giovedì 20 febbraio 2014
Renato Dulbecco (Catanzaro, 22 febbraio 1914 – La Jolla, 20 febbraio 2012)
"Questa discussione sulla prevenzione del cancro è uno sviluppo dei risultati sperimentali ottenuti nel campo dei virus oncogeni, ma è anche fortemente influenzata dalla nuova coscienza sociale di molti scienziati. Storicamente, scienza e società hanno preso strade diverse, nonostante la società ha fornito i fondi necessari per la crescita della scienza e in cambio la scienza ha dato alla società tutti gli oggetti materiali di cui gode. Negli ultimi anni, tuttavia, la separazione tra scienza e società diventa eccessiva, e le conseguenze si fanno sentire soprattutto tra i biologi. Così, mentre passiamo la nostra vita a fare domande sulla natura del cancro e modi per prevenirlo o curarlo, la società produce allegramente sostanze oncogene e con queste riempie l'ambiente. La società non sembra preparata ad accettare i sacrifici necessari per una efficace prevenzione del cancro. La situazione è chiaramente inaccettabile, e noi biologi vorremmo vederla corretta. Abbiamo iniziato a mettere ordine in casa nostra, vietando alcuni esperimenti che possono contenere un certo rischio per l'umanità. Vorremmo vedere la società assumere un atteggiamento simile, abbandonando pratiche egoistiche che sono pericolose per la società stessa. Vorremmo anche vedere una nuova cooperazione tra scienza e società a beneficio di tutta l'umanità e speriamo che le forze dominanti nella società riconosceranno che questa è una necessità".
- Renato Dulbecco, nella sua Lezione da Nobel
Renato Dulbecco (Catanzaro, 22 febbraio 1914 – La Jolla, 20 febbraio 2012)
Il Progetto Genoma è stato una grande avventura. È cominciato come il sogno di pochi visionari, è poi stato abbracciato dall'intera comunità scientifica, e ha raggiunto i suoi obbiettivi con la cooperazione di istituzioni pubbliche e private. Questo è il vero tragitto di una grande conquista scientifica nel tempo attuale. Il segreto del suo successo comprende molti fattori. Il principale è stata la dedizione assoluta di molti scienziati, che avevano fede di poter raggiungere lo scopo malgrado la scarsezza di mezzi tecnici a disposizione. Rapidamente questi mezzi sono stati sviluppati, come tecnologie nuove e tutte automatizzate, per determinare l'organizzazione del DNA, rintracciarvi i geni, leggere i messaggi che essi contengono e i loro significati. Sono stati usati nuovi indirizzi per determinare l'attività dei geni, esplorando in un atto solo tutto il genoma. Straordinario in questo progresso è stato il contributo dell'informatica.
- Renato Dulbecco, Premio Nobel per la medicina nel 1975
- Renato Dulbecco, Premio Nobel per la medicina nel 1975
Accadde oggi: 105 anni fa, su "Le Figaro" veniva pubblicato il Manifesto del Futurismo
Manifesto
del Futurismo
Le Figaro - 20
febbraio 1909
1. Noi vogliamo cantare
l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità.
2. Il coraggio,
l'audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia.
3. La letteratura esaltò
fino ad oggi l'immobilità pensosa, l'estasi ed il sonno. Noi vogliamo esaltare
il movimento aggressivo, l'insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto
mortale, lo schiaffo ed il pugno.
4. Noi affermiamo che la
magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova; la bellezza della
velocità. Un automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a
serpenti dall'alito esplosivo... un automobile ruggente, che sembra correre
sulla mitraglia, è più bello della Vittoria di Samotracia.
5. Noi vogliamo
inneggiare all'uomo che tiene il volante, la cui asta ideale attraversa la
Terra, lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita.
6. Bisogna che il poeta
si prodighi con ardore, sfarzo e munificenza, per aumentare l'entusiastico
fervore degli elementi primordiali.
7. Non v'è più bellezza
se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può
essere un capolavoro. La poesia deve essere concepita come un violento assalto
contro le forze ignote, per ridurle a prostrarsi davanti all'uomo.
8. Noi siamo sul promontorio
estremo dei secoli!... Perché dovremmo guardarci alle spalle, se vogliamo
sfondare le misteriose porte dell'impossibile? Il Tempo e lo Spazio morirono
ieri. Noi viviamo già nell'assoluto, poiché abbiamo già creata l'eterna
velocità onnipresente.
9. Noi vogliamo
glorificare la guerra - sola igiene del mondo - il militarismo, il
patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si
muore e il disprezzo della donna.
10. Noi vogliamo
distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d'ogni specie, e combattere
contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica e
utilitaria.
11. Noi canteremo le
grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa: canteremo le
maree multicolori e polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne;
canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri,
incendiati da violente lune elettriche; le stazioni ingorde, divoratrici di
serpi che fumano; le officine appese alle nuvole per i contorti fili dei loro
fumi; i ponti simili a ginnasti giganti che scavalcano i fiumi, balenanti al
sole con un luccichio di coltelli; i piroscafi avventurosi che fiutano
l'orizzonte, e le locomotive dall'ampio petto, che scalpitano sulle rotaie,
come enormi cavalli d'acciaio imbrigliati di tubi, e il volo scivolante degli
aeroplani, la cui elica garrisce al vento come una bandiera e sembra applaudire
come una folla entusiasta.
