal non essere particolarmente fiere di aver partorito (ormai molto tempo fa, tra l’altro) un figlio maschio. Non comunicare con le parole nè coi gesti che per la madre si tratta di un privilegio: addirittura non pensarlo. Considerare il fatto che si rifacciano il letto e raccolgano da terra i calzini non un gesto di generosità ma una semplice decenza. Che tirino l’acqua del wc dopo essere stati in bagno un obbligo; mostrare raccapriccio, fin da quando sono bambini per l’abitudine contraria a meno di non vivere in luoghi desertici e non raggiunti da un acquedotto. Non denigrare la fidanzata di turno perchè inaffidabile, poco gentile, non premurosa. Per nessun’altra ragione, comunque, mano che mai prendere informazioni sulle sue doti muliebri e mostrarsi interdette se la ragazza ha intenzione di stare via sei mesi per uno stage a Boston. Se va a stare da solo, ma tanto capita di rado, oltretutto gli affitti sono carissimi e il lavoro manca, se comunque va a vivere da solo non offrirsi di lavare e stirare la sua biancheria portata a sacchi due volte a settimana, meno che mai andarla a raccogliere a domicilio. Non svegliarlo la mattina al cellulare perchè non sente la sveglia, ha il sonno pesante. Non nascondere al marito le malefatte del figlio, non fare la parte di quella che tutto comprende e tutto risolve, quella che «non lo diciamo a papà», ma nemmeno lasciare che il marito - o il compagno, o il fidanzato, o chiunque sia- sia quello che gioca alla playstation e vede la partita in tv col figlio maschio così di divertono e sono proprio simpatici quei due mentre la madre, quella ropmiballe, sta di là in cucina sempre a lamentarsi e la sorella rifà i letti e scrive un diario perchè non può uscire la sera. Ecco, ripartirei da qui. Poi magari tra una trentina d’anni vediamo anche di fare una legge contro i maltrattamenti domestici, contro la violenza dentro casa, uomini che schiavizzano e segregano e picchiano le donne. Semmai però, se proprio serve, perchè tanto sarebbe di certo inutile, a quel punto.”
—Concita De Gregorio, “Malamore”
—Concita De Gregorio, “Malamore”
Buonanotte...
"Buonanotte a chi ha l’altra metà del cuore a chilometri di distanza. E complimenti, complimenti davvero perché ci vuole un gran bel coraggio ad abbracciarsi da soli la notte.Buonanotte, perché è una faccenda da duri amare chi c’è ma non c’è."
Siham Jadir
Siham Jadir
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