lunedì 24 febbraio 2014

Arrigo Boito (Padova, 24 febbraio 1842 – Milano, 10 giugno 1918)

"Come ti vidi m'innamorai, e tu sorridi perché lo sai".
- Arrrigo Boito, Falstaff

Sandro Pertini

" Ci preoccupa quello che si verifica con la mafia in Sicilia, la camorra nel napoletano e la 'ndrangheta – non so mai pronunciare bene questa parola – in Calabria. Però io qui mi permetto di fare questa osservazione.
Il popolo siciliano non deve essere confuso con la mafia. Il popolo siciliano è un popolo forte, popolo che ben conosco, perché negli anni passati, quando ero propagandista del mio partito, ho girato in lungo e in largo la Sicilia. Li ho conosciuti nella prima guerra mondiale i giovani siciliani, con il loro coraggio e la loro fierezza.
Il popolo siciliano è un popolo forte, generoso, intelligente. Il popolo siciliano è il figlio di almeno tre civiltà: la civiltà greca, la civiltà araba e la civiltà spagnola. È ricco di intelligenza questo popolo. Quindi non deve essere confuso con questa minoranza che è la mafia. È un bubbone che si è creato su un corpo sano.
Ebbene, con il bisturi, polizia, forze dell'ordine, governo debbono sradicare questo bubbone e gettarlo via, perché il popolo siciliano possa vivere in pace. Così si dica della 'ndrangheta in Calabria.
Io ho girato in lungo e largo la Calabria. Se vi è un popolo generoso, buono, pronto, desideroso di lavorare e di trarre dal suo lavoro il necessario per poter vivere dignitosamente, è il popolo calabrese.
Così il popolo napoletano con la camorra. Anche qui sono una minoranza i camorristi. Parlano troppo di quello che è in carcere, capo-mafia. Quello si sente un eroe. I giornali ne parlano tutti i giorni ed è chiaro che entra il giornale in carcere e lui si sente un eroe, questo sciagurato. Ma il popolo napoletano non può essere confuso con la camorra".
 - Sandro Pertini, Messaggio di fine anno agli italiani, Palazzo del Quirinale - 31 dicembre 1983

Sandro Pertini (San Giovanni di Stella, 25 settembre 1896 – Roma, 24 febbraio 1990)

"Non mi meraviglia niente. So che il mio modo di fare può essere irritante. Per esempio, poco tempo fa mi sono rifiutato di firmare il decreto di aumento di indennità ai deputati. Ma come, dico io, in un momento grave come questo, quando il padre di famiglia torna a casa con la paga decurtata dall'inflazione... voi date quest'esempio d' insensibilità? Io deploro l'iniziativa, ho detto. Ma ho subito aggiunto che, entro un'ora, potevano eleggere un altro presidente della Camera. Siete seicentoquaranta. Ne trovate subito seicentocinquanta che accettano di venire al mio posto. Ma io, con queste mani, non firmo".
- Sandro Pertini,in un'intervista a Nantas Salvalaggio il  10 marzo 1974 su "La Domenica del Corriere"




Sandro Pertini (San Giovanni di Stella, 25 settembre 1896 – Roma, 24 febbraio 1990)

"Se non vuoi smarrire la strada giusta resta sempre a fianco della classe lavoratrice nei giorni di sole e nei giorni di tempesta".
( Discorso del Presidente Pertini ai lavoratori dell'Italsider. Savona, 20 gennaio 1979)

domenica 23 febbraio 2014

Alessandro Pertini detto Sandro ( San Giovanni di Stella, 25 settembre 1896 – Roma, 24 febbraio 1990)

"Più volte ho fatto il bilancio della mia vita e tutte le volte sono arrivato a questa conclusione: se si avverasse per me il miracolo di Faust e mi fosse dato di ricominciare da capo prenderei la stessa strada che presi ventenne nella mia Savona e la percorrerei con la fede, la volontà e l'animo di allora, pur sapendo di doverne pagare il prezzo, lo stesso prezzo che ho pagato. Così, giunto al termine della mia giornata, mi volgo a guardare la strada che ho percorso e mi sembra di aver speso bene la mia vita"
- Sandro Pertini







Tratto da "Codice della vita italiana " di Giuseppe Prezzolini

L'italiano ha un tale culto per la furbizia, che arriva persino all'ammirazione di chi se ne serve a suo danno. Il furbo è in alto in Italia non soltanto per la propria furbizia, ma per la reverenza che l'italiano in generale ha della furbizia stessa, alla quale principalmente fa appello per la riscossa e per la vendetta. Nella famiglia, nella scuola, nelle carriere, l'esempio e la dottrina corrente - che non si trova nei libri - insegnano i sistemi della furbizia. La vittima si lamenta della furbizia che l'ha colpita, ma in cuor suo si ripromette di imparare la lezione per un'altra occasione. La diffidenza degli umili che si riscontra in quasi tutta l'Italia, è appunto l'effetto di un secolare dominio dei furbi, contro i quali la corbelleria dei più si è andata corazzando di una corteccia di silenzio e di ottuso sospetto, non sufficiente, però, a porli al riparo delle sempre nuove scaltrezze di quelli.
Giuseppe Prezzolini, Codice della vita italiana - Capitolo I: Dei furbi e dei fessi.








STORIA DEI PERIODICI - LA VOCE

Il periodico "La Voce", fondato da Giuseppe Prezzolini, appare a Firenze nel dicembre 1908. Nel gruppo redazionale, oltre a Prezzolini, si ritrovano Giovanni Papini e Ardengo Soffici, il modernista Romolo Murri, lo scrittore Scipio Slataper e i liberaldemocratici Giovanni Amendola e Gaetano Salvemini. Fra i collaboratori, vi sono tantissimi personaggi di notevole spessore intellettuale, accomunati tutti dall'insoddisfazione verso l'Italia giolittiana e da una confusa ansia di novità.
Nell'editoriale di presentazione della rivista si afferma l'intento di essere onesti e sinceri. Tale sincerità, si tradurrà in una sostanziale propensione all'autobiografismo, mentre l'onestà imprimerà alle confessioni dei vociani un'inconfondibile cifra di lucida e radicale moralità.
La Voce esprime una forte esigenza di rinnovamento della cultura italiana entro una dimensione europea,centrale fin da subito è l'impegno filosofico della rivista, che si mostra aperta ad una molteplicità di tendenze di pensiero. Accanto a questioni teoriche vengono discussi anche problemi più drammatici della realtà italiana del tempo, come la questione meridionale.
Nel 1914 La Voce si scinde in due distinte riviste: da un lato "La Voce letteraria" sotto la direzione di Giuseppe De Robertis; dall'altro "La Voce Politica", periodico di propaganda interventista, antigiolittiana e antifascista diretto da Prezzolini, che chiuderà le pubblicazioni dopo solo un anno.
"La Voce Letteraria" di De Robertis assume invece un profilo di disimpegno politico, dichiarandosi a favore dell'arte per l'arte ossia del valore puro dell'espressione poetica. De Robertis, in particolare, sostiene il frammentismo lirico, cioè un'espressione poetica essenziale, in polemica con l'uso sovrabbondante della parola tipica dei dannunziani e dei futuristi.