Berliner Ensemble,
prima e dopo il COVID-19
La vita vera non può aspettare; non tornerà mai più. Assaporiamo i secondi che corrono sulle lancette del mondo reale. C'è chi augura buon anno al cellulare e non brinda con gli amici gomito a gomito.
Nadia Toffa
Certe cose non si predicono affinché avvengano, ma affinché non avvengano, quasi per scaramanzia. Questo genere di profeti insulta l'avvenire dicendogli come dovrà essere affinché si vergogni di presentarsi realmente così.
Thomas Mann, La Montagna Incantata
Nulla è più strano, nulla è più scabroso, del rapporto fra le persone che si conoscono solo con gli occhi – che ogni giorno e ogni ora s’incontrano, si osservano, e tuttavia son costrette, o per costume o per capriccio personale, a mantener la finzione di una estraneità indifferente, non scambiando né parola né saluto. V’è fra loro inquietudine e curiosità esasperata, l’isterismo di un bisogno insoddisfatto e innaturalmente represso di conoscenza e di commercio, e, soprattutto, una specie di teso riguardo. Giacché l’uomo ama e onora l’uomo finché non gli è dato giudicarlo, e il desiderio struggente è il frutto di una conoscenza imperfetta.
Quando uno è triste non servono le classifiche, non c’è un tristometro, è inutile dire sto mediamente peggio di te o decisamente meglio di te, si diventa tutti ottusi ed egoisti e la propria tristezza diventa una grande campana in cui ci si chiude, per non ascoltare la tristezza degli altri.
"Ho sempre preferito i draghi agli eroi che li uccidono, perché il drago fa sempre il suo lavoro: gli danno una bella signorina, fa la guardia, arriva un ‘cretino’ esagitato con lo scudo fatato e la spada, che parte favoritissimo, raccomandato. E poi c’è il drago. Ma secondo me la principessa stava benissimo col drago.
Il drago cos’era? Un carabiniere, una guardia del corpo, per la principessa. L’eroe arriva lì e ha l’alibi: vuole il tesoro e la ragazza, e per questo ammazza il drago. C’è un racconto molto bello di Laforgue, dove Andromaca, quando viene ammazzato il drago, dice: «Ma io lo amavo». Questo è il ribaltamento della paura."
- Stefano Benni
LA FAVOLA PIÙ BREVE DEL MONDO
C’era una volta una bambina che si chiamava Cappuccetto Rosso.
Un giorno la mamma le disse: “Vai nel bosco a portare da mangiare alla nonna. Prendi la strada della quercia grande e poi il bivio che va nella foresta”.
“Da che parte?”
“Non puoi sbagliarti. Dalla parte dove tieni la forchetta e il cucchiaio”.
Cappuccetto Rosso andò, non incontrò mai nessun lupo e la favola finisce qui.
Cappuccetto Rosso era mancina.