giovedì 9 febbraio 2023

Giorno del Ricordo

 《Perché quello che mi interessa è solo che la mia storia possa arrivare a molti e che non venga dimenticata. Per troppo tempo la questione del confine orientale e' stata ignorata ed e' ora che i ragazzi conoscano anche le nostre storie. Non c'è mai stata chiarezza sulla questione del confine, non si sa ancora nemmeno quanti siano stati i morti. Morti che, ripeto, sono tutti uguali. Si è detto che gli italiani delle terre giuliane erano tutti fascisti. Ma no, assolutamente. Mio padre non lo era. Eppure è finito in quel modo. Voglio solo che la mia storia sia a disposizione come quella di altri esuli per far capire cosa accadde. La mia famiglia ce l'ha fatta grazie ad una forte determinazione. Quella determinazione tipica della nostra personalità, del nostro essere. È vero, alla fine della guerra tutta l'Italia versava in condizioni disastrose, ci guardavano male, ci trattavano da profughi. Molti di noi erano nei campi profughi e non stavano certo bene. Ma tutto va contestualizzato al periodo difficile che l'Italia viveva e che noi avevamo vissuto nelle terre giuliane. Solo che di noi non si parlava, non si voleva parlare. Non c'è dubbio che la situazione fosse drammatica per tutti ma la nostra storia è stata troppo a lungo taciuta. Abbiamo pagato errori storici》.


- La signora Egea Haffner, figlia di una vittima delle stragi delle foibe.


È lei,  la bambina con la valigia  ritratta nella foto divenuta simbolo dell'esodo giuliano-dalmata che si verificò a partire dalla fine della seconda guerra mondiale e nel decennio successivo.



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