"J’Accuse…! "è il titolo dell'editoriale scritto dallo scrittore francese Émile Zola in forma di lettera aperta al Presidente della Repubblica francese Félix Faure, pubblicato dal giornale socialista L'Aurore il 13 gennaio 1898, per denunciare pubblicamente le irregolarità e le illegalità commesse nel corso del processo contro Alfred Dreyfus, al centro di uno dei più famosi affaires della storia francese.La locuzione «j'accuse» è entrata nell'uso corrente della lingua italiana, per indicare un'azione di denuncia pubblica nei confronti di un sopruso o di un'ingiustizia.Nel 1894, il capitano dell'esercito Alfred Dreyfus, ebreo, in servizio presso il ministero della guerra francese, fu accusato di aver rivelato informazioni segrete all'Impero tedesco, in quel momento fortemente contrapposto alla Francia. Dreyfus fu accusato e condannato alla deportazione a vita sull'isola di Caienna. Dopo una forte ondata di antisemitismo che attraversò la Francia,lo scrittore Émile Zola si schierò a favore dell'ufficiale pubblicando un articolo in cui accusava i veri colpevoli di questo avvenimento e di questo falso processo. A causa del «J'accuse...!», Zola fu condannato a un anno di carcere e a tremila franchi di ammenda per vilipendio delle forze armate, in un processo che durò dal 7 al 23 febbraio 1898.
domenica 23 febbraio 2014
Accadde oggi
23 febbraio 1455: un orafo di Magonza, Johannes Gutenberg, realizzò il primo libro della storia stampato con la tecnica dei caratteri mobili.
Un copia della Bibbia di Gutenberg, conservata alla Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti
Un copia della Bibbia di Gutenberg, conservata alla Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti
Valentino Silvio Bompiani (Ascoli Piceno, 27 settembre 1898 – Milano, 23 febbraio 1992)
Un editore è fatto più spesso di difetti che di qualità. Deve essere, per esempio, aggressivo, prepotente e colonialista. Deve spingere la propria ambizione fino alla vanità, per far propria la vanità segreta dello scrittore. Deve sapere mentire per poter sostenere anche i libri di cui non sia convinto. Deve, talvolta, dar credito più all'istinto che al raziocinio.
Valentino Bompiani
Valentino Bompiani
sabato 22 febbraio 2014
Schopenhauer
Imitare le qualità e le caratteristiche altrui è molto più vergognoso del portare abiti altrui: perchè è il giudizio della propria nullità espresso da se stessi.
Arthur Schopenhauer
Arthur Schopenhauer
Schopenhauer
L'egoismo ispira un tale orrore che abbiamo inventato le buone maniere per nasconderlo, ma traspare attraverso tutti i veli e si tradisce in ogni occasione.
Arthur Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione, 1819
Arthur Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione, 1819
Il dilemma dei porcospini
Alcuni porcospini, in una fredda giornata d'inverno, si strinsero vicini, vicini, per proteggersi, col calore reciproco, dal rimanere assiderati. Ben presto, però, sentirono le spine reciproche; il dolore li costrinse ad allontanarsi di nuovo l'uno dall'altro. Quando poi il bisogno di riscaldarsi li portò nuovamente a stare insieme, si ripeté quell'altro malanno; di modo che venivano sballottati avanti e indietro fra due mali, finché non ebbero trovato una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la migliore posizione.
Così il bisogno di società, che scaturisce dal vuoto e dalla monotonia della propria interiorità, spinge gli uomini l'uno verso l'altro; le loro molteplici repellenti qualità e i loro difetti insopportabili, però, li respingono di nuovo l'uno lontano dall'altro. La distanza media, che essi riescono finalmente a trovare e grazie alla quale è possibile una coesistenza, si trova nella cortesia e nelle buone maniere.
A colui che non mantiene quella distanza, si dice in Inghilterra: keep your distance! − Con essa il bisogno del calore reciproco è soddisfatto in modo incompleto, in compenso però non si soffre delle spine altrui. − Colui, però, che possiede molto calore interno preferisce rinunciare alla società, per non dare né ricevere sensazioni sgradevoli.
(Arthur Schopenhauer, Il dilemma dei porcospini
in Parerga e Paralipomena, 1851)
Così il bisogno di società, che scaturisce dal vuoto e dalla monotonia della propria interiorità, spinge gli uomini l'uno verso l'altro; le loro molteplici repellenti qualità e i loro difetti insopportabili, però, li respingono di nuovo l'uno lontano dall'altro. La distanza media, che essi riescono finalmente a trovare e grazie alla quale è possibile una coesistenza, si trova nella cortesia e nelle buone maniere.
A colui che non mantiene quella distanza, si dice in Inghilterra: keep your distance! − Con essa il bisogno del calore reciproco è soddisfatto in modo incompleto, in compenso però non si soffre delle spine altrui. − Colui, però, che possiede molto calore interno preferisce rinunciare alla società, per non dare né ricevere sensazioni sgradevoli.
(Arthur Schopenhauer, Il dilemma dei porcospini
in Parerga e Paralipomena, 1851)
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