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venerdì 21 febbraio 2014

Nikolaj Vasil'evič Gogol' ( Bol'šie Soročincy, 20 marzo 1809 – Mosca, 21 febbraio 1852)

Da tempo avevo il sospetto che i cani fossero più intelligenti degli uomini; ed ero perfino convinto che potessero parlare, ma che, soltanto, ci fosse in loro una specie di cocciutaggine. Sono dei grandi politiconi: osservano ogni cosa, non perdono una sola mossa di una persona. 
Nikolaj Gogol , Il diario di un pazzo, in "I racconti degli Arabeschi


venerdì 14 febbraio 2014

Storie d'amore

Yalta, 26 aprile 1901
Cara Olguccia!
Io arriverò i primi giorni di maggio. Non appena ricevi il telegramma, va' subito all'albergo « Dresden » e informati se è libera la stanza n. 45 cioè, in altre parole, fissa una qualsiasi stanzuccia a buon mercato...
Se mi dai parola che non ci sarà a Mosca anima viva che sappia del nostro matrimonio, finché non avrà avuto luogo, allora ti sposo il giorno stesso del mio arrivo. Non so perché, ho una paura terribile degli sposalizi, delle congratulazioni, dello champagne che bisogna tenere in mano e nello stesso tempo sorridere con aria vaga. Dalla chiesa vorrei andare non a casa, ma partire direttamente per Zvenigorod. Oppure sposarci a Zvenigorod. Pensaci, pensaci, tesoro! Sei ben una donna giudiziosa tu, dicono.
A Yalta il tempo è piuttosto lurido. Vento furioso. Le rose fioriscono, ma poco; ma più in là avranno una ricca fioritura. I giaggioli sono splendidi.
Ho tutto in ordine, tutto, all'infuori d'una sciocchezzuola: la salute...
T'abbraccio, Olguccia.
Antòn Cechov


lunedì 10 febbraio 2014

Boris Pasternak


La politica non mi dice nulla. Non mi piacciono gli uomini indifferenti alla verità.
-Boris Pasternak




Amare gli altri è una pesante croce, Boris Pasternak




Amare gli altri è una pesante croce,
ma tu sei bella senza ghirigori,
ed il segreto della tua vaghezza
è l'enigma risolto della vita.
A primavera si sente il frullare dei sogni
e il fruscìo di novità e certezze.
Tu sei della stirpe di tali princìpi,
come l'aria il tuo senso è spassionato.
E' facile svegliarsi e veder chiaro,
spazzare dal cuore il pattume verbale
e vivere senza intasarsi in anticipo.
Tutto questo è una piccola scaltrezza.
- Boris Pasternak






Boris Pasternak


"E' bene quando una persona contraddice le nostre aspettative, quando è diversa dall'immagine che ce ne siamo fatta. Appartenere a un tipo significa la fine dell'uomo, la sua condanna. Se non si sa, invece, come catalogarlo, se sfugge a una definizione, è già in gran parte un uomo vivo, libero da se stesso, con  un granello in sé di assoluto".
- Boris Pasternak







Boris Leonidovič Pasternak (Mosca, 10 febbraio 1890 – Peredelkino, 30 maggio 1960)

"Credo che non ti amerei tanto se in te non ci fosse nulla da lamentare, nulla da rimpiangere. Io non amo la gente perfetta, quelli che non sono mai caduti, non hanno mai inciampato. La loro è una virtù spenta, di poco valore. A loro non si è svelata la bellezza della vita".
- Boris Pasternak, Il Dottor Zivago 






Boris Leonidovič Pasternak (Mosca, 10 febbraio 1890 – Peredelkino, 30 maggio 1960)





"Febbraio. Prender l'inchiostro e piangere!
Scrivere di Febbraio a singhiozzi,
finché il tempo piovoso scrosciante 
brucia come una fosca primavera.
Prendere una carrozza. Per sei soldi
fra scampanio e stridere di ruote
recarsi là dove la pioggia torrenziale
strepita più che di lacrime ed inchiostro.
Dove, come pere incenerite,
dagli alberi mille cornacchie
cadranno nelle pozze rovesciando
una secca mestizia sul fondo degli occhi.
Nereggiano di sotto gli spazi disgelati,
e il vento è solcato dai gridi,
e quanto più a caso, tanto più esattamente
si compongono i versi a singhiozzi".
- Boris Pasternak





