Non ce la faccio più così - la lontananza da te, questa astrazione - perché non riesco a contenere tutto quello che sta succedendo: ho veramente bisogno di un contatto diretto. Di un contatto diretto con te. Basta, vieni con il tuo corpo, nella tua interezza, completa o parziale, divisa o moltiplicata. Ma vieni a braccia aperte.
David Grossman - Che tu sia per me il coltello
venerdì 7 settembre 2018
martedì 31 luglio 2018
Sylvia Plath
"Fammi essere forte, forte di sonno e di intelligenza e forte di ossa e fibra;
...fammi imparare, attraverso questa disperazione,
a distribuirmi:
a sapere dove e a chi dare:
a riempire i brevi momenti e le chiacchiere casuali di quell’infuso speciale di devozione e amore che sono le nostre epifanie.
A non essere amara.
Risparmiamelo il finale, quel finale acido citrico aspro che scorre nelle vene delle donne in gamba e sole."
(Diari, Sylvia Plath)
...fammi imparare, attraverso questa disperazione,
a distribuirmi:
a sapere dove e a chi dare:
a riempire i brevi momenti e le chiacchiere casuali di quell’infuso speciale di devozione e amore che sono le nostre epifanie.
A non essere amara.
Risparmiamelo il finale, quel finale acido citrico aspro che scorre nelle vene delle donne in gamba e sole."
(Diari, Sylvia Plath)
lunedì 30 luglio 2018
domenica 29 luglio 2018
giovedì 26 luglio 2018
Carl Gustav Jung
L'incontro di due personalità è come il contatto di due sostanze chimiche: se c'è una reazione, entrambe si trasformano.
- Carl Gustav Jung
- Carl Gustav Jung
domenica 22 luglio 2018
Indro Montanelli
Il maggior difetto degl'italiani non è quello di essere servili. È quello di voler sempre a tutti i costi accusare qualcuno di averli asserviti.
Vivere è, insieme, accumulo e perdita
Vivere è, insieme, accumulo e perdita. Incontrarsi e dirsi addio. Volti, nomi, storie, sentimenti, persone. Ci vengono incontro, ci affiancano, ci accompagnano per un tratto di strada; poi se ne vanno, prendono altre vie, altri sentieri; a volte si fermano, e rimangono lì, e ci guardano allontanarci e diventare sempre più piccoli, sempre più distanti, mentre proseguiamo il cammino e spesso neppure ci voltiamo indietro, presi da mille pensieri, gli occhi e la mente intenti alla prossima meta. Ma ci lasciano, tutti, qualcosa. Un fardello piccolo o grande, prezioso sempre; ci lasciano il balsamo misterioso e dolcissimo dell’assenza.
L’assenza è una voce che non sentiremo più, eppure ci parlerà dal profondo del cuore nell’ora più buia, nel giorno più difficile. L’assenza è una mano che puoi stringere forte quando ogni altra mano ti sfuggirà e il coraggio parrà venirti meno. L’assenza è un ricordo che a chiunque – ma non a te – parrà banale, è una fotografia in bianco e nero, una frase che contiene un mondo, una cantilena imparata non sai più quando e dove, un sorriso, un’amarezza seppelliti nella memoria. E’ una sera d’estate con le nuvole alte nel cielo, antichi re delle fiabe che partono per l’esilio; è una strada ripercorsa tante volte, è il Natale come lo aspettavano i bambini, un giardino misterioso come la giungla nera, un pomeriggio giocato all’ombra di un cortile, mitologia quotidiana, lessico familiare, epopea domestica.L’assenza è il tempo che ti pareva inesauribile e invece non c’è più, il tempo per tutto ciò che non hai saputo dire, che non hai potuto fare; è il rimorso per un bacio mai dato, per una lettera non spedita, per le parole inutili e i silenzi crudeli. E’ l’amore che ti porti dentro, è quello che resta quando tutto finisce. Il rendiconto ultimo, il significato del vivere.
Gabriele Ferraris
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