giovedì 15 giugno 2023

Oriana Fallaci

 E quando mi presentai alla prova scritta, il tema di italiano, non ricordavo neanche chi fosse Dante Alighieri. I miei piedi erano ghiacci, lo stomaco contratto mi rimandava in bocca il sapore dello zabaglione che la mamma mi aveva imposto per 《tirarmi su》, l'angoscia mi  strozzava. Ma poi ci  comunicarono il tema: 《il concetto di patria dalla polis greca ad oggi》. E fu peggio che dar fuoco alle polveri delle mie infantili rivolte, delle mie infantili utopie. Il freddo sparì, insieme al sapore di zabaglione, l' angoscia dileguo'.

Brandii la stilografica, mi gettai come un lupo ringhioso sul foglio protocollo, e questo (più o meno) è il riassunto di ciò che scrissi per otto colonne piene.


<<Patria, che vuol dire patria. La patria di chi? La patria degli schiavi e dei cittadini che possedevan gli schiavi? La patria di Meleto o la patria di Socrate messo a morte con le leggi della patria? La patria degli ateniesi o la patria degli spartani che parlavano la stessa lingua degli ateniesi però si squartavano tra loro come molti secoli dopo avrebbero fatto i fiorentini e i senesi, i veneziani e i genovesi, i fascisti e gli antifascisti? E' da quando ho imparato a leggere che mi si parla di patria: amor patrio, orgoglio patrio, patria bandiera. E ancora non ho capito cosa vuol dire. Anche Mussolini parlava di patria, anche i repubblichini che nel marzo del '44 arrestarono mio padre e fracassandolo di botte gli gridavano se-non-confessi-domattina-ti-fuciliamo-al-Parterre. Anche Hitler. Anche Vittorio Emanuele III e Badoglio. Era patria la loro o la mia? E per i francesi la patria qual è? Quella di De Gaulle o quella di Pétain? E per i russi del '17 qual era? Quella di Lenin o quella dello zar? Io ne ho abbastanza di questa parola in nome della quale si scanna e si muore. La mia patria è il mondo e non mi riconosco nei costumi e nella lingua e nei confini dentro cui il caso mi ha fatto nascere. Confini che cambiano a seconda di chi vince o chi perde come in Istria dove fino a ieri la patria si chiamava Italia sicché bisognava uccidere ed essere uccisi per l'Italia ma ora si chiama Iugoslavia sicché bisogna uccidere ed essere uccisi per la Iugoslavia. Invece di darci il tema sul concetto di questa patria che cambia come le stagioni, perché non ci date un tema sul concetto di libertà. La libertà non cambia a seconda di chi vince e chi perde. E tutti sanno cosa vuol dire. Vuol dire dignità, rispetto di sé stessi e degli altri, rifiuto dell'oppressione. Ce l'hanno ricordato le creature che sono morte in carcere, sotto le torture, nei campo di sterminio, dinnanzi ai plotoni di esecuzione gridando viva la libertà, non viva la patria...>>.

Successe un finimondo. Alcuni dei professori che componevano la commissione esaminatrice sostenevano che ero pazza e immatura, altri che ero savia e insolitamente matura. Vinsero i secondi e mi dettero dieci meno.


Oriana Fallaci



mercoledì 14 giugno 2023

Ernesto Che Guevara

 Crescete come buoni rivoluzionari. Studiate molto per poter dominare la tecnica che permette di dominare la natura. Ricordatevi che l’importante è la rivoluzione e che ognuno di noi, solo, non vale nulla.

Soprattutto, siate sempre capaci di sentire nel più profondo qualsiasi ingiustizia commessa contro chiunque in qualunque parte del mondo. È la qualità più bella di un rivoluzionario.


Ernesto Guevara de la Serna, più noto come il Che, Che Guevara o semplicemente Che (Rosario, 14 giugno 1928– La Higuera, 9 ottobre 1967)




Salvatore Quasimodo

 “Ho tutta l’anima incrinata di brividi di stelle.”


— Salvatore Quasimodo, Albore



lunedì 12 giugno 2023

Fernando Pessoa

 "Mi ero alzato presto e indugiavo a prepararmi ad esistere.”


Fernando Pessoa - Il libro dell’inquietudine di Bernardo Soares



Fernando Pessoa

 Benedetti siano gli istanti, i millimetri, e le ombre delle piccole cose.

- Fernando Pessoa



Fernando Pessoa

 Quello che ho è soprattutto stanchezza, e quella inquietudine che è gemella della stanchezza quando questa non ha altra ragione di essere oltre al fatto di essere. Ho una intima paura dei gesti da abbozzare, una timidezza intellettuale delle parole da dire. Tutto mi sembra sordido in anticipo. L’insopportabile tedio di tutti questi visi, ebeti di intelligenza o della mancanza di essa, grotteschi fino alla nausea da quanto sono felici o infelici, orrendi perchè esistono, marea separata di cose vive che mi sono estranee.

Fernando Pessoa



Fernando Pessoa

 Di quante complesse incomprensioni è fatta la comprensione che gli altri hanno di noi.


Fernando Pessoa, Il libro dell'inquietudine