domenica 23 febbraio 2014

Alessandro Pertini detto Sandro ( San Giovanni di Stella, 25 settembre 1896 – Roma, 24 febbraio 1990)

"Più volte ho fatto il bilancio della mia vita e tutte le volte sono arrivato a questa conclusione: se si avverasse per me il miracolo di Faust e mi fosse dato di ricominciare da capo prenderei la stessa strada che presi ventenne nella mia Savona e la percorrerei con la fede, la volontà e l'animo di allora, pur sapendo di doverne pagare il prezzo, lo stesso prezzo che ho pagato. Così, giunto al termine della mia giornata, mi volgo a guardare la strada che ho percorso e mi sembra di aver speso bene la mia vita"
- Sandro Pertini







Tratto da "Codice della vita italiana " di Giuseppe Prezzolini

L'italiano ha un tale culto per la furbizia, che arriva persino all'ammirazione di chi se ne serve a suo danno. Il furbo è in alto in Italia non soltanto per la propria furbizia, ma per la reverenza che l'italiano in generale ha della furbizia stessa, alla quale principalmente fa appello per la riscossa e per la vendetta. Nella famiglia, nella scuola, nelle carriere, l'esempio e la dottrina corrente - che non si trova nei libri - insegnano i sistemi della furbizia. La vittima si lamenta della furbizia che l'ha colpita, ma in cuor suo si ripromette di imparare la lezione per un'altra occasione. La diffidenza degli umili che si riscontra in quasi tutta l'Italia, è appunto l'effetto di un secolare dominio dei furbi, contro i quali la corbelleria dei più si è andata corazzando di una corteccia di silenzio e di ottuso sospetto, non sufficiente, però, a porli al riparo delle sempre nuove scaltrezze di quelli.
Giuseppe Prezzolini, Codice della vita italiana - Capitolo I: Dei furbi e dei fessi.








STORIA DEI PERIODICI - LA VOCE

Il periodico "La Voce", fondato da Giuseppe Prezzolini, appare a Firenze nel dicembre 1908. Nel gruppo redazionale, oltre a Prezzolini, si ritrovano Giovanni Papini e Ardengo Soffici, il modernista Romolo Murri, lo scrittore Scipio Slataper e i liberaldemocratici Giovanni Amendola e Gaetano Salvemini. Fra i collaboratori, vi sono tantissimi personaggi di notevole spessore intellettuale, accomunati tutti dall'insoddisfazione verso l'Italia giolittiana e da una confusa ansia di novità.
Nell'editoriale di presentazione della rivista si afferma l'intento di essere onesti e sinceri. Tale sincerità, si tradurrà in una sostanziale propensione all'autobiografismo, mentre l'onestà imprimerà alle confessioni dei vociani un'inconfondibile cifra di lucida e radicale moralità.
La Voce esprime una forte esigenza di rinnovamento della cultura italiana entro una dimensione europea,centrale fin da subito è l'impegno filosofico della rivista, che si mostra aperta ad una molteplicità di tendenze di pensiero. Accanto a questioni teoriche vengono discussi anche problemi più drammatici della realtà italiana del tempo, come la questione meridionale.
Nel 1914 La Voce si scinde in due distinte riviste: da un lato "La Voce letteraria" sotto la direzione di Giuseppe De Robertis; dall'altro "La Voce Politica", periodico di propaganda interventista, antigiolittiana e antifascista diretto da Prezzolini, che chiuderà le pubblicazioni dopo solo un anno.
"La Voce Letteraria" di De Robertis assume invece un profilo di disimpegno politico, dichiarandosi a favore dell'arte per l'arte ossia del valore puro dell'espressione poetica. De Robertis, in particolare, sostiene il frammentismo lirico, cioè un'espressione poetica essenziale, in polemica con l'uso sovrabbondante della parola tipica dei dannunziani e dei futuristi.


"Fuori quadro" oggi in onda alle 13.25 su Rai 3

Oggi alle 13,25 su Rai 3 sarà trasmessa la seconda puntata di "Fuori quadro", programma di arte e cultura condotto da Achille Bonito Oliva. Nella puntata odierna, intitolata "Siamo tutti nervosi", il celebre critico ci racconterà i dolori e le ansie del XX secolo attraverso l'arte dei  futuristi, di  Edvard Munch, Jackson Pollock, Lucio Fontana e  Mario Schifano.





Accadde oggi

"J’Accuse…! "è il titolo dell'editoriale scritto dallo scrittore francese Émile Zola in forma di lettera aperta al Presidente della Repubblica francese Félix Faure,  pubblicato dal giornale socialista L'Aurore il 13 gennaio 1898, per denunciare pubblicamente le irregolarità e le illegalità commesse nel corso del processo contro Alfred Dreyfus, al centro di uno dei più famosi affaires della storia francese.La locuzione «j'accuse» è entrata nell'uso corrente della lingua italiana, per indicare un'azione di denuncia pubblica nei confronti di un sopruso o di un'ingiustizia.Nel 1894, il capitano dell'esercito Alfred Dreyfus, ebreo, in servizio presso il ministero della guerra francese, fu accusato di aver rivelato informazioni segrete all'Impero tedesco,  in quel momento fortemente contrapposto alla Francia.  Dreyfus fu accusato e condannato alla deportazione a vita sull'isola di Caienna. Dopo una forte ondata di antisemitismo che attraversò la Francia,lo scrittore  Émile Zola si schierò a favore dell'ufficiale pubblicando un articolo in cui accusava i veri colpevoli di questo avvenimento e di questo falso processo. A causa del «J'accuse...!», Zola fu condannato a un anno di carcere e a tremila franchi di ammenda per vilipendio delle forze armate, in un processo che durò dal 7 al 23 febbraio 1898.


Accadde oggi

23 febbraio 1455:  un orafo di Magonza, Johannes Gutenberg,  realizzò il primo libro della storia stampato con la tecnica dei  caratteri mobili.

          Un copia della Bibbia di Gutenberg, conservata alla Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti

Valentino Silvio Bompiani (Ascoli Piceno, 27 settembre 1898 – Milano, 23 febbraio 1992)

Un editore è fatto più spesso di difetti che di qualità. Deve essere, per esempio, aggressivo, prepotente e colonialista. Deve spingere la propria ambizione fino alla vanità, per far propria la vanità segreta dello scrittore. Deve sapere mentire per poter sostenere anche i libri di cui non sia convinto. Deve, talvolta, dar credito più all'istinto che al raziocinio.
Valentino Bompiani