Boris Leonidovic Pasternak, Il dottor Zivago


"Ecco di chi sono geloso in modo folle, irrimediabile".
"Che dici? Non solo non lo amo, ma lo detesto".
"Credi di conoscerti così bene? La natura umana e specialmente quella femminile  è così ambigua e contraddittoria! Con qualche particella della tua repulsione forse tu sei succube di lui più di qualunque altro che pure ami di tua spontanea libertà, liberamente".
E' terribile quello che hai detto. E, come al solito, hai colto nel segno, tanto che quest'assurdità contro natura mi sembra vera. Ma è spaventoso allora!"
"Stai tranquilla. Non mi dare retta. Volevo dire che nei tuoi confronti io sono geloso di ciò che è oscuro, inconscio, che non si può spiegare, nè capire. Sono geloso degli oggetti della tua toeletta, delle gocce di sudore sulla tua pelle, delle malattie che sono nell'aria e che possono attaccarsi a te e avvelenare il tuo sangue. E, come di un'infezione di questo genere, sono geloso di Komarovskij, che un giorno ti strapperà a me, così come un giorno la mia o la tua morte ci dividerà. Lo so, tutto questo ti deve sembrare un oscuro groviglio. Ma non so dirlo in maniera più comprensibile e chiara. Ti amo follemente, da perdere la ragione, senza limiti.
- Boris Leonidovic Pasternak, Il dottor Zivago


venerdì 7 febbraio 2014

Anna Karenina, incipit

Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice è invece disgraziata a modo suo.
In casa Oblonski tutto era sossopra. La moglie aveva scoperto una relazione amorosa del marito con una francese che era stata istitutrice in casa loro, qualche tempo prima, e gli aveva dichiarato che non poteva più vivere con lui sotto lo stesso tetto. Questa situazione durava da due giorni e si faceva sentire in modo penoso, tanto dai due coniugi quanto dagli altri membri della famiglia e sinanche dal personale di servizio. Tutti provavano l'impressione che la loro vita in comune non avesse più senso e che l'unione della famiglia e dei familiari di casa Oblonski fosse più effimera di quella delle persone che si trovavano casualmente riunite in qualsiasi albergo. La moglie non usciva dalle sue stanze; il marito era sempre fuori; i bambini correvano per la casa abbandonati a se stessi; l'istitutrice inglese aveva litigato con la governante e aveva scritto a un'amica pregandole di trovarle un altro posto; la sguattera e il cocchiere si erano licenziati.

mercoledì 29 gennaio 2014

Non facciamo i ciarlatani...

"Non facciamo i ciarlatani e dichiariamo francamente che a questo mondo non si capisce nulla. Soltanto gli imbecilli e i ciarlatani sanno e comprendono tutto".
Anton Cechov, in una lettera del 9 giugno 1888








Anton Cechov, le opere

L'attività di Cechov scrittore, oltre al reportage sull'isola Sachalin, si svolse per intero nell'ambito del racconto e del teatro. Fin dal 1880, quando ancora frequentava la facoltà di medicina, Anton Cechov aveva preso  a pubblicare brevi racconti umoristici su varie riviste della capitale, tra le quali in particolare "Le schegge", diretta da N. A. Lejkin, cui contribuì assiduamente dal 1882 al 1887. Nel 1881 si era cimentato per la prima volta nella composizione drammatica, completando la stesura di un interminabile dramma in quattro atti, che sperò invano di far rappresentare al Teatro Malyi, e che venne pubblicato postumo e privo di titolo nel 1920. A partire dal 1884 Cechov prese a raccogliere in volume i racconti che era andato pubblicando con crescente successo: i primi due volumi - Le fiabe di Melpomene (1884) e Racconti variopinti ( 1886) - recano ancora lo pseudonimo di Antoscia Cechontè dietro il quale egli si era fino ad allora trincerato; ma già il terzo volume - Nel crepuscolo (1887), che gli varrà il Premio Puskin dell'Accademia Imperiale delle Scienze - reca il suo vero nome, così come lo recheranno l'unico romanzo che egli scrisse     ( Una caccia tragica), e da allora in poi tutta la copiosissima produzione di racconti che lo rese celebre sia presso il vasto pubblico che nei circoli letterari, e nel cui ambito vanno citati almeno - per gli echi autobiografici e per la rilevanza dei contenuti, oltre che per le qualità poetiche - La steppa( 1887), La corsia n. 6 (1892), La mia vita (1892), Una storia noiosa (1893), La casa col mezzanino (1895), La signora col cagnolino (1898), Il vescovo (1902).
Al teatro , dopo la non compiuta esperienza del 1881, Cechov tornò nel 185 con un atto unico - Sulla via maestra - tratto da un proprio racconto, ma bocciato dalla censura zarista che ne definì le vicende "lugubri e sordide", cui seguirono sette atti unici  (l'ultimo è del 1892, e i più noti sono Il canto del cigno e il monologo Il tabacco fa male!) e sei composizioni maggiori in quattro atti.
La carriera teatrale di Cechov fu la più contrastata di quella del narratore, e gli fu causa di molte delusioni che concorsero ad aggravare le sue condizioni di salute. Ivanov, il suo primo lavoro in quattro atti che giunse alle scene, cadde nel 1887 al teatro Kors di Mosca, e si impose solo in una nuova stesura, presentata al Tatro Aleksandrinskij di Pietroburgo l'anno seguente. Irrimediabile invece risultò l'insuccesso di Liesci (1889), dopo il quale Cechov esitò a lungo prima di riaccostarsi al teatro con opere di maggior respiro che non l'atto unico. Ci riprovò comunque nel  1896, presentando all'Aleksandrinskij di Pietroburgo Il gabbiano, letteralmente subissato dal pubblico che si aspettava un'opera comica e che non era riuscito a liberarsi dall'equivoco: violenta e amarissima la delusione di Cechov, che si ripropose di non scrivere più per il teatro. Ma nel 1898, quando Stanislavskij e Nemirovic- Dancenko fondarono il Teatro dell'Arte, Il gabbiano fu ripreso e il suo clamoroso successo - 17 dicembre 1898 - segnò la definitiva affermazione della drammaturgia cechoviana, determinò le sorti del Teatro d'Arte, e costituisce dunque una delle date più importanti e significative della storia del teatro moderno. Ancora al Teatro d'Arte di Stanislavskij e Nemirovic - Dancenko sono legati i tre ultimi capolavori di Cechov: Zio Vania, scritto nel 1897 e approdato al Teatro d'Arte nel 1899 dopo un battesimo in provincia, Le tre sorelle (1901) e Il giardino dei ciliegi (1904) che al  Teatro d'Arte ebbero invece la loro prima rappresentazione assoluta.
                                                  Cechov legge Il gabbiano agli attori del Teatro d'Arte di Mosca

