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giovedì 20 luglio 2017

Il vecchio e il mare

Non lo disse ad alta voce perché sapeva che,
a dirle, le cose belle non succedono.
— Ernest Hemingway, Il vecchio e il mare

Gli amori difficili

Ma quando poi arrivavano a sfiorarsi, s'accorgeva che c'era invece in lei qualcosa che lo attraeva fortemente, chissà che cosa, e gli pareva di cogliere in quell'attimo uno sguardo di lei come d'attesa, forse lo sguardo che lei già dal suo primo apparire gli aveva tenuto addosso e lui non se n'era accorto.
—  Italo Calvino, Gli amori difficili

martedì 18 luglio 2017

Fernanda Pivano

E il suo modo di bere se deve assomigliare a qualcosa assomiglia più a quello della Generazione Perduta che a quello della generazione Beat.
— Fernanda Pivano a Charles Bukowski

Fernanda Pivano

Donarsi vuol dire rispettare sé stessi, anzitutto, cioè passare la giornata a crescere le proprie forze, il proprio valore, la propria anima e cultura per farle servire a qualcosa. Donarsi vuol dire non aver tempo di guardare al passato e quindi non compiangersi. Mi fa ridere coi Suoi 26 anni. Si può cominciare a 40.
— Cesare Pavese a Fernanda Pivano (dalle Lettere 1924-1944)

domenica 16 luglio 2017

Saramago

In effetti non è facile oggi invitare la gente ad essere buona. Ma per quel che mi riguarda, la bontà viene addirittura prima dell’intelligenza, o meglio è la forma più alta dell’intelligenza.
E’ una bontà che si manifesta nella pratica quotidiana; che non è animata da nessun pensiero salvifico sull’intera umanità; che si accontenta di far “lavorare” il proprio minuscolo granello di sabbia. 
Nel tentativo di recuperare una relazione umana che sia effettivamente tale.
Aggiungerei una piccola postilla. Sono sufficientemente vecchio e sufficientemente scettico per rendermi conto che la “bontà attiva”, come io la chiamo, ha ben poche possibilità di trasformarsi in un orizzonte sociale condiviso. Può però diventare la molla individuale del singolo, il miglior contravveleno di cui può dotarsi quell’ “animale malato” che è l’uomo.
José Saramago


domenica 25 dicembre 2016

Italo Calvino

Senti, conosco un caffè qui all’angolo, pieno di specchi, con un’orchestra che suona il valzer: m’inviti?
— I. Calvino, Se una notte d’inverno un viaggiatore

mercoledì 14 settembre 2016

Accadde oggi

14 settembre 1938: nasce a Firenze Tiziano Terzani 

Tiziano Terzani

"Oggi l’economia è fatta, per costringere tanta gente, a lavorare a ritmi spaventosi per produrre delle cose per lo più inutili, che altri lavorano a ritmi spaventosi, per poter comprare, perché questo è ciò che da soldi alle società multinazionali, alle grandi aziende, ma non dà felicità alla gente. Io trovo che c’è una bella parola in italiano che è molto più calzante della parola felice, ed è contento, accontentarsi, uno che si accontenta è un uomo felice".
— Tiziano Terzani
 


domenica 11 settembre 2016

Jonathan Safran Foer

Quel giorno eravamo appena entrati quando ci hanno fatto uscire da scuola. Non ci hanno detto di preciso perchè, solo che era successa una cosa brutta. Noi non abbiamo capito, credo. Oppure, non abbiamo capito che una brutta cosa poteva capitare a noi. Sono venuti tanti genitori a prendere i loro bambini ma io sono tornato a piedi. Un mio amico mi ha detto che mi avrebbe telefonato, perciò sono andato subito a vedere la segreteria e la luce lampeggiante. C’erano cinque messaggi. Tutti suoi. Del mio papà.
Diceva sempre che stava bene e che tutto sarebbe finito bene, e non dovevamo preoccuparci. Dopo che ho ascoltato i messaggi è squillato il telefono. Erano le 10.26. Ho guardato il codice di identificazione e ho visto che era il suo cellulare. Non ho alzato la cornetta. Non ce la facevo. Continuava a suonare e io non riuscivo a muovermi. Volevo alzarla ma non ci riuscivo. E’ partita la segreteria. C’è stato un bip. Poi la voce di papà.
Ci sei? Ci sei? Ci sei?
Lui aveva bisogno di me e io non riuscivo ad alzare la cornetta. Non ci riuscivo. Non ce la facevo. Lo ha domandato undici volte. Lo so, perchè le ho contate. Perchè continuava a chiederlo? Aspettava che qualcuno tornasse a casa? E perchè non chiedeva ‘C’è qualcuno?’ ‘Ci sei?’ vuol dire una persona sola. A volte penso che sapeva che ero lì. In sottofondo si sente la gente che urla e piange. E poi rumore di vetri che si rompono, ed è anche per questo che mi chiedo se stavano saltando giù.
Ho calcolato il tempo del messaggio, ed è un minuto e ventisette secondi. Questo significa che è finito alle 10.28. Che è l’ora in cui la torre è caduta. Forse è così che è morto, allora.
Jonathan Safran Foer. Molto forte, incredibilmente vicino


