venerdì 23 maggio 2014

Non ci resta che piangere - la lettera al Savonarola

La lettera di Benigni e Troisi al Savonarola
T: M'arraccumando, Saverio!
B: Stai tranquillo.
T: Con educazione, non ci dobbiamo far riconoscere…cerchiamo di  farla un po' anonima.
B: Allora dettala te! Vai!
T: Caro Savonarola.
B: Prima la data; quanto sarà?
T: Quasi il 1500.
B: Quasi il 1500?
T: Lo sai tu quanto ne avimmo?
B: (pensando alla loro vita "normale") Che scrivi? Ti arriva una lettera, Roma quasi 2000?
T: Metti, estate quasi 1500.
B: Mi informo io della data.
T: Allora leva la data.
B: Caro…? Non è nostro amico…
T: Aspetta un attimo, non scrivere subito. Santissimo Savonarola...
B: Santissimo …

T: Come sei bello!
B: Santissimo Savonarola! Quanto ci piaci a noi due! L'esclamativo ce l'avrà?
T: Allora, se non si sa se ci sta l'esclamativo, "scusa la volgarità!".
B: Scusa la volgarità? E perché?
T: Quello ogni cosa è peccato! E' capace, vede il punto esclamativo … cos'è 'sta cosa;  l'uomo con il puntino sotto, è peccato, noi ci mettiamo con le spalle al sicuro. Scusa le volgarità…
B: Allora  mettiamo una freccia, questo è un esclamativo, non una volgarità! 
T: No, no; scusa le volgarità… eventuali.
B: Eventuali?
T: Eventuali! La vuoi scrivere come dico io, o no? Allora quello dice, perché hanno scritto le volgarità se non ci sono volgarità? Allora vuol dire che volevano essere volgari e non ci sono riusciti. Volgarità eventuali!
B: Lascia vivere Vitellozzo.
T: Potresti lasciar vivere Vitellozzo, se puoi?
B: Savonarola!
T: Savonarola! Mò dobbiamo cercare di spiegare per bene…
B: Savonarola!
T: Savonarola!
B: Che c'è?
T: Savonarola, e che è?
B: Diamoci una calmata!
T. E che è? Qua pare che ogni cosa uno non si può muovere, e questo e quello, pure per te, oh!
B: Oh!
T: Due persone, due personcine, noi siamo due personcine per bene che non farebbero male nemmeno a una mosca…
B: Figuriamoci!
T: Figuriamoci a un santo come te!
B: Un santone!
T: Un santone come te! Anzi…
B: Varrai più di una mosca.
T: Lascia perdere, pare che lo mettiamo in competizione. Anzi, anzi spiega ogni cosa, varrai più di una mosca.
B: Ciao.
T: No, no, qua ci vuole un saluto per bene, da peccatore umile. Noi ti salutiamo con, proprio, non sappiamo nemmeno… scrivi, ti salutiamo con la nostra faccia sotto i tuoi piedi, proprio il massimo, senza chiederti nemmeno di stare fermo, puoi muoverti!
B: Cioè, che vuol dire?
T: La faccia sotto i piedi e può camminare; quello pensa siamo proprio due umili.
B: Una bellissima immagine, la nostra faccia sotto i tuoi piedi e puoi muoverti quanto ti pare e piace e noi zitti sotto.
T: Scusa il paragone di prima tra la mosca e il frate, non volevamo minimamente offenderti,  i tuoi peccatori di prima con la faccia dove sappiamo.
B: Gli si è detto …
T: Con la faccia dove sappiamo.
B: Sempre zitti.
T: Sempre zitti. 


Girolamo Maria Francesco Matteo Savonarola (Ferrara, 21 settembre 1452 – Firenze, 23 maggio 1498)

Tiranno è nome di uomo di mala vita, e pessimo tra tutti gli altri uomini, che per forza sopra tutti vuole regnare, massime quello che di cittadino è fatto tiranno. Perché, prima, è necessario dire che sia superbo, volendo esaltarsi sopra li suoi equali, anzi sopra li migliori di sé e quelli a' quali più tosto meriteria di essere subietto: e però è invidioso, e sempre si contrista della gloria delli altri uomini, e massime delli cittadini della sua città; e non può patire di udire laudare altri, benché molte volte dissimuli e oda con cruciato di core; e si allegra delle ignominie del prossimo per tal modo, che vorria che ogni uomo fussi vituperato, acciò che lui solo restassi glorioso.
Girolamo Savonarola

Andrea Pazienza

Prima di fare fumetti dipingevo quadri di denuncia. Erano tempi nei quali non potevo prescindere dal fare questo. Ma i miei quadri venivano comprati da farmacisti che se li mettevano in camera da letto. Il fatto che il quadro continuasse a pulsare in quell'ambiente mi sembrava, oltre che una contraddizione, anche un limite enorme. Da qui il mio desiderio di fare fumetti.
(Andrea Pazienza)

Andrea Pazienza (San Benedetto del Tronto, 23 maggio 1956 – Montepulciano, 16 giugno 1988

« Il mio primo disegnino riconoscibile l’ho fatto a 18 mesi, era un orso, questo testimonia quanto era forte in me il bisogno di disegnare »
(Andrea Pazienza, Il segno di una resa invincibile)
Il 23 maggio 1956 nasceva il fumettista e pittore Andrea Pazienza

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

"Chi ha paura muore ogni giorno, chi invece non ha paura muore una volta sola"
Paolo Borsellino 


Rosaria Schifani

Avete perduto, uomini senza onore. State perdendo pure i figli che guardano le vostre mani sporche di sangue. Il disprezzo vi sommergerà. 
Forse siete in tempo per non farvi odiare dai vostri stessi figli. Io vi perdono ma inginocchiatevi
[...] 
Dico a voi, donne della mafia, madri snaturate che vendete a Satana le coscienze dei vostri figli in cambio di effimere comodità, di macchine 
veloci, di una cucina nuova, di vestiti e gioielli, frutto di malaffari. Ma non vi resterà niente dentro. Così, morirete anche voi. Ogni giorno di più. Aiutate piuttosto i vostri uomini a salvarsi, a chiedere perdono, ad inginocchiarsi su questa terra umiliata da pochi malvagi che oscurano la grandezza di scrittori, artisti, religiosi, brava gente, tutti siciliani costretti 
a misurarsi con questa parola troppo usata, la mafia.
Rosaria Schifani

Accadde oggi

A Capaci, il 23 maggio 1992, 500 kg di tritolo uccidono Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco di Cillo