Edvard Munch, Gelosia.
Munch dipinse questa immagine per tutta la sua vita: completò non meno di 11 versioni di Gelosia. Il primo dipinto fu eseguito nel 1895 e l'ultimo negli anni 1930.
Edvard Munch, Gelosia.
Munch dipinse questa immagine per tutta la sua vita: completò non meno di 11 versioni di Gelosia. Il primo dipinto fu eseguito nel 1895 e l'ultimo negli anni 1930.
"Quando dipingo non penso mai alla vendita. La gente non capisce che noi dipingiamo al fine di sperimentare e sviluppare noi stessi poiché ci sforziamo per altezze superiori".
Salvador Dalì , "Mia moglie, nuda, guarda il suo corpo diventare gradini, tre vertebre di una colonna, cielo e architettura", 1945
"Se volete guadagnare soldi, tutti i metodi sono legittimi, il furto, il plagio...L’unica cosa ridicola è pretendere che si faccia per il bene dell’umanità e dei posteri".
Nell’estate del 1929 Magritte, Buñuel, Paul Eluard e la moglie Elena Devulina Diakanoff, chiamata Gala, andarono a trovare il pittore in Spagna. In questa occasione Dalì e Gala si conobbero e si innamorarono.
“ Il segreto di una vita piena è vivere e rapportarsi agli altri come se domani potessero non esserci più, come se noi potessimo non esserci più domani. Elimina il vizio del procrastinare, il peccato del posporre, le mancate comunicazioni, le mancate comunioni. Questo pensiero mi ha reso più attenta a tutti gli incontri, le conoscenze, le presentazioni, che potrebbero contenere il seme della profondità che potrebbe rischiare di essere trascurato per disattenzione. Questa sensazione è diventata una rarità, ed è ogni giorno più rara ora che abbiamo raggiunto un ritmo più frettoloso e superficiale, ora che crediamo di essere in contatto con un gran numero di persone, con più gente, con più paesi. Questa è un’illusione che rischia di privarci del contatto profondo con la persona che ci respira accanto. Questo momento pericoloso in cui voci meccaniche, radio, telefoni, prendono il posto di un’intimità umana, insieme all’idea di essere a contatto con milioni di persone, porta ad un impoverimento sempre maggiore dell’intimità e di un modo di vedere umano.”
Tratto da “Il Diario” di Anais Nin, volume quarto (1944/1947)