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sabato 25 luglio 2020

Umberto Galimberti

《La vergogna è un sentimento fondamentale. Vergogna viene da "vereor gognam": temo l'esposizione. Oggi l'esposizione non la si teme più. E allora cosa succede: se io mi comporto in una modalità trasgressiva, beh che male c'è. Vado incontro ai desideri nascosti di ciascuno di noi e li espongo, quanto son bravo. E allora a questo punto non sono più visibili con chiarezza i codici del bene e del male. C'era Kant che diceva che il bene e il male ognuno le sente naturalmente da sé, usava la parola sentimento. Oggi non è più vero. Semplicemente se uno ha il coraggio anche di mostrarsi vizioso, se ha il coraggio anche di mostrarsi trasgressivo è un uomo di valore, almeno lui ha il coraggio, ha interpretato i sentimenti nascosti di ciascuno di noi. Questo ormai significa, non dico il collasso della morale collettiva, ma persino di quella individuale, quella interna, quella psichica. Quindi la fine dei tempi》.
Umberto Galimberti


lunedì 15 giugno 2020

Umberto Galimberti

«Cosa ci ha insegnato la pandemia? Niente. Torneremo al precedente stile di vita con la foga di chi ha vissuto un periodo di astinenza».

Umberto Galimberti

mercoledì 13 maggio 2020

Umberto Galimberti

Devi fare un lavoro di autoriflessione. Devi capire chi sei, perché c'è un mucchio di gente che vive a propria insaputa.

Umberto Galimberti, Essere felici: demoni e senso della misura

lunedì 4 maggio 2020

Umberto Galimberti

Devi fare un lavoro di autoriflessione. Devi capire chi sei, perché c'è un mucchio di gente che vive a propria insaputa.
Umberto Galimberti, Essere felici: demoni e senso della misura


sabato 15 dicembre 2018

Umberto Galimberti

Non ci innamoriamo infatti di chiunque, ma solo di chi intercetta l'altra parte di noi stessi e quindi ci svela.
— Umberto Galimberti

Le cose dell'amore

Il desiderio non sa cosa vuole. E’ un atto infondato che trova insopportabile ogni gesto della ripetizione volto a confermare se stesso. Come una forza incontrollata irrompe nella stabilità dell'ordine, producendo nel senso, da tempo codificato, quel contro-senso che fa ruotare i discorsi senza immobilizzarli intorno a un dispositivo reale.
Il desiderio a differenza dell'amore, che vuole costruzione e stabilità, è un movimento verso un punto di perdita. Non produce un altro linguaggio parallelo, autonomo o alternativo a quello dell'amore, ma solo eventi il più delle volte tra loro irrelati, che mirano alla dissoluzione di tutto ciò che pretende di porsi come unico, come esemplare, come subordinante la ricchezza e la varietà del molteplice. Per questo, nel suo impulso, il desiderio non predispone una risposta e non contiene una soluzione. Non si lascia presiedere da alcuna logica.
Estraneo a ogni logica, il desiderio gioca, ma il suo gioco non ha regole, perché le regole sono la negazione del gioco, servono all'esclusione, al “fuori gioco”.
Umberto Galimberti, Le cose dell'amore

sabato 29 luglio 2017

Umberto Galimberti

L’amore non come protezione
ma come attraversamento,
come qualcosa che espone, spezza,
altera, incrina la nostra identità,
squilibrandola nelle sue difese
affinchè accada la vita.
Umberto Galimberti

sabato 22 luglio 2017

Umberto Galimberti

L’amore si sa, è una storia a due, dove entrambi per una stagione hanno aderito agli inganni di eros. E la possibilità di essere vittime di un tradimento deve essere messa in conto nel giorno stesso in cui ci si incanta per amore, perchè il tradimento appartiene all’amore come il giorno alla notte. Solo gli amanti, infatti, possono tradirsi. Ignorarlo è infantile, e dice di noi che siamo rimasti ancora in quella condizione in cui, nei primi anni della nostra vita, abbiamo sperimentato quell’amore incondizionato che è proprio delle madri e dei padri, ma mai degli amanti.
Io sto con Joseph Conrad là dove dice: “Tradire. Parola grossa: che significa tradimento? Di un uomo si dice che ha tradito il paese, gli amici, l’innamorata. In realtà l’unica cosa che l’uomo può tradire è la sua coscienza.” 
E sia la vendetta sia il perdono sono senz’altro tradimenti della coscienza.
Un antidoto alla nostalgia
- Umberto Galimberti 


sabato 28 gennaio 2017

Umberto Galimberti

Che cos’è quel desiderarsi degli amanti, quel loro cercarsi e toccarsi se non un tentativo di violare i loro esseri nella speranza di accedere a quel vertice morale che è la comunicazione vera, al di là di quella finta comunicazione a cui ci obbliga la nostra cultura della funzionalità e dell’efficienza? Per essere davvero il controaltare della tecnica e della ragione strumentale che la governa, amore non può essere la ricerca di sé che passa attraverso la strumentalizzazione dell’altro, ma deve essere un’incondizionata consegna di sé all’alterità che incrina la nostra identità, non per evadere dalla nostra solitudine, né per fondersi con l’identità dell’altro, ma per aprirla a ciò che noi non siamo, al nulla di noi.
La passione d’amore è stata sostituita dalla patologia, e agli antichi poeti che cantavano le cose d’amore si sono sostituiti psicologi e sessuologi che perseguono non la composizione dell’uomo con il cosmo, ma la pura e semplice soddisfazione di quello che ancora chiamano desiderio, dimenticando che il desiderio, per quel che ancora le parole significano, rimanda alle stelle: de-sidera.
- Umberto Galimberti, Le cose dell’amore

