Da domenica 16 febbraio, andrà in onda su Rai 3 alle 13.20 - proprio nella fascia oraria in cui era trasmesso "Passepartout" di Philippe Daverio - "Fuori quadro", un nuovo programma dedicato al mondo dell'arte, ideato e condotto dal critico d'arte e accademico curatore Achille Bonito Oliva.
giovedì 13 febbraio 2014
La Camera degli Sposi di Andrea Mantegna - Mantova, Palazzo Ducale
Fra il 1459 e il 1460, dopo molte indecisioni, Andrea Mantegna finisce con l'accettare l'invito, più volte ripetuto, del marchese Ludovico Gonzaga e si trasferisce a Mantova dove, salvo qualche breve viaggio, resterà per tutta la vita. A gloria dei Gonzaga il Mantegna affresca una sala del Palazzo Ducale, quella " camera picta" , meglio nota come Camera degli Sposi, l'opera più complessa e matura del pittore giunta fino a noi. Su una delle due pareti contigue è rappresentata la famiglia Gonzaga con la propria corte. A sinistra il marchese, con una lettera aperta in mano, si volta a parlare con il suo segretario; non sappiamo se la lettera voglia indicare un fatto preciso: secondo alcuni si riferirebbe all'annuncio della nomina del figlio Francesco a cardinale; secondo altri, all'annuncio del prossimo ritorno a Mantova di questi. Sulla parete attigua, infatti, il marchese Ludovico accoglie in campagna, alla presenza di alcuni familiari e cortigiani, il cardinale Francesco.
Mantegna riesce a trasformare la narrazione ( il cui interesse è limitato alla famiglia Gonzaga) da cronaca di fatti coevi in storia: il pittore, pur rappresentando persone usuali, delle quali non esita a rendere anche i difetti fisici, dà loro un tono monumentale, le eterna privandole di qualsiasi caratteristica contingente.
La famiglia sovrana è collocata in primo piano ma qui Mantegna apre le pareti allargando artificialmente lo spazio della sala; nel soffitto, "sfonda" addirittura la volta dipingendo un oculo a pozzo in prospettiva, sul quale figurano, con scorci audacissimi, putti alati e dal quale si affacciano altri putti, un volatile e alcune donne, fra le quali una di colore con la testa avvolta in un panno a strisce.
L'idea del rapporto di reciproca integrazione fra chiuso e aperto , fra il fato costruito e il dato naturale è rinascimentale e la sua realizzazione è così sicura e perentoria che avrà un largo seguito non soltanto nel Cinquecento ma addirittura nell'età barocca. Il punto di vista dell'intero complesso è unitario e calcolato rispetto ad uno spettatore che si trovi al centro della sala. Il sottinsù dà grandiosità a tutti i personaggi, sovrani o cortigiani, mentre il colore, persi gli aspri risentimenti lapidei giovanili, è caldo e contribuisce alla maestosa pacatezza delle figure.
Mantegna riesce a trasformare la narrazione ( il cui interesse è limitato alla famiglia Gonzaga) da cronaca di fatti coevi in storia: il pittore, pur rappresentando persone usuali, delle quali non esita a rendere anche i difetti fisici, dà loro un tono monumentale, le eterna privandole di qualsiasi caratteristica contingente.
La famiglia sovrana è collocata in primo piano ma qui Mantegna apre le pareti allargando artificialmente lo spazio della sala; nel soffitto, "sfonda" addirittura la volta dipingendo un oculo a pozzo in prospettiva, sul quale figurano, con scorci audacissimi, putti alati e dal quale si affacciano altri putti, un volatile e alcune donne, fra le quali una di colore con la testa avvolta in un panno a strisce.
L'idea del rapporto di reciproca integrazione fra chiuso e aperto , fra il fato costruito e il dato naturale è rinascimentale e la sua realizzazione è così sicura e perentoria che avrà un largo seguito non soltanto nel Cinquecento ma addirittura nell'età barocca. Il punto di vista dell'intero complesso è unitario e calcolato rispetto ad uno spettatore che si trovi al centro della sala. Il sottinsù dà grandiosità a tutti i personaggi, sovrani o cortigiani, mentre il colore, persi gli aspri risentimenti lapidei giovanili, è caldo e contribuisce alla maestosa pacatezza delle figure.
Patrimonio artistico a rischio estinzione in Siria- parte Campagna per salvarlo
La guerra e i bombardamenti in Siria stanno provocando non solo atroce dolore e la morte di migliaia di persone innocenti ( secondo una stima dell'ONU sarebbero oltre 125.000 le vittime, 4 milioni gli sfollati all'interno del paese e 2,5 milioni fuggiti in altri paesi): il paese è infatti a rischio devastazione di un ingente patrimonio culturale e artistico, memoria storica del suo millenario passato.
