lunedì 8 marzo 2021

Wislawa Szymborska

 Ogni sapere da cui non scaturiscono nuove domande, diventa in breve morto, perde la temperatura che favorisce la vita. Nei casi più estremi, come ben ci insegna la storia antica e contemporanea, può addirittura essere un pericolo mortale per la società.

Per questo apprezzo tanto due piccole paroline: “non so”. Piccole, ma alate. Parole che estendono la nostra vita in territori che si trovano in noi stessi e in territori in cui è sospesa la nostra minuta Terra. Se Isaak Newton non si fosse detto “non so”, le mele nel giardino sarebbero potute cadere davanti ai suoi occhi come grandine e lui, nel migliore dei casi, si sarebbe chinato a raccoglierle, mangiandole con gusto. Se la mia connazionale Maria Sklodowska Curie non si fosse detta “non so” sarebbe sicuramente diventata insegnante di chimica per un convitto di signorine di buona famiglia, e avrebbe trascorso la vita svolgendo questa attività, peraltro onesta. Ma si ripeteva “non so” e proprio queste parole la condussero, e per due volte, a Stoccolma, dove vengono insignite del premio Nobel le persone di animo inquieto ed eternamente alla ricerca.


Anche il poeta, se è vero poeta, deve ripetere di continuo a se stesso “non so”. Con ogni sua opera cerca di dare una risposta, ma non appena ha finito di scrivere già lo invade il dubbio e comincia a rendersi conto che si tratta d'una risposta provvisoria e del tutto insufficiente. Perciò prova ancora una volta e un'altra ancora, finché gli storici della letteratura non legheranno insieme prove della sua insoddisfazione di sé, chiamandole “patrimonio artistico”...

Wisława Szymborska, Premio Nobel per la letteratura nel 1996




Ipazia

 "Se mi faccio comprare, non sono più libera, e non potrò più studiare: è così che funziona una mente libera".


Ipazia ( in greco antico: Ὑπατία,  in latino: Hypatia; Alessandria d'egitto, 355/370 d.C - Alessandria d'Egitto, marzo 415 d. C), è stata una matematica, astronoma e filosofa greca antica. Rappresentante della filosofia neo- platonica pagana, la sua uccisione da parte di una folla di cristiani in tumulto, per alcuni autori composta di monaci detti parabolani, l'ha resa una martire del paganesimo e della libertà di pensiero.



Ipparchia (in greco: Ἱππαρχία, floruit circa nel 325 a.C.) (Maronia, IV secolo a.C. – circa 300 a.C.)

 

"Io, Ipparchia,

non scelsi opere di donne dalle ampie vesti,

ma la dura vita dei cinici,

non ebbi scialli ornati di fibbie,

né alte calzature orientali, 

né retine splendenti nei capelli,

ma una bisaccia col bastone,

compagna di viaggio e adatta alla mia vita,

e una coperta per giaciglio."

- Ipparchia, filosofa greca

Rita Levi Montalcini

 "Il futuro del pianeta dipende dalla possibilità di dare a tutte le donne l'accesso all'istruzione e alla leadership. E' alle donne, infatti, che spetta il compito più arduo, ma più costruttivo, di inventare e gestire la pace".

- Rita Levi Montalcini



Lella Costa

 "O troppo alta, o troppo bassa

Le dici magra, si sente grassa

Son tutte bionde, lei e’ corvina

Vanno le brune, diventa albina

Troppo educata, piaccion volgari

Troppo scosciata per le comari

Sei troppo colta preparata

Intelligente, qualificata

Il maschio e’ fragile, non lo umiliare

Se sei piu’ brava non lo ostentare

Sei solo bella ma non sai far niente

Guarda che oggi l’uomo e’ esigente

L’aspetto fisico piu’ non gli basta

Cita Alberoni e butta la pasta

Troppi labbroni non vanno piu’

Troppo quel seno, buttalo giu’

Bianca la pelle, che sia di luna

Se non ti abbronzi, non sei nessuna

L’estate prossima con il cotone

Tornan di moda i fianchi a pallone

Ma per l’inverno la moda detta

Ci voglion forme da scolaretta

Piedi piccini, occhi cangianti

Seni minuscoli, anzi giganti

Alice assaggia, pilucca, tracanna

Prima e’ due metri, poi e’ una spanna

Alice pensa, poi si arrabatta

Niente da fare, e’ sempre inadatta

Alice morde, rosicchia, divora

Ma non si arrende, ci prova ancora

Alice piange, trangugia, digiuna

E’ tutte noi, e’ se stessa, e’ nessuna.”

— Lella Costa




Marguerite Yourcenar

 La memoria delle donne somiglia a certi loro antichi tavolini da lavoro per cucire. Ci sono dei cassetti segreti: ce ne sono di chiusi da molto tempo che non si possono più aprire; ci sono dentro fiori secchi che sono ormai solo polvere di rose; e ci si ritrovano anche matasse imbrogliate, a volte qualche spillo”.

— Marguerite Yourcenar



Meryl Streep

 Più che femminista amo definirmi umanista; perchè amo, senza alcuna distinzione, l'intera umanità.

- Meryl Streep