martedì 21 gennaio 2014

La pecora nera - Ascanio Celestini

“Sei proprio un comico" Dice Marinella e io capisco che fino ad adesso ho fatto il bambino comico, ma le bambine non amano i bambini comici anche se le fanno ridere, le bambine amano gli eroi. Così decido che faccio un gesto eroico: prendo un ragno e me lo mangio vivo, lei si innamora istantaneamente. Pure lei, pure lei vuole essere un eroe come me, così si gira, si porta la mano alla bocca e mi dice: "Anche io mi sono mangiata un ragno." "Non è vero, le femmine non se li mangiano i ragni, lo hai fatto per finta, sei una bugiarda." "L’ho mangiato… era piccolo, ma l’ho mangiato." "Se è vero che l’hai mangiato allora dimmi che sapore c’aveva" "…" Così glielo prendo io un ragno, uno vero, mica per finta. E lei se l’è mangiato, e quando ripenso a sto fatto mi ritorna in mente pure lo scrocchio della coccia del ragno tra i suoi denti perfetti. "Ora siamo come Batman e la Donna Gatto, due robot atomici indistruttibili" "Potevamo stare insieme per sempre, invece tu hai rovinato il nostro amore. Io ti avrei amato fino alla morte, c’avrei fatto i figli con te, ti avrei ricordato di prendere le medicine e ti avrei baciato sulla bocca davanti a tutti. E’ vero che era una bugia, è vero che non me l’ero mangiato il ragno, ma tu ci dovevi credere uguale, tu dovevi credere a me e io ti avrei scelto per sempre. Ora non lo so più se ti scelgo”
— La Pecora Nera - Ascanio Celestini.



Edward Hopper







"Hiroshima mon amour", di Alain Resnais

Sei come mille donne insieme.
(Hiroshima mon amour)
 

Monuments men, i militari che salvarono l'arte dalla guerra

"Monuments Men (The Monuments Men)", film del 2014 scritto, diretto, prodotto ed interpretato da George Clooney.
Oltre a Clooney del cast fanno parte Matt Damon, Bill Murray, John Goodman, Jean Dujardin, Bob Balaban, Hugh Bonneville e Cate Blanchett.
La pellicola è la trasposizione cinematografica del libro omonimo scritto da Robert M. Edsel nel 2009.
Un plotone dell'esercito americano, composto da critici ed esperti d'arte, direttori di musei, ed elementi simili durante la seconda guerra mondiale, ha il compito di cercare e recuperare ogni opera d'arte rubata dai nazisti per poterle riportare negli Stati Uniti d'America e salvarle dalla volontà di distruggerle di Adolf Hitler.

La grandezza del cinema italiano

"Querelerei lo Stato se dimenticasse l’arte, ucciderebbe la felicità. Il cinema italiano è il più bello del mondo, il fiore più bello".
Roberto Benigni


Consigli per gli acquisti: "Orwell, la solitudine di uno scrittore" , di Luciano Marrocu



Dalla decisiva esperienza della guerra civile spagnola alla battaglia libertaria nel dopoguerra, Orwell è stato uno dei più lucidi e coraggiosi interpreti delle tragedie del Novecento. Questo racconto biografico ripercorre i momenti più salienti della vita del grande scrittore, soffermandosi in particolare sui suoi ultimi dieci anni. Le circostanze più private (la quotidianità sotto le bombe, la morte della moglie Eileen, la ricerca di un nuovo affetto, la paternità, la malattia) s'intrecciano con la ricostruzione del contesto politico e intellettuale in cui nacquero La fattoria degli animali e 1984. Al centro dei due capolavori, la riflessione sul totalitarismo e sul suo devastante potere di manipolare la verità dei fatti sostituendo a essa le menzogne di volta in volta più utili al potere. Una ricca bibliografia ragionata indica quali opere sono state consultate e studiate in relazione a ciascun capitolo del volume: ne deriva una sezione che guida alla scoperta delle opere di Orwell e dei maggiori saggi di critica.

Incipit di "1984". Oggi lo rileggero' volentieri!



Era una luminosa e fredda giornata d'aprile, e gli orologi battevano tredici colpi. Winston Smith, tentando di evitare le terribili raffiche di vento col mento affondato nel petto, scivolò in fretta dietro le porte di vetro degli Appartamenti Vittoria: non così in fretta tuttavia, da impedire che una folata di polvere sabbiosa entrasse con lui.

L'ingresso emanava un lezzo di cavolo bollito e di vecchi e logori stoini. A una delle estremità era attaccato un manifesto a colori, troppo grande per poter essere messo all'interno.
Vi era raffigurato solo un volto enorme, grande più di un metro, il volto di un uomo di circa quarantacinque anni, con folti baffi neri e lineamenti severi ma belli. Winston si diresse verso le scale. Tentare con l’ascensore, infatti, era inutile. Perfino nei giorni migliori funzionava raramente e al momento, in ossequio alla campagna economica in preparazione della Settimana dell’Odio, durante le ore diurne l’erogazione della corrente elettrica veniva interrotta.