È dall'Italia che noi lanciamo per il
mondo questo nostro manifesto di violenza travolgente e incendiaria col quale
fondiamo oggi il FUTURISMO perché vogliamo liberare questo paese dalla sua
fetida cancrena di professori, d'archeologi, di ciceroni e d'antiquari. Già per
troppo tempo l'Italia è stata un mercato di rigattieri. Noi vogliamo liberarla
dagli innumerevoli musei che la coprono tutta di cimiteri.
Filippo
Tommaso Marinetti
Massimo Troisi
La ricchezza dei poveri è rappresentata dai loro figli, quella dei ricchi dai loro genitori.
- Massimo Troisi
- Massimo Troisi
mercoledì 19 febbraio 2014
Una poesia di Roberto Benigni a Massimo Troisi
Una poesia di Roberto Benigni.
A Massimo Troisi
Non so cosa teneva "dint'a capa",
intelligente, generoso, scaltro,
per lui non vale il detto che è del Papa,
morto un Troisi non se ne fa un altro.
Morto Troisi muore la segreta
arte di quella dolce tarantella,
ciò che Moravia disse del Poeta
io lo ridico per un Pulcinella.
La gioia di bagnarsi in quel diluvio
di "jamm, o' saccio, ‘naggia, oilloc, azz!"
era come parlare col Vesuvio, era come ascoltare del buon Jazz.
"Non si capisce", urlavano sicuri,
"questo Troisi se ne resti al Sud!"
Adesso lo capiscono i canguri,
gli Indiani e i miliardari di Holliwood!
Con lui ho capito tutta la bellezza
di Napoli, la gente, il suo destino,
e non m'ha mai parlato della pizza,
e non m'ha mai suonato il mandolino.
O Massimino io ti tengo in serbo
fra ciò che il mondo dona di più caro,
ha fatto più miracoli il tuo verbo
di quello dell'amato San Gennaro
A Massimo Troisi
Non so cosa teneva "dint'a capa",
intelligente, generoso, scaltro,
per lui non vale il detto che è del Papa,
morto un Troisi non se ne fa un altro.
Morto Troisi muore la segreta
arte di quella dolce tarantella,
ciò che Moravia disse del Poeta
io lo ridico per un Pulcinella.
La gioia di bagnarsi in quel diluvio
di "jamm, o' saccio, ‘naggia, oilloc, azz!"
era come parlare col Vesuvio, era come ascoltare del buon Jazz.
"Non si capisce", urlavano sicuri,
"questo Troisi se ne resti al Sud!"
Adesso lo capiscono i canguri,
gli Indiani e i miliardari di Holliwood!
Con lui ho capito tutta la bellezza
di Napoli, la gente, il suo destino,
e non m'ha mai parlato della pizza,
e non m'ha mai suonato il mandolino.
O Massimino io ti tengo in serbo
fra ciò che il mondo dona di più caro,
ha fatto più miracoli il tuo verbo
di quello dell'amato San Gennaro
Massimo Troisi & Enzo De Caro
Grazie, grazie a te
Cui non ho detto mai ti amo
Grazie, grazie a te
Che hai scoperto i miei segreti
Di cui non parlavo mai
Neppure con me stesso...
Grazie, grazie a te
che non hai sgranato gli occhi
Se ti ho detto che per soldi
Ho scambiato l'amore
col sesso.
A te che non pretendi di volare
Grazie, grazie di cuore...
Alle volte che ti neghi
E poi fai leggermi negli occhi
La fatica che ti costa...
Grazie a te che t'inventi
Discorsi dai miei silenzi,
Alla tua volonta' di regalarmi un giorno nuovo...
A te che non pretendi di volare
Grazie, grazie di cuore...
Grazie, grazie a te
Ed alle tue bugie
A te che scrivi poesie
Dove io sono io e non un eroe
Grazie di cuore...
"Poeta Massimo" : le canzoni di Massimo Troisi & Enzo Decaro
Cui non ho detto mai ti amo
Grazie, grazie a te
Che hai scoperto i miei segreti
Di cui non parlavo mai
Neppure con me stesso...
Grazie, grazie a te
che non hai sgranato gli occhi
Se ti ho detto che per soldi
Ho scambiato l'amore
col sesso.
A te che non pretendi di volare
Grazie, grazie di cuore...
Alle volte che ti neghi
E poi fai leggermi negli occhi
La fatica che ti costa...
Grazie a te che t'inventi
Discorsi dai miei silenzi,
Alla tua volonta' di regalarmi un giorno nuovo...
A te che non pretendi di volare
Grazie, grazie di cuore...
Grazie, grazie a te
Ed alle tue bugie
A te che scrivi poesie
Dove io sono io e non un eroe
Grazie di cuore...
"Poeta Massimo" : le canzoni di Massimo Troisi & Enzo Decaro
Pensavo fosse amore e invece era un calesse
« Perché calesse? ...per spiegare al meglio la delusione di un qualcosa le cui aspettative non sono state mantenute, poteva essere usato un qualsiasi altro oggetto , una sedia o un tavolo, che si contrappone come oggetto materiale all'amore spirituale che non c'è più. Mi piaceva e poi si possono trovare tante cose con il calesse: si va piano, si va in uno, si va in due, ci sta pure il cavallo...Quando non è più amore ma <<calesse>>, bisogna avere il coraggio della fine, piano piano, con dolcezza, senza fare male...ci vuole lo stesso impegno e la stessa intensità dell'inizio. Le storie d'amore non mancano mai nei film, quindi farne un'altra mi sembrava una cosa né stupida, né eccezionale ma raccontata in questi termini mi incuriosiva. »
Massimo Troisi sul film "Pensavo fosse Amore invece era un Calesse"
Massimo Troisi sul film "Pensavo fosse Amore invece era un Calesse"
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