Nell'amore come nell'arte la costanza è tutto. Non so se esistano il colpo di fulmine, o l'intuizione soprannaturale. So che esistono la tenuta, la coerenza, la serietà, la durata.
-Ennio Morricone
Nell'amore come nell'arte la costanza è tutto. Non so se esistano il colpo di fulmine, o l'intuizione soprannaturale. So che esistono la tenuta, la coerenza, la serietà, la durata.
-Ennio Morricone
Se siamo armate e addestrate, siamo in grado di convincere gli uomini che anche noi abbiamo mani, piedi e un cuore come il loro e che anche se siamo delicate e tenere, ci sono uomini delicati che possono essere forti e uomini volgari e violenti che sono dei codardi. Le donne non hanno ancora capito che dovrebbero comportarsi così, in questo modo riuscirebbero a combattere fino alla morte e per dimostrare che ciò è vero, sarò la prima ad agire, ergendomi a modello.
Veronica Franco (Venezia, 25 marzo 1546 – Venezia, 22 luglio 1591)
"Il primo giudice delle mie composizioni è mia moglie. È sempre lei la prima ad ascoltare le mie musiche, e a darmi l’ok o a bocciarle. Del suo consiglio mi fido. C’è un motivo per cui faccio sentire per prima a mia moglie i nuovi pezzi: in passato, qualche regista mi ha “buggerato”. È capitato, infatti, che, tra le composizioni che gli avevo sottoposto, scegliesse le peggiori. Per cui, ora faccio una preselezione con mia moglie: le chiedo di darmi un giudizio semplice, in modo da scartare le cose che potrebbero non andare. Anche per il nuovo film di Tornatore è stato così: gli ho portato direttamente le cose migliori che avevo scritto".
Ennio Morricone (Roma, 10 novembre 1928 – Roma, 6 luglio 2020)
Niente vale più della risata e del disprezzo.
E’ necessario ridere e abbandonarsi.
essere crudeli e leggeri.
La tragedia è la cosa più ridicola che “l’uomo” ha,
ma sono sicura, che gli animali anche se “soffrono”,
non esibiscono la loro “pena”
in “teatri”– “aperti” nè “chiusi” ( i “focolari” ).
e il loro dolore è più vero
di qualunque immagine ogni uomo possa
“rappresentare” o sentire come dolorosa..
(Dal diario intimo di Frida )
(Lettera di Frida Kahlo a Diego Rivera - Città del Messico 12 settembre 1939. Mai spedita)
"La mia notte mi strema. Sa bene che mi manchi e tutta la sua oscurità non basta a nascondere quest’evidenza che brilla come una lama nel buio, la mia notte vorrebbe avere ali per volare fino a te, avvolgerti nel sonno e ricondurti a me. Nel sonno mi sentiresti vicina e senza risvegliarti le tue braccia mi stringerebbero. La mia notte non porta consiglio. La mia notte pensa a te, come un sogno a occhi aperti. La mia notte si intristisce e si perde. La mia notte accentua la mia solitudine, tutte le solitudini. Il suo silenzio ascolta solo le mie voci interiori. La mia notte è lunga, lunga, lunga. La mia notte avrebbe paura che il giorno non appaia più ma allo stesso tempo la mia notte teme la sua apparizione, perché il giorno è un giorno artificiale in cui ogni ora vale il doppio e senza di te non è più veramente vissuta. La mia notte si chiede se il mio giorno somiglia alla mia notte. Cosa che spiegherebbe la mia notte, perché tempo anche il giorno. La mia notte ha voglia di vestirmi e di spingermi fuori per andare a cercare il mio uomo. Ma la mia notte sa che ciò che chiamano follia, da ogni ordine, semina-disordine, è proibito. La mia notte si chiede cosa non sia proibito. Non è proibito fare corpo con lei, questo, lo sa, ma si irrita nel vedere una carne fare corpo con lei sul filo della disperazione. Una carne non è fatta per sposare il nulla. La mia notte ti ama fin nel suo intimo, e risuona anche del mio. La mia notte si nutre di echi immaginari. Essa, può farlo. Io, fallisco. La mia notte mi osserva. Il suo sguardo è liscio e si insinua in ogni cosa. La mia notte vorrebbe che tu fossi qui per insinuarsi anche dentro di te con tenerezza. La mia notte ti aspetta. Il mio corpo ti attende. La mia notte vorrebbe che tu riposassi nell’incavo della mia spalla e che io riposassi nell’incavo della tua. La mia notte vorrebbe essere spettatrice del mio e del tuo godimento, vederti e vedermi fremere di piacere. La mia notte vorrebbe vedere i nostri sguardi e avere i nostri sguardi pieni di desiderio. La mia notte vorrebbe tenere fra le mani ogni spasmo. La mia notte diventerebbe dolce. La mia notte si lamenta in silenzio della sua solitudine al ricordo di te. La mia notte è lunga, lunga, lunga. Perde la testa ma non può allontanare la tua immagine da me, non può dissipare il mio desiderio. Sta morendo perché non sei qui e mi uccide. La mia notte ti cerca continuamente. Il mio corpo non riesce a concepire che qualche strada o una qualsiasi geografia ci separi. Il mio corpo diventa pazzo di dolore di non poter riconoscere nel cuore della notte la tua figura o la tua ombra. Il mio corpo vorrebbe abbracciarti nel sonno. Il mio corpo vorrebbe dormire in piena notte e in quelle tenebre essere risvegliato al tuo abbraccio. La mia notte urla e si strappa i veli, la mia notte si scontra con il proprio silenzio, ma il tuo corpo resta introvabile. Mi manchi tanto, tanto. Le tue parole. Il tuo colore.
Fra poco si leverà il sole."
Nessuno è separato da nessuno. Nessuno lotta per sé stesso. Tutto è uno. L'angoscia e il dolore, il piacere e la morte non sono nient'altro che un processo per esistere. La lotta rivoluzionaria in questo processo è una porta aperta all'intelligenza.
Frida Kahlo, Diario
La cultura generale, e la conoscenza del corpo in particolare, sublimano i gesti e li indirizzano verso la protezione piuttosto che verso l’aggressione. Sono uno scudo, non una mazza. Quando invece, come parrebbe nel caso di Colleferro, i muscoli si accompagnano alla cronica assenza dei pensieri, l’arte marziale diventa puro pretesto per un’opera di macelleria. Nessuna tecnica di difesa può difenderti dal vuoto che hai dentro.
Anziché chiudere palestre, bisognerebbe aprire più scuole. Mettiamola così: a un guerriero che si rispetti, per ogni cento chili di pesi non farebbe male sollevare anche un libro.
Massimo Gramellini