venerdì 9 settembre 2016

Maurizio Marino

Caro Cesare Pavese,
sono il professor Vittorini Leonardo. E dedico a te questo gesto di salvezza a cui ho assistito oggi, a te che invece hai pizzicato la corda in culo al mondo e la corda in culo al mondo ha risuonato cupa il verso nero del mare lento. Te la sei rotta in due, la schiena, Pavese, a tradurre gli americani: c’hai vinto il premio di un viaggio al confino che ti saresti ben risparmiato.
Le langhe che suono hanno, che suono fanno? Le langhe lo battono il tempo del mare nero, del male dentro? Al confino, al confino. Coi libri dentro alla giacca hai alzato gli occhi che ti erano rimasti tristi nonostante il nome fiero. Non so se ti ricordi di Tito tra i Cesari il più bello. Non so se ti ricordi di Svetonio che scrive la vita di Tito. E Tito che fa? Rivive, sopravanza. Ti riscrivo per tenerti in vita. Ci resta la speranza d’un fiato di parole. Oltre la porta c’è una stanza dove s’annida il nero. Lontano resta il bisbiglio di uomini in dialetto e passi lenti. Li senti, Cesare Pavese?
C’hai acceso gli orizzonti coi tuoi racconti, e le parole in fila ai versi lunghi. Eri a Brancaleone per un errore. Ti sei trafitto gli occhi con tutto quel nero davanti. Tanto che manco lo guardavi, il mare. Te ne sei andato dal barbaglio accecante delle Langhe, dai bianchi soffocanti delle nebbie per aver parlato con Ginzburg, con Spinelli e il regime t’ha scoperto. In punizione, fino a Brancaleone. Il confine è qui: pullula di mare. Di notte si sveste e cresce con l’amore della luna. Senza falò, per pudore. Così nessuno ci vede.
Te ne sei andato, Cesare Pavese, insieme a quelli come te: il nero s’impiglia sempre dentro a un non so che, Pavese. Il millenovecentotrentacinque, Cesare, è stato lungo e lento, a Brancaleone. A partire dall’estate e forse non è più finito. Hai letto, quell’anno? hai scritto, Pavese? quanto t’è durato? i calabresi c’hanno provato ad allietartelo. Ma niente.

Il tedio prende sempre il sopravvento, Cesare. Lo spleen t’ha arrovellato. Ha bruciato fino al condono. E te ne sei tornato alla tua terra. Un tuo amico, Davide Lajolo, t’ha ricordato nel Vizio assurdo. C’hai portato a spasso con Dos Passos, Pavese. Niente pettegolezzi, come c’hai lasciato scritto sull’ultimo pezzetto di carta. Quella notte d’agosto del millenovecentocinquanta. Una bustina di sonnifero di troppo, per terra.


Cesare Pavese

Immortale è chi accetta l'istante. Chi non conosce più un domani.
— Cesare Pavese - Dialoghi con Leucò

Cesare Pavese

Far poesie è come far l'amore:  non si saprà mai se la propria gioia è condivisa.
- Cesare Pavese

domenica 4 settembre 2016

Paolo Sorrentino

Vogliono comprendere. E si dimenticano di vivere. Pompano nozioni. Si fanno limitrofi all'esistenza. È lì che si annida il problema. Spalle alla vita, rincorrono la scrivania.
—  Paolo Sorrentino - Hanno tutti ragione (Feltrinelli, 2010)



sabato 3 settembre 2016

Daniel Pennac

"Io penso che neppure la satira dovrebbe calpestare una cosa importante: l'empatia. Penso alle vittime delle scosse, penso alle sofferenze di quelle terre, e non posso non concludere che quelle vignette mancano di rispetto a quel dolore, a quelle storie. Non mi piace chi gioca con la morte degli altri. Penso al fatto che proprio oggi avrei dovuto essere in un paesino umbro per un'iniziativa culturale; Castello di Postignano si trova non lontano dai borghi distrutti, la gente è andata via per paura di nuove scosse. Abbiamo sospeso l'evento, perché la prima cosa da mostrare, di fronte a tragedie come questa, è l'umanità, la solidarietà". 
- Daniel Pennac, in un'intervista rilasciata a Repubblica

David Grossman

All’inizio ci siamo toccati come se fossimo degli estranei. Poi ci siamo toccati come ci hanno insegnato a farlo. Solo alla fine abbiamo osato toccarci come facciamo noi due.
- David Grossman, Che tu sia per me il coltello

Roberto Emanuelli

Ti guarderanno dall'alto al basso, credendosi più grandi di te. E tu alzati in piedi, lentamente, sorridendo, e ricorda loro che eri solo seduto.
- Roberto Emanuelli 

giovedì 1 settembre 2016

Giovanni Verga

Le cadeva addosso una malinconia dolce
come una carezza lieve,
che le stringeva il cuore a volte,
un desiderio vago di cose ignote.
- Giovanni Verga, Mastro Don Gesualdo

Festivaletteratura

Mantova Festivaletteratura -  XX edizione , dal 7 all'11 settembre 2016
http://www.festivaletteratura.it/it

Jorge Luis Borges

Con ogni addio impari.
E impari che l’amore non è appoggiarsi a qualcuno e la compagnia non è sicurezza.
E inizi a imparare che i baci non sono contratti, e i doni non sono promesse.
Jorge Luis Borges

Paolo Giordano

La solitudine sono i mille compromessi a cui cedi tra te e te quando giustifichi le mancanze altrui, e ti trovi a battere i piedi come una bambina perché vuoi amore, cazzo, amore e attenzioni e nessuno che capisca quanto, porca puttana quanto, e già mentre fai capricci ti sgridi per niente bonariamente in nome della donna che vuoi essere e non sei. 
La solitudine è non esistere, come oggi, e sapere con certezza che non se ne accorge nessuno.
(Paolo Giordano - La solitudine dei numeri primi)