venerdì 1 aprile 2022

Milan Kundera

 "Per liquidare i popoli si comincia con il privarli della memoria. Si distruggono i loro libri, la loro cultura, la loro storia. E qualcun altro scrive loro altri libri, li fornisce di un' altra cultura, inventa per loro un'altra storia. 

Dopo di che il popolo comincia lentamente a dimenticare quello che è e quello che è Stato. 

Ed il mondo intorno a lui lo dimentica ancora più in fretta."

Milan Kundera, Il libro del riso e dell'oblio



Milan Kundera

 “Non si può mai sapere che cosa si deve volere perché si vive una vita soltanto e non si può né confrontarla con le proprie vite precedenti, né correggerla nelle vite future. […] 

Non esiste alcun modo di stabilire quale decisione sia la migliore, perché non esiste alcun termine di paragone. L’uomo vive ogni cosa subito per la prima volta, senza preparazioni. Come un attore che entra in scena senza aver mai provato. Ma che valore può avere la vita se la prima prova è già la vita stessa? Per questo la vita somiglia sempre a uno schizzo. Ma nemmeno “schizzo” è la parola giusta, perché uno schizzo è sempre un abbozzo di qualcosa, la preparazione di un quadro, mentre lo schizzo che è la nostra vita è uno schizzo di nulla, un abbozzo senza quadro. […] 

Quello che avviene soltanto una volta è come se non fosse mai avvenuto. Se l’uomo può vivere solo una vita, è come se non vivesse affatto.”


 - Milan Kundera, L'insostenibile leggerezza dell'essere



Milan Kundera

 Ma davvero la pesantezza è terribile e la leggerezza meravigliosa? Il fardello più pesante ci opprime, ci piega, ci schiaccia al suolo. Ma nella poesia d’amore di tutti i tempi la donna desidera essere gravata dal fardello del corpo dell’uomo. Il fardello più pesante è quindi allo stesso tempo l’immagine del più intenso compimento vitale. Quanto più il fardello è pesante, tanto più la nostra vita è vicina alla terra, tanto più è reale e autentica. Al contrario, l’assenza assoluta di un fardello fa si che l’uomo diventi più leggero dell’aria, prenda il volo verso l’alto, si allontani dalla terra, dall’essere terreno, diventi solo a metà reale e i suoi movimenti siano tanto liberi quanto privi di significato. Che cosa dobbiamo scegliere allora? La pesantezza o la leggerezza?

— Milan Kundera, L'insostenibile leggerezza dell'essere



Milan Kundera

 Forse ti voglio bene. 

Forse ti voglio molto bene. 

Ma proprio per questo 

sarà forse meglio 

che rimaniamo così come siamo. 

Forse un uomo e una donna

sono più vicino l’uno all’altro

quando non vivono insieme

e sanno soltanto di esistere,

quando sono riconoscenti l’uno all’altro

solo perché esistono

e perché l’uno sa che l’altro esiste.

E alla loro felicità questo basta.

— Milan Kundera, Amori ridicoli




Milan Kundera

Se un uomo fosse responsabile solo di ciò di cui è cosciente, gli idioti sarebbero assolti in anticipo da qualsiasi colpa. E invece, caro Flajsman, l’uomo ha il dovere di sapere. L’uomo risponde della propria ignoranza. L’ignoranza è una colpa.
Amori ridicoli - Kundera


Milan Kundera

 “Non certo la necessità, bensì il caso è pieno di magia. Se l’amore deve essere indimenticabile, fin dal primo istante devono posarsi su di esso le coincidenze, […]”.

— Milan Kundera, “L’insostenibile leggerezza dell’essere”



giovedì 31 marzo 2022

Women

 Cara Maria, tu che sei considerata una quota, un tot da riempire per lavarsi la coscienza, una gentile ospite che meno parla e meglio è, in un sistema pensato soprattutto per uomini. Mi rivolgo a te, Maria, che ami Mario, e a te, Maria, che stai con Maria e ti guardano storto perché c’è ancora chi non sopporta un amore diverso… 


A te Maria che sei single e non vuoi figli o non riesci ad averne e tutti i giorni devi sentirti la lagna del: “ma quando lo fai un bambino?" 


e anche a te che i figli li hai fatti e lavori tutto il giorno come una pazza, e che se ti curi poco sei un cesso, se ti curi tanto sei una z###a, se ti prendi i tuoi spazi sei una madre degenere, se vai in depressione perché non ce la fai più sei una donna debole. 


Mi rivolgo a te, Maria, che guadagni il 30% in meno di un uomo eppure fai il suo stesso lavoro. Oppure a te Maria, che hai costruito la tua azienda dal nulla, sei la capa dei capi, ma quando vai a firmare in banca guardano in faccia il tuo assistente, perché pensano che il capo sia lui. 


Mi rivolgo a te, Maria, che ti tocca nasconderti e passare la tua giornata tumulata sotto una stoffa scura, perché non si vedano i tuoi bellissimi occhi e i tuoi capelli… e a te, Maria, che hai l’anima schiacciata da una pressa, perché tuo figlio è andato a fare una guerra che non vuole.


A te, Maria, che con la febbre a 40 riesci a fare finta di niente mentre Mario a 36 e 8 sta già cercando il numero di Burioni su Google. Parlo a te, Maria, che sei una donna fortunata perché tuo marito ti ama… così tanto che ieri sera ti ha rotto il naso con un pugno…ma l’ha fatto per il tuo bene. 


E a te Maria, che vivi nella paura che il tuo capufficio ti metta di nuovo le mani addosso… ma taci perché altrimenti ti giochi il posto… 


O anche a te giovane Maria, che sei stata violentata una sera d’estate, e ti han detto che te la sei cercata con quella minigonna e il tacco dodici. E te piccola Maria che hai ottant’anni e da qualche giorno scuoti la tv come un uovo di Pasqua perché non vedi più una mazza… e devi risintonizzare i canali o comprare un nuovo decoder, o una nuova tv e tu sei sola e vecchia e non sai come fare. 


Mi rivolgo anche a te, Maria, che hai vinto l’oro alle Olimpiadi e hai reso orgogliosa un’intera Nazione, oppure a te Maria che te ne sei fregata del protocollo e dal tuo pronto soccorso hai intuito cos’era il Covid. 


O te Maria che sei sempre in prima linea per raccontarci il mondo al telegiornale. A te Maria straniera e badante così preziosa per i nostri anziani, ma anche a te, Maria che sei la prima donna a dirigere un’opera alla Scala. 


A tutte le Marie del mondo, giovani o anziane, timide o brillanti, silenziose o ribelli, che sanno cadere e rialzarsi, che non si vergognano a chiedere aiuto e che fanno delle battaglie di ogni donna del mondo la propria battaglia, perché se si vince, si vince tutte assieme…”


Luciana Littizzetto, lettera alle donne