"Io ci ho messo una vita a capire che la gente non dice mai quello che pensa. Dicono una cosa e ne pensano un'altra, poi la colpa è la mia che li prendo sul serio".
Antonio Pennacchi (26/01/1950 - 03/08/2021)
"Io ci ho messo una vita a capire che la gente non dice mai quello che pensa. Dicono una cosa e ne pensano un'altra, poi la colpa è la mia che li prendo sul serio".
Antonio Pennacchi (26/01/1950 - 03/08/2021)
Quando l’epidemia finirà, non è da escludere che ci sia chi non vorrà tornare alla sua vita precedente.
La presa di coscienza della fragilità e della caducità della vita spronerà uomini e donne a fissare nuove priorità.
A distinguere meglio tra ciò che è importante e ciò che è futile.
A capire che il tempo
e non il denaro
è la risorsa più preziosa.
Chi, potendo, lascerà un posto di lavoro che per anni lo ha soffocato e oppresso.
Chi deciderà di abbandonare la famiglia, di dire addio al coniuge, o al partner.
Di mettere al mondo un figlio, o di non volere figli.
Di fare coming out.
Ci sarà chi comincerà a credere in Dio e chi smetterà di credere in lui.
Ci sarà chi, per la prima volta, si interrogherà sulle scelte fatte, sulle rinunce, sui compromessi.
Sugli amori che non ha osato amare.
Sulla vita che non ha osato vivere.
David Grossman
Io cammino a piedi, non so guidare l’automobile, vesto semplicemente, non ho camerieri in livrea e al posto dei gioielli preferisco comprare quadri d’autore. Fuori dal mio lavoro faccio cose normali, anzi banali. Se i miei atteggiamenti possono sembrare sconcertanti non vi sono pose né tanto meno calcoli precisi. Forse sono così perché ho la pressione bassa. A causa della pressione la mattina spesso sono disperata e potrei anche suicidarmi. La sera sono invece in forma effervescente. Diverto e faccio ridere tutti. La gente che non mi conosce resta stupita.
— Monica Vitti
Non ti chiedo di darmi un bacio.
Non chiedermi scusa quando penso che tu abbia sbagliato.
Non ti chiederò nemmeno di abbracciarmi quando ne ho più bisogno,
non ti chiedo di dirmi quanto sono bella,
anche se è una bugia,
né di scrivermi niente di bello.
Non ti chiederò nemmeno di chiamarmi per dirmi com’è andata la giornata,
né di dirmi che ti manco.
Non ti chiederò di ringraziarmi per tutto quello che faccio per te,
né che ti preoccupi per me quando il mio animo è a terra
e ovviamente, non ti chiederò di appoggiarmi
nelle mie decisioni.
Non ti chiederò nemmeno di ascoltarmi
quando ho mille storie da raccontarti.
Non ti chiederò di fare niente,
nemmeno di stare al mio fianco per sempre.
Perché se devo chiedertelo,
non lo voglio più.
– Frida Kahlo
“Erano passati parecchi anni da quando la leggenda metropolitana dei viaggi nel tempo aveva fatto vivere alla caffetteria il suo momento di gloria. Ben poco interessata a quel genere di cose, Fumiko se n’era completamente scordata e la settimana precedente era entrata in quel locale per puro caso. Ma la sera prima di ritornarci aveva guardato un programma in televisione e il presentatore si era messo a parlare di leggende metropolitane. In quel momento un fulmine le era balenato in testa e all’improvviso le era tornata in mente la storia di quel caffè. Il caffè che vi porta indietro nel tempo. Era un ricordo un po’ confuso ma quella frase le era rimasta impressa”.
Toshikazu Kawaguchi, Finché il caffè è caldo
"Quel giorno, mi sono resa conto che è sufficiente toccarli, gli anziani, è sufficiente prendere loro la mano perché iniziano a raccontare. Come quando si scava un buco nella sabbia asciutta, in riva al mare, e l’acqua risale in superficie.”
[Valérie Perrin, Il quaderno dell’amore perduto]