L’appartamento era al settimo piano e Winston, che aveva trentanove anni e un’ulcera varicosa alla caviglia destra, procedeva lentamente, fermandosi di tanto in tanto a riprendere fiato. Su ogni pianerottolo, di fronte al pozzo dell’ascensore, il manifesto con quel volto enorme guardava dalla parete. Era uno di quei ritratti fatti in modo che, quando vi muovete, gli occhi vi seguono. IL GRANDE FRATELLO VI GUARDA, diceva la scritta in basso. All'interno dell'appartamento una voce pastosa leggeva un elenco di cifre che avevano qualcosa a che fare con la produzione di ghisa grezza. La voce proveniva da una placca di metallo oblunga, simile a uno specchio oscurato, incastrata nella parete di destra. Winston girò un interruttore e la voce si abbassò notevolmente, anche se le parole si potevano ancora di-stinguere. Il volume dell'apparecchio (si chiamava teleschermo) poteva es-sere abbassato, ma non vi era modo di spegnerlo. Si diresse alla finestra, piccola fragile figuretta, la cui magrezza era accentata dalla tuta azzurra in cui consisteva l'uniforme del Partito. I capelli erano biondi, molto chiari, il colorito faccia lievemente sanguigno, la pelle raschiata da ruvide saponette e da lamette che avevano perso il filo da tempo, e dal freddo dell'inverno che proprio allora era finito.
Fuori, anche attraverso i vetri chiusi della finestra, il mondo pareva freddo. Giù, nella strada, mulinelli di vento giravano polvere e carta straccia a spirale e, sebbene splendesse il sole e il cielo fosse d'un luminoso azzurro, nessun oggetto all'intorno sembrava rimandare il colore, con l'eccezione dei cartelloni che erano incollati da per tutto. La faccia dai baffi neri riguardava da ogni cantone. Ce n'era una proprio nella casa di fronte, IL GRANDE FRATELLO VI GUARDA, diceva la scritta, mentre gli occhi neri fissavano con penetrazione quelli di Winston. Più sotto, a livello della strada, un altro cartellone stracciato a un angolo, sbatteva col vento, scoprendo e nascondendo, alternativamente, la parola SOCING. Lontano, un elicottero volava fra un tetto e l'altro, se ne restava librato per qualche istante come un moscone, e poi saettava con una curva in altra direzione. Era la squadra di polizia, che curiosava nelle finestre della gente. Le squadre non erano gran che importanti tuttavia.
Quella che soprattutto contava era la polizia del pensiero, la cosiddetta Psicopolizia.
Alle spalle di Winston, la voce dal teleschermo barbugliava ancora qualcosa sulla produzione della ghisa e il completamento del Nono Piano Triennale. Il teleschermo riceveva e trasmetteva simultaneamente. Qualsiasi suono che Winston avesse prodotto, al disopra d'un sommesso bisbiglio, sarebbe stato colto; per tutto il tempo, inoltre, in cui egli fosse rimasto nel campo visivo comandato dalla placca di metallo, avrebbe potuto essere, oltre che udito, anche veduto. Naturalmente non vi era nessun modo per sapere esattamente in quale determinato momento vi si stava guardando. Quanto spesso e con quali principi la Psicopolizia veniva a interferire sui cavi che vi riguardavano, era pura materia per congetture. E sarebbe stato anche possibile che guardasse tutti, e continuatamente. Ad ogni modo avrebbe potuto cogliervi sul vostro cavo in qualsiasi momento avesse voluto. Si doveva vivere (o meglio si viveva, per un’abitudine che era diventata, infine, istinto) tenendo presente che qualsiasi suono prodotto sarebbe stato udito, e che, a meno di essere al buio, ogni movimento sarebbe stato visto.
Winston teneva le spalle voltate al teleschermo. Era più sicuro sebbene, come anche lui sapeva benissimo, perfino un paio di spalle può essere rivelatore. Un chilometro lontano, il Ministero della Verità, da cui dipendeva il suo impiego si levava alto e bianco sul tetro paesaggio. Questa, pensò con una sorta di vaga nausea, questa era Londra, la città principale di Pista Prima, che era la terza delle più popolose province di Oceania. Cercava di spremere dal cervello quelle memorie dell'infanzia che gli dicessero se Londra era sempre stata proprio così.
C'erano sempre stati quei panorami di case novecento in rovina, coi fianchi tenuti su a mala pena da travi di legno, con le finestre turate da carta incatramata e con i tetti di ferro ondulato, e quelle staccionate intorno ai giardini che pendevano sghembe da tutte le parti? E i luoghi bombardati dove la polvere di calcestruzzo mulinava nell'aria, e le erbacce crescevano sparse sui mucchi di sassi? e quegli altri luoghi in cui le bombe avevano aperto dei buchi più larghi e dov'erano germogliate miserabili colonie di capanne di legno simili a pollai? Ma era inutile, non riusciva a ricordare: non restava nulla della sua infanzia, se non una serie di quadri senza sfondo e per la maggior parte incomprensibili.