domenica 14 luglio 2024

Natalia Ginzburg

 Un giorno incontriamo la persona giusta. Restiamo indifferenti, perché non l'abbiamo riconosciuta: passeggiamo con la persona giusta per le strade di periferia, prendiamo a poco a poco l'abitudine di passeggiare insieme ogni giorno. Di tanto in tanto, distratti, ci chiediamo se non stiamo forse passeggiando con la persona giusta: ma crediamo piuttosto di no. Siamo troppo tranquilli; la terra, il cielo non sono mutati; i minuti e le ore fluiscono tranquillamente, senza rintocchi profondi nel nostro cuore. Noi ci siamo sbagliati già tante volte: ci siamo creduti in presenza della persona giusta, e non era. E in presenza di quelle false persone giuste, cadevamo travolti da un tale impetuoso tumulto che quasi non ci restava più la forza di pensare: ci trovavamo a vivere come al centro d'un paese incendiato: alberi, case e oggetti divampavano intorno a noi. E poi di colpo si spegneva il fuoco, non restava che un po' di brace tiepida: alle nostre spalle i paesi incendiati sono tanti che non possiamo più nemmeno contarli. Adesso niente brucia a noi. Per settimane e mesi, passiamo i giorni con la persona giusta, senza sapere: solo a volte, quando rimasti soli ripensiamo a questa persona, la curva delle sue labbra, certi suoi gesti e inflessioni di voce, nel ripensarli, ci dànno un piccolo sussulto al cuore: ma non teniamo conto d'un così piccolo, sordo sussulto. La cosa strana, con questa persona, è che ci sentiamo sempre così bene e in pace, con un largo respiro, con la fronte che era stata così aggrottata e torva per tanti anni, d'un tratto distesa; e non siamo mai stanchi di parlare e ascoltare. Ci rendiamo conto che mai abbiamo avuto un rapporto simile a questo con nessun essere umano; tutti gli

 esseri umani ci apparivano dopo un poco così inoffensivi, così semplici e piccoli; questa persona, mentre cammina accanto a noi col suo passo diverso dal nostro, col suo severo profilo, possiede una infinita facoltà di farci tutto il bene e tutto il male. Eppure noi siamo infinitamente tranquilli. E lasciamo la nostra casa, e andiamo a vivere con questa persona per sempre: non perché ci siamo convinti che è la persona giusta: anzi non ne siamo affatto convinti, e abbiamo sempre il sospetto che la vera persona giusta per noi si nasconda chissà dove nella città. Ma non abbiamo voglia di sapere dove si nasconde: sentiamo che ormai essere ben poco da dirle, perché diciamo tutto a questa persona forse non giusta con cui adesso adesso: e il bene e il male della nostra vita noi vogliamo riceverlo da questa persona e con lei. Scoppiano fra noi e questa persona, ogni tanto, violenti contrasti: eppure non riescono a rompere quel ritmo infinita che è in noi. Dopo molti anni, solo dopo molti anni, dopo che fra noi e persona si è intessuta una fitta rete di questa abitudini, di ricordi e di violenti contrasti, sapremo infine che era davvero la persona giusta per noi, che un'altra non l' dobbiamo sopportare, che solo a lei possiamo chiedere tutto quello che è necessario al nostro cuore.


Natalia Ginzburg , I rapporti umani (da Le piccole virtù )



Eugenio Scalfari

 《Il viaggio è la nostra dimensione naturale, posto che viviamo immersi nel tempo e nello spazio. Viaggiamo sempre e comunque, sia che ci si muova su e giù per il mondo, sia che si resti immobili nel proprio letto, che la mente pensi o che giaccia addormentata e dimentica, poiché a un certo momento si sveglierà》.


Eugenio Scalfari (Civitavecchia, 6 aprile 1924 – Roma, 14 luglio 2022)




sabato 13 luglio 2024

Michela Murgia

 Come gli occhi della civetta, ci sono pensieri che non sopportano la luce piena. Non possono nascere che di notte, dove la loro funzione è la stessa della luna, necessaria a smuovere maree di senso in qualche invisibile altrove dell'anima.