mercoledì 3 agosto 2016

Umberto Galimberti

Non si dà amore senza possibilità di tradimento, come non si dà tradimento se non all'interno di un rapporto d'amore. A tradire infatti non sono i nemici e tanto meno gli estranei, ma i padri, le madri, figli, i fratelli, gli amanti, le mogli, i mariti, gli amici. Solo loro possono tradire, perché su di loro un giorno abbiamo investito il nostro amore. Il tradimento appartiene all'amore come il giorno alla notte.
—  Umberto GalimbertiLe cose dell'amore


sabato 3 maggio 2014

La ricetta del buonumore di Umberto Galimberti

Il buonumore è una condizione esistenziale a cui tutti ambiscono e, incapaci di raggiungerla, attribuiscono il fallimento agli altri o alle circostanze del mondo esterno, quali l’amore, la salute, il denaro, l’aspetto fisico, le condizioni di lavoro, l’età, cioè una serie di fattori su cui non esercitiamo praticamente alcun potere di controllo. Ciò consente a ciascuno di noi di esonerarci dal compito di essere non dico felici, ma almeno di buonumore, perché nulla possiamo fare sulle circostanze che non dipendono da noi. 

Eppure questa condizione dell’animo è accessibile a qualsiasi essere umano a prescindere dalla sua ricchezza, dalla sua condizione sociale, dalle sue capacità intellettuali, dalle sue condizioni di salute. Non dipende dal piacere, dalla sofferenza fisica, dall’amore, dalla considerazione o dall’ammirazione altrui, ma esclusivamente dalla piena accettazione di sé, che Nietzsche ha sintetizzato nell’aforisma: “Diventa ciò che sei”.

Umberto Galimberti


L’amore è tra me e quel fondo abissale che c’è dentro di me, a cui io posso accedere grazie a te. […]e tu, con cui faccio l’amore, sei quel Virgilio che mi consente di andare nel mio Inferno, da cui poi emergo grazie alla tua presenza (perché non è mica detto che chi va all’Inferno poi riesca a uscire di nuovo). Grazie alla tua presenza io emergo: per questo non si fa l’amore con chiunque, ma con colui/lei di cui ci si fida; e di che cos’è che ci si fida? Della possibilità che dopo l’affondo nel mio abisso mi riporti fuori.
— Umberto Galimberti - La casa di psiche

mercoledì 30 aprile 2014

Umberto Galimberti

"Tutta questa riserva di forza e potenza che ogni società dispone, in Italia non viene utilizzata. La si parcheggia nelle università, nel precariato, nella disoccupazione, nella mancanza di futuro, per consentire agli anziani arrivati di proseguire nelle loro pratiche di potere fino alla morte. Pratiche ripetitive, senza inventiva, pura gestione dell'esistente condite con tanta retorica. E allora dei giovani si mette in mostra solo la bellezza, spesso accompagnata da analfabetismo, si mette in mostra il gesto atletico, in una parola: il corpo. La loro mente, la loro iniziativa, il loro coraggio, il loro volontariato, la loro voglia di futuro viene assopita, mortificata, messa in disparte, trascurata. Si aspetta, come diceva Cavour, che da rivoluzionari diventino conservatori. Si assestino nel loro benessere individuale quando riescono a raggiungerlo, in modo che la società non abbia sussulti e prosegua nel suo ineluttabile declino, che non preoccupa la gerontocrazia al potere perché il declino o addirittura la fine avverrà dopo la loro morte. Purtroppo le vite individuali sono troppo brevi perché si possano far carico davvero della vita o della morte della società che al momento governano. E se fosse proprio qui il male oscuro del nostro”.
(Umberto Galimberti)


domenica 6 aprile 2014

Galimberti, Il corpo

“In ogni gesto c’è dunque la mia relazione col mondo, il mio modo di vederlo, di sentirlo, la mia eredità, la mia educazione, il mio ambiente, la mia costituzione psicologica. Nella violenza del mio gesto o nella sua delicatezza, nella sua tonalità decisa o incerta c’è tutta la mia biografia, la qualità del mio rapporto col mondo, il mio modo di offrirmi. Attraversando da parte a parte esistenza e carne, la gestualità crea quell’unità che noi chiamiamo “corpo”, perché non è il corpo che dispone di gesti, ma sono i gesti che fanno nascere un corpo dall’immobilità della carne.”
Umberto Galimberti, Il corpo

mercoledì 26 febbraio 2014

Umberto Galimberti

“Apocalisse (dal greco apo-kalypto) vuol dire “togliere il velo” “svelare quel che era nascosto”. E quest’opera di verità la stanno facendo i giovani, per farci sapere che mondo abbiamo creato per loro.
Un mondo senza sogni, un mondo senza desideri che abbiamo estinto ogni volta che davamo loro una cosa prima ancora che la desiderassero.”
— Umberto Galimberti