domenica 30 giugno 2024

Italo Calvino Ti con zero

 《Ogni secondo, ogni frazione di tempo è un universo. In "Ti con zero" ho abolito tutto il prima e tutto il dopo, fissandomi così sull'istante, nel tentativo di scoprirne l'infinita ricchezza. Vivere il tempo come tempo, il secondo per quello che è, rappresenta un tentativo di sfuggire alla drammaticità del divenire. Quello che riusciamo a vivere nel secondo è sempre qualcosa di particolarmente intenso, che prescinde dall'aspettativa del futuro e dal ricordo del passato, finalmente liberato dalla continua presenza della memoria》.


Italo Calvino, in un 'intervista del 1985




Alessandro Baricco

 -Il complicato arriva quando uno si accorge che ha un desiderio di cui si vergogna: ha una voglia pazzesca di qualcosa che non può fare, o è orrendo, o fa del male a qualcuno. Va bene?

-Va bene.

-E allora si chiede: devo starlo a sentire questo desiderio o devo togliermelo dalla testa?

-Già.

-Già. Uno ci pensa e alla fine decide. Per cento volte se lo toglie dalla testa, poi arriva il giorno che se lo tiene e decide di farla quella cosa di cui ha tanta voglia: e la fa: ed eccola lì la schifezza.

-Però non dovrebbe farla, vero, la schifezza?

-NO. Ma sta' attento: dato che noi non siamo inviati ma persone, non siamo qui con la fine principale di essere puliti. I desideri sono la cosa più importante che abbiamo e non si può prenderli in giro più di tanto. Così, alle volte, vale la pena di non dormire pur di star dietro a un proprio desiderio. Si fa la schifezza e poi la si paga. E solo questo è davvero importante: che quando arriva il momento di pagare uno non pensi di scappare e stia lì, dignitosamente, a pagare. Solo questo è importante.


Alessandro Baricco, Castelli di rabbia




Maria Luisa Spaziani

 È vertigine, amore, primavera,

sfida, pianto di gioia, verità.
Ed è subito “era”.
Maria Luisa Spaziani (Torino, 7 dicembre 1922 – Roma, 30 giugno 2014)


Oriana Fallaci

 «Come al solito, il dibattito è cominciato con tre uomini, in particolare con due politici. Io mi auguro che stasera ognuno di noi dimentichi, uno: che l’aborto non è un gioco politico. Io fo un compromesso con te e tu fai un compromesso con me. Tu chiudi un occhio su questo, io chiudo un occhio su quest’altro. Due: che a restare incinte siamo noi donne, che a partorire siamo noi donne, che a morire partorendo, abortendo o non abortendo, siamo noi donne. E che la scelta dunque tocca a noi (…) che a voi piaccia o meno. Tanto, se non vi piace, siamo lo stesso noi a decidere. Lo abbiamo fatto per millenni. Continueremo a farlo. Abbiamo sfidato le vostre prediche, il vostro inferno, le vostre galere. Le sfideremo ancora».


Oriana Fallaci  nel dibattito sull'aborto in una puntata di "AZ: un fatto, come e perché" del 1976.




Eugenio Montale

 Suonatina di pianoforte


Vieni qui, facciamo una poesia

che non sappia di nulla

e dica tutto lo stesso,

e sia come un rigagnolo di suoni

stentati

che si perde tra le sabbie

e vi muore con un gorgoglio sommesso;

facciamo una suonatina di pianoforte

alla Maurizio Ravel,

una musichetta incoerente

ma senza complicazioni,

che tanto credi proprio

a grattare nel fondo non c’è senso;

facciamo qualcosa di “genere leggero”.


Vieni qui, non c’è nemmeno bisogno

di disturbar la natura

co’i suoi seriosi paesaggi

e le pirotecniche astrali;

ne’ tireremo in ballo 

i grandi problemi eterni,

l'immortalità dello Spirito

od altrettanti garbugli;

diremo poche frasi comunali

senza grandi pretese,

da gente ormai classificata,

gente priva di “profondita’;

e se le parole ci mancheranno

noi strapperemo il filo del discorso

per svagarci


in un minuetto approssimativo

che si disciolga in arabeschi d’oro,

si rompa in una gran pioggia di lucciole

e dispaia lasciandoci negli occhi

un pullulare di stelle, un ossessione di luci.


Poi quando la suonatina languirà davvero

la finiremo come vuole la moda

senza perorazioni urlanti ed enfasi;

la finiremo, se ci parrà il caso,

nel momento in cui pare ricominciare

e il pubblico rimane con un palmo di naso.


La spegneremo come un lume, di colpo. Con un soffio.


Eugenio Montale



Giacomo Leopardi

 “Il piacere umano […] si può dire che è sempre futuro, non è se non futuro, consiste solo nel futuro. L'atto proprio del piacere non si dà. Io spero un piacere, e questa speranza in moltissimi casi si chiama piacere.”


Giacomo Leopardi, gennaio 1821 , Zibaldone




Pina Bausch

 《Certe cose si possono dire con le parole, altre con i movimenti, ma ci sono anche dei momenti in cui si rimane senza parole, completamente perduti e disorientati, non si sa più che cosa fare. A questo punto comincia la danza》.


-Pina Bausch (Solingen, 27 luglio 1940 – Wuppertal, 30 giugno 2009)