La vita di Anton Cechov

Anton Pavlovic Cechov nacque il 29 gennaio del 1860 a Tanganròg, in Ucraina, da una famiglia di umili origini. Il nonno era stato un servo della gleba e aveva comprato la propria libertà versano al padrone 3500 rubli; il padre, aveva aperto nel 1857 a Tanganròg una piccola drogheria. L'infanzia di Cechov si svolse in un clima dominato dalla severità e dalle manie del padre, uomo dispotico, che non lesinava le punizioni fisiche, ma che non era privo di sensibilità e fantasia; suonatore dilettante di violino, appassionato di canto religioso, aveva costituito con i figli un piccolo complesso polifonico che convocava nelle ore più impensate e che fu per tutti in famiglia un vero e proprio tormento. Anton Cechov frequentò a Tanganròg  la scuola primaria e il ginnasio, fu assiduo al locale teatro di prosa, partecipò agli spettacoli allestiti dalla scuola interpretando la parte del governatore nell'Ispettore generale di Gogol. Nel 1876 la famiglia di Cechov si trasferì a Mosca, dove Anton Pavlovic la raggiunse nel 1879, una volta terminato il ginnasio. In quell'anno si iscrisse alla facoltà di medicina, donde uscì laureato nel 1884.
Assai pochi gli eventi esteriori della sua vita. Per qualche tempo, d'estate, frequentò con la famiglia la campagna di Voskresenk, non lontano da  Mosca, dove prestò servizio all'ospedale. Nell'aprile del 1890 intraprese un lungo viaggio fino all'isola di Sachalin, dove studiò le condizioni di vita dei deportati che vi si trovavano,  e di dove tornò a Mosca attraverso il Pacifico e l'Oceano Indiano; le sue impressioni di viaggio saranno raccolte nel 1895 in un volume - L'isola di Sachalin - che porterà all'attenzione della pubblica opinione il problema delle condizioni di vita nelle colonie penali. Nel 1891, nel 1894, nel 1897,e poi ancora nel 1900 e nel 1901 compì alcuni viaggi in Austria, in Italia, in Francia. Nel 1892 acquistò la tenuta di Melichovo, presso Mosca, dove rimarrà fino a che nel 1898 il pieno manifestarsi della tubercolosi non lo obbligherà a trasferirsi a Yalta, in Crimea. In quello stesso 1892 si adoperò attivamente contro la carestia e l'epidemia di colera che avevano colpito le regioni di Niznyi Novgorod e di Voronez. Nel 1901 sposò l'attrice Olga Knipper, conosciuta tre anni prima durante le prove del Gabbiano. Nel febbraio 1904, aggravandosi le sue condizioni, si recò nella stazione termale di Badenweiler, nella Selva Nera, dove morì il 15  luglio di quello stesso anno.


            I Čechov nel 1874: Anton è il secondo in piedi a sinistra. A destra, uno zio con la moglie e il figlio

martedì 28 gennaio 2014

L'odore dell'inverno

L'odore dell'inverno, di Anton Cechov

Il tempo dapprincipio fu bello,
calmo. Schiamazzavano i
tordi, e nelle paludi qualcosa di vivo
faceva un brusio, come se 
soffiasse in una bottiglia vuota.
Passò a volo una beccaccia e
nell'aria con allegri rimbombi.
Ma quando nel bosco si fece 
buio e soffiò da oriente un vento
freddo e penetrante, tutto tacque.
Sulle pozzanghere si allungarono 
degli aghetti di ghiaccio.
Il bosco divenne squallido, solitario.
Si sentì l'odore dell'inverno.