Caro papà, ogni sera prima di addormentarci, ti ringraziamo per il dono più grande. Il modo in cui ci hai insegnato a vivere.
Manfredi Borsellino
Caro papà, ogni sera prima di addormentarci, ti ringraziamo per il dono più grande. Il modo in cui ci hai insegnato a vivere.
Manfredi Borsellino
"Giovanni, ho preparato il discorso da tenere in chiesa dopo la tua morte: "Ci sono tante teste di minchia: teste di minchia che sognano di svuotare il Mediterraneo con un secchiello... quelle che sognano di sciogliere i ghiacciai del Polo con un fiammifero... ma oggi signori e signore davanti a voi, in questa bara di mogano costosissima, c'è il più testa di minchia di tutti... Uno che aveva sognato niente di meno di sconfiggere la mafia applicando la legge"
- Paolo Borsellino, durante un discorso con Giovanni Falcone
“La lotta alla mafia, il primo problema da risolvere nella nostra terra bellissima e disgraziata, non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale che coinvolgesse tutti e specialmente le giovani generazioni, le più adatte a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità.”
Paolo Borsellino
“Fine maggio. Ricevo la prima busta paga da onorevole. Guardo e riguardo i “cedolini” e non capisco niente. Scopro che il mio stipendio mensile è di 15.000 euro e che ho 150 euro di rimborso spese per il parrucchiere. Troppi soldi.
Accenno a qualche senatore e pure a qualche deputato l'idea di proporre una decurtazione del nostro stipendio a favore delle situazioni tragiche che si stanno moltiplicando nel nostro Paese. Ma è come se stessi giocando a squash, lo sport in cui si lancia la pallina contro il muro e lei torna indietro a gran velocità. Se non sei un vero campione non riesci neanche a sfiorarla: ti passa via da sotto la racchetta, invisibile… Ecco, le mie parole slittano oltre le orecchie dei senatori come proiettili di gomma. Loro guardano altrove, cambiano discorso.
Sul momento non capisco. Me ne renderò conto solo in seguito, nel 2013, quando a Palermo un gruppo di giovani eletti alle regionali nel Movimento 5 stelle tratterrà dallo stipendio solo 2500 euro a testa degli oltre 12.000 previsti dalla paga mensile; tutto il resto lo verserà in una cassa per sovvenzionare le piccole e medie imprese. Su quattro o cinque eletti di altri partiti presenti all'operazione, due crolleranno a terra svenuti.
Penso a quante persone che conosco sbarcano il lunario con 800, 900 euro al mese… penso ai pensionati a 400, 600 euro al mese… immaginatevi i miei pensieri e il mio sincero imbarazzo davanti al mare di soldi della mia paga… ormai ho capito che solo l'allusione a certi atti di generosità e di senso umanitario può provocare un infarto ai miei colleghi. Quindi silenzio e monologhi a gesti sui buoni sentimenti! (…) Qui è davvero tutto assurdo. Al ristorante non devi pagare il conto: ti viene detratto dallo stipendio, sembra uno scherzo. Sapete quanto spendo? io, che sono vegeteriana e astemia, pago intorno ai 3 euro, meno che all'Osteria degli spiantati sui Navigli. Alla buvette invece il conto lo paghi, ma dopo aver consumato perchè pagare prima non è elegante.A qualcuno però capita, distratto, di uscire dimenticandosi di pagare il conto, ma è ovvio che è una svista innocente. Andiamo, siamo senatori, a chi mai fra noi verrebbe in mente di fare il furbo e rubare?!
Ah..ah…mi esce una risata a tutta gola!”
— Franca Rame
Siamo nel Paradiso terrestre. Dio ha creato alberi, fiori, foreste, animali, anche l’uomo. O meglio, il primo essere umano ad essere forgiato non è Adamo, ma Eva, la femmina, che viene al mondo non tratta dalla costola di Adamo, ma modellata dal Creatore con un’argilla fine e delicata: un pezzo unico. Poi le dà la vita e la parola e tutto prima di creare Adamo. Tant’è che, girando qua e là nel Paradiso, Eva si lamenta che della sua razza si trova ad essere l’unica, mentre tutti gli altri animali si trovano già accoppiati o addirittura in branco. Ma poi eccola incontrare finalmente il suo maschio, Adamo, che la guarda preoccupato, sospettoso. Eva vuole provocarlo. E inizia intorno a lui una strana danza, fatta di salti, capriole, grida, da selvatica: «Aaah ! ahausibf!!». Quasi un gioco, che però Adamo (non era molto di spirito appena nato) non apprezza, anzi prova timore per come agisce quella creatura al punto che fugge nella foresta e sparisce. Ma viene in momento in cui il Creatore vuole parlare ad entrambe le sue creature umane. Manda un Arcangelo a cercarli. Li ritrova e poi li accompagna dinnanzi a Dio, tutti e due, in persona. L’Eterno li osserva e poi si compiace: «Ehi, mica male eh! Mi siete riusciti proprio mica male.. E dire che non ero neanche in giornata. Voi non lo