Michela Murgia, Accabadora



venerdì 12 luglio 2024

Giorgio Armani

 《Basta spettacolarizzazione, basta sprechi. Basta con la moda come gioco di comunicazione, basta con le sfilate in giro per il mondo, al solo scopo di presentare idee blande. Basta intrattenere con spettacoli grandiosi che oggi si rivelano per quel che sono: inappropriati, e voglio dire anche volgari. Basta con le sfilate in tutto il mondo, fatte tramite i viaggi che inquinano. Basta con gli sprechi di denaro per gli show, sono solo pennellate di smalto apposte sopra il nulla. Il momento che stiamo attraversando è turbolento, ma ci offre la possibilità, unica davvero, di aggiustare quello che non va, di togliere il superfluo, di ritrovare una dimensione più umana. Questa è forse la più importante lezione di questa crisi》.

Giorgio Armani




Lutto nel mondo del cinema: addio alla straordinaria attrice Shelley Duvall

 《 [Kubrick] non gira nulla  almeno fino alla trentacinquesima ripresa. Trentacinque riprese, correndo, piangendo e portando un bambino, diventa difficile. Una performance completa fin dalla prima prova

Prima di una scena, prendevo un walkman e ascoltavo canzoni tristi. O semplicemente pensi a qualcosa di molto triste nella tua vita o a quanto ti manca la tua famiglia o gli amici. Ma dopo un po’, il tuo corpo si ribella. Dice: ‘Smettila di farmi questo. Non voglio piangere ogni giorno”. E a volte solo questo pensiero mi faceva piangere. Svegliarsi un lunedì mattina presto e realizzare che dovevi piangere tutto il giorno perché era in programma – beh, mi faceva scoppiare subito a piangere. Mi ripetevo, ‘Oh no, non posso, non posso’. Eppure l’ho fatto. Non so come ho fatto. Anche Jack mi ha detto così. Ha detto: ‘Non so come fai’》.


Shelley Alexis Duvall (7 luglio 1949 - 11 luglio 2024)




Milan Kundera

 Forse ti voglio bene.

Forse ti voglio molto bene.

Ma proprio per questo

sarà forse meglio

che rimaniamo così come siamo.

Forse un uomo e una donna

sono più vicino l’uno all’altro

quando non vivono insieme

e sanno soltanto di esistere,

quando sono riconoscenti l’uno all’altro

solo perché esistono

e perché l’uno sa che l’altro esiste.

E alla loro felicità questo basta.


Milan Kundera, Amori ridicoli




giovedì 11 luglio 2024

Alessandro Baricco, Castelli di rabbia

 C'era un uomo che partiva, viaggiava, e quando tornava, prima di lui arrivava un gioiello, in una scatola di velluto. La donna che lo aspettava apriva la scatola, vedeva il gioiello e allora sapeva che sarebbe tornato. La gente credeva che fosse un regalo, un prezioso regalo per ogni fuga. Ma il segreto era che il gioiello era sempre lo stesso. Cambiavano le scatole ma lui era sempre quello. Partiva con l'uomo, restava con lui ovunque andasse, passava di valigia in valigia, di città in città, e poi tornava indietro. Veniva dalle mani della donna e lì ritornava, esattamente come l'orologio ritornava nelle mani dell'Ammiraglio. La gente credeva che fosse un regalo, un prezioso regalo per ogni fuga. Invece era ciò che custodiva il filo del loro amore, nel labirinto di mondi in cui l'uomo correva, come un'incrinatura lungo un vaso. Era l'orologio che contava i minuti del tempo anomalo,e unico, che era il tempo del loro volersi. Tornava indietro prima di lui perché lei sapesse che dentro colui che stava arrivando non si era spezzato il filo di quel tempo. Così l'uomo arrivava, infine, e non c'era bisogno di dir nulla, di chiedere nulla, né di sapere. L'istante in cui si vedevano era, per tutt'e due, ancora una volta, lo stesso istante.


Alessandro Baricco - Castelli di rabbia