"Sotto un cielo neutro e turgido, il primo mare era pallidissimo eppure follemente cangiante ed effervescente; più al largo era di un azzurro fisso, con minima maretta, le crestine bianche come spasmi agonici di gabbiani abbattuti.
" What do you see? (Che vedi?) " domandò Lorusso.
Gli rispose come a re Artù sir Bedivere:
" I see nothing but waves and winds (Null'altro che onde e venti)".
- Beppe Fenoglio, Primavera di Bellezza (1959)
martedì 18 febbraio 2014
Giuseppe Fenoglio detto Beppe (Alba, 1º marzo 1922 – Torino, 18 febbraio 1963)
"Scrivo per un'infinità di motivi. Per vocazione, anche per continuare un rapporto che un avvenimento e le convenzioni della vita hanno reso altrimenti impossibile, anche per giustificare i miei sedici anni di studi non coronati da laurea, anche per spirito agonistico, anche per restituirmi sensazioni passate; per un'infinità di ragioni, insomma. Non certo per divertimento. Ci faccio una fatica nera. La più facile delle mie pagine esce spensierata da una decina di penosi rifacimenti".
- Beppe Fenoglio
- Beppe Fenoglio
Accadde oggi
Roma, 18 febbraio 1564: muore all'età di 89 anni Michelangelo Buonarroti, il grandissimo genio dell'arte rinascimentale italiana.
lunedì 17 febbraio 2014
Dolcenera
Oltre il muro dei vetri si risveglia la vita, che si prende per mano a battaglia finita
come fa questo amore che dall'ansia di perdersi ,ha avuto in un giorno la certezza di aversi ...
(Fabrizio De Andrè, Dolcenera - in "Anime Salve", 1996)
come fa questo amore che dall'ansia di perdersi ,ha avuto in un giorno la certezza di aversi ...
(Fabrizio De Andrè, Dolcenera - in "Anime Salve", 1996)
Quello che non ho
Quello che non ho è una camicia bianca
quello che non ho è un segreto in banca
quello che non ho sono le tue pistole
per conquistarmi il cielo per guadagnarmi il sole.
Quello che non ho è di farla franca
quello che non ho è quel che non mi manca
quello che non ho sono le tue parole
per guadagnarmi il cielo per conquistarmi il sole.
Quello che non ho è un orologio avanti
per correre più in fretta e avervi più distanti
quello che non ho è un treno arrugginito
che mi riporti indietro da dove sono partito.
Quello che non ho sono i tuoi denti d'oro
quello che non ho è un pranzo di lavoro
quello che non ho è questa prateria
per correre più forte della malinconia.
Quello che non ho sono le mani in pasta
quello che non ho è un indirizzo in tasca
quello che non ho sei tu dalla mia parte
quello che non ho è di fregarti a carte.
Quello che non ho è una camicia bianca
quello che non ho è di farla franca
quello che non ho sono le sue pistole
per conquistarmi il cielo per guadagnarmi il sole.
Quello che non ho...
(Quello che non ho - in Fabrizio De Andrè (1981), meglio conosciuto come "L'indiano")
quello che non ho è un segreto in banca
quello che non ho sono le tue pistole
per conquistarmi il cielo per guadagnarmi il sole.
Quello che non ho è di farla franca
quello che non ho è quel che non mi manca
quello che non ho sono le tue parole
per guadagnarmi il cielo per conquistarmi il sole.
Quello che non ho è un orologio avanti
per correre più in fretta e avervi più distanti
quello che non ho è un treno arrugginito
che mi riporti indietro da dove sono partito.
Quello che non ho sono i tuoi denti d'oro
quello che non ho è un pranzo di lavoro
quello che non ho è questa prateria
per correre più forte della malinconia.
Quello che non ho sono le mani in pasta
quello che non ho è un indirizzo in tasca
quello che non ho sei tu dalla mia parte
quello che non ho è di fregarti a carte.
Quello che non ho è una camicia bianca
quello che non ho è di farla franca
quello che non ho sono le sue pistole
per conquistarmi il cielo per guadagnarmi il sole.
Quello che non ho...
(Quello che non ho - in Fabrizio De Andrè (1981), meglio conosciuto come "L'indiano")
"La Buona Novella"
"Quando scrissi "La Buona Novella" era il 1969. Si era, quindi, in piena lotta studentesca e le persone meno attente considerarono quel disco come anacronistico. E non avevano capito che la Buona Novella voleva essere un'allegoria: un paragone fra le istanze della rivolta del '68 e le istanze, spiritualmente più elevate ma simili da un punto di vista etico - sociale, innalzate da un signore, ben millenovecentosessantanove anni prima, contro gli abusi del potere, contro i soprusi delle autorità in nome di un egualitarismo e di una fratellanza universale. Quel signore si chiamava Gesù di Nazareth. E secondo me è stato, ed è rimasto, il più grande rivoluzionario di tutti i tempi"-
- Fabrizio De Andrè, 13 febbraio 1998, Teatro Brancaccio, Roma
- Fabrizio De Andrè, 13 febbraio 1998, Teatro Brancaccio, Roma
Iscriviti a:
Post (Atom)