sapete perché io ancora non ve l’ho detto, ma entrambi siete i proprietari assoluti di questo Eden, e sta a voi decidere che cosa farne e come viverci. Ecco la chiave!» e gliela getta. Adamo la prende e la passa ad Eva. «Vedete -guardatemi, guardatemi! Ecco, qui ci sono due alberi magnifici. Questo di sinistra dà frutti copiosi e dal sapore cangiante. Questi frutti, se li mangiate, faranno di voi due esseri eterni. Sì, mi rendo conto che ho pronunciato una parola che per voi non ha nessun significato. Eterno, eternità, significa che avrete la stessa proprietà che hanno gli angeli e gli arcangeli: vivrete per sempre, appunto, in eterno. A differenza degli altri animali, non avrete prole, perché, essendo eterni, che interesse avreste di riprodurvi e generare uomini e donne come voi, della vostra razza? L’altro albero, invece, produce semplici mele, nutrienti e di buon sapore. Ma attenti a voi, non vi consiglio di cibarvene. E sapete perché? Non creano l’eternità, ma in compenso, devo essere sincero, grazie a loro scoprirete la conoscenza, la sapienza e anche il dubbio. Ancora, vi indurranno a creare a vostra volta strumenti di lavoro, perfino macchine, come la ruota, il mulino a vento, il mulino ad acqua.. No, no, non ho tempo di spiegarvi come si faccia: arrangiatevi da voi! E ancora, queste mele, mangiandole, vi produrranno il desiderio di abbracciarvi l’un l’altro e di amarvi. E non solo: grazie a quell’amplesso vi riuscirà di far nascere nuove creature come voi e popolare questo mondo! Però, attenti, alla fine, ognuno di voi morirà e tornerà ad essere polvere e fango, gli stessi da cui siete nati. Pensateci con calma, mi darete la risposta tra qualche giorno. Addio!» «No, no, non c’è bisogno di attendere! Padre nostro -grida subito Eva- per quanto mi riguarda, Padre, io ho già deciso: io seguo il secondo albero, quello delle mele. Se devo essere sincera, io, Dio non offenderti, ma a me dell’eternità non me ne frega più di tanto. Invece l’idea di conoscere, sapere, avere dubbi, mi gusta assai. Non parliamo poi del fatto di potermi abbracciare a questo maschio che mi hai regalato. Mi piace! Da subito ho sentito il suo richiamo e mi è venuto un gran desiderio di cingermi.. Cingermi, che bella parola che ho scoperto..! Cingermi con lui e farci, come si dice?, ah sì, l’amore, farci l’amore. So già che questo amplesso sarà la fine del mondo! E, ti dirò, appresso il fatto che mi toccherà morire,
davanti a tutto quello che ci offri in cambio, la possibilità di scoprire, conoscere e via dicendo, beh, mi va bene anche quello, pur di avere coscienza, conoscenza, dubbi e provare amore, ben venga anche la morte!» Il Padreterno è deluso e irato, quindi si rivolge ad Adamo e gli chiede con durezza: «E tu, che decisione avresti preso? Oh parlo con te, Adamo, sveglia! Preferisci l’eterno o l’amore col principio e poi la fine?» E Adamo, quasi sottovoce, risponde: «Ho qualche dubbio, ma sono molto curioso di scoprire questo mistero dell’Amore, anche se poi c’è la fine».
Il testo inedito scritto da Franca Rame e
recitato da Dario Fo nel giorno dei funerali dell’attrice scomparsa
Addio al grande giornalista d'inchiesta, sceneggiatore e saggista Andrea Purgatori: aveva 70 anni e si è spento dopo una breve e fulminante malattia.
Non importa chi sono. Non importa come mi chiamo. Potete chiamarmi Strega.
Perché tanto la mia natura è quella. Da sempre, dal primo vagito, dal primo respiro di vita, dal primo calcio che ho tirato al mondo.
Sono una di quelle donne che hanno il fuoco nell’anima, sono una di quelle donne che hanno la vista e l’udito di un gatto, sono una di quelle donne che parlano con gli alberi e le formiche, sono una di quelle donne che hanno il cervello di Ipazia, di Artemisia, di Madame Curie.
E sono bella! Ho la bellezza della luce, ho la bellezza dell’armonia, ho la bellezza del mare in tempesta, ho la bellezza di una tigre, ho la bellezza dei girasoli, della lavanda e pure dell’erba gramigna!
Per cui sono Strega.
Sono Strega perché sono diversa, sono unica, sono un’altra, sono me stessa, sono fuori dalle righe, sono fuori dagli schemi, sono a-normale… sono io!
Sono Strega perché sono fiera del mio essere animale-donna-zingara-artista e … folle ingegnere della mia vita.
Sono Strega perché so usare la testa, perché dico sempre ciò che penso, perché non ho paura della parola pericolosa e pruriginosa, della parola potente e possente.
Sono Strega perché spesso dò fastidio alle Sante Inquisizioni di questo strano millennio, di questo Medioevo di tribunali mediatici e apatici.
Sono Strega perché i roghi esistono ancora e io – prima o poi – potrei finirci dentro.
- Monologo scritto da Barbara Giorgi per Franca Rame