Era giunta l’ora di resistere; era giunta l’ora di essere uomini: di morire da uomini per vivere da uomini.
— Piero Calamandrei
Era giunta l’ora di resistere; era giunta l’ora di essere uomini: di morire da uomini per vivere da uomini.
— Piero Calamandrei
Il fascismo è ancora intorno a noi, talvolta in abiti civili. Sarebbe così confortevole, per noi, se qualcuno si affacciasse sulla scena del mondo e dicesse: “Voglio riaprire Auschwitz, voglio che le camicie nere sfilino ancora in parata sulle piazze italiane!” Ahimè, la vita non è così facile. Il fascismo può ancora tornare sotto le spoglie più innocenti. Il nostro dovere è di smascherarlo e di puntare l'indice su ognuna delle sue nuove forme, ogni giorno, in ogni parte del mondo. Libertà e liberazione sono un compito che non finisce mai. Che sia questo il nostro motto: “Non dimenticate”.
— Umberto Eco, “Il fascismo eterno"
"Eravamo all'angolo di via Zucchelli: arrivano i carri armati tedeschi e noi li vediamo, siamo atterriti, sembrava che Roma venisse liberata e invece veniva occupata. Io la prendo per mano, per tutta la vita ci siamo tenuti per mano, e le dico: 'Nous sommes dans un cul de lampe'".
Mario Fiorentini e Lucia Ottobrini, partigiani.
Mamma adorata,
quando riceverai la presente sarai già straziata dal dolore. Mamma, muoio fucilato per la mia idea. Non vergognarti di tuo figlio, ma sii fiera di lui. Non piangere Mamma, il mio sangue non si verserà invano e l'Italia sarà di nuovo grande. Da Dita Marasli di Atene potrai avere i particolari sui miei ultimi giorni.
Addio Mamma, addio Papà, addio Marisa e tutti i miei cari; muoio per l'Italia. Ricordatevi della donna di cui sopra che tanto ho amata. Ci rivedremo nella gloria celeste.
Viva l'Italia libera!
Achille
— Achille Barilatti, partigiano delle Marche, giustiziato a ventidue anni
È corpo vivo che richiede azioni, libere azioni, perchè la vita lo mantenga in salute nel quotidiano. Il 25 aprile non è desueto, non è da abolire, è da rinnovare ogni giorno.
Vinicio Capossela
"Quei valori che esprime il 25 aprile, che esprime la Resistenza, sono valori che oggi vengono messi in discussione in modo pesante e volgare. Io credo che invece dobbiamo ribadirli, tenerli sempre cari e caldi, perché non sono solo la liberazione dal nazifascismo, ma anche dalla guerra, dalla violenza, ed è qualcosa che si collega direttamente alla battaglia che si fa oggi in favore dei diritti umani. La Liberazione è la voglia di costruire i diritti umani, di renderli sempre più solidi, e mi sembra che in questo momento il nostro paese ha bisogno di solidarietà, che siamo un unico corpo, che dobbiamo muoverci insieme per il bene comune, che non ci può essere un sopra e un sotto, un chi comanda e chi è escluso. Il 25 aprile per me è questo, è tenere accesa la speranza, l’impegno per una società più giusta, più uguale e più solidale: buon 25 aprile a tutti, e Ora e Sempre Resistenza".
Gino Strada
11 aprile 1944
Ai miei cari figli,
quando voi potrete forse leggere questo doloroso foglio, miei cari e amati figli, forse io non sarò più fra i vivi.
Questa mattina alle 7 mentre mi trovavo ancora a letto sentii chiamare il mio nome. Mi alzai subito. Una guardia aprì la porta della mia cella e mi disse di scendere che ero atteso sotto. Discesi, trovai un poliziotto che mi attendeva, mi prese su di una macchina e mi accompagnò al Tribunale di Guerra di Via Lucullo n. 16. Conoscevo già quella triste casa per aver avuto un altro processo il 29 febbraio scorso quando fui condannato a 15 anni di prigione. Ma questa condanna non soddisfece abbastanza il comando tedesco il quale mandò l'ordine di rifare il processo. Così il processo, se tale possiamo chiamarlo, ebbe luogo in dieci minuti e finì con la mia condanna alla fucilazione.
Il giorno stesso ho fatto la domanda di grazia, seppure con repulsione verso questo straniero oppressore. Tale suprema rinuncia alla mia fierezza offro in questo momento d'addio alla vostra povera mamma e a voi, miei cari disgraziati figli.
Amatevi l'un l'altro, miei cari, amate vostra madre e fate in modo che il vostro amore compensi la mia mancanza. Amate lo studio e il lavoro. Una vita onesta è il migliore ornamento di chi vive. Dell'amore per l'umanità fate una religione e siate sempre solleciti verso il bisogno e le sofferenze dei vostri simili. Amate la libertà e ricordate che questo bene deve essere pagato con continui sacrifici e qualche volta con la vita. Una vita in schiavitù è meglio non viverla. Amate la madrepatria, ma ricordate che la patria vera è il mondo e, ovunque vi sono vostri simili, quelli sono i vostri fratelli.
Siate umili e disdegnate l'orgoglio; questa fu la religione che seguii nella vita.
Forse, se tale è il mio destino, potrò sopravvivere a questa prova; ma se così non può essere io muoio nella certezza che la primavera che tanto io ho atteso brillerà presto anche per voi. E questa speranza mi dà la forza di affrontare serenamente la morte".
—
Pietro Benedetti, da Lettere di condannati a morte della resistenza italiana