Oggi, dei sei siti riconosciuti dall'UNESCO patrimonio protetto dell'umanità - ossia la città di Aleppo, gli antichi villaggi della Siria settentrionale, le antica città di Bosra e Damasco, il Krak dei cavalieri e la cittadella di Saladino, il sito archeologico di Palmyra - almeno cinque sono irrimediabilmente perduti in tutto o in parte ridotti a cumuli di macerie.
L'Institute for Cultural Diplomacy e l'associazione Priorità cultura hanno per questo motivo lanciato la "Campagna per la salvezza del patrimonio culturale in Siria" , che si propone di creare aree culturali protette, rafforzare la sicurezza, contrastare il traffico illecito di opere d'arte, preparare la ricostruzione e realizzare una mostra internazionale da portare nelle capitali europee partendo da Roma. "E' una campagna che vuole attirare l'attenzione dell'opinione pubblica su un tema di cui nessuno parla. Certo, siamo preoccupati per l'enorme tragedia umanitaria in Siria, ma la catastrofe e la scomparsa di uno dei patrimoni culturali più importanti del mondo lascerà l'umanità più povera, come se qualcuno radesse al suolo il Foro romano o la Galleria Borghese, qualcosa che il mondo intero considererebbe uno sfregio all'umanità. La nostra iniziativa è quella di attirare l'attenzione in maniera concreta sul patrimonio culturale della Siria, un patrimonio di estrema importanza spesso non considerato nel mondo" ha dichiarato l'archeologo Professore Paolo Matthiae, Direttore della Missione Archeologica Italiana in Siria e promotore della Campagna.
Oggi, dei sei siti riconosciuti dall'UNESCO patrimonio protetto dell'umanità - ossia la città di Aleppo, gli antichi villaggi della Siria settentrionale, le antica città di Bosra e Damasco, il Krak dei cavalieri e la cittadella di Saladino, il sito archeologico di Palmyra - almeno cinque sono irrimediabilmente perduti in tutto o in parte ridotti a cumuli di macerie.
L'Institute for Cultural Diplomacy e l'associazione Priorità cultura hanno per questo motivo lanciato la "Campagna per la salvezza del patrimonio culturale in Siria" , che si propone di creare aree culturali protette, rafforzare la sicurezza, contrastare il traffico illecito di opere d'arte, preparare la ricostruzione e realizzare una mostra internazionale da portare nelle capitali europee partendo da Roma. "E' una campagna che vuole attirare l'attenzione dell'opinione pubblica su un tema di cui nessuno parla. Certo, siamo preoccupati per l'enorme tragedia umanitaria in Siria, ma la catastrofe e la scomparsa di uno dei patrimoni culturali più importanti del mondo lascerà l'umanità più povera, come se qualcuno radesse al suolo il Foro romano o la Galleria Borghese, qualcosa che il mondo intero considererebbe uno sfregio all'umanità. La nostra iniziativa è quella di attirare l'attenzione in maniera concreta sul patrimonio culturale della Siria, un patrimonio di estrema importanza spesso non considerato nel mondo" ha dichiarato l'archeologo Professore Paolo Matthiae, Direttore della Missione Archeologica Italiana in Siria e promotore della Campagna.
mercoledì 12 febbraio 2014
Baci Perugina in mostra al Vittoriano
Da oggi- giovedi 13 febbraio- fino al 14 marzo 2014 il Complesso del Vittoriano di Roma (sala Giubileo - ala Brasini) ospiterà la mostra "Un amore italiano", che celebra gli oltre 90 anni della storia e dei cartigli dei Baci Perugina, i cioccolatini più famosi al mondo, nati a Perugia nel 1922 ed esportati in ben 55 paesi.
Scoperta una necropoli sotto gli Uffizi
Una necropoli risalente al V- VI secolo d.C. contenente circa sessanta scheletri di persone morte probabilmente per un'epidemia di peste, è stata scoperta a Firenze, nell'area in cui si trova la Galleria degli Uffizi. L'eccezionale ritrovamento è avvenuto mentre era in corso la realizzazione dei lavori del Progetto "Nuovi Uffizi"- nell'area sottostante alla biblioteca Magliabechiana nelle adiacenze di Piazza del Grano- a cura di ben tre soprintendenze (Polo Museale, Beni architettonici e Beni archeologici).
Roberto "Freak" Antoni (Bologna, 16 aprile 1954 – Bentivoglio, 12 febbraio 2014)
"Rivendico questa piccola invenzione. Per noi il termine "demenziale" doveva avere un'accezione più surreale che goliardica, cioè volevamo essere più divertenti che dementi. La caratteristica principale del genere è il paradosso che si crea ribaltando il reale, che, di per sé, è già più paradossale della fantasia. E lo è, particolarmente , in periodi come l'attuale in cui tutto è ribaltato: gli usi, i costumi e, soprattutto, i valori. Non è infatti un caso che, per esempio, i politici facciano spettacolo ed i comici politica. Visto la demenzialità del periodo ci aspettiamo un nostro grande rilancio nel terzo millennio".
- Roberto "Freak" Antoni
- Roberto "Freak" Antoni
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